Simboli e visioni nella Psicologia Transpersonale e Archetipica


Una delle illustrazioni con cui Jung ha decorato il Libro Rosso

Nelle tradizioni sapienziali della tradizione classica l’inconscio era concepito come un mondo metafisico e reale abitato da forze benigne e malefiche che possono influenzare e dirigere il nostro vivere. Al giorno d’oggi gli psicologi trattano in genere molto riduttivamente l’inconscio, ad eccezione delle correnti Transpersonali e Archetipiche, di cui parlo in queste righe. Il mondo degli archetipi e delle figure mistiche e mitiche che abitano il regno della psiche, sono state oggetto di studio sin dall’alba delle civiltà ed è alla base di ogni cultura e fonte di conoscenze filosofiche.
La mitologia d’Oriente e d’Occidente, Cristiana e Pagana, mostra la straordinaria ricchezza delle figure che rappresentano le energie che ci dirigono. Le religioni sono ricche di tali immagini simboliche e le visioni e ispirazioni dei fondatori sono le basi della civiltà. Mistici, yoghi, sciamani danno una descrizione di questi mondi immaginali che trova, con nomi diversi, evidenti paralleli in ogni epoca e luogo, tanto da poter riconoscere una realtà oggettiva a queste istanze psichiche. L’Oriente ha conservato opere vastissime come il Mahabharata e il Ramayana ma, oltre alle religioni sono pilastri della nostra cultura universi visionari come l’Odissea e l’Iliade, che sono espressione di questi mondi mitici nei quali l’eroe si deve confrontare con difficili prove per realizzare se stesso. Dopo il confronto con il mondo immaginale sotterraneo, come l’affrontare mostri, sconfiggere demoni, la discesa all’Ade o la salita ai cieli e simili iniziazioni, i premi per l’eroe vittorioso sono il ritorno a casa, la riconquista del regno, la rinascita, la vittoria sulla morte, il risveglio e la liberazione.

Troviamo questi temi in Egitto e in Tibet, in leggende e fiabe, nei racconti di Giasone e il vello d’oro, nei miti Orfici, il per non citare i neoplatonici come il grande Plotino e le sue Enneadi. Le visioni e le immagini che sorgono in noi spontaneamente dall’alba delle civiltà rappresentano la sorgente nascosta di verità esoteriche che il pensiero razionale non può cogliere in quanto si tratta di energie e di stati dell’essere esperienziali e non di concetti.
Nel Rinascimento abbiamo la riscoperta di culti orientali e pagani, e personaggi come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, trattano ampiamente di fantasmi psichici che la magia e la suggestione posso produrre e di poteri invisibili che ci agiscono.
Nel secolo scorso C. G. Jung ci ha lasciato un’opera grandiosa nella quale ha dato un’interpretazione al significato che hanno per la psiche i simboli religiosi e alchemici, raccogliendo in anni di studi testi medievali e gnostici di inestimabile importanza. In testi come Psicologia e Alchimia e Psicologia e Religione e altri ponderosi volumi i simboli sono tradotti in modo tale da offrire nuove prospettive e illuminanti intuizioni sul vero significato delle religioni e per comprendere gli aspetti esoterici e trasformativi delle dottrine sapienziali.
Jung ha permesso la pubblicazione del Libro Rosso 50 anni dopo la sua scomparsa, perché era certo di non poter essere compreso. I suoi dialoghi interiori con le visioni e immagini sarebbe stata interpretata dalla scienza imperante come una manifestazione psicotica. In verità si tratta di un’opera di sostanziale importanza per la Psicologia del futuro, in quanto la descrizione del rapporto dialettico che Jung ebbe con le immagini dell’inconscio in un periodo critico della sua vita è un percorso iniziatico che, benché intrinsecamente personale, rappresenta il viaggio interiore che dall’alba delle civiltà l’uomo affronta per trovare il proprio vero Sè. Questo ci induce a riconoscere che il processo psicoterapeutico è essenzialmente esperienziale, e le interpretazioni intellettuali per quanto corrette non hanno alcuna efficacia trasformativa se non sono vissute. Jung curò di rappresentare queste esperienze con dipinti che decorano il volume di grande bellezza artistica e calligrafica, molto simile a un codice miniato medievale. Un Pdf del Libro Rosso – testo in Inglese – con le bellissime immagini dipinte da Jung è visibile: https://www.dropbo RedBook.pdf.
Per fare un altro esempio, gli antropologi che hanno sperimentato sostanze psicoattive come l’Ayahuasca e il DMT, sono stati sbalorditi dal constatare che una sostanza chimica può condurre in mondi abitati da presenze dinamiche, entità di forme impensabili che si manifestano per dare il benvenuto e offrire insegnamenti su sconosciute dimensioni dello spazio tempo, sulla natura della coscienza e del cosmo. (Vedi T. McKenna).
Anche queste esperienze confermano la realtà immateriale, ma attiva e operante, di questo mondo potente e vastissimo cui possiamo accedere solo in particolari stati di coscienza. Per ritornare a esperienze comuni, come non ricordare la fantasmagoria di immagini che si possono manifestare nei sogni che occasionalmente rappresentano epifanie stupefacenti e cariche di significato e di precognizione.
Lo studio dei sogni, ovviamente, non inizia nel ‘900 con Freud ma ha radici antichissime, e non solo come mezzo per cogliere presagi, viaggiare nello spazio e nel tempo o per comunicare con i defunti, ma anche come percorso di guarigione. Nell’antica Grecia la terapia passava attraverso il sogno e Terapeutas era colui che assisteva alla guarigione. Il malato era condotto in un tempio sotterraneo dove sarebbe stato guidato da esperti sacerdoti a entrare in un sonno profondo durante il quale la divinità poteva guarirlo attraverso un sogno. Tale metodica era detta “incubazione” e si dice che Jung stesso avesse accesso al mondo visionario che ha descritto, con questa pratica di distacco della mente da tutti i pensieri verso una specie di sonno vigile in cui si può partecipare coscientemente ai sogni. Potrei andare avanti per molte pagine a citare autori che si sono dedicati allo studio di queste realtà ormai rimosse dalla cultura contemporanea, da Neumann a Eliade e in particolare la Psicologia Archetipica di J. Hillman che ha cercato di cogliere la rivelazione che sta alla base del pensiero di Jung, assieme al lavoro e agli scritti di Sonu Shamdasani che ne ha curato l’opera e studiato la vita e le origini del suo pensiero nel modo più minuzioso e profondo. (Per chi desidera approfondire metto in fondo una piccola bibliografia dei testi consultati.)
In anni recenti nell’opera di Peter Kingsley ho trovato un’ennesima attendibile testimonianza che le radici della nostra cultura e il pensiero dei grandi filosofi alla base della nostra logica sono scaturiti da esperienze in stati di coscienza che trascendono il pensiero, in cui l’io del filosofo scompare ed egli è posseduto da una superiore consapevolezza, la si chiami Daimon, Atman, Sé, o Logos… Kingsley dimostra con appassionanti studi storici come i filosofi presocratici iniziati ai misteri portassero dall’esperienza nell’altra realtà una visione che distruggeva la comune percezione condivisa dagli uomini, che la si chiami Avidya, Maya o inganni dell’io. In stati di assorbimento interiore i filosofi incontravano gli dèi che mostravano loro una realtà indivisa senza tempo oltre la mente, la nascita e la morte, senza creazione né distruzione.
Posseduti dal contatto con la divinità erano iniziati alla percezione della realtà atemporale, all’attimo eterno, alla coscienza indivisa dell’Uno primordiale da cui siamo emanati… Queste esperienze interiori erano la chiave della saggezza e della comprensione dei problemi umani. Kingsley mostra chiaramente come tutto questo non è stato compreso poiché non si tratta di concetti astratti ma di stati di coscienza non ordinari di consapevolezza unitaria oltre all’ego, inesprimibili con le parole. Cercando di razionalizzare il messaggio esso diventa oscuro, ed è per questo che abbiamo perduto le radici di saggezza della nostra stessa cultura e siamo prigionieri del pensiero frammentato.
Nei secoli gli studiosi di Parmenide invece di cercare l’iniziazione all’altra realtà da cui egli aveva tratto la conoscenza, si sono limitati a discutere sulle sue parole come il fondatore del pensiero “razionale”, trascurando due aspetti fondamentali del suo modo di accedere alla conoscenza: Metis e Elenchos. Metis è la particolare qualità di intensa consapevolezza che senza sforzo può essere consapevole di tutto all’istante. Mentre le nostre menti vaganti se ne vanno nei loro viaggi senza fine, essa sta sempre a casa. E la sua casa è ovunque. Metis, sente, ascolta, osserva… (Sembrano parole di Krishnamurti sull’attenzione non divisa). Il termine Elenchos rappresenta la capacità di comprendere e comunicare in modo convincente le verità ispirate dalla dea.
Ecco alcune righe tratte da una libera traduzione del libro: “Reality”, pag. 153, Cap. 12, Scrive Kingsley:
“Il fatto che entrambi Parmenide e Socrate abbiano dato particolare importanza al processo di elenchos è molto significativo considerando che sono spesso visti come i due grandi padri della filosofia. E potrebbe sembrare sorprendente che questa corrispondenza non sia mai stata considerata e compresa. Ma a un esame più attento possiamo capire perché pochi hanno voluto farlo. La pratica di elenchos non era una questione di scelta personale o di soddisfazione per Socrate. I resoconti concordano che ha fatto ciò che ha fatto, spinto da un comando divino: gli era stato ordinato di farlo dagli dei. Parmenide, spiega che il processo di elenchos gli fu rivelato da un essere divino. Anche lui non aveva alcuna scelta in merito. Gli fu dato il divino comando di riportare ciò che era stato mostrato in un altro mondo, oltre al mondo dei viventi; ed è questo esattamente quello che fece. I due padri fondatori di una filosofia “razionale” invero stavano entrambi portando avanti una missione per conto degli dei. Per tutta la sua vita Socrate continuò a ricevere la guida divina che lo aveva portato innanzitutto alla pratica dell’elenchos. Ci arrivò attraverso oracoli, ma soprattutto attraverso i sogni. Per quanto riguarda Parmenide: le prove lo connettono con un lignaggio di sacerdoti esperti di incubazione e dell’evocare la guida divina attraverso i sogni. E il poema che espone il suo insegnamento su elenchos è il risultato diretto di un’incubazione, esperienza che lo ha portato faccia a faccia con la dea. Troviamo lo stesso processo di base che si ripete da secoli, più tardi, con i cosiddetti scrittori ermetici in Egitto, che lasciarono testi che registrano la conoscenza divina ricevuta in stati di incubazione, che poi sono stati incaricati di rendere disponibile agli altri esseri umani. Per tornare all’essenziale: il nocciolo del processo di elenchos mostrato a Parmenide dalla dea consisteva nel fatto che gli uomini e le donne “non sanno nulla”. “Non sapere nulla”. Il cuore del messaggio di Socrate e lo scopo incrollabile dei suoi elenchos era di mostrare alle persone che non sanno niente. Non c’era speranza di conoscenza reale senza prima aver accettato e compreso questo. Gli elenchos di Socrate presero la forma molto particolare nel fare sì che le persone con cui parlava si contraddicessero: rivelare che nonostante la loro apparente conoscenza, erano completamente in autocontraddizione con sé stessi. Per Parmenide e Socrate, l’umana condizione mostra che siamo totalmente in contraddizione con noi stessi – viviamo, camminiamo in auto contraddizione – e tutta la nostra intelligenza e le migliori intenzioni peggiorano soltanto la situazione”…
L’uomo nell’antichità percepiva una coscienza che permea e trascende la natura, mentre lo scientismo moderno riduce tutto a materia e non considera reale ciò che non è misurabile… L’inconscio è tutto ciò che si muove in noi al di fuori del raggio della nostra consapevolezza, e la nostra consapevolezza ordinaria è molto superficiale, spesso è un chiacchierio legato a fatti quotidiani di nessuna importanza, a desideri e timori e dalla ricerca di sicurezza e piacere. Raramente ascoltiamo i moti profondi dell’animo e siamo all’oscuro di tutti i processi fisiologici che si svolgono naturalmente senza la nostra partecipazione. Anche la respirazione, che è una funzione sia volontaria, sia involontaria, è quasi sempre meccanica ed estranea al nostro sentire. E’ inconscia l’eredità non solo fisica e cromosomica, ma anche culturale di tutti gli antenati e non ci rendiamo conto di essere espressione dell’inconscio collettivo che domina il nostro sentire sino a quando, attraverso l’autoindagine, ci differenziamo da esso esprimendo le nostre autentiche peculiarità. Dentro di noi, oltre i confini angusti della memoria e dell’io fenomenico, ci sono le radici profonde dell’Essere, l’afflato dello Spirito e del Soffio che ci tiene in vita e che ci anima come consapevolezza. Scendendo consapevolmente sino a queste radici della coscienza si giunge alla meta di ogni ricerca metafisica e conoscenza di Sé, cioè all’Unità che è l’Alpha e l’Omega e l’integrazione di Yin e Yang.
E’ l’armonia e la pienezza che nasce dall’integrazione degli opposti, maschile e femminile, Essere e divenire, vuoto e forma, il Sé e l’io. Al giorno d’oggi c’è molta confusione su questo tipo d’esperienze, da un lato l’umanità è sempre più imprigionata dal pensiero razionale materialista e dalla natura meccanica della società, dall’altro si nota che, a parte alcune ottime pubblicazioni che permetterebbero una seria guida alla conoscenza, c’è un proliferare di correnti pseudo spirituali che insegnano una parodia di ogni vera esperienza metafisica. Le follie dei falsi maestri che plagiano i creduloni ha disgustato molti, tanto che a sentir parlare di visioni spirituali si sospetta subito qualcosa di malato.
Nell’attuale decadenza culturale a volte si confondono prodotti della fantasia e dell’auto suggestione per autentiche esperienze psichiche, oppure ci si rifiuta del tutto di prendere in considerazione il mondo dell’anima. Ho trattato in altre pagine la cosiddetta “pre-trans fallacy” ovvero la confusione tra le esperienze pre-egoiche con le esperienze transegoiche, delle prerazionali con le transrazionali, delle pre-personali con le transpersonali, in quanto tutte appartenenti a una dimensione non egoica, personale e razionale, si possono confondere tra loro mentre sono di natura radicalmente diversa, in un caso prima della ragione nell’altro oltre la ragione, ecc. Non riconoscere questa differenza porta a considerare fantasie isteriche e le visioni di un mistico, o viceversa considerare uno stato catatonico un samadhi. Alcuni psichiatri riducono tutti gli stati meditativi a una regressione patologica e, sul fronte opposto, praticanti entusiasti ma inesperti, considerano meditazione dei momentanei stati di assenza che sono invero semplici fughe dalla realtà.
C’è poi un altro aspetto altrettanto importante: se scartiamo l’auto suggestione e le fantasie egoiche, le espressioni della psiche anche quando sono autentiche spontanee possono ingannare e produrre squilibri della personalità quando non le si coglie in modo corretto. Gli archetipi hanno caratteristiche numinose e mitiche che possono condurre chi non è preparato fuori strada in quanto l’identificare l’io fenomenico con l’archetipo è patologico. Userò l’esperienza di una partecipante a un mio seminario come esempio adatto a chiarire ciò che vorrei esprimere.
M. mi scrive dopo un recente seminario: Racconto dell’esperienza: “All’inizio della visione ero in un posto invaso da un’intensa luce gialla, dove tutti i partecipanti al seminario erano uniti con me in un canto corale di preghiera, bellissimo, erano chini, ma potenti nel canto. Lo spazio si è poi dilatato all’infinito e tutti noi eravamo nella luce di un deserto africano, ma non era caldo. Si è quindi unita a noi una folla immensa di persone vestite con una tunica color tabacco e pregavano cantando, chini anche loro. Io ufficiavo una cerimonia sacra, all’inizio ero con loro, poi non li ho più visti, ero da sola in uno spazio infinito e, dalle mie spalle, si è alzato lentamente un cobra, è andato verso il collo, è salito dalla nuca, su lungo la testa, poi sopra la testa e la sua testa era lì sopra come un piccolo ombrello che mi proteggeva, potente. Io ho iniziato ad allungarmi indietro, come fossi il cobra, (se tentassi di farlo ora mi spaccherei la schiena!). E’ andata avanti così per un po’: avevo bisogno di allungarmi indietro. Era liberatorio, potente e bellissimo. La mia parte razionale ha cominciato a dirmi che era meglio non correre rischi fisici. Quando ho smesso di chinarmi indietro, mi è arrivato un messaggio dall’alto: “hai il tuo posto, prendilo!” (è da ieri che continuo a chiedermi quale è il mio posto, cribbiolino e poi, che tipo di posto??? spirituale? devo cominciare a fare qualcosa che fino ad ora non ho mai fatto? devo andare in qualche posto? devo cambiare qualcosa nella mia vita? Falzoni illuminami per favore! Altrimenti diglielo tu a quello che mi parla di essere più chiaro! Questo è quanto. Se hai tempo, se hai voglia, mi piacerebbe leggere un tuo commento”.
La persona è una signora matura ed equilibrata, che non si è mai particolarmente interessata allo yoga o alla ricerca metafisica, e che affronta queste visioni con il dovuto distacco e ironia. Grazie alla mia presentazione del metodo ha evitato di inflazionare il proprio ego con fantasie di grandezza. Avvicinarsi senza le opportune indicazioni a questo tipo di fenomeni l’avrebbe potuta portare a considerarsi una persona davvero “speciale”, prescelta per un grande compito umanitario… Immagino quanti maestri improvvisati le avrebbero detto che aveva ricordato una vita passata in cui era una grande sacerdotessa e ora deve ritrovare tale autorevole stato. Questo è il pericolo “dell’ego spirituale”: la miglior maschera in cui nascondersi, che porta a fantasie di onnipotenza ad illusioni, frustrazioni e conflitti. Si possono comprendere questo tipo di comunicazioni che giungono dall’inconscio senza gonfiare l’ego.

Quando M. sente dentro di sé: “hai il tuo posto, prendilo!possiamo intenderlo come: “diventa ciò che sei” di Nietzsche, ovvero realizza il tuo vero Sé, vivi con autenticità, certo non è un suggerimento di diventare chissà chi. La realizzazione del Sè (l’autorealizzazione) è presagita dall’inconscio con immagini iniziatiche e mistiche che sono solo simboli di sanità. Se il soggetto immagina di essere esaltato a ruoli di grandezza mistica invece di liberarsi ed emanciparsi dall’ego per vivere in autenticità spontanea, può invece cadere in un’illusione maniacale narcisistica.
Per trovare sé stessi non c’è bisogno di immaginarie iniziazioni in monasteri segreti, né si deve diventare differenti e “spirituali”.
Si tratta della folgorante scoperta dell’illusorietà dell’io fenomenico separato dal Sé trascendente da cui emerge, che è risvegli e liberazione da pensieri e illusioni. Ci si accorge semplicemente che siamo già e da sempre ciò che cercavamo… Non cambiamo il nostro comportamento esteriore, ma non siamo più “divisi”. I conflitti io/altro, mente/corpo, coscienza/natura, son dissolti nella pienezza… Uno stato che “intender non lo può chi non lo prova”. Il risveglio si rivela una realtà assolutamente differente dall’idea che comunemente si immagina. Non assomiglia per nulla a quanto pensavamo dell’illuminazione. Non c’è nessuno che si illumini, piuttosto si dissolve il cercatore dell’illuminazione.
È la chiara percezione della realtà, senza il filtro del pensiero condizionante dall’egocentrismo. In un certo senso si potrebbe dire che non succede nulla, che non cambia proprio nulla eppure è finita la lotta, è finita la ricerca, fine del conflitto e dell’insoddisfazione. Si è dissolta la paura della morte e l’attaccamento al mutevole divenire, senza né controllo né abbandono, si vive con spontanea autenticità. Non c’è bisogno che di alcun riconoscimento da parte di nessuno, perché si vive in una straordinaria semplicità e chiarezza, senza bisogno di sostenere nessuna parte e ruolo se in naturale semplicità… Fluire con la vita perché siamo la Vita e non separati da essa, offre una straordinaria sensazione di libertà e pienezza. Al contrario chi si esalta posseduto dall’idea di incarnare il personaggio del risvegliato o del prescelto, ricade ancor più nel dualismo e in nevrosi narcisistiche. Il principale danno all’integrità dell’individuo che fraintende il messaggio spirituale è l’autoinganno che impedisce di ragionare con chiarezza in una paralisi dell’intelligenza. Per questo molti rifiutano di avvicinarsi ad argomenti metafisici, che anche la persona istruita le guarda con sospetto nel dubbio nascondano irrazionalità e follia. La ricerca di sé, invero, è un cammino difficile, ma, se da un lato possiamo vedere nel mondo la decadenza e il nichilismo, dall’altro vediamo sorgere l’alba di una nuova coscienza e un’emergente rinascita spirituale. Ed è proprio in questi tempi di rapida trasformazione che la realizzazione di sé diventa una necessità, e la sola guida sicura la troviamo nella riscoperta della saggezza perenne che nasce dalla pace mentale e dal risveglio del cuore.

FilippoFalzoni Gallerani, Milano 2019

27 agosto 1946 Mircea Eliade esule a Parigi scrive nel diario:
Penso di essere il solo a poter superare gli insuccessi a catena, le sofferenze, le malinconie, la disperazione, nel momento in cui, con uno sforzo di lucidità e di volontà, capisco che rappresentano, nel senso concreto, immediato del termine, una discesa agli Inferi. Appena uno “capisce” che sta realizzando questo smarrimento labirintico negli Inferi, sente di nuovo, decuplicate, quelle forze spirituali che credeva di aver perduto da lungo tempo. In quell’istante, ogni sofferenza diventa una “prova” iniziatica.

Bibliografia:

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Falzoni-Gallerani F.: L’Io Trasparente, 2 vol. edizione privata. Milano 2005
Falzoni-Gallerani F.: La saggezza non dualista. edizione privata, Milano 2009
Kingsley P.: Nei luoghi oscuri della saggezza”, Marco Tropea Editore, Milano 2001,
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Hillman J.: Il lamento dei morti, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino, 2014
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Hillman J.: Il Codice dell’Anima, Edizioni Adelphi Milano 1997
Hillman J.: Il Mito dell’Analisi, Edizioni Adelphi Milano 1979
Hillman J.: Il Sogno ed il Mondo Infero, Edizioni il Saggiatore Milano 1988
Hillman J.: Le Storie che Curano, Cortina Editore Milano 1984
Hillman J.: Re-visione della Psicologia, Edizioni Adelphi Milano 1983
Hillman J.: Saggio su Pan, Edizioni Adelphi Milano 1977
Hillman J.: Trame Perdute, Cortina Editore Milano 1985
Horvath Gabriela D.: Shakespeare. Ermetismo, mistica, magia, Biblioteca studi Inglesi e Edizioni di storia e letteratura Roma 2003
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Jung C.G.: Psicologia e Religione, Editore Boringhieri Torino 1979
Jung C.G.: Mysterium Coniuctionis, Editore Boringhieri Torino 1990
Jung C.G. Lo Zarathustra di Nietzsche, tre volumi Editore Boringhieri Torino, 2011
Jung C.G.: Aion Ricerche sul Simbolismo del Sé, due vol. Editore Boringhieri Torino 1982
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Zolla E., Marchianò G.: Filosofia perenne e mente naturale, Edizioni Marsilio, 2013

Risveglio e Liberazione

Risveglio e Liberazione

Nei miei scritti affronto il tema del Risveglio e della Liberazione, cerco di descrivere la realizzazione di sé cui mira la Psicologia Transpersonale. Ma è difficile trovare parole per indicare l’illuminante presa di coscienza che libera dagli inganni mentali. Le basi filosofiche di quest’area di confine tra Psicologia e Spiritualità sono in gran parte una reinterpretazione moderna di classici dell’Oriente e della Filosofia Perenne. Si tratta d’intuizioni profonde, frutto delle esperienze di maestri e di saggi che hanno dedicato la vita alla ricerca interiore. Tali insegnamenti paiono paradossali poiché superano i limiti della prospettiva dualista del pensiero lineare, ma si possono cogliere come verità auto-evidenti appena la mente tace non condizionata da alcuna precedente teoria o conoscenza.
Nel mio lavoro condivido le mie esperienze in questo campo e uso tecniche di respirazione come supporto all’autoindagine e come catalizzatore degli stati di coscienza transpersonali che conducono all’insight. Tuttavia affrontando il tema dell’autoconoscenza e della liberazione, argomento che ha impegnato nei secoli mistici e filosofi, so bene che non esiste alcun metodo che può trasformare come per magia l’individuo e portarlo al risveglio. Le abitudini mentali, gli atteggiamenti acquisiti, le ferite dell’infanzia, aspetti del carattere e del temperamento ecc. condizionano gli individui tanto che molti danno per scontato che non ci sia modo di cambiare. Ma, aspettando che le cose vadano meglio in futuro e che la felicità ci venga dall’esterno, si ripeteranno gli stessi errori e si vivrà invano.
Ciò che mi spinge a scrivere è il desiderio di comunicare che non è poi così difficile fare un salto nella coscienza non concettuale e ritrovare sé stessi. Chiunque si applichi seriamente può comprendere gli insegnamenti più profondi che conducono alla libertà interiore, all’equilibrio e a cogliere nel qui e ora la bellezza del vivere. Nella confusione generale della mente collettiva molti si stanno svegliando. Nonostante gli ostacoli che si frappongono, la liberazione è alla portata di chi è sincero con sé stesso e la respirazione è un supporto molto rapido e potente per attingere all’intelligenza intuitiva che rivela l’inesprimibile.  In questa ricerca ciò che conta è l’aver riconosciuto la meschinità dell’ego e i limiti del pensiero, e prender atto che usare la mente per risolvere i problemi che la mente stessa ha creato è inutile e frustrante. L’ascolto delle profondità della psiche, oltre la rete delle parole, ci mostra il Vuoto da cui emerge il divenire e apre spiragli sullo Spirito immanente-trascendente. E’ facile arrendersi alla Vita quando si ha fiducia che l’energia che ci anima ci condurrà a diventare consapevoli della luminosa presenza impersonale, che in noi è come uno specchio limpido a monte delle percezioni.
Questa consapevolezza dell’essenza impersonale ci permette di vivere in spontaneità armonica ciò che siamo nel continuo infinito presente. Rende liberi perché è la fine del conflitto delle contraddittorie istanze della mente e una fonte inesauribile di rinnovata energia e chiarezza. Riconnettersi al Sé, nella pienezza dell’integrazione degli opposti, significa affrontare l’ombra e l’ignoto e morire a sé stessi. Ciò che muore è l’io-immagine la cui morte porta alla rinascita e alla vera libertà. Come gli uccelli nascono prima come uovo e solo dopo aver rotto l’uovo possono prendere il volo, la seconda nascita dell’uomo è come l’uscire dall’uovo dell’egotismo. Ciò che muore nel processo di disidentificazione è solo l’illusione imprigionante della separazione.
Le filosofie e le tecniche di autoconoscenza dell’Asia non sono di facile comprensione per la mente occidentale e inoltre sono spesso deformate da una prospettiva egoica che distorce gli insegnamenti essenziali. Nonostante la Conoscenza sia a disposizione da secoli, l’umanità sembra prigioniera della sofferenza prodotta dall’ignoranza di sé. Tuttavia l’intelligenza della Natura offre soluzioni opportune per le cicliche crisi che l’umanità affronta, offrendo nuove prospettive alla coscienza che trasformano l’individuo che si connette al sentire dell’anima e del cuore. Ma non si è in grado di comprendere sino a che si è attaccati ai condizionamenti culturali che sono solo le ombre sul fondo della caverna di Platone. Tuttavia se rivolgiamo l’attenzione all’autoindagine liberi da pregiudizio, come se guardassimo per la prima volta il mondo interiore, possiamo trovare ciò che, senza saperlo, abbiamo sempre cercato.
In questi tempi di diffuso nichilismo e alienazione, molti individui per reazione sono spinti a trovare sé stessi e a percepire la prospettiva cosmica del sé e sono pronti per la nuova coscienza. Apparentemente le religioni di Stato hanno deluso i credenti e gli ideali illuministici della Ragione hanno prodotto uno sviluppo tecnico che ha portato il mondo sull’orlo dell’autodistruzione. Ma l’apocalisse che molti temono può essere invece il travaglio del parto di una seconda nascita. Stiamo assistendo al tramonto di un’epoca e vediamo il sorgere di una nuova Coscienza transegoica ed ecologica, che conduce l’uomo a un più alto livello evolutivo.

Filippo Falzoni Gallerani, Milano, Maggio 2017

Efficacia delle pratiche esperienziali

Le più potenti pratiche esperienziali, per quanto efficaci, non possono essere la panacea dei problemi umani. Qualunque metodo funziona soltanto se applicato correttamente. In questo brano cerco di chiarire il motivo che determina la liberazione o l’autoinganno.

Le tecniche di respirazione sono il metodo naturale più efficace per la soluzione dell’ansia e di molti disturbi. Sciogliere i blocchi della corazza psicosomatica e ottenere una respirazione libera e naturale è d’importanza cruciale per la salute olistica. Non mi soffermo sugli aspetti propriamente terapeutici che ho già trattato in molti scritti e sui quali c’è già un’ampia letteratura. Oltre alla risoluzione dei disturbi psicofisici, queste tecniche possono aprire alla conoscenza di Sé ed è questo l’aspetto più importante per l’autorealizzazione. Nell’uomo, infatti, è innato un anelito alla libertà interiore e alla conoscenza. L’uomo una volta che ha soddisfatto i bisogni primari, ha più che mai necessità di dare senso Siamo immersi nella realtà dello Spirito, ma non lo vediamo perché lo Spirito stesso è substrato e testimone della realtà.
Di fronte al problema della morte e del non essere che lo attende, ha bisogno di trovare ciò che in lui non è nato né muore per affrontare con coraggio il vivere ed esprimere in spontaneità il suo potenziale. Per entrare in sintonia con la vita e con la morte e
coglierne il senso è necessaria una profonda ricerca interiore. Poiché è la conoscenza della natura universale del Sé che libera dalla sofferenza e recide alla base le radici della paura.
L’ego insegue esperienze piacevoli che non possono durare, mentre il Sé testimonia la natura profonda dell’Essere. Per questo non c’è tecnica, anche tra le più efficaci, con cui si possa risolvere il mal di vivere se il praticante non ha compreso con quale prospettiva impostare la ricerca. Qualunque metodo funziona solo se è applicato nel modo giusto e per far buon uso delle tecniche esperienziali bisogna avere la giusta prospettiva e soprattutto evitare l’autosuggestione e gli inganni dell’ego che confondono anche i ricercatori avanzati. 
Tecniche di respirazione intensa come il Rebirthing Transpersonale o la Respirazione Olotropica di Stanislav Grof, praticate con l’atteggiamento opportuno, sono straordinariamente efficaci per esplorare sé stessi, per catarsi liberatorie, per l’autoguarigione e il risveglio tanto che spesso poche sedute sono sufficienti per realizzare una stabile chiarezza e serenità interiore. Tuttavia se non si è stati istruiti correttamente e si dirige l’esperienza secondo delle aspettative preconcette, la stessa pratica diventa una via di fuga e un autoinganno anziché un’espansione della consapevolezza. Il medesimo metodo che può rapidamente condurre al risveglio, se è mal applicato, può amplificare l’egotismo. Questo vale anche per la meditazione e le pratiche psicospirituali in genere. Come dice Elémire Zolla: “Ciò che s’impara dipende dal perché si vuole imparare”, e naturalmente c’è un’enorme differenza tra il cercare esperienze gratificanti e il cercare “colui che sta cercando”.
E’ necessaria totale sincerità con sé stessi, il coraggio di stare con le sensazioni e accogliere l’ombra e l’ignoto. La conoscenza del Sé è elusiva, poiché è oltre la mente e riguarda uno Stato dell’Essere e non un pensiero. Il Sé (o consapevolezza impersonale) è un abisso che contiene l’universo, fa paura perché è la morte dell’ego. Il mondo è dentro di noi ma noi immaginiamo di essere in lui. Il risveglio è un ribaltamento di questa prospettiva in cui sperimentiamo l’identificazione con il Tutto.

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei

I saggi insegnano che il corpo-mente con cui l’uomo s’identifica è solo un oggetto, che appare e scompare nel Sé che è consapevolezza senza confini, ed è il nostro vero essere profondo. Ciò che è mutevole e temporaneo non è reale, mentre la Consapevolezza è oltre il tempo e lo spazio, è la Realtà che non muta, il substrato di ogni altra realtà. La tecnica di respirazione in sé è semplicissima e intuitiva, tuttavia l’intuizione rivelatrice del risveglio non può essere di facile portata senza la giusta predisposizione. Come ho detto, sono necessarie indicazioni corrette e l’atteggiamento opportuno. Per trarne benefici profondi è basilare dirigere l’attenzione oltre il piano mentale, al sentire immediato senza alternative, perché è da questa prospettiva transegoica della consapevolezza che il respiro può condurre alle dimensioni più profonde della coscienza dove si risolve definitivamente il problema dell’ansia e del timore.
L’ansia è un disturbo talmente diffuso che per le persone “normali” la serenità e la chiarezza mentale sono una condizione rara e passeggera. Siamo in un’epoca in cui l’alienazione è una patologia endemica. Per spiegare questa condizione di separazione dal proprio sé dell’uomo contemporaneo trovo appropriata la nota metafora della carrozza con cavalli, auriga e padrone all’interno, a indicare i piani fisico (la struttura della carrozza), vitale (i cavalli), mentale (il nocchiere) e spirituale (il padrone all’interno).
Se la mente (il nocchiere) non è in contatto con il signore che siede all’interno della carrozza (il Sé transpersonale) i cavalli (l’energia vitale) non vanno dove dovrebbero. Se la mente è confusa, cioè il nocchiere è vittima di illusioni e conflitti interiori, è probabile che ci siano incidenti di percorso e che il corpo subisca dei danni. Quando si è perduto contatto con il Sé il viaggio è insicuro, non ha direzione e scopo e una vita priva di senso è deprimente.
Il “Sé” ovviamente non è un individuo superiore latente in noi; è piuttosto l’intelligenza intrinseca della natura che governa la danza degli atomi e delle molecole. E’ il mistero della consapevolezza: il testimone della sensazione di Essere. Qualcosa che il pensiero non può afferrare perché è a monte del pensiero stesso.
La metafora della carrozza è molto antica, Platone nel Fedro descrive una carrozza tirata da due cavalli, uno bianco e uno nero, che rappresentano forze opposte. Se l’auriga è in contatto con l’Iperuranio (mondo delle idee, al di là del cielo) il cavallo bianco lo conduce verso l’alto. Se l’auriga non è in grado di contemplare il mondo superiore, il cavallo nero prevarrà su quello bianco e lo trascinerà fuori strada verso il basso.
Nella Bhagavad Gita, Krishna (il Sé) guida il carro su cui combatte il trepidante Arjuna (l’io) e lo sprona ad affrontare con coraggio la battaglia agendo secondo quanto il momento richiede. Non entro qui nel magnifico e illuminante capolavoro della Filosofia indiana che è un tema troppo vasto e profondo per essere trattato in poche righe, ma voglio ricordare che i maestri insegnano che Yoga è Coraggio e il termine coraggio deriva da cuore, cioè suggerisce l’azione ispirata dal cuore e non dalla mente. Il Sé, dicono i saggi, risiede nel cuore.

Il coraggio di vedere le cose come sono

Le forme popolari delle religioni rinforzano l’idea che la guida sia fuori di noi, ma è in noi che dobbiamo trovare la guida poiché l’aderire a una fede e dipendere da autorità esterne inibisce la ricerca della verità. D’altra parte il razionalismo e la prospettiva egocentrica condivisa evitano con cura di avvicinarsi all’ignoto e a tutto ciò che non può spiegare e ridurre in parole e pensieri. Di certo l’autoindagine è scoraggiata in una società materialista, dominata da interessi economici disumanizzanti, prigioniera di una visione ristretta, impegnata in uno sviluppo tecnologico che non ha riguardo per la natura e i valori umani.
L’uomo che ha perduto il contatto con sé stesso, cerca nel pensiero una guida, si aggrappa a mappe obsolete o si conforma alla massa e segue altri che sono sperduti come lui. Non sapendo ascoltare il Sé profondo, egli cerca nella mente una soluzione al senso di smarrimento che la mente stessa ha creato. Solo quando egli riconosce la sua impotenza e sa di non sapere e quindi si arrende alla realtà, può iniziare a sentire l’ispirazione e l’intuizione che sono la sola guida sicura.
Solo se la mente è serena può arrendersi al Sé impersonale che è vita-morte, essere e non essere, nella spontaneità dell’attimo, mentre l’intelletto svolge le funzioni che gli competono senza interferire. La presenza senza alternative di fronte alla realtà di una mente libera da condizionamenti è la fine del divenire e dell’ansia. Ma non è una condizione comune perché le parole tutti possono ripeterle, mentre vedere con chiarezza la realtà e realizzare nel vissuto ciò che si è compreso è cosa totalmente diversa, come sentire il silenzio dietro a ogni suono…

La guida interiore non si trova nel campo del pensiero

Riconoscere il nostro vero Essere, ritrovare spontaneità e pienezza non è affare che il pensiero possa risolvere, è necessario aver avuto accesso a uno stato di coscienza non ordinario per superare l’identificazione con la mente. La respirazione intensa è un metodo rapido e privo di controindicazioni per entrare in contatto con queste dimensioni esperienziali che la mente e il pensiero non possono raggiungere. Yoga è la fine delle fluttuazioni della mente. Solo quando il lago è perfettamente calmo la sua superficie riflette senza deformazioni. Ma abbiamo visto che la mente non può calmare la mente anzi, quando cerca di calmarla si agita anche di più perché si dissocia da sé stessa. 
Attraverso il respiro possiamo andare oltre la mente e trovare la sorgente dell’Io Sono e immergerci nel Sé, l’Invisibile, l’Impensabile, privo di attributi, che permea ogni cosa. Una volta che attraverso la respirazione si è in contatto con il Sé e si riconosce la natura dell’ego, si è in armonia con la Vita e liberi dall’ansia e dalla paura. Direi meglio: non si ha paura della paura e non si è ansiosi di fronte all’ansia, perché non si tratta di liberazione nell’indifferenza, ma di vivere con pienezza e partecipare alle gioie e ai dolori come a una rappresentazione, integrando gli opposti nell’Unità e arrendendoci al potere del Sé che ci agisce. Così la vita sarà sempre una continua esperienza di crescita interiore e non più un problema da risolvere.

Filippo Falzoni Gallerani, Milano

Sri Nisargadatta Maharaj: “Ciò che può essere descritto dall’intelletto fa parte del conosciuto, che non può aver nulla a che fare con la Realtà”.

Piccola bibliografia sulla respirazione

Grof, S. Grof, C.: Emergenza Spirituale (la Crisi Personale come Rinnovamento Profondo), Edizioni RED, Como 1993
Grof, S, Grof C.: La Tempestosa Ricerca di Sé Stessi, Edizioni RED, Como 1995
Grof S, Grof C.: La Mente Olotropica (La Respirazione Olotropica per giungere ai livelli più profondi della psiche) Ediz. RED, Como 1996
Grof, S.: Il Gioco Cosmico della Mente, Ediz. RED, Como, 2000
Grof S, Grof C.: Psicologia del Futuro, Ediz. RED, Como, 2001
Falzoni-Gallerani F.: Il Respiro dell’Anima, Ediz. Armenia, 1991,
cartaceo e eBook: https://filippofalzoni.com/pubblicazioni/
Falzoni-Gallerani F.: Rebirthing Transpersonale, Ediz. Rusconi, 1996
cartaceo e eBook: https://filippofalzoni.com/pubblicazioni/
Falzoni-Gallerani F.: L’Io Trasparente, 2 vol. Ediz. privata, Milano 2005
Falzoni-Gallerani F.: La Saggezza non Dualista. Ediz. privata, Milano 2009

Stress: ansia e depressione

La tecnica della respirazione intensa non solo può condurre a profondi insight, ma è in primo luogo efficace per la soluzione di disturbi come l’ansia e la depressione.

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 Lo stress e la corazza psicosomatica

Lo stress è un problema di grande rilievo per l’uomo moderno che vive lontano dall’armonia dei ritmi naturali. Lo stress è una delle prime cause di tensione che inibisce la mobilità toracica e il diaframma, muscolo preposto al respiro. Il corpo reagisce a stimoli spiacevoli irrigidendosi e ripetute sensazioni sgradevoli inducono una tensione che col tempo può assumere caratteristiche di cronicità e innescare disturbi di diverso tipo. Questo meccanismo inoltre tende ad auto-rinforzarsi: “sto male perché sono teso e sono teso perché sto male”. Non ce ne rendiamo conto ma quando siamo irrequieti respiriamo meno profondamente e, di conseguenza, il ph del sangue è più acido per eccesso di anidride carbonica e abbiamo meno energia e vitalità. Allo stesso modo una respirazione irregolare, che alterna ipoventilazione e iperventilazione, produce sbalzi di umore e instabilità.

L’ansia è un disturbo sempre più diffuso tra coloro che sono vittime dello stress e lo stesso vale per molte forme di depressione che spesso accompagnano l’ansia. Recentissimi studi scientifici hanno confermato i gravi danni prodotti dallo stress tra i quali la vasocostrizione e i conseguenti disturbi cardiovascolari, la diminuzione delle difese immunitarie, ecc. Secondo questi studi, però, i soggetti che sanno affrontare coraggiosamente le situazioni stressanti sono immuni da danni e anzi possono persino trarne dei benefici… (Vedi articolo: “Lo stress che fa bene”).

Il respiro è il legame più diretto con l’energia vitale

Un respiro irregolare e incompleto condiziona l’equilibrio neurofisiologico e, nello stesso tempo, i conflitti interiori influenzano la respirazione. Inconsapevolmente si trattiene il respiro per controllare le emozioni, ma così facendo cadiamo nell’apatia e siamo interiormente sconnessi. Se non si affrontano, vivendole direttamente, le tensioni rimosse con il tempo il disturbo invece di svanire si rinforza, perché quando si respira poco ci si sente scarichi e vulnerabili, ma quando si cerca di respirare più intensamente, insorgono l’ansia e la paura di perdere il controllo con sensazioni di alterazione che non comprendiamo che nelle forme più acute diventano veri e propri attacchi di panico. Questo è spesso alla base dell’alternarsi di stati d’ansietà e di depressione in soggetti altresì sani, che non hanno problemi tali da giustificare questo malessere esistenziale. A volte è sufficiente un eccessivo autocontrollo emotivo per inibire la respirazione, aprendo la strada a disturbi di varia natura. Tra i disturbi fisici sono comuni: senso d’oppressione toracica, di mancanza d’aria, dolori di schiena o cervicali, nodo alla gola, pesantezza, abbassamento della libido, ecc. Tra i disturbi dell’umore i più comuni: disturbi del sonno e della concentrazione, insicurezza, paure ingiustificate, pensieri circolari, ecc. Abituati a respirare poco, tenderemo a evitare una respirazione normale per inconscio timore di far riemergere le emozioni represse.

Per liberarcene è fondamentale affrontare esperienzialmente con il respiro queste emozioni nel contesto protetto della seduta. La catarsi, che a volte si manifesta in un pianto di pochi minuti, si rivela generalmente molto più efficace di lunghe terapie verbali o farmacologiche, e conduce a un profondo senso di benessere e di rilassamento che permette di osservare i problemi del vivere quotidiano dalla giusta prospettiva. Come ho detto, analizzare i motivi psicologici di questi malesseri non serve, perché finché si respira male si vive male, mentre quando si è liberata la respirazione e con essa le tensioni, i problemi psicologici si dissolvono in una mente serena che ci permette di reagire con spontanea creatività alle situazioni.

La respirazione ci mette in contatto con l’energia e con la psiche profonda, dalle quali scaturiscono le risorse della guarigione e del benessere. Senza bisogno di tranquillanti con un metodo naturale e privo di controindicazioni si può ritrovare il funzionamento armonico di psiche e soma e manifestare le potenzialità dell’intelligenza intuitiva.

In sintesi

1)         Lo stress può causare irrigidimento e squilibri della respirazione
2)         Una cattiva respirazione predispone a molti disturbi
3)     Poche sessioni modificano radicalmente il rapporto con lo stress e permettono di scaricare le tensioni
4)        La respirazione intensa, opportunamente applicata, è priva di controindicazioni ed è il modo più diretto per risolvere rapidamente i problemi associati allo stress.

Filippo Falzoni Gallerani

 

Pericoli e tranelli del cammino spirituale

con CapraCon Fritjof Capra autore del “Tao della Fisica”

La comprensione intellettuale delle parole di saggezza dei maestri come astrazione concettuale non conduce da nessuna parte, poiché l’insegnamento va vissuto e rinnovato in ogni istante. Per incarnare ciò che abbiamo capito dobbiamo andare oltre al pensiero e viverne la realtà.
Come insegnano i saggi d’ogni tempo, la vita dell’uomo nella condizione mondana ordinaria è “un’illusione senza significato che produce frustrazione e noia”. Il male che più affligge l’uomo è un senso d’insoddisfazione e di mancanza d’amore per la vita. Gli individui che vivono questo stato di alienazione dalla propria essenza sono vittime di conflitti interiori e con gli altri. Tuttavia evitano di cercare la radice dei problemi e trovano invece mille modi per fuggire la realtà, a volte anche in dimensioni spirituali create dalla mente che non hanno nulla a che fare con lo Spirito.
La confusione individuale riflessa nella storia collettiva si manifesta nel continuo susseguirsi di sanguinari conflitti tra etnie, popoli e nazioni e molto spesso in nome di Dio.
Lo sviluppo del pensiero razionale e le grandi conquiste scientifiche e tecniche dell’era moderna non hanno risolto il problema della violenza e dello smarrimento dell’uomo. Neppure hanno insegnato ad agire come in una grande famiglia in cui se ci s’aiuta reciprocamente c’è benessere per tutti.
Parlare di pace mondiale pare un’ennesima illusione utopistica, un sogno che l’umanità così com’è non potrà mai realizzare. Fino a che gli individui continuano a proiettare l’ombra sull’altro e si lasciano pilotare da politici corrotti e incapaci, che la loro stessa passività e irresponsabilità ha prodotto, la situazione non potrà migliorare.
Nello stato egocentrico e confuso in cui ognuno combatte per i suoi interessi è difficile sperare nella pace planetaria. Le nazioni si comportano in geopolitica come parenti che bisticciano per un’eredità mettendo in campo pressioni di ogni genere per ottenere il massimo per sé. E’ già molto difficile capire cosa sia la cosa più giusta e coerente da fare ma se ognuno cerca a priori solo il suo interesse è ovvio che i conflitti sono inevitabili. Le dinamiche internazionali sono di certo estremamente più complesse di un’eredità familiare, ma la prima causa delle dinamiche distruttive è sempre la visione parziale ed egoista della mente divisa.

Le parole dei Maestri

La specie umana tra milioni d’individui occasionalmente produce dei saggi, dei risvegliati o Maestri che svelano gli inganni della mente e indicano la via della liberazione. Non si rivolgono alle masse che non potrebbero comprenderli ma ai ricercatori più avanzati. Suggeriscono un’emancipazione e una trascendenza di sé che non sono fuga dal mondo bensì armonia con il presente.
Solo di recente persino la Scienza è giunta a una visione unitaria di Psiche e Materia e ipotizza un Multiverso olografico la cui essenza immateriale pare una coscienza cosmica che si auto-crea come nel sogno.  Fritjof Capra nel famoso volume “il Tao della Fisica” già nel 1975 sottolineava in modo brillante e profondo questa sorprendente relazione.
Con parole diverse tutti i veri Maestri insegnano che non siamo individui separati, ma siamo la Coscienza senza forma non separata dal Tutto che, dimentica di sé, si è identificata con il corpo-mente. Ci siamo identificati con immagini mentali e oggetti creati dal pensiero e viviamo nella maya che ci allontana dalla vera vita. Ma anche queste parole, se non cerchiamo di penetrarne il significato con autentica introspezione, non significano nulla.
I Maestri invitano a riconoscere la nostra vera natura, il testimone impersonale, indiviso e onnipervadente, che è ciò che ci rende coscienti, l’osservatore dello scorrere di queste righe.
I Maestri suggeriscono di scartare l’illusione che fa credere di essere un agente indipendente e per questo il surrender, cioè la resa a un potere che trascende la persona, è un prerequisito essenziale. L’accettazione di “ciò che è” senza il conflitto con “ciò che dovrebbe essere” è il solo modo di percepire la realtà con chiarezza sufficiente da permetterne la trasformazione.
Il messaggio è stato ripetuto in mille modi dai Maestri di ogni tempo, ed è oggi persino confermato dalla Scienza, tuttavia pare proprio che pochissimi colgano il messaggio tanto che ogni generazione ripete gli errori della precedente. Così i conflitti non hanno fine e le parole dei saggi sono ridotte ad astrazioni fuori portata che nessuno cerca di applicare al proprio vivere.

Pericoli e tranelli

Ciò che colpisce non è il fatto che la maggioranza delle persone preferisca la partita di calcio alla pratica dell’autoindagine, la TV alla riflessione sulle parole di Ramana Maharshi o di Krishnamurti, che è una cosa naturale e inevitabile nel contesto culturale umano nel suo insieme. Ciò che sconcerta è il fatto che questi insegnamenti siano profondamente distorti proprio dalla maggioranza di coloro che si professano esperti se non veri e propri maestri. Ciò dimostra che perseguire una ricerca spirituale può condurre ad un ingigantirsi dell’ego e del senso di separazione piuttosto che all’auspicata armonia.
Pochi cercano nella giusta direzione ovvero indagano sulla natura del cercatore stesso mentre solo così si va oltre alle narcisistiche immagini di sé che il pensiero crea. Purtroppo anche tra coloro che cercano nella giusta direzione, davvero pochi evitano l’errore della falsa prospettiva poiché la massa della società la condivide come normalità. La prospettiva egocentrica si maschera in mille modi ed ecco cosa succede in molti casi.
Chi è attratto dalla ricerca spirituale dopo aver superato le fasi giovanili del pensiero magico e compreso i limiti delle dottrine e dei metodi indirizzati al sostegno dell’io e all’automiglioramento, alfine comprende che sta cercando il cercatore, che cerca se stesso. Allora è maturo per avvicinarsi all’autoindagine dell’Advaita e legge con passione Krishnamurti o Nisargadatta Maharaj e ha un’intuizione sull’unità della coscienza che i Maestri comunicano.
Nel momento in cui comprende, vive un momento di luce e serenità mai provati prima di una qualità del tutto diversa e superiore ai “piaceri” conosciuti. Ha fatto un momentaneo balzo oltre la mente condizionata che gli ha offerto la percezione dello splendore della Realtà oltre il pensiero.
Ma a questo punto, invece di coltivare quello stato oltre la mente, che si manifesta nel momento in cui l’identificazione con l’io-persona scompare, s’immagina di nuovo di essere un individuo, ora un po’ più speciale, grazie a quel momento di luce che intanto se ne è andato.
Dopo momentanee esperienze di questo tipo molti son già pronti a indossare un nuovo personaggio con l’aura del maestro. Così non si lascia il falso io per entrare nella Coscienza non divisa, ma per indossare le fogge di un io assai più tenace, che è sempre pronto a dar consigli e insegnamenti anche a chi non glieli chiede, non vedendo che è a se stesso che dovrebbero essere applicati, l’io che si considera possessore della conoscenza già così la contraddice.
Poiché la coscienza di gregge è accompagnata dalla speranza di trovare pastori che conducano alla verità senza che ci si prenda la briga di trovarla, appena s’indossa la maschera del maestro presto si trovano persone ben contente di poterci vedere come guida spirituale e che nel tempo si sforzeranno di crederlo per timore di non aver più una guida.
Anche se abbiamo avuto profonde intuizioni, basta un attimo per ricadere nelle identificazioni con le nuove maschere che l’ego crea per darsi importanza. E’ difficile mantenere la consapevolezza lasciando morire a ogni istante ogni falsa identificazione. Per questo si dice “mente Zen, mente di principiante” poiché il risveglio è un continuo rinnovarsi, un fluire che non lascia impronte.
E’ necessario un radicale cambiamento della prospettiva per poter ascoltare e comprendere senza il filtro dell’egocentrismo che riduce ai propri parametri ciò che non può contenere e sono necessarie una grande energia e lucidità per non confondere le nostre fantasie non-dualiste con la realtà obiettiva dell’Unità della coscienza e del suo contenuto nel vissuto d’ogni istante.
Un atteggiamento senza né attaccamento né abbandono per la logica convenzionale è una contraddizione, mentre è un’esperienza autoevidente nell’attenzione senza alternative insegnata dai saggi. “Osservare senza l’osservatore” sembra un concetto astruso, ma come esperienza è uno stato di presenza mentale che si manifesta spontaneo quando siamo nel qui e ora liberi dal pensiero come quando ci s’immerge nella musica e nel respiro.
La nostra vera realtà come puro Essere, non nato perché oltre lo spazio e il tempo, Testimone senza forma dei diversi stati di sonno, sogno e veglia, è una realtà autoevidente quando sono dissolte le false identificazioni con il corpo e il personaggio.
Ma i ricercatori spirituali hanno più difficoltà di altri a fare questo passaggio perché sono molto attaccati al loro ruolo di ricercatori che si dissolverebbe quando, superate le apparenze, ci si rendesse conto che siamo già la coscienza/consapevolezza che cercavamo.

Cercare colui che sta cercando

Le parole dei maestri possono toccare chi già è pronto, ma non inducono alcun cambiamento se non c’è un particolare stato di ricettività e apertura mentale. Nessuno può sostituirsi a noi nel riconoscimento del nostro vero essere e alfine ci si confronta col fatto che non bastano neppure le esperienze profonde perché anch’esse sono passeggere.
Leggere o ascoltare parole di saggezza infatti raramente modifica lo stato di coscienza e senza una particolare apertura e recettività è impossibile cogliere ciò che si rivela solo con un sentire profondo che implica passione e energia. Per entrare in questa consapevolezza non concettuale e immediata esistono particolari tecniche esperienziali che coinvolgono il corpo, la mente e la coscienza come ad esempio quella del Rebirthing Transpersonale che è un metodo specifico per ritrovare l’Unità interiore e l’integrazione.

Filippo Falzoni Gallerani, Milano, dicembre 2015

Lo stress che fa bene…

Il Rebirthing Transpersonale permette di trasformare il modo in cui reagiamo allo stress, non solo di evitarne gli effetti distruttivi, ma addirittura di trarne beneficio. Questi recentissimi studi spiegano il meccanismo neuro-fisiologico degli effetti positivi del “coraggio” di stare con le sensazioni.

La  dottoressa Kelly McGonigal ha svolto una vastissima ricerca scientifica sullo stress e i suoi effetti. I risultati delle sue ricerche sono rivoluzionari e per me sono particolarmente interessanti perché confermano le esperienze empiriche con l’iperventilazione e chiariscono alcuni meccanismi neuro-psicologici indotti dalle sedute di Rebirthing Transpersonale. Questi studi esaminano un aspetto fondamentale delle sessioni esperienziali più intense. Queste recenti scoperte dimostrano che lo stress non sempre è dannoso, come si è universalmente creduto, ma addirittura ha effetti benefici se ci poniamo nel modo opportuno di fronte ad esso. Questo è evidente osservando i benefici effetti dei momenti di catarsi che il soggetto sperimenta quando durante una seduta rivive un trauma passato.
Da uno studio su 30.000 soggetti osservati per otto anni, è emerso che lunghi periodi di stress (problemi economici, di lavoro, problemi familiari e affettivi) non hanno alcun effetto negativo sulla salute degli individui che ne accettano i sintomi, mentre provocano disturbi nefasti su quelli che cercano di evitarli giudicandoli negativi. Coloro che considerano l’aumento del ritmo respiratorio e cardiaco una spontanea energicizzazione dell’organismo e accolgono queste sensazioni senza timore, ne traggono beneficio a diversi livelli, sia sul piano sia organico sia psicologico e persino spirituale.
Sappiamo che lo stress generalmente abbassa le difese immunitarie. Inoltre è una delle principali cause dei disturbi cardiovascolari che possono portare a mortalità prematura. Lo scorso anno per patologie cardiache hanno perso la vita negli Stati Uniti circa 600.000 persone, più che per il cancro e che per ogni altra malattia. Lo stress notoriamente provoca vasocostrizione e la vasocostrizione, a lungo andare, produce gravi danni e predisposizione a una gran varietà di disturbi. Si è scoperto però che nei soggetti che affrontano positivamente lo stress, non solo la vasocontrizione non ha luogo, bensì si presenta vasodilatazione, e un miglioramento della circolazione sanguigna. Si è constatato che il meccanismo dello stress ha in sé la sorprendente capacità di rafforzare il sistema cardiovascolare quando lo affrontiamo nel modo opportuno. Con sorpresa si è scoperto che i soggetti che reagiscono allo stress in modo positivo vivono meglio e più a lungo di coloro che sono sottoposti a livelli di stress relativamente bassi. Al contrario, le persone che considerano negative le reazioni fisiche dello stress hanno una percentuale di mortalità per problemi cardiaci superiore del 43% rispetto all’altro gruppo.
Quando ci fidiamo del nostro corpo, avviene una straordinaria trasformazione che sovverte le reazioni biologiche rende le persone più sane e felici. Quando reagiamo nel modo giusto, a livello ormonale e neurofisiologico si attivano processi ancor più interessanti. In coloro che affrontano le sensazioni e scelgono di non contrastarle, l’adrenalina e altri neuropeptidi producono quella che la McGonigal chiama “biologia del coraggio” che è la miglior cura dell’ansia. L’aumento di ossitocina invece favorisce l’empatia, la capacità di percepire la sofferenza altrui dimenticando la propria. La McGonigal ci ricorda che l’ossitocina non solo viene rilasciata quando amiamo qualcuno, ma che la sua funzione è anche quella di rafforzare il contatto umano, di mettere a punto gli istinti sociali e rafforzare le relazioni importanti.
Ha scoperto che quest’ormone dello stress rende più compassionevoli e spinge a condividere le emozioni del cuore. Nello stesso tempo, a livello organico, rigenera le cellule e rafforza il cuore. Mi pare interessante che l’Ossitocina sia collegata al travaglio e al parto e credo possa spiegare come la soluzione del trauma della nascita, fenomeno frequente nelle sedute di Rebirthing, sia spesso seguita da esperienze di coscienza oceanica e benessere. Senza sapere di questi effetti dell’ossitocina, in tanti anni d’esperienza ho sempre constatato che i soggetti che resistevano a sensazioni sgradevoli o dolorose durante una seduta, passavano rapidamente a stati estatici e piacevoli appena le accettavano considerandole aspetti del processo di guarigione.
Per questo una delle caratteristiche basilari del Rebirthing Transpersonale è un setting in cui si suggerisce al soggetto che inizia a respirare di accogliere senza timore tutte le sensazioni che si manifestano. Nel libro il “Respiro dell’Anima” (Armenia 1991) scrivevo: “Se, mentre attraversiamo fasi in cui percepiamo sensazioni dolorose, ricordi e pensieri negativi, le guardiamo per quel che sono senza rimuoverle, negarle o drammatizzarle, siamo pronti a una trasformazione naturale e profonda”.

In “Rebirthing Transpersonale” (Rusconi 1996) scrivevo: “È fondamentale impostare la seduta spiegando prima di iniziare la respirazione che le sensazioni che potranno emergere sono da accogliere positivamente, sia quando sono piacevoli come il riso, l’euforia e il benessere, sia quando sono dolorose, come il pianto o il momentaneo affiorare di ansie, emozioni e ricordi spiacevoli. Tutte le manifestazioni sono espressione del processo di liberazione e può accadere che riappaiano, a volte, anche i dolori fisici di traumi dimenticati”.
“Prima che il soggetto inizi la sua prima respirazione, è necessario spiegare con chiarezza in cosa essa consiste con spiegazioni dirette ed esaurienti di questo tenore: La respirazione è una tecnica molto rapida ed efficace, in grado di dispensare esperienze particolarmente intense che è bene affrontare nel modo giusto. Sappiamo che ogni tensione, dispiacere, trauma si ripercuote sul respiro irrigidendolo; quindi, respirando liberamente e profondamente come faremo in questa seduta, e cioè liberando il respiro, è possibile che inizialmente emergano proprio queste tensioni represse e rimosse. È bene che questo accada, le eventuali sensazioni sgradevoli sono benvenute in quanto manifestazioni di qualcosa di cui ti stai liberando. Se hai soppresso un dispiacere profondo, che forse hai anche dimenticato a livello cosciente, respirando è possibile che esso riemerga e che magari ti venga da piangere. È un pianto liberatorio che ti farà bene; poi ti sentirai più leggero e più libero; se ti succede, lascialo sfogare, non controllarti, dirigi il respiro con la volontà, ma lasciati andare alle sensazioni.
Se insorgono stati piacevoli tanto meglio, ma se provi dolore lascia che si manifesti. Ascoltalo, osservalo per quello che è. Di solito la prima seduta è accompagnata principalmente da sensazioni fisiche. È probabile che tu senta formicolio alle mani oppure anestesia o rigidità in alcune parti del corpo. Non considerarli “sintomi” pericolosi, sappi che non c’è alcun pericolo nel respirare, che la pressione e la circolazione non ne vengono alterate. Considera questo formicolio il flusso elettrico del Prana nei tessuti”.

Quante volte mi è capitato di vedere pazienti passare rapidamente da stati dolorosi a momenti di benessere profondo! Quante volte ho visto venire a galla nodi psicosomatici e quando il soggetto li affrontava, la sua coscienza sconfinava nella chiarezza e nel benessere! Quante volte ho visto riemerge da sedute dolorose persone euforiche e galvanizzate.
Ho constatato che imparando ad affrontare le sensazioni spiacevoli con coraggio e sicurezza durante la seduta i soggetti cambiavano il loro approccio verso la vita, trasformando così i problemi in opportunità e occasioni di crescita. Questi recentissimi studi chiariscono il substrato neurofisiologico che induce un sovvertimento dal negativo al positivo e questo fa riflettere su fenomeni finora inspiegati. Come il fatto che persone predisposte agli attacchi di panico sono anche portate a sperimentare momenti d’estasi.
Tali innovative scoperte confermano l’importanza cruciale dell’autoconoscenza per migliorare la salute psicofisica di ogni individuo. L’importante è riconoscere gli inganni dell’io per giungere alla realizzazione del Sé. La Filosofia Perenne e i Saggi di ogni tempo insegnano che il nostro problema essenziale è l’identificazione con il mutevole personaggio creato dalla mente e dalla memoria che chiamiamo “io”. L’Ego ci fa perdere il contatto con la nostra vera natura, con la mente intuitiva e il cuore. La liberazione e il risveglio hanno luogo quando spostiamo la nostra consapevolezza dal tempo psicologico – che l’Ego porta con sé con i suoi desideri e paure – al presente, percepito con coraggio,  mente sgombra e aperta.

La libertà dall’io con i suoi condizionamenti è la giusta via non solo per trasformare gli effetti dello stress, ma per ogni aspetto del nostro vivere. Il cammino dell’autotrascendenza permette di vedere con chiarezza la realtà e di fluire con la vita, esprimendo il potenziale insito nell’anima. Con quest’atteggiamento ogni esperienza arricchisce e perfino lo stress diventa uno strumento di guarigione.
Per concludere, voglio porre l’accento su ciò che è veramente importante per chi pratica il Rebirthing Transpersonale: la ricerca ha dimostrato che il diverso atteggiamento di fronte allo stress ne condiziona e sovverte gli effetti. Preso atto di questi dati statistici, il passo successivo è trasformare i soggetti che subiscono i danni dello stress in persone che dallo stress traggono tutti i benefici. Certamente non si cambia atteggiamento solo con il pensiero positivo, ripetendo a se stessi che lo stress non fa male. Per un’autentica trasformazione dobbiamo confrontarci direttamente con esso e sperimentare fisicamente il mutare delle sensazioni che accompagna la nostra apertura. Le esperienze cui ho accennato in queste pagine sono la prova certa che la seduta di respirazione è il catalizzatore ideale per questo confronto. E porta al facile superamento delle resistenze.

Filippo Falzoni Gallerani,    Milano, 9 settembre 2013

Patanjali dette la classica descrizione della schiavitù come “l’identificazione dell’Osservatore con gli strumenti dell’osservazione” cioè con piccoli soggetti e oggetti, invece che con l’apertura, la vastità, il Vuoto in cui tutto sorge e si manifesta… così quando risiedi nel puro Testimone sei invisibile. Non puoi essere visto. Nessuna parte di te può essere vista perché tu non sei un oggetto. Può essere visto il tuo corpo, può essere vista la tua mente, la natura può essere vista, ma tu non sei nessuno di questi oggetti. Sei la pura sorgente della consapevolezza e non qualcosa che si manifesta in tale consapevolezza. Così tu sei consapevolezza! Le cose sorgono nella consapevolezza, vanno e vengono… sorgono nello spazio si muovono nel tempo. Il puro Testimone non va e non viene. Non sorge nello spazio e non si muove nel tempo. E’ sempre presente e immutabile. Non è un oggetto là fuori e quindi non entra mai nella corrente del tempo, dello spazio, della nascita e della morte…

Da: Brief History of Everything, di Ken Wilber, libera traduzione tratta dal testo didattico “l’Io Trasparente” Volume II.

La mente è come il paracadute, se non è aperta non serve.

Frank Zappa


[1] Vedi video McGonigal in:
http://www.ted.com/talks/kelly_mcgonigal_how_to_make_stress_your_friend.html?utm_source=newsletter_daily&utm_campaign=daily&utm_medium=email&utm_content=image__2013-09-04

FILIPPO FALZONI GALLERANI