L’arte di respirare

“L’alimentazione, l’esercizio fisico, la resilienza dei nostri geni, il fatto che siamo magri, giovani o saggi: niente di tutto questo importa se non respiriamo in modo corretto. La colonna mancante della salute è il respiro. Tutto parte da lì.”
Questo è sottotitolo in copertina del libro di James Nestor, L’arte di Respirare, (2021) che è un compendio dei potenti effetti trasformativi delle pratiche di respirazione portate avanti da ricercatori di campi più diversi, dagli esperti di tecniche orientali, agli psichiatri d’avanguardia, apneisti da record, ai campioni sportivi, sino alle più avanzate ricerche scientifiche di prestigiose università come la Stanford University altri centri che sottopongono la respirazione a sofisticate ricerche empiriche.
Le affermazioni del sottotitolo e molti degli esempi trattati in questo volume, per me sono solo una conferma di ciò che conosco e che da molti anni insegno.
Tuttavia la scuola di Rebirthing Transpersonale che ho fondato, oltre a riconoscere la cruciale importanza della respirazione per ogni aspetto della salute fisica utilizza la respirazione in particolar modo per promuovere il benessere mentale ed emotivo e condurre ai livelli superiori della consapevolezza.
La salute fisica (che comprende l’attivazione delle difese immunitarie di grande importanza in questi tempi di COVID) seppur fondamentale, non è la soluzione dei problemi più importanti dell’individuo.
La salute olistica implica benessere psico-spirituale che è l’ingrediente fondamentale di una vita pienamente vissuta che conduce all’autorealizzazione.
Credo sia importante chiarire che il Rebirthing Transpersonale, non è un esercizio di “corretta respirazione che dobbiamo imparare e poi praticare”, ma un metodo di respirazione intensa che produce in poche sedute sblocchi bioenergetici ed esperienze psicospirituali che modificheranno radicalmente il nostro rapporto con l’attività respiratoria, facendo si che dopo poche sedute si troverà spontaneamente la modalità più corretta di respirare che risponde ai nostri specifici bisogni metabolici.
Una modalità “personale” che quindi non può essere standardizzata.
Dopo le sedute di Rebirthing Transpersonale, infatti, si acquisisce nel modo più naturale una respirazione corretta e sana, senza alcun ulteriore bisogno di applicare intenzionalmente qualche tecnica.
Ci si accorgerà, ad esempio, che nostro sonno è del tutto differente e rigenerante perché durante la notte il nostro respiro sarà libero e armonico e durante la giornata sentiremo il torace e il diaframma più mobili ed elastici, ma soprattutto, attraverso una mente libera dai condizionamenti, dalle paure saremo liberati dal chiacchierio interno, avremo una chiara percezione della realtà e saremo portati ad armonizzare le nostre relazioni e a fluire in armonia con le circostanze della vita.
La seduta comprende, prima della pratica con il respiro delle istruzioni e degli insegnamenti per facilitare le esperienze transpersonali verso il risveglio della consapevolezza che la respirazione può indurre e alla fine della pratica respiratoria un profondo rilassamento per integrare l’esperienza.

Lo stress che fa bene…

Il Rebirthing Transpersonale permette di trasformare il modo in cui reagiamo allo stress, non solo di evitarne gli effetti distruttivi, ma addirittura di trarne beneficio. Questi recentissimi studi spiegano il meccanismo neuro-fisiologico degli effetti positivi del “coraggio” di stare con le sensazioni.

La  dottoressa Kelly McGonigal ha svolto una vastissima ricerca scientifica sullo stress e i suoi effetti. I risultati delle sue ricerche sono rivoluzionari e per me sono particolarmente interessanti perché confermano le esperienze empiriche con l’iperventilazione e chiariscono alcuni meccanismi neuro-psicologici indotti dalle sedute di Rebirthing Transpersonale. Questi studi esaminano un aspetto fondamentale delle sessioni esperienziali più intense. Queste recenti scoperte dimostrano che lo stress non sempre è dannoso, come si è universalmente creduto, ma addirittura ha effetti benefici se ci poniamo nel modo opportuno di fronte ad esso. Questo è evidente osservando i benefici effetti dei momenti di catarsi che il soggetto sperimenta quando durante una seduta rivive un trauma passato.
Da uno studio su 30.000 soggetti osservati per otto anni, è emerso che lunghi periodi di stress (problemi economici, di lavoro, problemi familiari e affettivi) non hanno alcun effetto negativo sulla salute degli individui che ne accettano i sintomi, mentre provocano disturbi nefasti su quelli che cercano di evitarli giudicandoli negativi. Coloro che considerano l’aumento del ritmo respiratorio e cardiaco una spontanea energicizzazione dell’organismo e accolgono queste sensazioni senza timore, ne traggono beneficio a diversi livelli, sia sul piano sia organico sia psicologico e persino spirituale.
Sappiamo che lo stress generalmente abbassa le difese immunitarie. Inoltre è una delle principali cause dei disturbi cardiovascolari che possono portare a mortalità prematura. Lo scorso anno per patologie cardiache hanno perso la vita negli Stati Uniti circa 600.000 persone, più che per il cancro e che per ogni altra malattia. Lo stress notoriamente provoca vasocostrizione e la vasocostrizione, a lungo andare, produce gravi danni e predisposizione a una gran varietà di disturbi. Si è scoperto però che nei soggetti che affrontano positivamente lo stress, non solo la vasocontrizione non ha luogo, bensì si presenta vasodilatazione, e un miglioramento della circolazione sanguigna. Si è constatato che il meccanismo dello stress ha in sé la sorprendente capacità di rafforzare il sistema cardiovascolare quando lo affrontiamo nel modo opportuno. Con sorpresa si è scoperto che i soggetti che reagiscono allo stress in modo positivo vivono meglio e più a lungo di coloro che sono sottoposti a livelli di stress relativamente bassi. Al contrario, le persone che considerano negative le reazioni fisiche dello stress hanno una percentuale di mortalità per problemi cardiaci superiore del 43% rispetto all’altro gruppo.
Quando ci fidiamo del nostro corpo, avviene una straordinaria trasformazione che sovverte le reazioni biologiche rende le persone più sane e felici. Quando reagiamo nel modo giusto, a livello ormonale e neurofisiologico si attivano processi ancor più interessanti. In coloro che affrontano le sensazioni e scelgono di non contrastarle, l’adrenalina e altri neuropeptidi producono quella che la McGonigal chiama “biologia del coraggio” che è la miglior cura dell’ansia. L’aumento di ossitocina invece favorisce l’empatia, la capacità di percepire la sofferenza altrui dimenticando la propria. La McGonigal ci ricorda che l’ossitocina non solo viene rilasciata quando amiamo qualcuno, ma che la sua funzione è anche quella di rafforzare il contatto umano, di mettere a punto gli istinti sociali e rafforzare le relazioni importanti.
Ha scoperto che quest’ormone dello stress rende più compassionevoli e spinge a condividere le emozioni del cuore. Nello stesso tempo, a livello organico, rigenera le cellule e rafforza il cuore. Mi pare interessante che l’Ossitocina sia collegata al travaglio e al parto e credo possa spiegare come la soluzione del trauma della nascita, fenomeno frequente nelle sedute di Rebirthing, sia spesso seguita da esperienze di coscienza oceanica e benessere. Senza sapere di questi effetti dell’ossitocina, in tanti anni d’esperienza ho sempre constatato che i soggetti che resistevano a sensazioni sgradevoli o dolorose durante una seduta, passavano rapidamente a stati estatici e piacevoli appena le accettavano considerandole aspetti del processo di guarigione.
Per questo una delle caratteristiche basilari del Rebirthing Transpersonale è un setting in cui si suggerisce al soggetto che inizia a respirare di accogliere senza timore tutte le sensazioni che si manifestano. Nel libro il “Respiro dell’Anima” (Armenia 1991) scrivevo: “Se, mentre attraversiamo fasi in cui percepiamo sensazioni dolorose, ricordi e pensieri negativi, le guardiamo per quel che sono senza rimuoverle, negarle o drammatizzarle, siamo pronti a una trasformazione naturale e profonda”.

In “Rebirthing Transpersonale” (Rusconi 1996) scrivevo: “È fondamentale impostare la seduta spiegando prima di iniziare la respirazione che le sensazioni che potranno emergere sono da accogliere positivamente, sia quando sono piacevoli come il riso, l’euforia e il benessere, sia quando sono dolorose, come il pianto o il momentaneo affiorare di ansie, emozioni e ricordi spiacevoli. Tutte le manifestazioni sono espressione del processo di liberazione e può accadere che riappaiano, a volte, anche i dolori fisici di traumi dimenticati”.
“Prima che il soggetto inizi la sua prima respirazione, è necessario spiegare con chiarezza in cosa essa consiste con spiegazioni dirette ed esaurienti di questo tenore: La respirazione è una tecnica molto rapida ed efficace, in grado di dispensare esperienze particolarmente intense che è bene affrontare nel modo giusto. Sappiamo che ogni tensione, dispiacere, trauma si ripercuote sul respiro irrigidendolo; quindi, respirando liberamente e profondamente come faremo in questa seduta, e cioè liberando il respiro, è possibile che inizialmente emergano proprio queste tensioni represse e rimosse. È bene che questo accada, le eventuali sensazioni sgradevoli sono benvenute in quanto manifestazioni di qualcosa di cui ti stai liberando. Se hai soppresso un dispiacere profondo, che forse hai anche dimenticato a livello cosciente, respirando è possibile che esso riemerga e che magari ti venga da piangere. È un pianto liberatorio che ti farà bene; poi ti sentirai più leggero e più libero; se ti succede, lascialo sfogare, non controllarti, dirigi il respiro con la volontà, ma lasciati andare alle sensazioni.
Se insorgono stati piacevoli tanto meglio, ma se provi dolore lascia che si manifesti. Ascoltalo, osservalo per quello che è. Di solito la prima seduta è accompagnata principalmente da sensazioni fisiche. È probabile che tu senta formicolio alle mani oppure anestesia o rigidità in alcune parti del corpo. Non considerarli “sintomi” pericolosi, sappi che non c’è alcun pericolo nel respirare, che la pressione e la circolazione non ne vengono alterate. Considera questo formicolio il flusso elettrico del Prana nei tessuti”.

Quante volte mi è capitato di vedere pazienti passare rapidamente da stati dolorosi a momenti di benessere profondo! Quante volte ho visto venire a galla nodi psicosomatici e quando il soggetto li affrontava, la sua coscienza sconfinava nella chiarezza e nel benessere! Quante volte ho visto riemerge da sedute dolorose persone euforiche e galvanizzate.
Ho constatato che imparando ad affrontare le sensazioni spiacevoli con coraggio e sicurezza durante la seduta i soggetti cambiavano il loro approccio verso la vita, trasformando così i problemi in opportunità e occasioni di crescita. Questi recentissimi studi chiariscono il substrato neurofisiologico che induce un sovvertimento dal negativo al positivo e questo fa riflettere su fenomeni finora inspiegati. Come il fatto che persone predisposte agli attacchi di panico sono anche portate a sperimentare momenti d’estasi.
Tali innovative scoperte confermano l’importanza cruciale dell’autoconoscenza per migliorare la salute psicofisica di ogni individuo. L’importante è riconoscere gli inganni dell’io per giungere alla realizzazione del Sé. La Filosofia Perenne e i Saggi di ogni tempo insegnano che il nostro problema essenziale è l’identificazione con il mutevole personaggio creato dalla mente e dalla memoria che chiamiamo “io”. L’Ego ci fa perdere il contatto con la nostra vera natura, con la mente intuitiva e il cuore. La liberazione e il risveglio hanno luogo quando spostiamo la nostra consapevolezza dal tempo psicologico – che l’Ego porta con sé con i suoi desideri e paure – al presente, percepito con coraggio,  mente sgombra e aperta.

La libertà dall’io con i suoi condizionamenti è la giusta via non solo per trasformare gli effetti dello stress, ma per ogni aspetto del nostro vivere. Il cammino dell’autotrascendenza permette di vedere con chiarezza la realtà e di fluire con la vita, esprimendo il potenziale insito nell’anima. Con quest’atteggiamento ogni esperienza arricchisce e perfino lo stress diventa uno strumento di guarigione.
Per concludere, voglio porre l’accento su ciò che è veramente importante per chi pratica il Rebirthing Transpersonale: la ricerca ha dimostrato che il diverso atteggiamento di fronte allo stress ne condiziona e sovverte gli effetti. Preso atto di questi dati statistici, il passo successivo è trasformare i soggetti che subiscono i danni dello stress in persone che dallo stress traggono tutti i benefici. Certamente non si cambia atteggiamento solo con il pensiero positivo, ripetendo a se stessi che lo stress non fa male. Per un’autentica trasformazione dobbiamo confrontarci direttamente con esso e sperimentare fisicamente il mutare delle sensazioni che accompagna la nostra apertura. Le esperienze cui ho accennato in queste pagine sono la prova certa che la seduta di respirazione è il catalizzatore ideale per questo confronto. E porta al facile superamento delle resistenze.

Filippo Falzoni Gallerani,    Milano, 9 settembre 2013

Patanjali dette la classica descrizione della schiavitù come “l’identificazione dell’Osservatore con gli strumenti dell’osservazione” cioè con piccoli soggetti e oggetti, invece che con l’apertura, la vastità, il Vuoto in cui tutto sorge e si manifesta… così quando risiedi nel puro Testimone sei invisibile. Non puoi essere visto. Nessuna parte di te può essere vista perché tu non sei un oggetto. Può essere visto il tuo corpo, può essere vista la tua mente, la natura può essere vista, ma tu non sei nessuno di questi oggetti. Sei la pura sorgente della consapevolezza e non qualcosa che si manifesta in tale consapevolezza. Così tu sei consapevolezza! Le cose sorgono nella consapevolezza, vanno e vengono… sorgono nello spazio si muovono nel tempo. Il puro Testimone non va e non viene. Non sorge nello spazio e non si muove nel tempo. E’ sempre presente e immutabile. Non è un oggetto là fuori e quindi non entra mai nella corrente del tempo, dello spazio, della nascita e della morte…

Da: Brief History of Everything, di Ken Wilber, libera traduzione tratta dal testo didattico “l’Io Trasparente” Volume II.

La mente è come il paracadute, se non è aperta non serve.

Frank Zappa


[1] Vedi video McGonigal in:
http://www.ted.com/talks/kelly_mcgonigal_how_to_make_stress_your_friend.html?utm_source=newsletter_daily&utm_campaign=daily&utm_medium=email&utm_content=image__2013-09-04

La Respirazione come strumento di Risveglio e Liberazione

Una buona respirazione è d’importanza fondamentale per il raggiungimento e mantenimento del benessere psicofisico ma la maggior parte degli individui raramente ha una respirazione libera e armonica. I benefici prodotti dalla liberazione del respiro sono confermati da molti studi scientifici. Ritrovare una respirazione armonica e completa è un aspetto cruciale delle pratiche indirizzate alla salute fisica e alla serenità mentale. Tra le tecniche di respirazione il Rebirthing Transpersonale è indirizzato non solo per armonizzare il respiro ma all’induzione di stati non ordinari di consapevolezza re profonde esperienze di conoscenza di Sé e risveglio. Il Rebirthing Transpersonale si rivela un efficace strumento per ritrovare se stessi, porre fine ai conflitti mentali e stabilizzare l’energia vitale.

Non solo il respiro è vita e se non si respira bene non si può vivere bene, ma oltre all’equilibrio psicofisico molti sento il bisogno di sviluppare una coscienza più profonda di sé oltre i limiti dell’io.

Presupposto della pratica Transpersonale è la consapevolezza che l’io come entità indipendente, dotata di natura propria, è un’illusione creata dalla mente. La Consapevolezza è il substrato, sempre presente, di ogni fenomeno, il nostro vero Sé. Nel Sé ritroviamo la chiarezza percettiva dell’eterno presente. Risiedere nella consapevolezza comporta la spontanea resa a un “potere” che non appartiene al pensiero, ed è quel potere che ci conduce a diventare servitori della vita lungo il sentiero dell’autorealizzazione.

Krishnamurti ha osservato che, il fatto stesso di meditare, mette ordine nell’attività di pensiero senza l’intervento della volontà, della scelta o della decisione o di alcun’altra azione di colui che pensa. Nel momento in cui si stabilisce quell’ordine, il rumore e il caos, che sono la fonte abituale della nostra coscienza, si estinguono e la mente diventa generalmente silenziosa (il pensiero non nasce che quando è necessario, poi si ferma fino a che non è di nuovo necessario). In quel silenzio Krishnamurti dice che si produce qualcosa di nuovo e creativo, che non può essere tradotto a parole, ma che è di uno straordinario significato per l’insieme della nostra vita. Così non tenta di comunicarlo a parole, ma domanda a coloro che sono interessati a questo, di esplorare il problema della meditazione direttamente da se stessi prestando un’attenzione vera alla natura del pensiero. Senza provare ad approfondire il problema della meditazione, si può dire che la meditazione, nel senso che le dà Krishnamurti, può mettere ordine in ogni nostra attività mentale e questo può essere un fattore chiave, suscettibile di mettere fine all’afflizione, al malessere, al caos e alla confusione che sono da sempre lo scotto dell’umanità e che continuano a esserlo senza prospettiva di cambiamento in un prossimo avvenire.

D. Bhom, Nobel della Fisica

Non è patologico soffrire per la perdita di una persona cara, per una delusione d’amore, un tradimento, per una malattia fisica, per un tracollo economico o per gli acciacchi della vecchiaia, e nella vita sono cose che capitano.

Nessun metodo può liberarci dalla condizione umana, ma l’uomo ha a disposizione modi diversi di confrontarsi con la vita. Può lasciarsi trascinare dalla ricerca del piacere cercando di ottenerne ad ogni costo l’appagamento, ma l’attaccamento a ciò che è transitorio comporta sofferenza e le cose non vanno sempre come vorremmo. Può scegliere la via dello Yoga, dell’unione con la radice della coscienza e ritirandosi dal mondo trovare la pace interiore attraverso il distacco e il controllo mentale e la disciplina, ma se questo non è nella sua natura gli sarà impossibile staccarsi dai desideri per quanti sforzi faccia. Una via diversa è quella in cui, cosciente della natura illusoria dell’io separato, può vivere pienamente nel mondo, senza esserne schiavo e partecipare alla vita come ad una rappresentazione in spontanea armonia, guidato dalla sintonia con il qui e ora. Gli aspetti dolorosi dell’esistenza da questa prospettiva sono speculari ai piaceri e fanno parte del gioco cosmico di luce e ombra e possono essere vissuti come insegnamenti. C’è un modo responsabile e saggio di affrontare i momenti difficili e mantenere l’equilibrio anche quando il mare è tempestoso. Ma questo raggiungimento come abbiamo più volte ripetuto è una specie di risveglio della coscienza e non riguarda parole e concetti che si possono ripetere anche “dormendo”. Anche nello Zen si usano le parole per comunicare l’inesprimibile, ma l’esempio del “dito che indica la luna” ci ricorda che non ci si deve soffermare sul dito (le parole) bensì andare a ciò che è indicato. Alan Watts aggiungeva che, soprattutto, non dobbiamo limitarci a succhiare il dito in cerca di consolazione.

Il Rebirthing Transpersonale dissolve le illusioni dell’io e offre una via per un liberatorio contatto con se stessi, e si dimostra adatto all’uomo moderno che non intende ritirarsi dall’arena del mondo e nello stesso tempo comprende che per vivere bene e attingere ai potenziali interiori deve perseguire un cammino di autoconoscenza e di autotrascendenza.

Filippo Falzoni Gallerani

Gli attacchi di panico e il Rebirthing

Gli attacchi di panico e il Rebirthing

Se la respirazione è fondamentale per la salute e la soluzione di molti disturbi, la sua relazione con gli attacchi di panico è  cruciale. il Rebirthing Transpersonale si dimostra nella maggioranza dei casi il metodo più rapido ed efficace.

IN SINTESI:

  • Esiste un’evidente e riconosciuta relazione tra gli attacchi di panico e le alterazioni del respiro.
  • I sintomi dell’iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo, respiro affannoso, oppressione, vertigine, paura, depersonalizzazione e tachicardia) sorgono con estrema facilità  in coloro che, senza esserne coscienti, si trovano in condizione di subventilazione e respirazione irregolare.
  • Il Rebirthing ad approccio Transpersonale (che è una tecnica specifica di respirazione che va svolta sotto la guida di un esperto) permette di riarmonizzare la respirazione e risolvere i problemi legati all’iperventilazione.
  • L’esperienza permette inoltre di elaborare le emozioni represse, sciogliere i blocchi bioenergetici e ritrovare energia vitale e  serenità.
  • Osservando una vasta casistica risulta che il metodo permette di eliminare del tutto l’insorgere degli attacchi di panico e il timore anticipatorio, in modo sicuro e in poche sedute.

La respirazione e il disturbo da attacchi di panico (DAP)

 Il DAP (disturbo da attacchi di panico) si sta diffondendo soprattutto nel mondo industrializzato e si stima che ne soffra circa il 10% della popolazione. Al contrario di quanto si era creduto sino ai primi anni ’80, l’attacco di panico non è una forma d’ansia acuta, ma è un disturbo specifico a sé stante che può colpire chiunque. Nella maggior parte dei casi una sola crisi basta a far nascere l’ansia anticipatoria che il disturbo possa ripetersi.
Così, chi ha avuto una prima crisi in aereo eviterà di prendere altri voli, e nel timore si ripresenti eventualmente inizierà a evitare anche altri mezzi di trasporto. Temendo di essere colto da un attacco in auto inizierà a evitare i lunghi viaggi per poi restringere sempre più il suo raggio di movimento. Alcuni cominciano a poter guidare solo se accompagnati, sino a giungere, nei casi più gravi, a temere persino d’uscire di casa da soli. 
La terapia attualmente prescritta più di frequente è l’intervento farmacologico con antidepressivi, che hanno sostituito i tranquillanti usati in passato. Alla terapia farmacologica a volte vengono associate tecniche cognitivo-comportamentali che non sempre risolvono il problema. Da anni si è riconosciuta la relazione tra iper e ipo ventilazione (respirazione irregolare) e il DAP. Sin dagli anni ’80 personalmente ho ottenuto sorprendenti risultati con il Rebirthing Transpersonale, ma solo nel 2000 il Prof. Battaglia dell’Ospedale San Raffaele di Milano rese noto che, dopo dieci anni di ricerche, si era riconosciuta l’inconfutabile relazione tra gli attacchi di panico e la respirazione. Successivamente, altre ricerche negli Stati Uniti confermarono che le sensazioni scatenanti gli attacchi di panico hanno una relazione diretta con alterazioni del respiro. Anche dopo queste scoperte la medicina ufficiale propone quasi esclusivamente interventi farmacologici, senza prendere in considerazione l’importanza di lavorare direttamente sulla respirazione. Si cerca di eliminare i sintomi, senza affrontare le cause del disturbo. A volte al pronto soccorso si usa un sacchetto di carta nel quale far respirare il paziente per eliminare momentaneamente l’iperventilazione e abbassare l’ipocapnia.
La respirazione irregolare può essere originata da emozioni represse, da eccesso di autocontrollo e dalla perdita di contatto con la corporeità per di chi vive troppo nei pensieri.  Anche lo stress altera la respirazione e fa trattenere il respiro per controllare l’emergere delle emozioni. Irrigidendo il respiro creiamo la cosiddetta corazza psicosomatica che produce respirazione irregolare cronica e squilibri psicofisici.
I sintomi dell’iperventilazione infatti (capogiro, formicolii, timore di perdere il controllo, vertigine e tachicardia) sorgono con estrema facilità in coloro che respirano meno del dovuto.
 E’ molto frequente che in seguito ad un periodo stressante, l’individuo sperimenti sensazioni d’iperventilazione anche con pochi respiri profondi o soltanto quando inconsapevolmente cerca di ritrovare la respirazione più libera e normale. Vive così nel timore di lasciarsi andare alle sensazioni e rafforza questo circolo vizioso.

Il Rebirthing Transpersonale si rivela il metodo più rapido e sicuro per risolvere definitivamente gli attacchi di panico, perché attraverso la respirazione si agisce direttamente sulla causa del disturbo. Durante la seduta si elaborano le emozioni represse che sono le cause nascoste dei blocchi respiratori (respirazione contratta e irregolare). Si evita quindi il successivo insorgere di stati d’iperventilazione. In poche sedute si possono eliminare del tutto i sintomi, le cause e il timore anticipatorio che un attacco possa verificarsi in situazioni future.
Già nella prima seduta il soggetto riconosce il rapporto respiro-panico e si libera dall’angosciosa idea che tali sensazioni siano espressione di disturbi mentali o fisici. Respirare non è mai pericoloso né nocivo e il contesto della seduta permette di superare con facilità i momenti in cui eventualmente un trauma rimosso si manifesta, per poi lasciare uno stato di sollievo e serenità. 
La respirazione non solo è efficace alla soluzione del DAP, ma mette l’individuo in grado di entrare in contatto con l’energia vitale e profonde dinamiche psichiche che favoriscono lo sviluppo della consapevolezza e la conoscenza interiore.
Chi è predisposto al panico è predisposto anche all’estasi
Il metodo è molto semplice e non comporta una cultura specifica, ma per dare un’idea degli aspetti simbolici vorrei aggiungere  che attraverso la respirazione non solo otteniamo la soluzione del disturbo, ma scopriamo nuove dimensioni della coscienza e favoriamo quell’integrazione dell’inconscio che Carl Gustav Jung considerava essenziale nel processo d’individuazione e autorealizzazione dell’individuo. La soluzione dei conflitti attraverso conoscenza esperienziale del Sè fa rientrare questo metodo a tutti gli effetti nell’area della Psicologia Transpersonale.

Farò un bere accenno agli attacchi di panico dalla prospettiva della Psicologia Archetipica.
Il termine panico deriva dal mitico dio Pan, divinità benefica e positiva considerato il Signore della Natura e dell’energia vitale che la anima. Il suo improvviso manifestarsi provoca terrore nelle ninfe che fuggono di fronte a lui. Più esse fuggono e più Pan si sente spinto a inseguirle. Da questa situazione nasce il timor panico, rappresentato nel cortocircuito psichico tra il fuggire delle ninfe e l’eccitazione di Pan, poiché più scappano e più lo incitano all’inseguimento. Similmente per chi soffre di panico ciò si traduce in: “più mi spavento e più sto male, più sto male e più mi spavento”. Il mito narra che quando Pan incontra la ninfa Eco, ed essa gli riflette la sua stessa immagine come in uno specchio, egli è in grado di vedere sé stesso e da questa presa di coscienza si genera in lui una profonda trasformazione, detta l’albedo di Pan. Quest’esperienza d’autocoscienza trasforma Pan, che diventa bianco e si ritira in meditazione in una grotta in uno stato di beatitudine e pace simile a quello di un mistico Yogi. In questa forma incarna l’intelligenza e la saggezza della natura.
Jung, affermava che gli déi che abbiamo rimosso (gli archetipi dell’inconscio collettivo) sono diventati sintomi. I messaggi dell’inconscio che non riconosciamo e reprimiamo diventano causa dei nostri conflitti interiori. Così la forza vitale è spesso repressa dall’ego, che pretende di avere il controllo, e quando erompe  ci terrorizza perché temiamo di abbandonarci a essa. Se invece la riconosciamo e ci arrendiamo, essa si trasforma in uno stato di libertà, di estasi e di unità con la vita. Si trascendono gli inganni dell’io e si ristabilisce l’equilibrio e con esso l’integrazione con il nostro vero Essere nel fluire spontaneo della vita.

La seduta di Rebirthing Transpersonale, da questa prospettiva, può paragonarsi all’incontro di Pan con la ninfa Eco, l’energia inconscia che accolta nella consapevolezza porta il soggetto a prendere coscienza che ciò che lo spaventa è un’energia benefica, una espressione della natura. Riconosce che l’immagine di sé che chiamiamo “ego” è solo una parte e un riflesso di una più ampia coscienza impersonale. In essa troviamo sintonia con il qui e ora e siamo liberi dalle ansie e dalle paure create dal pensiero. Si passa rapidamente dalla paura di perdere il controllo all’abbandono cosciente alla Vita. Riconosciamo che dal profondo emerge la saggezza e l’intuizione che possono guidarci oltre le gabbie delle parole verso quello stato che il grande mistico indiano Shri Ramana Maharshi chiamava lo Stato Naturale.
 Spesso chi ha sofferto di attacchi di panico dichiara di ritenersi fortunato di essere passato attraverso quelle crisi, perché se non fosse stati spinti da quel disturbo a cercare una soluzione con la respirazione, non avrebbero mai neppure conosciuto le dimensioni profonde della coscienza e la serenità e pienezza prodotte dal contatto con la propria essenza interiore. Non solo aveva del tutto risolto ogni paura, ma per la prima volta si era pienamente aperto al fluire armonico della vita con autenticità spontanea e rinnovata vitalità.

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Ateismo nel nome di Dio

Attraverso l’auto-indagine, superata la falsa immedesimazione con l’ego, emerge lo stato naturale della consapevolezza che non reagisce meccanicamente alle circostanze esterne, ma osserva con chiarezza le risposte del corpo-mente di fronte alle situazioni, senza identificazione con i condizionamenti del pensiero e con l’osservatore stesso.

È la totale negazione del tempo psicologico nella semplicità del sentire immediato e non diviso, in cui non c’è l’illusione di uno sperimentatore separato dall’esperienza. Seppure sia difficile da descrivere questo stato, quando lo si vive, appare come la cosa più semplice che si possa immaginare: un vivere spontaneo e naturale libero dai filtri del pensiero e diretto da un’infallibile intelligenza intuitiva.
La conoscenza, le credenze e tutti i condizionamenti accumulati sono messi da parte nel sentire immediato e la vita scorre senza attrito, in una semplicità dell’essere che non è indifferenza o distrazione, bensì una più lucida presenza. Accade senza sforzo, senza intenzione e si manifesta senza aloni mistici e trascendentali: infatti non possiamo percepire la nostra vera natura perché ciò che percepisce è la nostra vera natura e semplicemente siamo Ciò.

La folgorante ovvietà del mondo indiviso dal Sé che appare quando il dualismo è dissolto, nasce da un processo di disillusione e disinganno piuttosto che, come molti credono, da estasi meditative che sono generalmente stati passeggeri. Quando si osserva la realtà con attenzione passiva, liberi dalla sensazione d’un osservatore separato dal tutto, si è oltre i condizionamenti e i pregiudizi che sono la stoffa dell’io con il suo bagaglio di esperienza e memoria. Senza fare nulla la vita scorre e ci guida nell’azione armonica e congruente.

Tutte le tecniche, le pratiche di meditazione e qualunque metodo saranno efficaci o frustranti secondo la prospettiva con cui ci poniamo nella ricerca e potranno essere una via di trascendenza o una nuova illusione a sostegno dell’ego, a seconda della motivazione di partenza.
Quando mettiamo in pratica ciò che Krishnamurti ci ha così chiaramente trasmesso in tanti anni d’insegnamento, cioè: “l’osservare senza l’osservatore (l’attenzione di una mente sgombra dal pensiero), quando ci rendiamo conto della natura illusoria dell’ego e l’osservatore scompare davvero, riconosciamo la vanità di qualunque sforzo di cambiare le cose.
Quando comprendiamo che è la rete del pensiero che crea la sensazione illusoria di un io separato dal contesto, abbiamo accesso a un nuovo piano di coscienza e ad una presenza mentale priva di resistenza e conflitto con la Realtà, che dissolve l’ingannevole trama dell’ego con le sue speranze e paure. Si giunge così a comprendere che la meditazione è il frutto di questa disillusione e non un mezzo per raggiungerla… prima viene la libertà, poi la meditazione.
Ciò che ci è richiesto è principalmente il coraggio di vedere le cose come sono e di stare con ciò che è. La mappa del pensiero non è il territorio della vita e nel cuore lo specchio della consapevolezza non si muove nel tempo. Il flusso dei pensieri è un rumore di fondo che copre la possibilità di fermarsi ad ascoltare il silenzio e di immergersi nell’Essere.

Molti propongono tecniche di controllo mentale e l’esercizio della volontà per padroneggiare la mente, con la grave lacuna di non aver esaminato chi o che cosa dovrebbe controllarla. Quando l’uomo sbagliato usa i mezzi giusti, i mezzi giusti funzionano nel modo sbagliato, dice un antico proverbio cinese. La pace mentale non è il prodotto dello sforzo e del controllo della mente da parte della mente stessa, che anzi è la causa principale dell’agitazione. Nasce dall’accettazione della realtà, senza vie di fuga, dal riconoscimento che l’ego è un prodotto della memoria e del condizionamento e che possiamo vivere pienamente solo quando non cadiamo in un’illusoria identificazione con esso.Il pensiero funziona senza conflitto quando si prende cura delle cose pratiche del momento, ma diventa il più grande ostacolo quando si sovrappone al nostro vero essere e sentire. Quando riconosciamo che il pensiero applicato all’essere conduce a irrisolvibili paradossi, lo lasciamo ai suoi compiti e possiamo guardare la realtà senza i condizionamenti del passato e liberi dal conflitto con ciò che è qui e ora. A questo punto avviene una vera rinascita. L’attenzione alle sensazioni, che le tecniche di respirazione intensa producono, favorisce l’immediato sentire non diviso, conduce oltre la dimensione concettuale e alla diretta percezione e immedesimazione nel vero Sé. Non solo il respiro è alla base della vita e un respiro armonico è alla base della salute psicofisica (metodi di respirazione possono risolvere ansia e depressione), ma pratiche di respirazione opportunamente applicate sono la via più diretta per la trascendenza dell’io e l’autorealizzazione.

Filippo Falzoni Gallerani

 

La religione ha sempre svolto due funzioni importantissime e molto diverse. Una è: dare un senso al sé individuale. Essa offre miti, storie, leggende, racconti, riti e rievocazioni che, presi insieme, aiutano l’io individuale a dare un senso e a sopportare i colpi e gli strali di una fortuna avversa. Di solito, questa funzione della religione non muta necessariamente il livello di consapevolezza di una persona. Non comporta una trasformazione radicale né una rivoluzionaria liberazione. Piuttosto, consola, fortifica, difende e promuove l’io. Si crede fermamente che, fino a quando l’io individuale crederà nei miti, compirà i rituali, dirà le preghiere o abbraccerà il dogma, sarà “salvato”: adesso nella gloria dei prediletti del Signore o della Dea, o in un aldilà che garantisce meraviglie eterne. Ma la religione ha svolto anche la funzione – di solito per una minoranza molto, molto piccola – di garantire una trasformazione radicale e liberatoria. Tale funzione della religione non fortifica l’ego individuale, ma lo scuote dalle fondamenta. Non offre la consolazione, ma la distruzione; non il consolidamento, ma il vuoto; non il compiacimento, ma l’esplosione; non il conforto, ma la rivoluzione. In breve, non un sostegno alla coscienza tradizionale, ma una trasmutazione e una trasformazione radicali nel più profondo della consapevolezza stessa.

Ken Wilber

Tutti conosciamo quel tremendo senso di solitudine nel quale né i libri né la religione servono più a niente, quando tutto quello che rimane dentro di noi è un vuoto spaventoso. La maggior parte di noi non riesce ad affrontare quel vuoto, quella solitudine; così fuggiamo e andiamo a cercare rifugio nella dipendenza da qualcosa, perché non possiamo sopportare di rimanere soli con noi stessi. Accendiamo la radio, leggiamo, lavoriamo, chiacchieriamo incessantemente occupandoci delle cose più diverse, dell’arte, della cultura. Ma arriva il momento nel quale non possiamo fare a meno di imbatterci in quel senso tremendo di isolamento. Anche se abbiamo un ottimo lavoro in cui tuffarci disperatamente, anche se ci mettiamo a scrivere libri, dentro di noi c’è questo vuoto tremendo. E siccome vogliamo riempirlo, ricorriamo alla dipendenza. Ci rifugiamo nella dipendenza, nei divertimenti, nella religione; facciamo dell’assistenza, ci diamo al bere, alle donne, facciamo di tutto per riempire quel vuoto. Ma se ci rendiamo conto che qualunque cosa facciamo per riempirlo o per nasconderlo non serve assolutamente a nulla; se ce ne rendiamo conto non a parole, vediamo l’assurdità di quello che stiamo facendo… allora ci ritroviamo ad affrontare un fatto. Non è questione di liberarsi dalla dipendenza. Il fatto non è la dipendenza; la dipendenza è solo una reazione a un fatto… Perché allora non affronto il fatto e sto a vedere che cosa succede? A questo punto sorge il problema dell’osservatore e dell’osservato. L’osservatore dice: “Mi sento completamente vuoto; non lo sopporto” e fugge da questa sensazione. L’osservatore dice: “Io sono diverso da questo vuoto”. Mentre, invece, l’osservatore è proprio questo vuoto; non c’è un osservatore che stia vedendo quel vuoto. L’osservatore è l’osservato. Quando questo accade, avviene una rivoluzione tremenda nella mente e nel cuore.

Jiddu Krishnamurti, da “Il Libro della Vita”

“Una cosa sola insegno”, diceva il Buddha, “il dukkha (sofferenza) e la liberazione dal dukkha”.
Secondo Buddha, la causa dell’infelicità è il rifiuto di accettare i “tre segni dell’essere”. Questi sono:
1. Anicca – Impermanenza;
2. Anatta – L’irrealtà dell’io come unità permanente, autonoma e autodiretta;
3. Dukkha – La sofferenza nel senso più lato.
Quando sono pienamente accettati, l’uomo consegue il Nirvana. Cioè: tutti gli uomini soffrono, ma non tutti sono infelici, si è infelici quando non si accetta la sofferenza.

Alan Watts

 Affronta i fatti e vedi che cosa succede
Tutti conosciamo quel tremendo senso di solitudine nel quale né i libri né la religione servono più a niente, quando tutto quello che rimane dentro di noi è un vuoto spaventoso. La maggior parte di noi non riesce ad affrontare quel vuoto, quella solitudine; così fuggiamo e andiamo a cercare rifugio nella dipendenza da qualcosa, perché non possiamo sopportare di rimanere soli con noi stessi. Accendiamo la radio, leggiamo, lavoriamo, chiacchieriamo incessantemente occupandoci delle cose più diverse, dell’arte, della cultura. Ma arriva il momento nel quale non possiamo fare a meno di imbatterci in quel senso tremendo di isolamento. Anche se abbiamo un ottimo lavoro in cui tuffarci disperatamente, anche se ci mettiamo a scrivere libri, dentro di noi c’è questo vuoto tremendo. E siccome vogliamo riempirlo, ricorriamo alla dipendenza. Ci rifugiamo nella dipendenza, nei divertimenti, nella religione; facciamo dell’assistenza, ci diamo al bere, alle donne, facciamo di tutto per riempire quel vuoto. Ma se ci rendiamo conto che qualunque cosa facciamo per riempirlo o per nasconderlo non serve assolutamente a nulla; se ce ne rendiamo conto non a parole, vediamo l’assurdità di quello che stiamo facendo… allora ci ritroviamo ad affrontare un fatto. Non è questione di liberarsi dalla dipendenza. Il fatto non è la dipendenza; la dipendenza è solo una reazione a un fatto… Perché allora non affronto il fatto e sto a vedere che cosa succede? A questo punto sorge il problema dell’osservatore e dell’osservato. L’osservatore dice: “Mi sento completamente vuoto; non lo sopporto” e fugge da questa sensazione.
L’osservatore dice: “Io sono diverso da questo vuoto”. Mentre, invece, l’osservatore è proprio questo vuoto; non c’è un osservatore che stia vedendo quel vuoto. L’osservatore è l’osservato. Quando questo accade, avviene una rivoluzione tremenda nella mente e nel cuore.

Jiddu Krishnamurti

FILIPPO FALZONI GALLERANI