Dal Tan-Ching (Hui Neng)

Estratto da: la dottrina Zen del vuoto mentale di T. D. Suzuki ed Adelphi

24. Mahaprajnaparamita è un termine sanscrito della terra occidentale; in cinese (T’ang) significa ‘grande saggezza, l’altra sponda raggiunta’. Questa Verità deve essere vissuta, non soltanto pronunciata a parole. Se non è vissuta, è come un fantasma, un’apparizione.
Lo stato di Dharmakaya dello Yogi è uguale a quello del Buddha. Cosa significa maha? Maha significa ‘grande’. La capacità della Mente è ampia e grande, come il vuoto dello spazio. Ma star seduti con la mente vuota fa cadere nel vuoto dell’indifferenza. Lo spazio contiene il sole, la luna, le stelle, le costellazioni, la grande terra, le montagne e i fiumi. Tutte le erbe e le piante, gli uomini buoni e cattivi, le cose buone e cattive, l’inferno e il paradiso, sono nello spazio vuoto. Il vuoto della natura del Sé in tutti gli uomini è uguale ad esso.
25. La natura del Sé contiene nel vuoto tutti gli oggetti: quindi è grande. Tutti gli oggetti senza alcuna eccezione sono nella natura del sé. Osservando tutti gli esseri umani e non umani così come sono, il bene e il male, le cose buone e cattive, non li abbandona, né è contaminata da essi; è come il vuoto dello spazio. Quindi si chiama grande, cioè maha.
Chi è confuso dice queste cose a parole; il saggio le vive nella sua mente. Inoltre, le persone con le menti confuse pensano che sia grande solo se svuotano la mente dei pensieri: questo non è giusto. La capacità della Mente è grande; ma se la vita non l’accompagna è piccola.
Non dite questo soltanto a parole. Chi non impara a vivere la sua vita, non è mio discepolo.
26. Cos’è la prajna? La prajna è la saggezza. Se i tuoi pensieri non sono continuamente ottenebrati, e se vivi in continuazione la saggezza, questa è la vita della Prajna. Se anche un solo pensiero è ottenebrato, la Prajna non è più in azione.
Se anche un solo pensiero è saggio, cioè è illuminato, nasce la Prajna. Pur avendo sempre la mente ottenebrata, gli uomini dicono di vivere la Prajna. La Prajna non ha forma né aspetto, non è altro che l’essenza della saggezza.
Cos’è la Paramita? È un termine sanscrito della terra occidentale. In T’ang significa “l’altra sponda raggiunta” Se si capisce il significato di questo termine, ci si separa dalla nascita e dalla morte.
Se ci si lega a questo mondo oggettivo, appaiono la nascita e la morte, così come le onde appaiono dall’acqua. Questo si chiama “questa sponda”. Quando ci si stacca dal mondo oggettivo non vi è nascita e morte e si è come l’acqua che segue costantemente il suo corso.
Questo è “raggiungere l’altra sponda”. Da qui il termine Paramita. Chi è confuso dice soltanto la parola (Prajna) ma il saggio la vive nella sua mente.
Nello stesso momento in cui è detta soltanto a parole, diventa falsità; e se è una falsità non è una realtà. Solo se la Prajna è viva in ogni pensiero, questa è realtà. Chi capisce questa verità, capisce la verità della Prajna e pratica la vita della Prajna. Chi non la pratica è una persona qualunque. Se tu la pratichi e la vivi in ogni tuo pensiero, sei uguale a Buddha, Buoni amici, le passioni non sono altro che illuminazione (bodhi). Se il vostro pensiero precedente è confuso la vostra è una mente qualunque; ma non appena il pensiero successivo è illuminato, siete un Buddha.
Buoni amici, la Prainaparamita è la più onorata, la più grande e la più alta; non è in nessun luogo, non va e non viene; tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro derivano da essa. Per mezzo della Grande Saggezza (mahaprajna) che porta all’altra sponda (paramita), i cinque skandha, le passioni e le innumerevoli follie sono distrutti. Quando si pratica questa disciplina si è un Buddha, e le tre passioni, desiderio, rabbia e follia si trasformano in Moralità (Sila), Meditazione (dhyana) e Saggezza (praina).
27. Buoni amici, secondo il mio modo di capire questa verità, da una sola Prajna derivano 84,000 saggezze. Questo perché vi sono 84.000 follie. Se non vi fossero queste innumerevoli follie, la Prajna sarebbe eternamente presente e non divisa dalla natura del Sé. Chi comprende questa verità è libero dai pensieri, dai ricordi e dagli attaccamenti, in lui non v’è errore o falsità.
Qui l’Essenza della Quiddità è presente tramite se stessa.
Se tutte le cose fossero considerate alla luce della saggezza non ci sarebbe né attaccamento né distacco. Questo vuol dire vedete nella propria natura e raggiungere la verità della condizione di Buddha.
28. Buoni amici, se volete entrare nel profondissimo regno della Verità (Dharmadhatu) e raggiungere il Prajnasamadhi, dovete iniziare subito ad esercitarvi nella vita della Prajnaparamita; dedicatevi al solo volume del Vajracchedika-prajnaparamita Sutra, e, osservando la natura del vostro essere, entrerete nel Prajnasamadhi. Dovete sapere che il vostro merito sarebbe senza misura, come è detto nei sutra di cui non ho bisogno di parlare in dettaglio.
Questa Verità dell’ordine supremo è insegnata alle persone di grande intelligenza e di capacità superiori. Se l’ascoltassero persone di poca intelligenza e di capacità inferiori, la fede non si risveglierebbe nelle loro menti.
Perché? Sarebbe come un grande drago che fa piovere nei torrenti del Jambudipa: città, paesi e villaggi sono inondati e spazzati via dalle acque, come se fossero le foglie di una pianta. Ma se la pioggia, per quanta fosse, cadesse sul grande mare, esso non aumenterebbe né diminuirebbe. Quando una persona del Grande Veicolo ascolta questo discorso, la sua mente si apre ed egli capisce per intuito.
Apprende così che la sua Natura è in origine dotata della saggezza della Prajna e che tutte le cose devono essere viste alla luce di questa saggezza; e non ha bisogno di dipendere dalle lettere. È come l’acqua della pioggia che non si conserva mai in cielo; il re-drago la estrae dai fiumi e dai mari, cosicché tutti gli esseri e le piante, senzienti e non-senzienti, si bagnano.
Tutte le acque che scorrono di nuovo insieme si versano poi nel grande mare, e il mare che accetta tutte le acque le fonde in una sola. Lo stesso è per la saggezza della Prajna che è la Natura originale di tutti gli esseri.
29. Quando una persona di capacità inferiori ascolta la dottrina immediata di cui si parla qui, è come una di quelle piante che per natura crescono piccole, e che, inzuppate da una forte pioggia, non riescono ad alzarsi e a continuare la loro crescita.
Così è per una persona di capacità inferiori. Pur essendo dotata della saggezza della Prajna come le persone di grande intelligenza, non riesce a intuire la Verità neanche mentre l’ascolta, a causa dei pesanti ostacoli prodotti dalle idee sbagliate e dalle sue passioni profondamente radicate.
È come una nuvola che oscura il sole: finché non si apre con forza i raggi di luce non sono visibili. Non c’è grandezza né piccolezza nella saggezza della Prajna, ma poiché tutti gli esseri hanno in sé pensieri confusi, cercano il Buddha per mezzo di esercizi formali, senza riuscire a penetrare nella natura del loro Sé. Ecco perché sono chiamate persone di capacità inferiori. Coloro i quali ascoltano questa dottrina ‘Immediata’ e non intraprendono esercizi formali, ma riflettendo dentro di sé elevano sempre la loro Natura originale alla giusta visione della Verità, rimangono…

La Via Perfetta (T. D. Suzuki)

Fu sotto la dinastia dei Sui, nel 592, che il Maestro Seng-tsan trovò in Tao-hsin un discepolo degno di divenire il suo successore. Quale simbolo della trasmissione regolare della Legge gli rimise la veste che veniva dal Bodhidharma, primo patriarca dello Zen in Cina. Tao-hsin morì nel 606 gran parte della sua vita è oscura, ma del suo pensiero si può avere un’idea attraverso una composizione metrica nota sotto il nome di Hsin-hsin-ming, o «Inscritto sullo spirito credente », che è uno dei più preziosi contributi dati dai maestri antichi all’interpretazione della dottrina dello Zen. Ecco una traduzione alquanto libera del poema:

INSCRITTO SULLO SPIRITO CREDENTE

La Via Perfetta non conosce difficoltà,
Esclude solo ogni preferenza:
Allontanato odio e amore,
Essa si rivela a pieno, senza maschera.
Basta introdurre una differenza di un decimo di pollice,
E terra e cielo si separeranno:
Se vuoi che la Via ti sia manifesta
Non concepire pensiero né per essa né contro di essa.
Opporre ciò che tu ami a ciò che non ami
Ecco la malattia dello spirito:
Se non s’intende il senso profondo della Via
La pace dello spirito sarà turbata e nulla si otterrà.
Perfetta come il vasto spazio
Alla Via nulla manca, e nulla è in essa superfluo:
Invero, è perché si fanno delle scelte
Che la sua essenza profonda non la si scorge più.
Non star dietro alle complicazioni dell’esterno
E non dimorare nel vuoto interno,
Quando lo spirito resta sereno ed uno
Il dualismo delle cose svanisce da sé.
Quando l’unità non la si intende completamente
Si cerca di rimediare in due modi a tale perdita –
La negazione della realtà può condurre alla assoluta negazione di essa,
Mentre affermando il vuoto si può andare a contraddire se stessi.
Verbalismi e raziocinazioni,
Più ci diamo ad essi, più siamo fuori strada;
Perciò metti via parole e concetti
E non vi sarà posto per cui non potrai passare liberamente.
Rifacendoci alla radice coglieremo il significato,
Correndo dietro alle cose esterne perderemo invece la ragione.
Nel punto in cui saremo illuminati interiormente
Andremo di là dal vuoto del mondo che ci sta di contro.
Le trasformazioni svolgentesi nel mondo vuoto che abbiamo dinanzi
Sembrano tutte reali a causa dell’ignoranza:
Non tentare di cercare il vero,
Cessa solo di attaccarti alle opinioni.
Non appoggiarti al dualismo,
Evita con cura di fermartici,
Non appena concepisci un bene e un male
Ne seguirà la confusione e lo spirito sarà perduto.
I due esistono per l’Uno,
Non attaccarti però nemmeno a questo Uno
Quando lo spirito uno non è turbato,
Nessun danno ti verrà dalle diecimila cose.
Nessun danno venendo da esse, è come se non esistessero
Quando la mente non è turbata, è come se essa non esistesse
Il soggetto si fa calmo non appena l’oggetto viene meno
L’oggetto viene meno non appena il soggetto si fa calmo:
L’oggetto è tale per il soggetto,
Il soggetto è tale per un oggetto:
Sappi che la correlazione fra i due
Poggia in ultima analisi sull’unità del vuoto. Nell’unità del vuoto i due sono uno
E ognuno dei due contiene in sé tutte le diecimila cose
Quando fra questo e quello non viene fatta distinzione alcuna
Come potrebbe sorgere una visione parziale e affetta da pregiudizi?
La Grande Via è calma e aperta,
Nulla è facile, nulla è difficile:
Le piccole idee sono irrisolute,
Tardano tanto più ad andarsene per quanto più affrettatamente sono state assunte.
L’attaccamento non si tiene mai entro dei limiti
Esso conduce di certo sulla via sbagliata:
Lascia la presa, e che le cose siano quali sono,
La loro essenza né ritirandosi né sussistendo.
Obbedisci alla natura delle cose e sarai in armonia con la Via,
Calmo, naturale e libero d’ogni cura;
Ma se i tuoi pensieri sono vincolati ti allontanerai dalla verità,
Essi si faranno sempre più pesanti e ottusi, non saranno più affatto pensieri sani.
Non essendo più sani, la tua mente sarà turbata;
Che scopo ha dunque essere parziali e unilaterali?
Se vuoi andare sulla via dell’Unico Veicolo
Non devi nutrire pregiudizio contro i sei oggetti dei sensi.
Se non nutrirai pregiudizio contro i sei oggetti dei sensi,
Sarai a tua volta tutt’uno con l’illuminazione; I saggi non agiscono
Mentre gli ignoranti vincolano se stessi
Mentre in sé il Dharma non ha una individuazione,
Essi si attaccano, nella loro ignoranza, ad oggetti particolari.
Il loro stesso spirito che crea le illusioni.
Non è questa la maggiore delle contraddizioni?
E’ l’ignoranza a generare il dualismo di riposo e non-riposo,
L’Illuminato non ha né simpatie né antipatie:
Tutte le forme di dualismo sono state inventate dallo stesso spirito, per ignoranza.
Esse sono come mere apparizioni, come fiori dell’aria:
Perché turbarci, col cercare di afferrarle?
Guadagno e perdita, bene e male
Via con tutto ciò, una volta per tutte!
Se l’occhio non si addormenta,
Ogni sogno cesserà da se:
Se la mente mantiene la sua unità
Le diecimila cose appariranno di un’unica essenza.
Penetrando il mistero di questa essenza unica
Dimenticheremo di colpo tutte le complicazioni esteriori:
Quando le diecimila cose sono viste nella loro unità
Si ritorna all’origine e si resta quel che si è.
Si dimentichi il perché delle cose
E si raggiungerà uno stato senza simile:
Il movimento arrestato non è movimento
E l’immobilità messa in moto non è immobilità.
Quando il dualismo non trova più presa
La stessa unità non appare più come tale.
Il limite ultimo delle cose, oltre il quale esse non possono andare,
Non si definisce con regole e misure:
La mente in armonia con la Via è il principio dell’identità
Nella quale troviamo ogni agire sotto specie di immobilità
Ogni incertezza è completamente scacciata
E la giusta fede è ripristinata nella sua dirittura originaria
Ora nulla più è trattenuto,
Non v’è nulla di cui ci si debba ricordare
Tutto è vuoto, terso e rischiarantesi da sé.
Non v’è macchia, non vi è sforzo, non vi è dissipazione della forza.
Questo è il regno ove il pensiero mai giunge
Questo è il regno ove l’immaginazione non trova più presa.
Nel regno superiore della vera Quiddità
Non c’è né l’« altro » né l’« Io »:
Se si chiede una caratterizzazione diretta
V’è solo da dire: « Non due »
Nel non essere due, tutto è lo stesso
Tutto ciò che esso abbraccia: I saggi delle dieci regioni
Entrano tutti in questa fede assoluta.
Questa fede assoluta è al di là di tempo e spazio.
Allora un istante è diecimila anni
Non importa più come le cose sono condizionate,
se con essere  o col « non essere »
Si ha ogni cosa manifesta dinanzi a sé.
L’infinitamente piccolo è vasto quanto può esserlo la vastità,
Quando ci si dimentica delle condizioni esterne;
L’infinitamente grande è piccolo come può esserlo la piccolezza.
Se l’occhio si distoglie dai limiti oggettivi
Ciò che è, è lo stesso di ciò che non è,
Ciò che non è, è lo stesso di ciò che è:
Bada a non fermarti
Finché non hai raggiunto questo stato
Uno in tutto,
Tutto in uno – Basta che si realizzi ciò,
E che non ci si preoccupi più del non essere perfetti!
Lo spirito credente non è diviso, Diviso è lo spirito non credente
Questo è il punto in cui le parole vengono meno,
Perché non c’è passato, né futuro, né presente.

 (Tratto da Saggi sul Buddismo Zen di T. D Suzuki)
FILIPPO FALZONI GALLERANI