Vivere il presente con una consapevolezza non condizionata dal pensiero, in spontanea sintonia, implica il contatto con la propria Essenza, il Sé impersonale.
di Filippo Falzoni Gallerani
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Nel silenzio di una mente serena, possiamo riconoscere che la coscienza libera dal pensiero è per sua natura in rapporto armonico con il Cosmo. Siamo una sola cosa con la realtà invisibile costituita da miliardi di particelle che compongono il corpo fisico, frutto di milioni d’anni d’evoluzione. Per loro natura le particelle subatomiche che ci compongono sconfinano in dimensioni oltre lo spazio e il tempo. Siamo la somma del processo evolutivo del cosmo dal Big Bang a ora. Siamo della stoffa stessa dell’Assoluto o, come lo chiamano i fisici nucleari, del Vuoto Quanto-meccanico da cui la realtà emerge. Siamo prodotto della misteriosa intelligenza-energia-consapevolezza da cui emana la Natura e il Cosmo.
I cento miliardi di neuroni del nostro cervello, ognuno dei quali ha diecimila connessioni con gli altri, fanno del cervello il pezzo di materia più organizzata che l’uomo conosca nell’universo. L’intelligenza che la mente umana può manifestare nell’arte, nella filosofia e nello sviluppo tecnologico, è ben piccola cosa rispetto a quell’intelligenza che ha organizzato il sistema nervoso. Questo straordinario strumento è indispensabile perché arte, religione e scienza possano essere soltanto immaginate.
I saggi di ogni tempo e gli scienziati più illuminati riconoscono che l’uomo può risolvere i suoi problemi solo riconoscendo la propria Unità con la Vita e ritrovando la sorgente di quest’intelligenza-consapevolezza intrinseca alla natura. L’individuo deve superare l’identificazione con l’immagine di sé che ha costruito, il personaggio che immagina di essere o diventare, sempre alla vana ricerca felicità. La felicità, infatti, non potrà mai essere raggiunta da una prospettiva egoistica. L’ego, con la sensazione di divisione che produce, è la vera causa della sofferenza e dell’ansia. I desideri dalla prospettiva egocentrica non potranno mai essere soddisfatti definitivamente, perché, come per la linea dell’orizzonte, appena abbiamo raggiunto la meta, vediamo spostarsi più avanti l’obbiettivo.
Conosci Te Stesso
I saggi insistono sul “Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei” come diceva Platone, in mille modi e con infinite metafore. Gli sviluppi della psicologia del profondo e della filosofia Orientale sono concordi nell’indicare nella consapevolezza, nell’autoindagine e nella presenza mentale, la via del risveglio dall’inganno della separazione prodotta dell’ego. L’osservazione sincera del mondo interiore e il riconoscimento dei giochi dell’io e dei limiti del pensiero sono la via più diretta al risveglio. Ma, nella ricerca della verità attraverso la presenza mentale, ogni sforzo intellettuale si rivela un ostacolo. Non basta capire, dobbiamo sperimentare direttamente la verità.
Per questo sono state sviluppate nei secoli molte pratiche specifiche basate sulla respirazione che conducono più rapidamente oltre le gabbie del pensiero, alla sintonia con l’Essenza.
Il Buddha e i maestri di ogni tempo hanno riconosciuto nel respiro uno dei metodi più efficaci per accedere alla consapevolezza del Sé. Attraverso il respiro, il corpo si armonizza e le funzioni organiche trovano il giusto equilibrio, la mente si placa ritrovando contatto con il presente non concettuale e le percezioni interiori diventano nitide e chiare. In questo stato non è raro che l’Unità della Vita appaia auto-evidente.
La prospettiva Transpersonale alla pratica della respirazione è fondamentale perché ogni metodo, insegnato, appreso e applicato con un approccio narcisistico, si rivelerà autofrustrante e inutile. Anziché alla liberazione, ogni tecnica applicata in tal modo conduce a illusioni egocentriche ancor più ingannevoli e “non ci sono peggiori illusioni che quelle che l’uomo crea per liberarsi dall’illusione”… (Ho chiarito questo concetto nel brano del mese scorso: “Il coraggio di accettare la verità”.)
James Hillman ci ha spesso ricordato che i fallimenti della psicanalisi e della psicoterapia in genere dipendono proprio dal narcisismo che oggi domina il mondo e gli stessi terapeuti. Jung si vantava di non essere “Junghiano”.
Diceva che si dimenticava di qualunque teoria nel momento che incontrava un paziente, permettendo così all’intuizione e all’inconscio di guidare l’esperienza. Non s’identificava in un agente esterno che guida il paziente a una meta, ma coinvolto nell’esperienza spontanea, permetteva l’emergere dell’individuazione, nel confronto con la realtà psichica del qui e ora.
Con la respirazione, è certamente molto più facile accedere a questo sentire immediato, a questa presenza senza aspettative libera da preconcetti, ma è necessario che ci sia dall’inizio un atteggiamento indirizzato al Transpersonale. Tale atteggiamento, che Ramana e altri saggi chiamano lo Stato Naturale, è espressione spontanea della consapevolezza non imprigionata dalle gabbie delle parole e del pensiero. Non si ricercano fenomeni psichici o esperienze mistiche, bensì si osserva per immedesimazione ciò che li cerca… Essenzialmente la Psicologia Transpersonale è una versione moderna della Filosofia Perenne e delle tecniche d’autoconoscenza e autotrascendenza che l’umanità ha sviluppato nel corso degli ultimi 25 secoli. Antiche intuizioni sulla natura dell’Essere trovano conferme negli sviluppi della Scienza contemporanea. I nuovi paradigmi quantistico-relativistici conducono a intuire la realtà Olistica dell’Universo e della Coscienza in cui esso si specchia.
La Coscienza è vista come l’interfaccia della materia; la materia è solo energia fluttuante in uno spazio-tempo illusorio, e il Sé è testimone senza tempo di Mahamaya (il mondo dell’illusione come manifestazione cosmica).
Filosofia Perenne
Aldous Huxley ci ricorda che alla base delle Filosofia Perenne ci sono queste quattro assunzioni fondamentali:
I: Il mondo fenomenico di materia e di coscienza individualizzata, il mondo delle cose, degli animali, degli uomini e persino degli dei, è la manifestazione di una base o substrato Divino all’interno del quale tutte le realtà parziali hanno il loro essere e separate dal quale sarebbero inesistenti.
II: Gli esseri umani sono in grado non solo di conoscere la Base Divina per pura inferenza, ma possono anche realizzare la sua esistenza attraverso l’intuizione diretta, superiore al pensiero discorsivo. La conoscenza immediata che unisce il conoscitore con la cosa conosciuta.
III: L’uomo possiede una duplice natura, un ego fenomenico e un Sé eterno che è l’uomo interiore, lo spirito, la scintilla del divino nell’anima. E’ possibile per l’uomo, se lo desidera, identificarsi con lo spirito e quindi con la Base Divina che è della stessa natura dello spirito.
IV: La vita dell’uomo sulla terra ha un solo scopo e fine, identificarsi con il Sé eterno e così giungere alla conoscenzaunitiva della Base Divina.
Gli Indù affermano che chi non vive direttamente gli insegnamenti è come il pastore che cura le mucche di proprietà d’altri. Nell’Islam, Maometto diceva che il filosofo che non sperimenta la sua metafisica è come un asino carico di libri.
Quando si è sentita echeggiare la profondità dei concetti che ci portano all’autoindagine oltre le parole, possiamo iniziare a intuire la natura impersonale della coscienza. Ciò permette di percepire che oltre all’ego e al pensiero, si dispiega una coscienza senza confini di spazio e tempo che vive nell’Eterno Ora, il Continuo Infinito Presente. Qui la mente sgombra risponde in sintonia spontanea alle richieste del momento, libera dal conflitto della separazione, dalla nevrosi e dall’ansia del domani.
Keats scriveva: “Chiama il mondo la valle del fare anima. Così saprai a che cosa serve il mondo”.
La vita diventa l’avventura della coscienza nel risveglio che è libertà dall’illusione del tempo.
Si vive nel qui e ora in un mondo sempre nuovo, liberi dai condizionamenti; moriamo e rinasciamo ogni attimo, liberi da qualunque preoccupazione per i personaggi che appaiono sulla scena.
Vivendo in “presa diretta” l’io scompare. Il passato è solo ricordo (anch’esso mutevole a ogni fluttuazione dell’umore) e il futuro, fantasia illusoria… abbiamo inseguito fantasmi senza vedere la realtà, ora possiamo godere dell’Essere, ora sentiamo di essere una cosa sola con Sat Cit Ananda[1].
Quando abbiamo sentito che siamo davvero il Sé senza forma, non separato dal mondo della manifestazione, un cosmo senza confini, possiamo affidarci al potere che è a monte di tutti i fenomeni.
Inconoscibile e privo di attributi, il vero Sé è autoevidente come lo spazio. Come lo spazio tuttavia non lo possiamo definire con le parole come fosse qualcosa di concreto e visibile. Non possiamo afferrare lo spazio, possiamo descrivere solo ciò che contiene.
Siamo già in ogni istante e da sempre dello stesso tessuto di un Cosmo stupefacente e misterioso, e non occorre certamente far nulla per raggiungere ciò che è.
Non occorre dividersi in due (osservatore e osservato) perché la coscienza diventi cosciente di sé, è sufficiente rendersi conto che lo siamo già da sempre. Come scintilla di consapevolezza, siamo co-creatori del mondo fenomenico, noi stessi siamo il substrato Divino all’interno del quale tutte le realtà parziali hanno il loro essere. Sullo schermo di questa consapevolezza appare l’io, e identificati con esso prendiamo terribilmente sul serio le sue vicende. Così, mossi da desideri e paure, perdiamo la consapevolezza del Sè.
Che fare?
Molti chiedono che cosa si deve fare per non perdersi ancora e ancora nelle faccende quotidiane, nelle abitudini mentali che tendono a riportare la mente ai triviali giochi dell’io, del desiderio, dello spazio e del tempo.
L’intuizione folgorante che ci permette di vedere con chiarezza i limiti del pensiero, oltre i filtri del condizionamento, è spontanea e avviene quando abbiamo riconosciuto e rinunciato alle illusioni dell’io. Non possiamo produrla con la volontà, anzi cercandola la allontaniamo, ma possiamo evitare di porre gli ostacoli che ne inibiscano la spontanea manifestazione. Da un lato dobbiamo accettare il confronto con il mondo delle tre dimensioni e la vita di ogni giorno per quello che è. Possiamo guardarlo con il distacco e la passione con cui assisteremmo a uno spettacolo teatrale, senza preoccuparci di come andrà a finire il secondo tempo… capaci di ammirare la bravura degli attori anche quando fanno la parte dei “cattivi”. Possiamo osservarlo con l’attenzione senza scelta di chi partecipa a una rappresentazione, scopriamo che essa ha sempre qualcosa da insegnarci, come un sogno che possiamo interpretare per conoscere meglio noi stessi. E’ così possibile pacificare la mente. Allora si accettano gli alti e i bassi del destino come le avventure del personaggio dello spettacolo teatrale.
D’altro lato, sarà d’aiuto favorire momenti adatti a più profonde immersioni nel sentire immediato, cosa che l’autoindagine e la respirazione favoriscono enormemente. La respirazione, infatti, come abbiamo detto, è un potente catalizzatore della consapevolezza immediata.
Così si crea una dimora interiore per la saggezza e i momenti d’Unione si stabilizzano sino a diventare un costante sottofondo di serenità. In questo viaggio dell’anima ci sono pratiche, antiche e moderne, che possono diventare una porta che conduce al Sentiero, ma la respirazione e l’autoindagine sono le più potenti ed efficaci.
Il Sentiero non è uno stato che una volta raggiunto si possa considerare la meta finale, il Sentiero è la vita stessa, un processo senza sosta di crescita e d’autotrascendenza.
Lungo il Sentiero, con autenticità consapevole, possiamo entrare in sintonia con la giusta prospettiva interiore e così confrontarci con noi stessi e il mondo in modo sano, creativo e spontaneo. Questa presenza momento per momento, in cui l’osservatore non si separa da ciò che è osservato, è la liberazione che l’uomo cerca invano nel tempo. Con essa finisce il tempo psicologico con le sue ansie e illusioni. Nevrosi e dubbi non possono più imprigionare la mente specchio. L’individuazione si attua spontaneamente. Ogni passo è la meta. Il soffio vitale ci giuda, mentre l’anima si dischiude. Senza conflitti interiori viviamo pienamente il nostro “destino”.
Filippo Falzoni Gallerani, Milano 29 aprile 2012
“Nel centro della cavità del Cuore, Brahman splende solo. E’ la forma del Sé sperimentata direttamente come “Io-io”. Entra nel cuore, attraverso l’auto investigazione, l’immedesimazione e attraverso il respiro e radicati nell’esperienza che sei Ciò.
(…) I tre sentieri sono: auto investigazione, immedesimazione nel Cuore e controllo del respiro.
(…) I pensieri si controllano attraverso la regolazione del respiro. Allora uno può stabilirsi alla loro sorgente. Osservare il flusso del respiro con la mente è il sistema per controllarla.
(…) Il fondersi della mente e del respiro è chiamata “Dhyana” e conduce allo Stato Naturale quando diventa profonda e stabile.
(…) Altri sentieri si sforzano di raggiungere qualcosa, l’autoindagine cerca colui che fa lo sforzo.”
Ramana Maharshi (Ramana Gita)
“E’ spaventosamente difficile descrivere o spiegare questa non-cosa che, dopo tutto, merita il nome di ineffabile. In fondo si può dire che c’è la visione o non c’è, il velo è caduto o non lo è. Il fatto di essere solo un mistico, uno yoghi o uno sciamano non significa quindi molto: altri ruoli di sogno per altri attori di sogno. Finché c’è qui qualcuno che capisce, non c’è comprensione. Finché c’è qualcuno qui che deve svegliarsi, non c’è risveglio. Il messaggio dei sutra e degli sciamani è lo stesso: chi veramente comprende, è colui che muore prima di morire, che non lascia tracce, che non segue un sentiero, perché sa che in quanto persona, in quanto a entità egli non esiste. Ma, chi può farlo, quale sé può cessare di esistere? Nessuno, come direbbe Wei Wu Wei, perché non c’è nessuno: può solo succedere. Allora non c’è nessuno che sa, ma solo il sapere e tutto questo mondo è come in un sogno o in una visione; solo Splendore al di là della luce, Amore al di là dell’amore, chiarezza e bellezza che irradia attraverso queste forme trasparenti e qui, assolutamente nessuno. …
David Carse
tratto dal libro “Perfect brilliant stillness”, Traduzione di Isabella di Soragna