Zen e Autonatura (T. D. Suzuki)

Rileggendo libri letti in gioventù mi rendo conto che a circa 40 anni di distanza vedo come reale evidenza quello che allora mia parevano solo elevati concetti e astrazioni lontani dal vivere quotidiano. Nelle pagine precedenti a queste Suzuki inizia con il descrivere gli insegnamenti di Hui Neng (Patriarca dello Zen in Cina nell’ottavo secolo), e la differenza della sua visione non-dualista, del risveglio immediato, con le scuole del nord che insistevano sulla meditazione come costante ripulitura dai pensieri che offuscano la l’essenza luminosa della “Coscienza Specchio”.  In queste poche pagine sono esposti alcuni aspetti di cruciale importanza per chi persegue l’autoindagine e la meditazione. E’ evidente che gli insegnamenti del buddhista Hui Neng in essenza sono simili al Vedanta Hindù e dell’insegnamento non Dualista di Shankara. T. Suzuki è riconosciuto tra i più grandi studiosi dello Zen, ebbe stretti contatti con Heidegger, e anche C. G. Jung lo cita.  Sono pagine incomprensibili per chi non ha dimestichezza con la filosofia orientale, ma di certo comprensibili a chi ha praticato seriamente il Rebirthing Transpersonale.

Tratto da: La dottrina del Vuoto Mentale, T.D. Suzuki Ediz. Astrolabio. da Pag. 38, (i corsivi sono miei)

Quando diciamo: “Vedi nella tua autonatura”, il vedere può essere interpretato come mera percezione, mera coscienza, mero riflettere staticamente sull’autonatura, che è pura e incontaminata e che mantiene la sua qualità in tutti gli esseri, così come in tutti i Buddha. Questa è indubbiamente la concezione che ne ebbe Shen-hsiu. (Il maestro cui Hui Neng si contrappone). Ma, in realtà, il vedere è un atto, un fatto rivoluzionario da parte della conoscenza umana, di cui si è sempre supposto che le funzioni fossero quelle di analizzare logicamente le idee, idee intuite dal loro significato dinamico. II ‘vedere’, specie nel senso di Hui-neng, era molto più di un atto passivo di guardare, una semplice conoscenza ottenuta dal contemplare la purezza dell’autonatura; vedere, secondo lui, era la stessa autonatura che si mostra dinanzi a lui in completa nudità e agisce senza alcuna riserva. In ciò ravvisiamo il grande abisso che divide la Scuola Settentrionale del Dhyana (meditazione) dalla Scuola Meridionale del Prajna (saggezza). La Scuola di Shen-hsiu presta maggiore attenzione all’aspetto ‘Corpo’ dell’autonatura ed esorta i suoi seguaci a concentrare i loro sforzi nello sgombrare la coscienza, così da vedervi il riflesso della autonatura pura e incontaminata. Essi hanno dimenticato che la autonatura non è qualcosa il cui Corpo può essere riflesso nella nostra coscienza allo stesso modo in cui una montagna può vedersi riflessa nella superficie liscia di un lago. Non vi è un tale corpo nell’autonatura, perché il Corpo stesso è l’Uso; oltre all’Uso non vi è Corpo. E con quest’Uso s’intende vedere il Corpo in se stesso. Con Shen-hsiu questa autovisione, o aspetto Prajna dell’autonatura, è completamente ignorata.
La posizione di Hui-neng, al contrario, sottolinea l’aspetto Prajna che si può conoscere dell’autonatura. Questa fondamentale divergenza fra Hui-neng e Shen-hsiu nella concezione dell’autonatura, che è la stessa cosa della natura del Buddha, è stata la causa che li ha fatti procedere in direzioni opposte per quanto riguarda la pratica del Dhyana; vale a dire il metodo di tzo-ch’an (zazen in giapponese).

Si legga il seguente gatha di Shen- hsiu:

Il nostro Corpo è l’albero del Bodhi,
La nostra mente è un lucido specchio;
Noi li puliamo con cura un’ora dopo l’altra
E non lasciamo che vi si posi la polvere.

– A questo Hui Neng ribatterà:“Non vi è albero della Bodhi, Né sostegno per uno specchio, Poiché tutto è vuoto, Dove può poggiarsi la polvere?” (mia nota aggiunta).|-

Nel tipo di meditazione della spolveratura (zazen, il meditare seduti) non è facile spingersi oltre lo stadio di tranquillità della mente; questa è capace di fermarsi proprio allo stadio di quieta contemplazione che Hui-neng definisce come la pratica di ‘montare la guardia alla purezza. Al massimo essa termina nell’estasi, autoconcentrazione, temporanea sospensione della coscienza. In questo tipo di meditazione non vi è ‘vedere’, non vi è alcuna conoscenza del sé, nessuna attiva comprensione dell’autonatura, nessun agire spontaneo di questa, nessun chen-hsing (vedere nella Natura). Il tipo di meditazione della spolveratura è quindi l’arte di legarsi con una corda creata da noi stessi, una costruzione artificiale che ostacola il cammino verso l’emancipazione.
Non c’è da meravigliarsi che Hui-neng e i suoi seguaci abbiano attaccato la scuola della Purezza. Il tipo quietistico di meditazione della spolveratura e della contemplazione della verità, fu probabilmente uno degli aspetti dello Zen insegnato da Hung-jen, maestro di Hui-neng, Shen-hsiu e molti altri. Hui-neng, che comprese il vero spirito dello Zen, molto probabilmente perché non era impacciato dall’erudizione e, di conseguenza, dall’atteggiamento concettuale verso la vita, intuì giustamente il pericolo del quietismo e ammonì i suoi discepoli di evitarlo con ogni mezzo; ma la maggior parte degli altri discepoli di Hung-jen erano più o meno inclini ad adottare il quietismo come metodo ortodosso della pratica del Dhyana.
Prima che Ma-tsu, vedesse Huai-jang di Nan-yueh, era anch’egli un meditatore quietista che ambiva a contemplare il puro nulla dell’autonatura. Quando era ancora giovane, aveva studiato Zen sotto uno dei discepoli di Hung-jen. Perfino quando si recò a Nan-yueh, rimase fedele alla sua vecchia pratica, continuando il suo zazen “sedere in meditazione”.
Da ciò il seguente discorso fra Ma-tsu e Huai-jang, che fu uno dei più grandi discepoli di Hui-neng. Osservando quanto assiduamente Ma-tsu fosse impegnato nel praticare ogni giorno lo zazen, Yuan Huaj-jang disse: “Amico, qual è la tua intenzione nel praticare lo zazen?”.
Ma-tsu disse: “Desidero giungere alla buddhità”. Allora Huai-jang raccolse un mattone e cominciò a levigarlo. Ma-tsu gli chiese: Cosa stai facendo? “Voglio farne uno specchio”. “Nessuna politura riuscirà mai a fare uno specchio da un mattone”. Huai-jang replicò prontamente: Per quanto tu pratichi lo zazen, questo non ti farà mai giungere alla buddhità. Allora, cosa devo fare? domandò Ma-tsu.
“È come guidare un carro”, disse Huai-jang. “Quando si ferma, cosa deve fare il conducente? Frustare il carro o frustare il bue?”. Ma-tsu rimase in silenzio.
Un’altra volta Huai-jang disse: “Intendi diventare maestro di zazen, o intendi giungere alla buddhità? Se desideri studiare lo Zen, lo Zen non è né nello star seduti con le gambe incrociate, né nello star distesi. Se desideri giungere alla buddhità con lo startene seduto in meditazione, il Buddha non ha nessuna forma definita. Quando il Dharma non ha una fissa dimora, tu non puoi farvi nessuna scelta. Se cerchi di giungere alla buddhità stando seduto con le gambe incrociate in meditazione, questo significa assassinare il Buddha. Finché resti legato a questa posizione d’immobilità, non potrai mai giungere alla Mente”.
Così istruito, Ma-tsu, si sentì come se stesse bevendo un delizioso liquore. Inchinandosi, domandò: “Come mi dovrei preparare per poter essere in accordo col Samadhi dell’informe?”. Il maestro disse: “Disciplinarsi nello studio della Mente è come gettare i semi nel terreno; il mio insegnamento nel Dharma è come far cadere la pioggia dall’alto. Quando le condizioni saranno mature tu vedrai il Tao”.
Ma-tsu chiede ancora: “Se il Tao non ha forma, come si può vederlo?”. Il Maestro rispose: “L’occhio del Dharma che appartiene alla Mente è capace di vedere nel Tao. Così è il Samadhi dell’informe”.
MA-tsu: “E’ soggetto al completamento e alla distruzione?”
Maestro: “Se vi applichiamo nozioni quali completamento e distruzione, riunione e dispersione, non potremo mai averne la visione profonda.

In un certo senso si può dire che lo Zen cinese sia realmente cominciato con Ma-tsu e il suo contemporaneo Shih-tou, che furono entrambi discendenti diretti di Hui-neng. Ma prima di confermarsi saldamente nello Zen, Ma-tsu era sempre sotto l’influenza del Dhyana di tipo spolveratura e contemplazione della purezza, e si applicava molto indefessamente alla pratica dello zazen, sedendo a gambe incrociate in meditazione. Egli non aveva alcuna idea del tipo dell’autovisione, nessuna concezione che l’autonatura, la quale è l’essere in sé, fosse autovisione e che non vi fosse Essere oltre il Vedere che è Agire; che questi tre termini Essere, Vedere, Agire erano sinonimi e intercambiabili fra loro. Il Dhyana doveva quindi essere praticato alla luce del Prajna e i due dovevano essere considerati non come concetti separati, ma come un solo concetto. Per tornare a Hui-neng, noi comprendiamo ora perché dovesse insistere sull’importanza del Prajna e teorizzare sull’unità di Dhyana e Prajna.
Nel T’an-ching egli apre la sua Predica con il vedere nella propria autonatura per mezzo del Prajna, di cui è dotato ciascuno di noi, dotto o ignorante che sia. Qui egli adotta il modo convenzionale di esprimersi, non essendo un filosofo originale. Nel ragionamento che abbiamo seguito prima, l’autonatura trova il suo essere quando si vede, e questo vedere avviene per mezzo del Prajna. Ma poiché Prajna è un altro nome dato all’autonatura, quando essa vede se stessa, non vi è Prajna al di fuori dell’autonatura. Il vedere (chien) è anche chiamato riconoscimento o comprensione o, meglio ancora, sperimentare (wu in cinese, satori in giapponese). Il carattere Wu è composto di ‘cuore’ (o mente) e ‘mio’, ossia il ‘mio proprio cuore’, col significato di ‘sentire nel mio proprio cuore’, o esperimentare nella mia propria ‘mente’. Autonatura è Prajna e anche Dhyana quando questo è visto, per così dire, staticamente o ontologicamente.
Prajna ha un significato più epistemologico. Ora Hui-neng afferma l’unità di Prajna e Dhyana. “O buoni amici, nel mio insegnamento ciò che è più fondamentale è il Dhyana (ting) e il Prajna (chien). E, amici, non lasciatevi ingannare e indurre a pensare che Dhyana e Prajna siano separabili. Essi sono uno e non due.
Dhyana è il Corpo di Prajna e Prajna è l’Uso di Dhyana. Quando si persegue il Prajna, Dhyana è nel Prajna; quando Dhyana è perseguito, Prajna è in esso. Quando si è compreso questo, Dhyana e Prajna procedono per mano nella pratica (della meditazione). O seguaci della verità (Tao), non dite che prima si raggiunge il Dhyana e dopo Prajna viene svegliato; e neppure che prima si raggiunge il Prajna e poi Dhyana viene svegliato; perché sono separati. Coloro che sostengono questa veduta fanno del Dharma una dualità; sono quelli che affermano con la bocca e negano col cuore. Essi considerano Dhyana distinto da Prajna.
Ma per coloro la cui bocca è in accordo col cuore, l’interno e l’esterno sono una cosa sola, e Dhyana e Prajna sono considerati uguali (ossia uno)”.
Hui-neng illustra ulteriormente l’idea di questa unità con il rapporto tra la lampada e la sua luce. Dove c’è la lampada c’è la luce; se non c’è la lampada, non c’è luce. La lampada è il Corpo della luce e la luce è l’Uso della lampada. Esse sono chiamate in modo diverso, ma in sostanza sono una cosa sola. Il rapporto fra Dhyana e Prajna deve essere inteso in modo analogo Questa analogia della lampada e della sua luce è una di quelle preferite da tutti i filosofi Zen.
Anche Shen-hui se ne serve nella sua Predica da me scoperta alla Biblioteca Nazionale di Peiping.
Nei suoi Detti troviamo l’opinione di Shen-hui sull’unità di Dhyana e Prajna, espressa in risposta a uno dei suoi interroganti. “Dove nessun pensiero è risvegliato, e il vuoto e il nulla predominano, là esattamente è Dhyana. Quando questo non-risveglio di pensiero, vuoto e nulla, si lasciano percepire, là esattamente vi è il Prajna. Dove avviene questo (mistero), noi diciamo che Dhyana preso a sé è il Corpo di Prajna e non è distinto da Prajna, ed è Prajna stesso; e inoltre che Prajna preso a sé è l’Uso di Dhyana e non è distinto da Dhyana, ed è Dhyana stesso. (In verità), quando Dhyana deve esser preso a sé, non vi è Dhyana; quando Prajna deve esser preso a sé, non vi è Prajna. Perché? Perché (Auto) natura è essenza, e questo è quanto s’intende per identità di Dhyana e Prajna. Su questo punto vi è quindi identità di vedute fra Hui-neng e Shen-hui; ma essendo ancora troppo astratto, può risultar difficile per la comune comprensione afferrarne il reale significato.
In quanto segue, Shen-hui è più concreto, o più accessibile, nella sua esposizione. Wang-wei era un alto funzionario governativo che s’interessava molto al Buddhismo e quando venne a conoscenza del disaccordo fra Shen-hui e Hui-ch’eng, che era precedentemente un seguace di Shen-hsiu, riguardo al Dhyana e al Prajna, egli chiese a Shen-hui: “Perché questo disaccordo? Shen-hui rispose: “Il disaccordo dipende dal fatto che Ch’eng ritiene che si debba prima praticare il Dhyana, e che solo quando è stato raggiunto, Prajna sarà risvegliato. Ma secondo il mio pensiero, nello stesso momento in cui sto conversando con te, qui è Dhyana e qui è Prajna, ed essi sono la stessa cosa. Secondo il Nirvana Sutra quando vi è più Dhyana e meno Prajna, ciò favorisce il crescere dell’ignoranza; quando vi è più Prajna e meno Dhyana, questo favorisce il crescere delle false opinioni; ma quando Dhyana e Prajna sono uguali, ciò viene chiamato vedere nella natura del Buddha.
Per tale ragione dico che non possiamo raggiungere un accordo”.
WANG: “Quando si dice che Dhyana e Prajna sono la stessa cosa?” SHEN-HUI: “Noi parliamo di Dhyana, ma per quanto riguarda il suo Corpo, non vi è in esso nulla di raggiungibile. Si parla di Prajna quando si vede che questo Corpo è irraggiungibile, rimanendo del tutto quiescente e sereno eppur misteriosamente funzionante, in modi che superano ogni calcolo. Qui si osserva che Dhyana e Prajna sono identici”. Tanto Hui-neng, quanto Shen-hsiu sottolineano il significato del- l’occhio del Prajna, il quale, essendo rivolto su se stesso, vede nei misteri dell’Autonatura, L’irraggiungibile è raggiunto, l’eternamente sereno viene percepito, e Prajna s’identifica con Dhyana nelle sue svariate funzioni.
E’ per questo che, mentre sta parlando con Wang-wei, Shen-hui dichiara che in questo parlare è presente tanto il Dhyana quanto il Prajna, che questo stesso parlare è Prajna e Dhyana. Con questo egli intende che Prajna è Dhyana e Dhyana è Prajna. Se diciamo che soltanto nello star seduti a gambe incrociate in meditazione vi è Dhyana, e che quando si è completamente dominato questo tipo di meditazione Prajna viene svegliato per la prima volta, noi eseguiamo un totale distacco fra il Prajna e il Dhyana, in un dualismo che è stato sempre aborrito dai seguaci dello Zen.
Sia che ci si muova o che non ci si muova, sia che si parli o non si parli, deve sempre esserci Dhyana, che è l’eternamente immobile Dhyana. Ancora una volta dobbiamo dire che essere è vedere e vedere è agire; che non vi è essere, ossia Autonatura, senza vedere e agire, e che Dhyana è Dhyana solo quando è contemporaneamente Prajna.

Riportiamo qui di seguito una citazione da Ta-chu Hui-hai, che fu un discepolo Ma-tsu:
D.: “Quando non vi è nessuna parola o discorso, può ciò essere chiamato Dhyana?
P: “Quando io parlo di Dhyana, ciò non ha rapporto col discorrere o non discorrere; il mio Dhyana è l’eternamente immobile Dhyana. Perché? Perché Dhyana è sempre in Uso. Anche quando vengono pronunciate le parole, la conversazione si svolge, o quando predomina il ragionamento discriminativo, vi è Dhyana, perché tutto è Dhyana.

Quando una mente, comprendendo perfettamente il vuoto di tutte le cose, affronta le forme, essa ne percepisce immediatamente il vuoto; per essa il vuoto è sempre presente, che affronti le forme o meno, che discorra o meno, che discrimini o meno. Ciò si applica a ogni cosa che appartiene alla nostra vista, all’udito, alla memoria e alla coscienza in genere. Perché è così? Perché tutte le cose nella loro autonatura sono vuote; e dovunque andiamo troviamo questo vuoto. Poiché tutto è vuoto, non si stabilisce alcun legame e a causa di questo non-legame vi è un Uso simultaneo (di Dhyana e Prajna).
Il Bodhisattva sa sempre come fare Uso del vuoto, e con ciò raggiunge l’Ultimo. Perciò si dice che per unità di Dhyana e Prajna s’intende l’Emancipazione”. Che il Dhyana non abbia niente a che fare col semplice star seduti a gambe incrociate in meditazione, com’è generalmente supposto dai profani, o com’è stato affermato da Shen-hsiu e dalla sua scuola fino dal tempo di Hui-neng, è asserito qui nel modo più inequivocabile. Dhyana non è quietismo, né tranquillità; è invece agire, movimento, compimento di azioni, vedere, udire, pensare, ricordare; Dhyana si raggiunge dove, per così dire, non viene praticato alcun Dhyana; Dhyana è Prajna e Prajna è Dhyana, in quanto sono una stessa cosa.
Questo è uno dei temi costantemente riaffermati da tutti i maestri Zen che hanno seguito Hui-neng. To-chu Hui-hai continua: “Lasciate che vi dia un’illustrazione, in modo che il vostro dubbio possa essere chiarito e possiate sentirvi ristorati. E’ come uno specchio scintillante che riflette l’immagine. Quando lo specchio fa ciò, il suo splendore ne risente forse in qualche modo? No, esso non ne risente. Ne risente quando nessuna Immagine si riflette? No, non ne risente. Perché? Perché l’uso dello specchio lucente è scevro da affezioni e quindi la sua riflessione non viene mai offuscata. Che vi siano immagini riflesse o no, il suo splendore non subisce cambiamenti. Perché? Perché ciò che è scevro da affezioni non conosce mutamenti in nessuna circostanza. “Ancora, è come il sole che illumina il mondo. Ne subisce la luce qualche cambiamento? No, non lo subisce. Cosa accade quando non illumina il mondo? Neppure allora vi sono cambiamenti. Perché? Perché la luce è libera da affezioni e perciò, sia che illumini degli oggetti, sia che non li illumini, la luce intatta del sole è eternamente al di sopra del mutamento. “Ora, la luce che illumina è Prajna e l’immutabilità è Dhyana. Il Bodhisattva usa Dhyana e Prajna nella loro unità e così raggiunge l’illuminazione. Perciò si dice che usando Dhyana e Prajna nella loro unità s’intende l’emancipazione. Vorrei aggiungere che essere liberi da affezioni significa l’assenza delle passioni e non quella delle nobili aspirazioni (che sono scevre dalla concezione dualistica dell’esistenza) Nella filosofia Zen, di fatto in tutta la filosofia buddhista, non si fanno distinzioni tra termini logici e termini psicologici e gli uni si traducono negli altri abbastanza facilmente. Dal punto di vista della vita, tali distinzioni non possono esistere, perché qui la logica è psicologia e la psicologia è logica. Per questa ragione la psicologia di Ta-chu Hui-hai diviene logica con Shen-hui, ed entrambi si riferiscono alla stessa esperienza. Si legge nei Detti di Shen-hui): “Uno specchio lucente è collocato su un alto piedistallo; la sua luce raggiunge le diecimila cose, che tutte si riflettono in esso. I maestri usano considerare questo fenomeno come straordinariamente meraviglioso. Ma per la mia scuola, esso non è da considerarsi meraviglioso. Perché? Questo specchio lucente raggiunge con la sua illuminazione le diecimila cose, e queste diecimila cose non si riflettono in esso. Ecco ciò che io chiamerei straordinariamente meraviglioso. Perché? Il Tathagata discrimina tutte le cose col non-discriminante Prajna (chih). Se egli avesse qualche intelletto discriminante, credete che potrebbe discriminare tutte le cose? Il termine cinese per ‘discriminazione’ è fen-pieh, che è una traduzione del sanscrito wikalpa, uno dei termini buddhisti importanti, usati in vari Sutra e Sastra. Il significato originale dei caratteri cinesi è “dividere e tagliare con un coltello’, che corrisponde esattamente all’etimologica del sanscrito viklpa. Per ‘discriminazione’ s’intende perciò conoscenza analitica, la comprensione relativa e sconnessa che usiamo nei nostri quotidiani rapporti della vita, e anche nei nostri pensieri altamente speculativi. Poiché l’essenza del pensiero è di analizzare – ossia discriminare – più afflato è il coltello di dissezione, più sottile sarà la speculazione che ne risulta. Ma secondo il modo di pensare buddhista o, piuttosto, secondo l’esperienza buddhista, questo potere di discriminazione è basato sul non-discriminante Prajna (chih o chih-hui). Questo è ciò che vi è di più fondamentale nell’umano intelletto ed è con questo che siamo in grado di vedere addentro nell’autonatura, che tutti noi possediamo e che è anche conosciuta come natura del Buddha. In verità Autonatura è il Prajna stesso, come è già stato ripetutamente affermato. E questo Prajna non-discriminante è ciò che è scevro da affezioni, termine usato da Ta-chu Hui-hai per caratterizzare lo specchio-mente. Pertanto, ‘Prajna non-discriminante’, scevro da affezioni’, ‘ab initio nessuna cosa è’, sono tutte espressioni che indicano una stessa fonte, che è la sorgente dell’esperienza Zen.
Ora il problema è il seguente: Com’è possibile alla mente umana passare dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalle affezioni all’assenza di affezioni, dall’essere al non-essere, dalla relatività al vuoto, dalle diecimila cose alla natura-specchio senza contenuto, o Autonatura, o per usare l’espressione buddhistica, dal mayoi (mi in cinese), al satori Come questo passaggio sia possibile è il grande mistero non solo del Buddhismo, ma di tutte le religioni e le filosofie. Finché questo mondo, così com’è concepito dalla mente umana, è il regno degli opposti, non vi è modo di sfuggirvi e di entrare in un mondo di vuoto, dove è da supporre che tutti gli opposti si fondano. Cancellare le moltitudini, indicate come le diecimila cose, allo scopo di vedere addentro nella stessa natura-specchio, è un’impossibilità assoluta.
Eppure tutti i buddhisti cercano di riuscirvi. In termini filosofici il problema non è posto in modo appropriato.
Non è il cancellare le moltitudini, non è il passare dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalla relatività al vuoto, ecc. Dove si accetta il processo di cancellatura, l’idea è che quando la cancellatura è completa, lo specchio mostra il suo originario splendore e perciò il processo è continuo, lungo la stessa linea di moto. Ma sta di fatto che questo stesso cancellare è l’opera dell’originario splendore. originario’ non ha riferimento al tempo, nel senso che lo specchio era, una volta nel suo remoto passato, puro e incontaminato e che, poiché ora non lo è più deve essere lucidato per restituirlo al suo primitivo splendore. Lo splendore è sempre là, anche quando si crede che lo specchio sia ricoperto di polvere e non rifletta più gli oggetti come dovrebbe. Lo splendore non è cosa che debba essergli restituita; non è cosa che appare al termine del processo; esso non è mai scomparso dallo specchio.
Questo è ciò che s’intende quando il T’an-ching e altri scritti buddhistici affermano che la natura del Buddha è la stessa in tutti gli esseri, in quelli ignoranti come in quelli sapienti. Poiché il raggiungimento del Tao non indica un continuo procedere dall’errore alla verità, dall’ignoranza all’illuminazione, dal mayoi al satori, i maestri Zen proclamano tutti che non vi è alcuna illuminazione che sia possibile affermare di aver raggiunto. Se affermate di aver raggiunto qualcosa, questa è la prova più sicura che vi siete smarriti. Perciò, non avere è avere, il silenzio è tuono; l’ignoranza è illuminazione; i santi discepoli del sentiero della Purezza vanno all’inferno, mentre i Bhikshu che violano i precetti, raggiungono il Nirvana; spolveratura vuol dire accumulo di sporcizia; tutti questi detti paradossali – e la letteratura Zen ne è piena – non sono che altrettante negazioni del moto continuo dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalla possibilità di essere affetti alla non possibilità di essere affetti, ecc. ecc. L’idea di un continuo movimento non riesce a spiegare fatti quali. primo, che il corso del moto si ferma allo specchio splendente originario e non fa altri tentativi per continuare all’infinito; secondo, che la pura natura dello specchio si lascia contaminare, cioè a dire che da un oggetto diviene un altro oggetto assolutamente contraddittorio. Per dirla in altro modo: la negazione assoluta è necessaria, ma è possibile allorché il processo è continuo? Questa è la ragione per la quale Hui-neng persiste nel contestare la concezione tanto cara ai suoi oppositori. Egli non adotta la dottrina della continuità che si identifica con la Scuola Graduale di Shen-hsiu. Tutti quelli che accettano l’idea di un moto continuo appartengono a questa scuola. Hui-neng, d’altro canto è il campione della Scuola Improvvisa. Secondo questa scuola, il passaggio dal mayoi al satori è improvviso e non graduale, distinto e non continuo. Che il processo d’illuminazione sia improvviso, significa che vi è un salto, logico e psicologico, nell’esperienza buddhistica. II salto logico è che il comune processo di ragionamento si arresta di colpo, e si percepisce che quanto era stato considerato irrazionale è perfettamente naturale. Il salto psicologico è che i limiti della coscienza vengono sorpassati e ci si trova immersi nell’inconscio che non è, dopo tutto, inconscio.
Questo processo è discontinuo, improvviso e assolutamente incalcolabile; questo è “Vedere nella propria Autonatura”. Da qui la seguente osservazione di Hui-neng: “O amici, mentre studiavo sotto Jen, il Maestro, io ebbi un satori (wu), semplicemente con l’ascoltare una sola volta le sue parole, e improvvisamente vidi addentro la natura originaria dell’Assoluta Essenza. Questa è la ragione per cui desidero che questo insegnamento venga propagato, di modo che coloro che cercano la verità possano anch’essi avere un’improvvisa percezione del Bodhi, possano vedere ognuno di per sé che cos’è la propria mente, che cos’è la propria natura originaria…
Tutti i Buddha del passato, presente e futuro e tutti i Sutra appartenenti alle dodici divisioni sono nell’autonatura di ogni individuo, là dove erano dal principio. … Vi è dentro ognuno di noi ciò che sa e da questo si ha un satori. Se nasce un pensiero erroneo, ne conseguono falsità e perversioni, e nessun estraneo, per quanto saggio, può istruire dall’esterno tali persone che sono in verità al di là di ogni aiuto. Ma se avviene un’illuminazione per mezzo di genuino Prajna, tutte le falsità svaniscono all’istante. Se la propria autonatura viene compresa, il proprio satori basta a far ascendere a uno stato di buddhità.
O, amici, quando di questo non-legame vi è un Uso simultaneo (di Dhyana e Prajna). Il Bodhisattva sa sempre come fare Uso del vuoto, e con ciò raggiunge l’Ultimo. Perciò si dice che per unità di Dhyana e Prajna s’intende l’Emancipazione”.
Che il Dhyana non abbia niente a che fare col semplice star seduti a gambe incrociate in meditazione, com’è generalmente supposto dai profani, o com’è stato affermato da Shen-hsiu e dalla sua scuola fino dal tempo di Hui-neng, è asserito qui nel modo più inequivocabile. Dhyana non è quietismo, né tranquillità; è invece agire, movimento, compimento di azioni, vedere, udire, pensare, ricordare; Dhyana si raggiunge dove, per così dire, non viene praticato alcun Dhyana; Dhyana è Prajna e Prajna è Dhyana, in quanto sono una stessa cosa.
Questo è uno dei temi costantemente riaffermati da tutti i maestri Zen che hanno seguito Hui-neng. To-chu Hui-hai continua: “Lasciate che vi dia un’illustrazione, in modo che il vostro dubbio possa essere chiarito e possiate sentirvi ristorati.
E’ come uno specchio scintillante che riflette l’immagine. Quando lo specchio fa ciò, il suo splendore ne risente forse in qualche modo? No, esso non ne risente. Ne risente quando nessuna Immagine si riflette? No, non ne risente. Perché? Perché l’uso dello specchio lucente è scevro da affezioni e quindi la sua riflessione non viene mai offuscata. Che vi siano immagini riflesse o no, il suo splendore non subisce cambiamenti. Perché? Perché ciò che è scevro da affezioni non conosce mutamenti in nessuna circostanza. “Ancora, è come il sole che illumina il mondo. Ne subisce la luce qualche cambiamento? No, non lo subisce. Cosa accade quando non illumina il mondo? Neppure allora vi sono cambiamenti. Perché? Perché la luce è libera da affezioni e perciò, sia che illumini degli oggetti, sia che non li illumini, la luce intatta del sole è eternamente al di sopra del mutamento.
“Ora, la luce che illumina è Prajna e l’immutabilità è Dhyana. Il Bodhisattva usa Dhyana e Prajna nella loro unità e così raggiunge l’illuminazione. Perciò si dice che usando Dhyana e Prajna nella loro unità s’intende l’emancipazione. Vorrei aggiungere che essere liberi da affezioni significa l’assenza delle passioni e non quella delle nobili aspirazioni (che sono scevre dalla concezione dualistica dell’esistenza) Nella filosofia Zen, di fatto in tutta la filosofia buddhista, non si fanno distinzioni tra termini logici e termini psicologici e gli uni si traducono negli altri abbastanza facilmente. Dal punto di vista della vita, tali distinzioni non possono esistere, perché qui la logica è psicologia e la psicologia è logica.
Per questa ragione la psicologia di Ta-chu Hui-hai diviene logica con Shen-hui, ed entrambi si riferiscono alla stessa esperienza. Si legge nei Detti di Shen-hui: “Uno specchio lucente è collocato su un alto piedistallo; la sua luce raggiunge le diecimila cose, che tutte si riflettono in esso. I maestri usano considerare questo fenomeno come straordinariamente meraviglioso. Ma per la mia scuola, esso non è da considerarsi meraviglioso. Perché? Questo specchio lucente raggiunge con la sua illuminazione le diecimila cose, e queste diecimila cose non si riflettono in esso. Ecco ciò che io chiamerei straordinariamente meraviglioso. Perché? Il Tathagata discrimina tutte le cose col non-discriminante Prajna. Se egli avesse qualche intelletto discriminante, credete che potrebbe discriminare tutte le cose? Il termine cinese per ‘discriminazione’ è fen-pieh, che è una traduzione del sanscrito wikalpa, uno dei termini buddhisti importanti, usati in vari Sutra e Sastra.
Il significato originale dei caratteri cinesi è “dividere e tagliare con un coltello’, che corrisponde esattamente all’etimologica del sanscrito.
Per ‘discriminazione’ s’intende perciò conoscenza analitica, la comprensione relativa e sconnessa che usiamo nei nostri quotidiani rapporti della vita, e anche nei nostri pensieri alta- mente speculativi. Poiché l’essenza del pensiero è di analizzare – ossia discriminare – più afflato è il coltello di dissezione, più sottile sarà la speculazione che ne risulta. Ma secondo il modo di pensare buddhista o, piuttosto, secondo l’esperienza buddhista, questo potere di discriminazione è basato sul non-discriminante Prajna.
Questo è ciò che vi è di più fondamentale nell’umano intelletto ed è con questo che siamo in grado di vedere addentro nell’auto- natura, che tutti noi possediamo e che è anche conosciuta come natura del Buddha. In verità Autonatura è il Prajna stesso, come è già stato ripetutamente affermato. E questo Prajna non-discriminante è ciò che è scevro da affezioni, termine usato da Ta-chu Hui-hai per caratterizzare lo specchio-mente. Pertanto, ‘Prajna non-discriminante’, scevro da affezioni’, ‘ab initio nessuna cosa è’, sono tutte espressioni che indicano una stessa fonte, che è la sorgente dell’esperienza Zen.
Ora il problema è il seguente: Com’è possibile alla mente umana passare dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalle affezioni all’assenza di affezioni, dall’essere al non-essere, dalla relatività al vuoto, dalle diecimila cose alla natura-specchio senza contenuto, o Autonatura, o per usare l’espressione buddhistica, dal mayoi (mi in cinese), al satori Come questo passaggio sia possibile è il grande mistero non solo del Buddhismo, ma di tutte le religioni e le filosofie. Finché questo mondo, così com’è concepito dalla mente umana, è il regno degli opposti, non vi è modo di sfuggirvi e di entrare in un mondo di vuoto, dove è da supporre che tutti gli opposti si fondano. Cancellare le moltitudini, indicate come le diecimila cose, allo scopo di vedere addentro nella stessa natura-specchio, è un’impossibilità assoluta. Eppure tutti i buddhisti cercano di riuscirvi. In termini filosofici il problema non è posto in modo appropriato. Non è il cancellare le moltitudini, non è il passare dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalla relatività al vuoto, ecc.
Dove si accetta il processo di cancellatura, l’idea è che quando la cancellatura è completa, lo specchio mostra il suo originario splendore e perciò il processo è continuo, lungo la stessa linea di moto. Ma sta di fatto che questo stesso cancellare è l’opera dell’originario splendore. originario’ non ha riferimento al tempo, nel senso che lo specchio era, una volta nel suo remoto passato, puro e incontaminato e che, poiché ora non lo è più deve essere lucidato per restituirlo al suo primitivo splendore. Lo splendore è sempre là, anche quando si crede che lo specchio sia ricoperto di polvere e non rifletta più gli oggetti come dovrebbe.
Lo splendore non è cosa che debba essergli restituita; non è cosa che appare al termine del processo; esso non è mai scomparso dallo specchio. Questo è ciò che s’intende quando il T’an-ching e altri scritti buddhistici affermano che la natura del Buddha è la stessa in tutti gli esseri, in quelli ignoranti come in quelli sapienti. Poiché il raggiungimento del Tao non indica un continuo procedere dall’errore alla verità, dall’ignoranza all’illuminazione, dal mayoi al satori, i maestri Zen proclamano tutti che non vi è alcuna illuminazione che sia possibile affermare di aver raggiunto. Se affermate di aver raggiunto qualcosa, questa è la prova più sicura che vi siete smarriti. Perciò, non avere è avere, il silenzio è tuono; l’ignoranza è illuminazione; i santi discepoli del sentiero della Purezza vanno all’inferno, mentre i Bhikshu che violano i precetti, raggiungono il Nirvana; spolveratura vuol dire accumulo di sporcizia; tutti questi detti paradossali – e la letteratura Zen ne è piena – non sono che altrettante negazioni del moto continuo dalla discriminazione alla non-discriminazione, dalla possibilità di essere affetti alla non possibilità di essere affetti, ecc. ecc. L’idea di un continuo movimento non riesce a spiegare fatti quali. primo, che il corso del moto si ferma allo specchio splendente originario e non fa altri tentativi per continuare all’infinito; secondo, che la pura natura dello specchio si lascia contaminare, cioè a dire che da un oggetto diviene un altro oggetto assolutamente contraddittorio.
Per dirla in altro modo: la negazione assoluta è necessaria, ma è possibile allorché il processo è continuo? Questa è la ragione per la quale Hui-neng persiste nel contestare la concezione tanto cara ai suoi oppositori. Egli non adotta la dottrina della continuità che si identifica con la Scuola Graduale di Shen-hsiu. Tutti quelli che accettano l’idea di un moto continuo appartengono a questa scuola. Hui-neng, d’altro canto è il campione della Scuola Improvvisa. Secondo questa scuola, il passaggio dal mayoi al satori è improvviso e non graduale, distinto e non continuo. Che il processo d’illuminazione sia improvviso, significa che vi è un salto, logico e psicologico, nell’esperienza buddhistica. Il salto logico è che il comune processo di ragionamento si arresta di colpo, e si percepisce che quanto era stato considerato irrazionale è perfettamente naturale. Il salto psicologico è che i limiti della coscienza vengono sorpassati e ci si trova immersi nell’inconscio che non è, dopo tutto, inconscio. Questo processo è discontinuo, improvviso e assolutamente incalcolabile; questo è “Vedere nella propria Autonatura”. Da qui la seguente osservazione di Hui-neng: “O amici, mentre studiavo sotto Jen, il Maestro, io ebbi un satori (wu), semplicemente con l’ascoltare una sola volta le sue parole, e improvvisamente vidi addentro la natura originaria dell’Assoluta Essenza. Questa è la ragione per cui desidero che questo insegnamento venga propagato, di modo che coloro che cercano la verità possano anch’essi avere un’improvvisa percezione del Bodhi, possano vedere ognuno di per sé che cos’è la propria mente, che cos’è la propria natura originaria… Tutti i Buddha del passato, presente e futuro e tutti i Sutra appartenenti alle dodici divisioni sono nell’autonatura di ogni individuo, là dove erano dal principio.
Vi è dentro ognuno di noi ciò che sa e da questo si ha un satori. Se nasce un pensiero erroneo, ne conseguono falsità e perversioni, e nessun estraneo, per quanto saggio, può istruire dall’esterno tali persone che sono in verità al di là di ogni aiuto. Ma se avviene un’illuminazione per mezzo di genuino Prajna, tutte le falsità svaniscono all’istante.
…..
 Suzuki La dottrina Zen del Vuoto mentale Pag. 50

Secondo Hui-neng, il concetto d’inconscio è la base del Buddhismo Zen. Di fatto, egli propone tre concetti come contenuto dello Zen, di cui uno è l’inconscio; gli altri due sono “l’informe” e il “non-permanente”. Hui-neng continua: Per “informe” s’intende essere nella forma eppur distaccati da essa; per inconscio s’intende aver pensieri, eppur non averne; quanto al “non-permanente”, esso è la natura primaria dell’uomo.
L’altra sua definizione dell’inconscio è: “O buoni amici, non avere la mente macchiata mentre è in contatto con tutte le circostanze della vita questo è essere nell’Inconscio. E’ essere sempre distaccati dalle condizioni oggettive nella propria coscienza, non lasciar risvegliare la propria mente dal contatto con le condizioni oggettive…

 

Oh Ego! (V. R. Subramaniam)

Il grande mistico indiano Sri Ramana Maharshi aveva apprezzato un libretto intitolato: “All is ONE” scritto da un suo devoto, tale Vijay R. Subramaniam e ne aveva suggerito la lettura ad alcuni devoti. Anni fa avevo letto “All is ONE” di Michael Talbot, studioso dei nuovi paradigmi scientifici, che offriva una visione dell’Unità cosmica della realtà e della coscienza attraverso le scoperte della Fisica Quantistica. Invece, questo libretto che ha il medesimo titolo ma è più vecchio di quasi un secolo ed è scritto con un linguaggio molto semplice, l’esperienza coscienziale dell’Unita Cosmica è presentata attraverso la consapevolezza diretta di un risvegliato. Il risveglio o la consapevolezza della natura profonda dell’Essere, permette di riconoscere che siamo espressione di un’energia-intelligenza-consapevolezza che trascende il personaggio con cui ci identifichiamo. Se riconosciamo l’illusorietà dell’io e sappiamo superare gli inganni dell’egocentrismo, la Vita dischiude dimensioni impensabili e ci conduce alla saggezza e alla realizzazione. Ho tradotto di questo volumetto il capitolo dedicato all’ego che è davvero toccante e credo possa essere d’ispirazione per molti. Se a livello mentale può sembrare un’astrazione romantica a livello del cuore indica nel modo più semplice e diretto la Verità perenne che conduce alla Liberazione.

Libera traduzione del sesto capitolo di “All is One”. 

“EGO”

  1. Oh ego, tutti i mali del mondo vengono da te. Per distruggerti i re fanno le leggi e i saggi danno insegnamenti. Ma nonostante i loro sforzi da tempi immemorabili, ahimè sei ancora vivo, ti nascondi per poi riapparire ancora e ancora. Potrai mai aver fine? Sì, la tua fine si sta certamente avvicinando. Un altro Ego sta per eliminarti, è l’Ego Universale (il Sé) che si chiama: “Io sono Brahman”.
  2. Oh ego, non pensare che il tuo nemico sia come te. Tu sei transitorio mentre lui, è eterno. Tu sei arrogante e distingui sempre “io”, “tu” e “lui”, ma il tuo nemico è libero da questa presunzione. Come? Perché il Sé armonizza tutte le differenze e trasforma tutto in sé stesso. Inoltre, tu provi inimicizia verso di Lui perché pensi cerchi di ucciderti. Ma Lui non ha cattive intenzioni verso di te, dal momento che quando ti trovi in sua presenza tu non ci sei più. Lui ti considera solo una parte delle sue membra. La tua scomparsa in sua prossimità è effetto della tua stessa irrealtà; non pensa di ucciderti perché ai suoi occhi sei privo di sostanza. Pertanto, tu gli sei nemico, ma non Lui non ti è nemico. Anzi ti dico che tu sei nemico di te stesso.
    Perché? A causa del tuo narcisismo ti metti sempre in primo piano, prima del Grande Uno. E così immediatamente sei perduto e poi il Sé universale che era nascosto ti divora per risplendere come Tutto-luce.
  3. Oh ego, i mali delle tue azioni non hanno limiti. I tuoi desideri sono ad esempio: “Con quale titolo posso guadagnare onore?” “In quale forma devo apparire?” “Gli altri mi apprezzeranno?” “Saranno d’accordo con me e mi seguiranno?” “Diranno che sono il migliore?”.

Ahimè! Come breve è la tua vita! E ancora a quante cose aspiri! E quanto male fai! Hai ingannato te stesso credendo che ci sia felicità in tali idee egoistiche e nel differenziarti da tutti gli altri. Ma questo non è il tuo bene. Stando così le cose, non desiderare invano di governare su tutto. Con il tuo vano desiderio causi del male a te stesso e agli altri.
Ascolta il mio consiglio amichevole. In verità, Colui che tu consideri il tuo nemico mortale è tuo amico. Lui sa come renderti degno di vera grandezza e benedizioni. Arrenditi a lui. Questo Ego universale non ti tratta da nemico, anzi è il tuo più grande benefattore.

  1. In nessun modo potrai scoprire che cosa farà di te se non ti arrendi. Per quanto io parli non potrai capire. È questione di esperienza. Senza dubbio non farà niente di meno che portarti al Suo stato. Pertanto non preoccuparti per il futuro e arrenditi immediatamente. Potrai sempre allontanarti se la gioia non accompagna la resa. Proprio come il bere il latte inizia con un gusto gradevole e si conclude con la soddisfazione della fame, anche arrendersi inizia con la gioia e si conclude con la perfetta beatitudine al di là del piacere e del dolore. Quindi, il tuo fine senza dubbio è quest’Ego Universale, il Sé, detto Brahman-ahambhava.
  1. Quale sarà il tuo nome dopo la resa? Non vi sarà alcun nome oltre il tuo. I Veda ti lodano, il mondo ti loda; l’essenza degli insegnamenti religiosi è te stesso. Allora qual è la tua forma? Tutte le forme sono tue. Non esiste una forma che non sia tua. Ciò che è installato nei templi di culto sei tu, quanto descritto nei Veda sei tu, feste e celebrazioni sono tutte per te. Ora, cos’è in tuo potere? In tua presenza il mondo è attivo; ognuno è quello che è grazie alla tua presenza. In breve, tutte le cose glorificano e testimoniano il tuo essere. Non avresti neppure sognato di arrivare a questo stato. Inizia subito, non essere presuntuoso. L’Ego universale ti aspetta.
  2. Desideri svegliarti dal tuo sogno o vuoi continuare in esso? Per quanto tempo le immagini del sogno devono durare? Non essere pigro, scrollati di dosso il sonno, svegliati! Stai assistendo a immagini mentali e immaginando sempre di più. È tutto inutile. Basta scoprire chi è colui che vede le visioni. Non illuderti di essere queste immagini che sorgono e affondano in te. Svegliati. Nell’istante in cui ti svegli ti accorgi che la veglia è meglio di questo sogno. Alzati! L’Ego universale attende per rallegrarsi di vederti sveglio.
  1. Non temere la fine del presente sogno. Una volta che sarai sveglio potrai godere lo stesso e di più. Non sarai più illuso e potrai osservare tutto con allegro distacco, senza essere confuso. Quando comprendi la follia di tutte le apparenze non avrai più alcun problema. Nel sogno la tua immaginazione mentale assume forme. Al risveglio riconosci il sogno come sogno. Non confondere il sogno con la veglia. Conosci il sogno come sogno. Per fare ciò è necessario arrendersi al Sé cioè il risveglio dall’illusione di essere un individuo o io separato.
  2. Ti ho istruito per il tuo bene e non nel mio interesse. Se mi credi dovresti agire in conformità a ciò che ti ho insegnato. D’altra parte, se non vedi nulla di buono in quello che ho detto, puoi allontanarti da questo ideale. Come posso aiutarti se il mio consiglio e i consigli di tutti i santi non ti fanno alcuna impressione? Nessuno Stato è superiore a questo. Credimi, è per il tuo bene renderti conto di questa verità e attraverso di te altri potranno realizzarla. Liberati dalla presunzione e abbandona subito l’illusione. Renditi conto che l’Ego universale è il tuo vero Sé.
  3. Oh ego, vedi come sei schiavo di tutti e quindi soffri e come pietoso è il tuo stato! Tutti ti sono ostili a causa delle difficoltà causate da questa illusione e le immagini mentali aumentano di un milione di volte. Perché invece non lasci andare tutto e trai profitto cedendo al Maestro? Allora tutti i tuoi nemici diventeranno amici. Ma, solo l’Uno può essere così magnanimo ed è il Sé o Brahman-ahambhava.
  4. Dico queste parole non per egoismo. È semplicemente mio dovere e dico questo non per il tuo o il mio bene, ma per il bene di tutti.

The truth is Brahma-ahambhava the Universal “brahman-am-I”.

Vast Light of Grace! Transcendent Compassion

OM TAT SAT

Ribhu Gita, la Gita di Shiva

Filosofia Non dualista

Mia libera traduzione di estratti della: Ribhu Gita, la Gita di Shiva, un classico dell’Advaita Vedanta del settimo secolo. A questo testo si disse facesse spesso riferimento Sri Ramana Maharshi. Un testo che la la mente razionale non può afferrare, ma che risponde hai temi essenziali dell’essere solo l’intelligenza intuitiva può cogliere .

-kalabhairava

Capitolo 1

Ribhu-niddgha samvadah

IL DIALOGO TRA RIBHU E NADAGHA

Skanda: I Rishi così parlarono a Ribhu, il devoto di Shambhu, quello che, senza desideri, è il migliore dei saggi, coperto di cenere e collane di rudraksha, che era a Kedarnath sul picco dell’Himalaya a onorare Shiva il signore di Kedarnath.

I Rishi: Meritevole figlio di Brahma, nato dal loto. Per la nostra liberazione illuminaci con la Conoscenza e la saggezza dei Veda e con i grandi aforismi che hai ottenuto sul monte Kailash onorando il Signore Isvara. Attraverso tale Conoscenza saremo resi capaci di attraversare l’oceano senza sponde del samsara.

Suta: Compiaciuto dalle parole dei saggi, guardandosi attorno si rivolse alla saggia assemblea che era assorta nella contemplazione dei piedi di loto del Signore dall’ottuplice forma.

Ribhu: Non vi è nulla che sia segreto a voi, grandi anime, devoti di Sambhu. Guardandovi dalla dimora d’amore del signore dai tre occhi, vi comunicherò questo: la conoscenza evidente di Shankara, una grande emanazione della sorgente dei Veda. Ascoltate questo, migliori tra gli uomini, che cercate la conoscenza di Brahman. Ascoltate questo: l’oceano della conoscenza di Shiva attraverso cui vincendo l’attaccamento dei sensi con la devozione a Shiva, attraverserete il mare del samsara. Offrendo obbedienza a Mahadeva, vi esporrò la conoscenza di Isvara.

La causa dell’universo è unicamente il divino consorte di Uma, il brillante illuminatore, la causa del mondo senziente ed insenziente, la sola causa di gioia. Per lui il grande Isvara (Maheshvara), non è necessaria alcuna azione, Lui, Hara da solo è la causa di tutto.…

Quindi Ribhu disse a Nidagha: ti dirò la definizione del Sé che non è trovabile nella triade del tempo di passato, presente e futuro, sempre il più segreto dei segreti, per riassumere ciò che è stato detto da Shiva.

Non c’è nulla di cui si possa parlare come non-Sé, né della mente come non-Sé, né dei mondi come non-Sé. Sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Con l’assenza di tutti i sankalpa, con l’eliminazione di tutte le forme, con la convinzione che esiste solo Brahman, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé.

In assenza della mente non c’è pensiero; in assenza del corpo non c’è invecchiamento. Con la convinzione che esiste solo Brahman, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Per l’assenza del piede non c’è camminare, per l’assenza delle mani non c’è lavoro. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé.

A causa dell’assenza di Brahma, il Creatore, non c’è mondo e in quest’assenza quindi non c’è neppure Hari il sostenitore. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. In assenza d’invecchiamento non c’è morte e neppure il mondo dei Veda e degli dei. Esiste solo Brahman, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé.

Non c’è Dharma, non c’è purezza né concetti di verità, né paura. Esiste solo Brahman, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Poiché non vi è decadimento non vi è movimento, poiché non c’è decadimento non c’è oblio. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé.

Il Guru in vero non esiste, in verità non esiste discepolo. Esiste solo Brahman, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Non essendoci nulla che sia primo non c’è nessun secondo, non essendoci secondo non c’è nulla che sia primo. Se c’è il concetto di verità sorgerà anche qualcosa di non vero.

Se c’è un concetto di non verità anche un concetto di verità sorgerà con esso. Se c’è lo sfavorevole sappi che c’è anche il concetto di favorevole. Allo stesso modo se c’è il favorevole ci sarà lo sfavorevole.

Se pensi al coraggio, la paura è postulata, la paura è concomitante al coraggio. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Se c’è legame ci sarà liberazione, in assenza di legame non c’è liberazione. Se c’è la morte c’è la nascita, in assenza della nascita non c’è neppure la morte.

Se c’è il “tu” c’è l'”io”, se non c’è il “tu” non c’è l'”io”. Se c’è “questo” c’è “quello”; in assenza di “quello” non c’è neppure “questo”. Se c’è un “là,” implica anche qualcosa che c’è un non “là”, se c’è un “non là” ciò implica qualcosa che è “là”. Se c’è un effetto c’è una causa, in mancanza di un effetto non c’è causa.

Se c’è la dualità c’è il concetto di nondualità, in assenza di dualità non c’è concetto di nondualità. Se c’è qualcosa da vedere, anche il vedente deve essere là, in assenza di alcunché da vedere non c’è neppure alcuno che veda. Se c’è un interno ci sarà di certo un esterno, se non c’è interno non ci sarà esterno. Se c’è il concetto di completezza, ciò implica qualcosa d’incompleto.

Se c’è qualcosa di piccolo che si possa pensare, in un attimo diventa tutto, se non c’è qualcosa di piccolo nulla di qualunque cosa in ogni tempo nulla può sorgere. Quindi alla fine nulla esiste davvero in qualunque tempo, né tu né io, né questo né quello. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé.

In questo mondo non c’è nulla che possa essere un esempio, e neppure qualcosa cui l’esempio debba essere dato. Esiste solo Brahman da solo, sii certo che non c’è nulla che sia non-Sé. Non esiste mente che pensa “Io sono il Supremo Brahman”, “quest’universo è solo Brahman”, “Anche tu sei solo Brahman.” Io sono Coscienza e non esiste il non Sé. Sii certo di questo. Così in breve la definizione del Sé ti è stata data. Nell’udire questo uno diventa Brahman stesso.

Nidagha: Chi sei tu? Chi davvero? Dimmi migliore tra gli oratori, che solo ad ascoltarti uno è istantaneamente liberato dalle durezze del Samsara.

Ribhu: Io invero sono il Supremo Brahman. Io invero, sono la felicità suprema. Io sono me stesso. Io invero sono. Io sono Brahman solo.Sono solo Coscienza. Sono posseduto da divina Conoscenza. Sono senza parole per esprimermi. Io sono Brahman solo. Sono senza significato. “Questo” è senza significato. Sono separato dal significato di tutto. Io sono Brahman solo.Sono sempre puro, illuminato eterno, totalmente senza macchia. Sono della natura del sempre beato. Io sono Brahman solo. Sono della natura della Perfezione eterna. Sono Esistenza-Consapevolezza-Beatitudine. Sono solo della natura della nondualità. Io sono Brahman solo.

Sono della natura che non può essere descritta. Sono senza inizio e senza fine. Non sono della natura della materia insenziente. Io sono Brahman solo. Sono privo di qualunque sankalpa (progetto, intenzione). Sono privo di ogni ignoranza. Sono tutto. Sono lo stesso Ciò. Io sono Brahman solo. Sono privo di nomi e simili cose. Sono privo di forme. Privo da tutti gli attaccamenti. Io sono Brahman solo.

Sono il creatore di tutti i discorsi. Sono oltre la fine di tutti i Veda (Vedanta). Sono la fine di tutti i tempi. Io sono Brahman solo.

Sono la fine di tutte le forme. Sono la gioia che è la fine di tutti i nomi. Sono la fine di tutti gli eoni del tempo. Io sono Brahman solo. Io stesso sono gioia e null’altro. Io stesso sono Coscienza senza mutamenti. Io sono ovunque. Io sono Brahman solo. Io sono il Sé che è Brahman solo. Sono solo una massa di pura Coscienza. Sono la sola esistente Essenza indivisa. Io sono Brahman solo. Io sono esclusivamente della natura della Conoscenza. Sono della natura che esiste di per sé. Sono la sola essenza esistente completa. Io sono Brahman solo.

Sono della natura dell’esistenza; io in vero sono della natura della beatitudine. Sono al di là del significato e dell’assenza di significato. Io sono Brahman solo. Sono della natura che non può essere misurabile. Sono della natura che non può essere discussa. Sono della natura che non può essere compresa. Io sono Brahman solo.

Io sono della natura che non è tessuta. Sono senza dolore. Brillo ininterrottamente. Io sono Brahman solo. Sono privo di attività. Sono privo di differenze. Sono privo di tutti i dubbi. Io sono Brahman solo. Sono senza ego. Sono senza maestro, io sono sempre la natura di Brahman. Io sono Brahman solo.

Sono separato da Brahma e privo delle caratteristiche di Brahma e altri, privo delle caratteristiche di Vishnu e altri. Sono privo delle caratteristiche di Shankara e altri. Io sono Brahman solo. Io sono silenziosamente luminoso. Io sono Brahman solo. Io sono nulla. Io non sono il “più alto”. Sono una piccola cosa. Sono anche il Supremo.

Della natura non ho il corpo brillante, neppure sono l’illuminatore dell’universo. Sono una massa di Coscienza. Io sono della natura della Coscienza. Io sono Coscienza. Ho sempre la natura dell’Esistenza. Sono gioioso. Sono l’incarnazione della gioia. Io sono Brahman solo. Non sono un ragazzo, né un giovane, né un vecchio. Sono più alto del più alto.

Non sono della natura del molteplice. Io sono Brahman solo. Questa mia esperienza è stata definita: “la suprema essenza di tutte le Upanishad”. Chiunque ascolti questo anche solo una volta, egli stesso diventa Brahman.

Coloro che sono illusi nell’intelletto da idee di “piccola conoscenza” o “onniscienza” e simili, che sorgono da interpretazioni concettuali dei Veda, delle scritture, dei trattati, degli aforismi e simili, non possono neppure studiando centinaia di scritture conoscere Shankara, che non è né il grossolano, né l’atomico, non fuoco, vento, spazio, acqua o terra, ma è come il brillante spazio che brilla nel cuore all’interno degli involucri di tutti gli esseri.

Capitolo 2

sivena kumaropadesa varnanam

DESCRIZIONE DEGLI INSEGNAMENTI DI SHIVA A KUMARA (Gli stessi dati da Shiva a Ribhu)

Onorabile Ribhu, in questa situazione chi è in grado di raggiungere lo stato di Brahman? Spiegami specialmente quella conoscenza che viene dalle parole di Shankara.

Ribhu: Tu di certo sei Brahman. Tu sei il Supremo Guru. Tu di certo sei della natura dello spazio. Di certo sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Tu di certo sei tutti i modi dell’essere. Tu sei il significato di tutto questo. Sei senza mutamento. Sei privo di tutto. Sei il Testimone. Sei sempre senza un testimone. Tu sei il tempo. Sei privo di ogni cosa. Sei sempre senza un testimone. Sei privo di tempo. Sei il tempo. Tu sei sempre Brahman, la massa della consapevolezza. Tu sei la natura della verità. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Tu sei la Verità. Tu sei il realizzato. Tu sei l’Uno primordiale. Tu sei il liberato, tu sei la liberazione. Tu sei sempre immortale. Tu sei Dio. Sei pacifico. Senza afflizioni. Tu sei Brahman. Sei la pienezza. Esisti in ogni direzione. Tu sei sereno. Sei anche la Verità. Sei antico. Sei rappresentato dalla parola “verità” e altre parole. Sei privo di membra. Sei sempre stabile. Sei Brahman. Sei pieno e perfetto. Sei l’alto e il basso.

Sei libero dalle errate convinzioni che confondono del mondo fenomenico. Sorgi in tutti gli esseri che da sempre sono. Sei sempre senza sankalpa. Tu sei Brahman. Sei la pienezza. Esisti in ogni direzione. Sei sempre gioioso e felicemente stabile, sempre senza inimicizia, sempre privo di azione. Tu sei Brahman che esiste in ogni direzione. Sei della natura dello spazio della Coscienza. Sei solo Coscienza. Risiedi solo in te stesso. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo.

Tu sei beatitudine. Tu sei il Supremo. Sei privo di tutto, sei senza attributi. Tu sei l’Uno senza un secondo. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Tu sei della natura di una massa di Coscienza-Beatitudine. Sei della natura della completezza. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Tu sei “Quello”. Tu sei te stesso. Tu sei l’illuminato. Conosci, sai, sei consapevolezza. Sei nato da Brahman. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Tu sei immortale. Pervadi tutto. Sei Dio. Sei grande. Sei il discorso. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo.

Tu sei tutto. Sei privo di tutto. Sei pacifico. Tu sei di certo il Supremo. Tu sei la causa, tu sei sereno. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Tu sei della natura dell’esistenza. Sei di certo esistenza naturale. Sei della natura del sempre puro. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Sei privo anche di un po’ di qualunque cosa, tu sei privo persino di un atomo. Sei privo di esistenza obiettiva. Sei privo di non esistenza e simili.

Chiunque tu sia, tu sei Lui. Te sei tutto ciò che è grande. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Sei privo d’indicazioni e qualità. Sei solo Consapevolezza. Sei senza afflizioni. Sei sempre l’essenza indivisa. Tu sei Brahman non c’è dubbio su questo. Tu sei della natura del substrato di tutto. Sei della natura della luce di tutto. Sei privo di qualunque differenza o significato. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Tu di certo sei Brahman libero da differenze e da disturbi. Sei pacifico, privo di differenze. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo. Sei privo del termine “conoscenza esaltata”. Tu percepisci la tua stessa natura. Tu risiedi nella tua natura. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo. Tu resti con la tua natura. Tu riconosci solo la tua natura. Sei immerso nelle acque della tua stessa gioia. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Tu solo esisti nel regno del tuo Sé. T’inchini solo al tuo stesso sé. Tu sei della natura completa. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Radicato nella tua stessa gioia, sei te stesso. Non percepisci nulla di esterno a te. Nel tuo Sé brilli e sei come lo spazio. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo. Non devii dalla tua natura. Non percepisci nulla al di fuori della tua natura. Tu nella tua natura sei nettare. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo. Tu brilli della tua stessa natura. Sbocci con la tua stessa natura. Non sei differente dalla tua natura. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo. Tu sei sempre te stesso. Vedi te stesso ovunque. Godi te stesso in te stesso. Tu sei Brahman. Non c’è dubbio su questo.

Suta:

Allora, compiaciuta dalle parole di Nidagha, Ribhu, amato figlio di Brahma nato dal loto, vedendolo, come una persona adatta per l’essenza dell’amore di Shiva, continuò a istruirlo.

Ribhu:

Una volta sul monte Kailash, Shankara istruì suo figlio. Ti dirò le stesse cose ascolta con mente attenta. Questo mondo fenomenico non esiste. Non è mai stato creato, né mai è esistito di per sé. Questo che è stato chiamato l’immagine del mondo, è sempre irreale.

Non ci sono effetti o illusioni e simili. Non c’è paura degli effetti dell’illusione. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Non c’è colui che fa; non c’è azione, non c’è nulla che debba essere fatto, figlio. Essendoci solo Brahman queste cose sono irreali, sempre irreali.

Non c’è uno non c’è due. Non c’è mantra, non c’è tantra né nessuna cosa simile. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Non c’è ascolto o riflessione; la profonda meditazione è percezione errata. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali.

I due tipi di samadhi, (savikalpa e nirvikalpa) non esistono. La misura e la misurazione non esistono. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Invero l’ignoranza non esiste. La mancanza di discriminazione neppure esiste. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali.

La triade d’ingiunzioni correlate non esiste, e di certo la triade delle connessioni non esiste. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Non ci sono cose come il passato e il futuro in alcun luogo. In realtà non c’è cosa come il presente in alcun luogo. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali.

Le parole che indicano il Gange, Gaya e allo stesso modo le terre del Sud alla fine dell’India, o qualunque altra cosa, non esistono. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Non c’è terra, non c’è acqua, non c’è fuoco né aria e nessuno spazio in alcun luogo. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali.

In realtà non ci sono Dei, non ci sono guardiani delle direzioni, non c’è né padre né Guru in qualunque tempo. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali. Non c’è nulla di vicino o di lontano, non c’è fine, né metà né alcun altro stato in qualunque tempo. Non c’è nondualità, né dualità, né verità né non verità, né qualcosa che possa essere indicato come questo.

Non c’è liberazione e non c’è legame. In realtà non c’è mondo, né tempo, in alcun tempo al fine. Non c’è realtà né irrealtà, né c’è uno stato di “felicità”. Non ci sono coppie di opposti, né un Sé in qualunque tempo. Non ci sono doveri in relazione alle acque sacre, non c’è crescita, generazione, morte, né la percezione erronea di andare e venire.

Non c’è “qui” né “in seguito”. Non c’è Guru, né discepolo, né realtà né irrealtà, non c’è esistenza, non c’è azione da svolgere e azione svolta. Non c’è comunità, non c’è rifugio, non c’è casta e nessuna tradizione, in realtà non ci sono regole di comportamento fisico e mentale e neppure limiti etici.

Non ci sono cose come “tutto è illusione” o “tutto è Brahman”. Non c’è nessuna Coscienza. Non c’è cosa di cui si possa dire “io sono Coscienza”. Nulla come “io esisto”; nulla come “io sono eterno”. Essendoci solo Brahman, queste cose sono irreali, sempre irreali.

Qualunque cosa sia espressa dalle parole, qualunque cosa sia pensata dalla mente o determinata dall’intelletto, e qualunque cosa sia conosciuta dal pensiero. Ciò che è unito dallo yoga, ciò che è fatto dai sensi, e gli stati della veglia, del sogno e del sonno profondo, e il quarto stato.

Tutto questo non esiste. Bisogna sapere che tutte queste cose sono determinate da condizionamenti. La purezza non si acquisisce mai con le abluzioni, mai è ottenuta attraverso la contemplazione. La triade dei guna (qualità: tamas, rajas e sattva) non esiste affatto, né c’è alcunché oltre i guna. Parole come uno e due non esistono. La grande illusione e la percezione errata non esistono.

La paura e l’assenza di paura, in realtà non ci sono. Sii certo che non c’è proprio nulla affatto. C’è solo Brahman non rimane altro. Chiunque ascolti questo anche solo una volta egli stesso diventa Brahman.

Isvara:

Come bolle d’aria sulle acque dell’oceano, gli dei, gli uomini e le bestie di tutto il mondo fenomenico sorgono e sorgeranno ancora e ancora, sulle acque della massa di beatitudine solida del consorte di Uma (Shiva). Non esiste miseria mondana per coloro che attraverso la loro esperienza, percepiscono tutto questo emergere dalle onde dell’illusione chiaramente come Me stesso, (il Sé). A causa dell’illusione la gente non realizza Hara (il Sé) come causa di ogni piccola cosa, causa di ogni essere ed anche come la causa senza confini di una più grande dissoluzione. Quando la presenza del Consorte di Uma brilla riflesso nelle acque nei recessi dello spazio del cuore, la distruzione del serpente delle miserie mondane ha luogo.

Capitolo 3

prapancasya saccinmayatva kathanam

DESCRIZIONE DEL MONDO FENOMENICO COME ESISTENZA CONSAPEVOLEZZA

Isvara: I voti religiosi sono illusori. I mondi sono illusori. I vari stati sono illusori. I luoghi sacri sono illusori. Anche la paura è illusoria. I sostegni e simili cose sono illusori. Il godimento è illusorio. La moltitudine delle relazioni è illusoria. Le proposizioni sono illusorie.

Anche i Veda sono illusori. Il parlare è illusorio. Il molteplice è illusorio. La ricchezza è illusoria. Il cielo e gli altri elementi sono illusori. La luna è illusoria. Tutto è illusorio. Anche il Guru è illusorio. Le buone qualità e i difetti entrambi sono illusori. Contare è illusorio. Parlare articolatamente è illusorio. Andare è illusorio. Ciò che è attraversato è illusorio. Tutto è illusorio.

Le scritture dei Veda, la conoscenza tradizionale, la causa ed effetto, Isvara, il mondo e gli elementi, gli esseri senzienti e le genti, tutto è di certo illusorio. Non c’è dubbio su questo. Prigionia e liberazione, felicità e dolore, meditazione, pensiero, dei e demoni, il secondario, il principale, il più alto e il separato sono tutti illusori. Non c’è dubbio su questo. Qualunque cosa sia concepita dalle parole è completamente illusoria. Non c’è dubbio su questo. Così anche tutto ciò che è immaginato da sankalpa o pensato dalla mente è illusorio.

Poco è deciso dall’intelletto, e poco è portato avanti dal pensiero, e qualunque cosa esista in questo quintuplice mondo (formato dai cinque elementi) è tutto illusorio. Ciò è certo. Qualunque cosa sia udita dalle orecchie o osservata con gli occhi, gli occhi stessi, le orecchie e il corpo sono tutti illusori. Questo è certo.

Qualunque cosa sia indicata come “questo” o immaginata come “questo” qualunque oggetto sia conosciuto in questo modo, tutto è illusorio. Non c’è dubbio su questo. “Chi sono Io?” “Che cosa è questo o quello”? “Io Sono Quello”? Queste e altre simili proposizioni sono irreali. Qualunque cosa accade in questo mondo tutto è illusorio.

Tutto ciò che deve essere praticato, tutto ciò che deve essere tenuto segreto e tutte le cause, tutto è illusorio. Anche il termine “tutti gli esseri” è illusorio. Non c’è dubbio su questo. Tutte le differenze e le differenziazioni, e tutti i sankalpa sono illusori. Tutti i difetti e le loro differenziazioni sono illusori. Non c’è dubbio su questo.

“Il protettore è Vishnu”, “Brama è la causa della creazione”, “Shiva è il distruttore” e simili frasi e tutti questi concetti sono illusori. Non c’è dubbio su questo. Abluzioni, preghiere penitenze, offerte al fuoco, studi giornalieri, servizio alle divinità, incantamenti, lignaggi, e buona compagnia sono tutti illusori. Non c’è dubbio su questo. Tutto è illusorio. Il mondo è illusorio. Allo stesso modo il passato, il presente e il futuro. Ogni particolare attitudine della mente è irreale, assolutamente irreale. Non c’è dubbio su questo.

Differenze nel pensiero e differenze del mondo sono interamente effetti dell’ignoranza. I numerosi milioni di universi sono tutti Brahman. Sii certo di questo. Tutto il bene in tutti i tre mondi, lo sviluppo delle buone e cattiva qualità, e le sagge parole di tutti i Guru sono tutte Brahman. Sii certo di questo. Il sublime e il vile, il migliore e il mediocre, il sacro Omkara (Om) e la “a” come prima lettera, allo stesso modo sono Brahman. Sii certo di questo.

Qualunque cosa appaia, in questo mondo, qualunque cosa sia osservata in questo mondo, qualunque cosa esista in questo mondo, tutto è Brahman. Sii certo di questo. Qualunque cosa si dica con qualunque parola, qualunque cosa sia collegata a qualcosa e fatta da qualcuno, tutto è Brahman. Sii certo di questo. Qualunque cosa sia attraversata da qualcuno, qualunque cosa sia goduta da qualcuno, o qualunque cosa sia detta, tutto è Brahman. Sii certo di questo. Qualunque cosa sia data da chiunque, fatta da chiunque, o qualunque bagno nelle sacre acque, tutto è Brahman. Sii certo di questo. Qualunque siano le buone azioni, qualunque siano le cattive azioni e qualunque cosa tu faccia sinceramente, tutto è illusorio. Sii certo di questo. Tutto questo e tutto me stesso sono interamente Brahman. Sii certo di questo. Quanto poco sia compreso tutto è illusione. Sii certo di questo.

Ribhu: Ora ti svelerò il più segreto dei segreti, veramente meraviglioso che fu rivelato da Shankara a suo figlio sul monte Kailash.

Tutti i sensi sottili (vista udito, tatto, gusto e odorato) sono solo Coscienza, sempre un’essenza indivisa. Sono solo Coscienza che non può essere enumerata. Tutto davvero è solo Coscienza. Tutto questo è solo Coscienza. Tutto è pieno di Coscienza. La riflessione su di sé è anche solo Coscienza. Tutto invero è pieno di Coscienza. Anche tutto il mondo è solo Coscienza. Tutto è pieno solo di Coscienza. Tuo e mio anche sono solo Coscienza. Non c’è nulla oltre la Coscienza.

Lo spazio, la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, Brahma, Hari, Shiva, qualunque quantità di qualunque cosa esiste tutto è solo Coscienza. Tutto è di un’essenza indivisa che è solo Coscienza. Tutto è di un’essenza indivisa che è solo Coscienza. Il passato e il futuro sono solo Coscienza. Tutto è pieno di Coscienza.

Le sostanze e il tempo sono solo Coscienza. La conoscenza è piena di Coscienza. Il conoscibile e la conoscenza sono solo Coscienza. Tutto è pieno di Coscienza. La conversazione è solo Coscienza. In vero le parole sono solo Coscienza. Il vero e il falso sono solo Coscienza. Tutto è pieno di Coscienza.

L’inizio e la fine sono solo Coscienza. Se una cosa esiste, è sempre piena di Coscienza. Se c’è Brahma, è solo Coscienza. Vishnu è solo Coscienza di certo. Rudra e le divinità sono solo Coscienza. Allo stesso modo gli uomini e le bestie, dei e demoni, Guru e discepolo, e la conoscenza conscia sono di certo solo Coscienza. Colui che vede e la cosa vista solo Coscienza di certo, come lo sono il conoscitore e il conosciuto, ciò che è fissato e ciò che non lo è. Tutte le cose meravigliose sono solo Coscienza. Il corpo è solo Coscienza di certo. Un Lingam è solo Coscienza. Così lo sono la causa e l’effetto. La forma e il senza forma sono solo Coscienza, così anche sono il merito e il demerito.

Anche la Dualità e la Nondualità sono solo Coscienza, così i Veda e i Vedanta. Le direzioni e l’assenza di direzioni sono anche solo Coscienza, e così sono i guardiani delle direzioni.

Tutte le interazioni sono solo Coscienza, come lo sono il passato, il futuro e il presente. Nome e forma sono solo Coscienza, e così sono gli esseri e i mondi. Il prana è solo Coscienza. Tutti i sensi sono solo Coscienza. I cinque involucri sono solo Coscienza Solo alla Coscienza ci si riferisce come alla beatitudine. L’eterno e l’effimero sono solo Coscienza. Tutto è solo Coscienza di certo. Non c’è nulla di eterno tranne la Coscienza, nulla di reale tranne la Coscienza.

L’impassibilità è solo Coscienza. “Questo” invero è solo Coscienza. Ogni sostegno è solo Coscienza e allo stesso modo ogni cosa sostenuta, o Rishi! Qualunque quantità di qualunque cosa, e qualunque cosa si veda è Coscienza. Qualunque cosa è fuori portata è solo Coscienza. Per quanti esseri possano esistere e qualunque essi siano, qualunque cosa sia detta in qualunque quantità dai veda tutto è solo Coscienza davvero. Non c’è legame, ma solo Coscienza. Non c’è allora alcuna Liberazione ma solo Coscienza. Solo la Coscienza è la sola realtà. Questa è la verità, la verità che dico nel nome di Shiva.

Tutto quanto e detto dai Veda è solo Coscienza davvero. Questo fu detto a Kumara (Skanda) da Shiva ed è stato detto a te. Chiunque ascolti questo anche solo una volta egli stesso diventa Brahman.

Suta: Internamente eseguirò pratiche devozionali con mantra per L’Uno che ha per corpo lo spazio, offrendo un altare e ornamenti e preghiere, offrendo servizi devozionali all’Isana Linga per l’Uno Supremo, il Grande che risiede nel centro del cosmo primordiale, ungendo quello che non può essere bagnato, offrendo ornamenti a colui che indossa lo spazio, offrendo fiori dai dolci profumi a quello che è senza gusto, senza olfatto, forma e apparenza. Offrendo luci all’Uno che è autoluminoso, offrendo cibo consacrato a colui che è il sempre soddisfatto divoratore di tutto, con circoambulazioni e prostrazioni a quell’Uno che a grandi passi attraversa i mondi. In questo davvero la mia autorità è la vetta dei Veda.

Coloro i quali non sanno offrire servizi devozionali attraverso un’infinita serie di simboli e con la mente concentrata sui rituali, e coloro che sanno, ma che comunque adorano interiormente, in meditazione astratta, la loro mente accordata con le ingiunzioni prescritte, comunque Isvara, nonostante continui a confondere il mondo, porta presso di sé tutti quelli che con diversi mezzi attuano la devozione e offre loro conoscenza trascendente.

Capitolo 4

svama-nirupanam

DEFINIZIONE DEL PROPRIO SÉ

Ribhu: Ti dirò ora ciò che è più meraviglioso, ciò che è più raro in tutti mondi. La quintessenza dei Veda e di altre scritture. Raro, raro davvero sempre. Il mantra e un’Essenza indivisa. Il suo risultato è un’Essenza indivisa. L’anima individuale è un’Essenza indivisa. Il rito religioso è un’Essenza indivisa. La terra è un’Essenza indivisa. L’acqua è un’Essenza indivisa. Il profumo è un’Essenza indivisa. Il cielo è un’Essenza indivisa. Le scritture sono un’Essenza indivisa. I Veda sono un’Essenza indivisa. Brahman è un’Essenza indivisa. I voti religiosi sono un’Essenza indivisa. Vishnu è un’Essenza indivisa. Shiva è un’Essenza indivisa. Brama è un’Essenza indivisa. Gli dei sono un’Essenza indivisa. Tutto è un’Essenza indivisa. Il se stesso è un’Essenza indivisa. Il Sé è un’Essenza indivisa. Il Guru è un’Essenza indivisa.

Qualunque cosa di cui si possa parlare è un’Essenza indivisa. La luce è un’Essenza indivisa. Il corpo è un’Essenza indivisa. La mente è un’Essenza indivisa. Il pensiero è un’Essenza indivisa. La gioia è un’Essenza indivisa. La conoscenza è un’Essenza indivisa. L’immutabile è un’Essenza indivisa. L’eternità è un’Essenza indivisa. Il supremo è un’Essenza indivisa. Il triviale viene da un’Essenza indivisa. Io vengo da un’Essenza indivisa. Sia che l’Essenza indivisa esista, sia che non esista, qualunque cosa sia separata, viene dall’Essenza indivisa. Il più alto viene dall’Essenza indivisa. Il grossolano viene dall’Essenza indivisa. La gente viene dall’Essenza indivisa. Il sottile è un’Essenza indivisa. La diade è un’Essenza indivisa.

Ciò che è inesistente è un’Essenza indivisa. La forza è un’Essenza indivisa. Vishnu viene da un’Essenza indivisa. L’atomo viene da un’Essenza indivisa. La conoscenza viene da un’Essenza indivisa. L’esistenza viene da un’Essenza indivisa. La dissoluzione è un’Essenza indivisa. Il padre è un’Essenza indivisa.

I devoti sono un’Essenza indivisa. Il marito è un’Essenza indivisa. La madre è un’Essenza indivisa. Virat è un’Essenza indivisa. Il corpo è un’Essenza indivisa. La testa è un’Essenza indivisa. Il naso è un’Essenza indivisa. L’esteriore è un’Essenza indivisa. Il perfettamente pieno è un’Essenza indivisa. L’immortale è un’Essenza indivisa. L’orecchio è un’Essenza indivisa. La casa è un’Essenza indivisa. Ciò che deve essere tenuto segreto è un’Essenza indivisa. Shiva è un’Essenza indivisa. Il nome è un’Essenza indivisa. Il sole è un’Essenza indivisa. La luna è un’Essenza indivisa. Il Guru è un’Essenza indivisa. Il testimone è un’Essenza indivisa. L’amico è un’Essenza indivisa.

Il parente è un’Essenza indivisa. Io sono un’Essenza indivisa. Il re è un’Essenza indivisa. La città è un’Essenza indivisa. La signoria è un’Essenza indivisa. Il Signore è un’Essenza indivisa. Il mantra è un’Essenza indivisa. La japa è un’Essenza indivisa. La contemplazione è un’Essenza indivisa. Un rifugio è un’Essenza indivisa. Ciò che si deve cogliere è un’Essenza indivisa. Ciò che è grande è un’Essenza indivisa.

La luce è un’Essenza indivisa. Il trascendente è un’Essenza indivisa. Ciò che si consuma è un’Essenza indivisa. L’offerta è un’Essenza indivisa. L’offerta di ghee al fuoco è un’Essenza indivisa. La vittoria è un’Essenza indivisa. Il cielo è un’Essenza indivisa. Il proprio sé è un’Essenza indivisa. Non c’è nulla al di fuori dalla natura di un’Essenza indivisa mai in alcun tempo. Ascolta di nuovo il meraviglioso tesoro dell’esperienza eterna. Tanto rara, rarissima da raggiungere con le parole la più rara davvero. Io sono, io sono il trascendente, sono il luminoso, sono l’illuminante.

Sono il Guru di tutte le forme, sono tutte le forme. tale. Sono me stesso. Sono puro. Sono magnifico. Sono il supremo. Io sono. Sono sempre il conoscitore. Sono la verità. Sono senza macchia. Sono la conoscenza empirica. Sono speciale. Io sono il comune. Io sono tutto. Sono puro. Sono senza dolore. Sono Coscienza. Sono equanime. Sono privo di onore e disonore. Sono privo di attributi. Sono Shiva. Sono senza i concetti di dualità e nondualità. Sono senza coppie di opposti. Tale io sono. Sono senza esistenza o assenza di esistenza. Sono senza linguaggio. Tale io sono.

Sono della natura del vuoto e dell’assenza di vuoto. Sono di buon augurio. Sono la mente. Sono privo di uguaglianza e ineguaglianza. Io sono e io non sono della natura triviale. Sono sempre separato da tutto. Io sono l’amichevole. Io sono sempre. Io sono privo di numeri, come dell’uno e neppure ho un numero come duo o un secondo. Io non sono.

Sono senza differenza di realtà e irrealtà. Sono privo di volontà. Sono privo della differenza dei differenti sé. Ciò che non esiste affatto, tale io sono. Non sono me stesso né un altro. Sono senza il corpo e simili. Sono senza rifugio e substrato. Sono senza sostegno.

Sono senza legame liberazione o qualunque altro stato. Sono Lui, il puro Brahman. Sono privo di mente e di tutto. Sono il più alto. Sono il supremo. Ho la natura della ricerca; sono privo di qualunque cosa in cui cercare. Tale io sono. Io sono la natura della lettera “a”; io sono la lettera “u” e altre. Sono gioioso.

Sono privo di contemplazione ed assenza di contemplazione. Sono privo di qualunque cosa da contemplare. Tale io sono. Sono più completo del completo. Sono perfettamente completo. Sono la completezza. Tale io sono. Sono della natura di Ciò che trascende tutto. Sono il Supremo Brahman. Tale io sono. Non ho obiettività né caratteristiche da percepire. Non mi fondo con nulla. Tale io sono.

Sono senza misura e non c’è nulla che possa misurarmi. Nulla che io possa misurare. Tale io sono. Sono colui che vede tutto il mondo. Sono privo di occhi o di qualunque organo di percezione. Sono il pienamente sviluppato. Sono il risvegliato. Sono il sempre presente. Sono il Supremo. Sono privo di tutti gli organi. Sono responsabile di tutte le azioni.

Sono soddisfatto di tutto il Vedanta. Sono sempre facile da avvicinare. Sono gioioso e senza gioia. Sono il frutto di tutto il silenzio. Sono sempre solo della natura della Coscienza. Sono il reale e l’irreale e pieno di Coscienza. Di qualunque cosa io sia privo, nulla infine è da me preso. Io sono privo del nodo del cuore. Dal Cuore io pervado tutto; sono privo dei sei cambiamenti. Sono privo dei sei involucri Sono liberato dai sei nemici. Sono il più interiore. Sono privo di spazio e tempo. Vestito di spazio ho come abito le direzioni.

Sono libero dal “è” “non è”. Sono privo della sillaba negativa “na”. Io sono della natura di tutto ciò che è solo Coscienza. Sono esistenza, conoscenza, beatitudine. Sono dalla natura dell’indivisa; sono natura indivisa. Sono la mente del mondo degli esseri; sono privo del mondo degli esseri.

Sono della natura di tutti i modi delle forme. Sono privo della natura dell’Esistenza. Sono privo della triade del tempo (passato, presente e futuro). Sono privo di desiderio e di altre indesiderabili qualità. Io sono libero dal corpo e libero dall’essere il possessore del corpo. Sono senza attributi, sono senza liberazione, sono libero; sono sempre libero dal concetto di liberazione.

Sono privo dei concetti di realtà e irrealtà. Sono sempre solo la Realtà. Sono privo di luoghi dove andare. Sono privo si movimento. Sono della natura del ricordo. Sono pacifico. Sono completamente disponibile e buono. Così la mia natura ti è stata spiegata. Questa spiegazione è superba.

Chiunque ascolti questo anche solo una volta egli stesso diventa Brahman.

Signore con robuste braccia, che paiono proboscidi di elefante sollevate per distruggere il mondo nato dal microcosmo. Che ha tagliato la testa di Brahma! Gloria al non diviso, che porta sulle braccia le frecce l’arco ed i serpenti! Raggiungono la realizzazione del Sé coloro le cui menti sono fuse nel Sé dell’universo, il Nonduale, il Signore, il consorte di Uma, della natura della luce, della natura del senza forma, della natura dell’infinito.

Altri con pensieri di differenziazione, affaticati dal peso dell’idea delle caste e delle fasi della vita e di altre cose simili nominate nelle scritture, separati dalla pace, e perduti in faccende mondane, sperimentano il dolore giorno dopo giorno.

Capitolo 5

prapanca-sunyatva-servanasti nirupanam

DETERMINAZIONE DEL MONDO FENOMENICO COME VUOTO E DELLA NON ESISTENZA DI TUTTO

Ribhu: Ti dirò ora del mondo che è vuoto. E’ stato paragonato alle corna di una lepre. Questa conoscenza è rara in tutti i mondi. Ascolta con mente attenta.

Questo mondo fenomenico, per quanto poco uno veda o senta di esso, la forma vista e la forma di colui che vede tutto è corna di lepre. Terra, acqua fuoco, aria, spazio, mente, intelletto, egoicità e luce tutto è corna di lepre. Distruzione, creazione, esistenza, il mondo, le galassie, il merito e il demerito, la vittoria e l’illusione, tutto è corna di lepre. Desiderio, rabbia, attaccamento, infatuazione, orgoglio delusione, amore, fermezza, e il Guru ed il discepolo, l’istruzione e cose simili, tutto è corna di lepre. “Io”, “tu”, “il mondo” e altre nozioni simili, l’inizio e la fine, il mezzo, il passato, il futuro e il presente, tutto è corna di lepre.

Il corpo grossolano e il corpo sottile, la causa e l’effetto, e quanto poco ci sia del visto e del vedere tutto è corna di lepre. Colui che gode, la cosa goduta e il godimento, il primario e il secondario significato di una parola, non differenza tra quelli, tranquillità, ricerca e felicità tutto è corna di lepre. L’autocontrollo, Yama, l’osservanza delle regole, niyama, il controllo del respiro, pranayama, e altri termini simili diretti al movimento, all’oscillazione e al pensare tutto è corna di lepre.

Le orecchie, gli occhi, il corpo, il lignaggio, ciò che si deve tenere segreto, l’inerzia, Hari, Shiva, l’inizio la fine, e la spinta verso la liberazione tutto è corna di lepre. Gli organi del conoscere, i sensi, il gruppo di organi dell’azione, la veglia, il sogno, il sonno profondo e altri stati simili, tutto è corna di lepre.

I tattva (le 24 qualità) i quattro strumenti, categorie simili e dissimili tutto è corna di lepre. Tutti i mondi, tutti gli esseri, tutti i Dharma con le loro filosofie, tutta la sapienza e l’ignoranza tutto è corna di lepre. Tutte le caste, tutte le comunità, tutti i luoghi sacri e le acque sacre, tutti i Veda e tutte le scritture, tutto è corna di lepre.

Tutto il legame, tutta la liberazione, tutta la conoscenza, Isvara, tutto il tempo e tutte le istruzioni, tutto è corna di lepre. Tutta l’esistenza, tutte le azioni, tutti gli incontri con i saggi e tutta la dualità sono della natura dell’irrealtà, tutto è corna di lepre. Tutto il Vedanta, tutte le conclusioni determinate dei significati delle scritture, e “la realtà di tutta la vita”, tutto è corna di lepre.

Il poco conosciuto, qualunque cosa vista in questo mondo, e qualunque cosa hai sentito dal Guru, tutto è corna di lepre. Qualunque cosa contempli nel pensiero, qualunque sia il tuo progetto in qualunque momento, qualunque cosa sia decisa dall’intelletto, tutto è corna di lepre.

Qualunque cosa sia espressa dalle parole, qualunque cosa sia spiegata dalle parole, e qualunque cosa sia percepita dagli organi di senso, tutto è corna di lepre. A qualunque oggetto si rinunci, qualunque cosa sia ascoltata o vista, e sia propria che altrui, tutto è corna di lepre.

Qualunque cosa si manifesti come esistenza, qualunque cosa si manifesti come un oggetto con un’essenza, e qualunque cosa sia immaginata dalla mente, tutto è corna di lepre.

Qualunque cosa si determini come Sé, qualunque parola si consideri eterna, e qualunque cosa la mente ricerchi, tutto è corna di lepre. Shiva distrugge, Vishnu protegge la triade dei mondi e Brahma crea i mondi tutti questi concetti tutto è corna di lepre.

Ciò che si dice sia l’anima, qualunque parola sia pronunciata, che cosa la parola trasmigrazione significhi, tutto è corna di lepre. Qualunque cosa sia il Purana, qualunque cosa sia definita nei Veda, la validità di tutte le Upanishad, tutto è corna di lepre. La spiegazione”come corna di lepre” ti è stata riferita. Chiunque ascolti questo segreto diventa lui stesso Brahman.

Ascolta ancora, Nidagha! E’ certo che tutto è Brahman, anima buona. Questa conoscenza è rara da raggiungere per gli uomini e anche per gli dei.

Qualunque forma sia chiamata “questo”, qualunque cosa di nuovo sia “io” e ciò che è visto come questo, tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo, che si dice essere la paura. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo che si dice essere il legame. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La falsa comprensione che io sono il corpo che si dice sia sofferenza. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

La concezione che io sono il corpo che si dice sia tutto il mondo fenomenico. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo che si dice sia il nodo del cuore. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono la triade dei corpi, che si dice sia la “conoscenza” del corpo. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. In tutta la triade del tempo, la concezione che sono il corpo e anche l’idea della realtà e dell’irrealtà, non sono così. Tutto è solo Brahman.

La concezione che io sono il corpo che si dice sia manifesto nel mondo. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo che si dice sia ignoranza. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La conclusione intellettuale che io sono il corpo, che si dice sia delimitazione. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

La conclusione intellettuale che io sono il corpo, che si dice sia il contenitore delle impressioni del passato. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La conclusione intellettuale che io sono il corpo, che si dice sia in vero l’anima individuale. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che sono il corpo si dice sia il grande inferno. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La conclusione intellettuale che io sono il corpo, che è certamente solo la mente. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La conclusione intellettuale che io sono il corpo, che si dice sia delimitazione. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia dolore. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia conflitto. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia la morte. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia non auspicioso. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia un grave peccato. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La falsa comprensione che sono il corpo, che si dice sia concezione pregiudizievole. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

La concezione che io sono il corpo che si dice sia pieno di difetti. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo che si dice sia biasimevole. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman. La concezione che io sono il corpo che si dice sia la grande incertezza. In tutta la triade del tempo non è così. Tutto è solo Brahman.

Per quanto poco pensiero ci sia esso è dolore. Per quanto poco pensiero ci sia esso è il mondo. Per quanto poco pensiero ci sia esso è desiderio. Per quanto poco pensiero ci sia esso è una macchia. Per quanto poco ci sia del ricordo del peccato, per quanto poco pensiero ci sia riguardo alla mente, qualunque progetto ci sia, si dice che esso è una grande malattia.

Qualunque piccolo progetto ci sia, si dice che esso è una grande illusione. Qualunque piccolo progetto ci sia, è dato ad esempio nella triade delle afflizioni. Qualunque piccolo progetto ci sia, si dice che esso è brama e rabbia. Qualunque piccolo progetto ci sia, si dice che esso è attaccamento e null’altro. Qualunque piccolo progetto ci sia, è tutto sofferenza, null’altro. Qualunque piccolo progetto ci sia, è una falsa percezione della realtà del mondo. Qualunque piccolo progetto ci sia, esso è un grande difetto, null’altro. Qualunque piccolo progetto ci sia, si dice che esso è la triade del tempo. Qualunque piccolo progetto ci sia, si dice che esso è la molteplicità delle forme. Qualunque piccola concezione ci sia, si dice che esso è il grande mondo.

Dovunque c’è una concezione c’è irrealtà. Qualunque piccola concezione ci sia essa è il mondo fenomenico. Non c’è dubbio su questo. Qualunque piccolo progetto ci sia, tutto ciò non esiste. Non c’è dubbio su questo. La mente sola è tutto il mondo. La mente stessa è il grande nemico. La mente sola è in sé trasmigrazione. La mente stessa è la triade dei mondi. La mente stessa è il grande dolore. La mente stessa è la vecchiaia e il resto.

La mente sola è in sé tempo. La mente sola è in sé la macchia sempre. La mente stessa è in sé progetto. La mente sola è la base dell’anima individuale.

La mente sola è in sé inquinamento sempre. La mente stessa è magia meravigliosa. La mente stessa è la grande illusione. La mente è come il figlio di una donna sterile. La mente stessa non esiste mai. La mente stessa è sempre inerte. La mente stessa è pensiero, La mente stessa è egoicità. La mente stessa è il grande legame. Qualche volta la mente stessa è Antahkarana (la facoltà interiore). La mente stessa è anche terra. La mente stessa è acqua.

La mente stessa è fuoco. La mente stessa è la grande aria. La mente stessa è anche spazio. La mente stessa è ciò che produce il suono. La mente ha la natura del tatto. La mente stessa è ciò che produce le forme. La mente stessa ha la natura del gusto. La mente stessa si dice sia l’olfatto.

L’involucro di cibo (il corpo fisico) è della natura della mente. L’involucro di prana è della natura della mente. L’involucro della mente è della natura della mente. Anche la conoscenza empirica è della natura della mente. La mente stessa è l’involucro di beatitudine. La mente è lo stato di veglia, la mente è lo stato di sogno e la mente è lo stato di sonno profondo. La mente è gli dei e il resto. La mente è Yama (dio della morte) e altri. La mente stessa è quel poco che c’è. La mente stessa è pervasa dalla mente.

L’universo è riempito dalla mente. Questo corpo è pieno di mente. Tutto quanto è successo e qualunque cosa paia esistere è pieno di mente. Questa dualità è piena di mente. L’identificazione come categoria è piena di mente. Questo attributo è pieno di mente. Questo che è visto è pieno di mente. Questa insensibilità è piena di mente.

Qualunque cosa è piena di mente. La mente appare come anima individuale. L’ignoranza è dovuta solo ai progetti. La differenza è dovuta solo alle concezioni. La conoscenza empirica è solo una concezione. Le coppie di opposti sono solo una concezione. Il tempo è solo una concezione. Lo spazio è solo una concezione.

Il corpo è solo una concezione. Il prana è solo una concezione. La riflessione è solo una concezione. Ascoltare è solo una concezione. L’inferno è solo una concezione. Il paradiso è solo una concezione. La Coscienza è solo una concezione. Anche il pensiero del Sé è solo una concezione.

Qualunque sia la concezione di cose triviali o la concezione di Brahman, per quanto piccola concezione vi sia, è sempre non esistente. La concezione è irreale, irreale davvero. La triade dei mondi è irreale, irreale davvero. Il Guru è irreale, irreale davvero. Sishia è irreale, irreale di fatto.

Anche il corpo è irreale, irreale, la mente non esiste, non esiste mai. Il triviale non esiste, non esiste neppure. L’intero mondo non esiste, non esiste. Gli esseri non esistono, tutto è non esistente, non c’è dubbio su questo. Nidagha! Che tutto è inesistente ti è stato detto da me in questa discussione. Chiunque ascolti questo anche una sola volta egli stesso diviene Brahman.

La pace che la mente può ottenere dal Vedanta, dall’amore del piede di loto del signore con la luna crescente sulla fronte, liberando se stessi dalla foresta di attaccamenti per l’amata moglie e il figlio ed il resto attraverso la rinuncia, e dalla meditazione sul piede di Shiva, non si può ottenere dalle dispute verbose e dai sofismi.

Per i saggi che si sono liberati dagli oggetti che appaiono senza fine, che sono sempre stabili senza alcuna concezione, non ci sono stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, e non c’è vita né morte.

Capitolo 6

IL CAPITOLO DELLA DETERMINAZIONE “IO SONO BRAHMAN”

Nidagha: Eccelso Guru, dove hai le tue abluzioni? Quale è la metafora dell’abluzione? Quale è il tempo appropriato per l’abluzione? E per Tarpana? Per favore dimmelo.

Ribhu: Il bagno nel sé è la grande abluzione, l’abluzione giornaliera. Nessun altra è così. Questa è invero la grande abluzione: la certezza che io sono Brahman.

Io sono della natura del Supremo Brahman. Io sono suprema beatitudine. Questa invero è la grande abluzione, la certezza io sono Brahman.

Io sono della natura della conoscenza. Sono solo il Supremo. Sono della natura della pace. Sono immacolato…

QUESTIONI DELLA LIBERAZIONE DURANTE LA VITA

Ribhu: Ora spiegherò la conoscenza di Brahman e le caratteristiche di un jivanmukta. Chi risiede solo nel Sé è chiamato jivanmukta.

Io sono lo stesso Brahman, io sono il Sé. Chi è fermo nella convinzione “io sono Chaitanya” (il Sé cosciente) è chiamato jivanmukta.

Io sono il Sé, che è Consapevolezza. Io sono Parabrahman, il Sé supremo. Sono senza attributi. Sono più alto del più alto. Chi ha questa certezza è chiamato jivanmukta.

Sono al di là dei tre corpi. Io sono Brahman, Consapevolezza. Chi giunge alla convinzione finale “io sono Brahman”, è chiamato jivanmukta.

Sono della natura di una massa di beatitudine. Più alta della più alta beatitudine. Colui la cui mente è di una tale beatitudine è chiamato jivanmukta.

Colui il quale non ha corpo, (non si identifica nel corpo), ed è certo di essere il Brahman ed è pieno della più alta beatitudine è chiamato jivanmukta.

Chi non ha traccia di ego, risiede solo nella Consapevolezza, ha la più alta beatitudine e si rivela nella beatitudine, è chiamato jivanmukta.

Chi è definito essere solo dalla Consapevolezza, che ha la natura solo della Consapevolezza, e non ricorda null’altro, è chiamato jivanmukta.

Chi è sempre soddisfatto e ovunque risiede nel Sé, comprendendo ovunque il Sé, e che ovunque è sempre completo nel Sé, è chiamato jivanmukta.

Chi è sempre assorto nel Supremo Sé, certo di essere il Supremo Sé della natura della beatitudine e immanifesto, è chiamato jivanmukta.

Coloro che attraverso idee di differenziazione generate dalle argomentazioni ed ingiunzioni dei Veda, si logorano con le menti dirette ad acquisire meriti infliggono indicibili sofferenze ai loro corpi non raggiungeranno mai la felicità che fluisce dai tuoi piedi, O Signore.

Chi può attraversare questo oceano del Samsara della natura di onde successive di nascita e morte? Colui che è assorto nella meditazione su Shiva, ben istruito nel modo per onorare Isvara, può da solo compiere l’attraversata con la barca della conoscenza non differenziata.

DESCRIZIONE DEL SÉ COME TUTTO

Ribhu: Ascolta la natura del Sé, raro da avvicinare nel mondo, il più alto, l’essenza dell’essenza. Tutto è della natura del Sé. Tutto è il Sé, null’altro esiste.

Tutto è il Sé, il supremo Sé, della natura del più alto, il Sé della natura della beatitudine eterna. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è grande e della natura della pienezza, il Sé è puro. Della natura dell’eterno. E’ senza cambiamento e senza corruzione. Ha la natura del senza Sé.

Il Sé ha la natura della pace e dell’assenza di pace. Nulla esiste oltre il Sé. Il sé individuale è il Sé supremo. E’ pieno di consapevolezza. E’ il Sé Uno. E’ il Sé di singola natura. E’ il sé molteplice. E’ senza un sé.

Il Sé ha la natura del liberato e del non liberato. E’ privo di liberazione e di non liberazione. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé ha la natura del duale e del non duale, e nello stesso tempo è separato dalla dualità e dalla nondualità. Il Sé di ogni cosa è separato da tutto. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé ha la natura della gioia e della mancanza di gioia. Il Sé ha la natura della liberazione. Il Sé ha la natura del divino. Il Sé è l’essenza del senza sankalpa. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è privo di parti. Il Sé è senza macchia. Il Sé è intelligenza. Il Sé ha la natura del Purusha. Il Sé è beatitudine. Il Sé è senza origine. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è incalcolabile. Il Sé è una moltitudine. Il Sé è immortale. Il Sé è il cuore dell’immortalità. Il Sé è passato, presente e futuro. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è tutto. Il Sé è indipendente. Il Sé è il rispettato. Il Sé è della natura dell’Esistenza. Il Sé è della natura della presenza di Turya (il vuoto) il quarto stato. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è della natura sempre direttamente presente. E’ verificabile attraverso la sua eterna presenza. Il Sé ha la natura priva di qualunque cosa. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé ha natura priva di non-esistenza. E’ privo di ogni cosa essendo in sé il Supremo. Il Sé è al di là della conoscenza e dell’ignoranza. Il Sé è puro. E’ senza prova o assenza di prova.

Il Sé è privo di permanenza o impermanenza. E’ oltre i frutti di questo o dell’altro mondo. Nulla esiste oltre al Sé.

Il Sé è senza desiderio di Liberazione. I Veda sono il Sé. Nulla esiste oltre al Sé. La natura del Sé è tranquillità, mai agitata. Nulla esiste oltre al Sé.

Capitolo 12

brahmaiva sarvam prakarana nirupanam

 

DEFINIZIONE DELLA FRASE “TUTTO DI CERTO È BRAHMAN”

Ti rivelerò il grande segreto, il più misterioso dei più grandi misteri, il più difficile da trovare nel mondo: tutto è solo Brahman.

Tutto questo è solo Brahman. Brahman in realtà è la sola cosa che non sia irreale. Tutto ciò che si ode è Brahman. Tutto è solo Brahman.

I grandi yantra, sono solo Brahman. L’azione ed i risultati sono solo Brahman. I grandi aforismi sono solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Il mondo intero è solo Brahman. Il senziente e l’insenziente sono solo Brahman. Il corpo che è considerato separato è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Le qualità si dice siano solo Brahman. Questa vasta creazione è solo Brahman. Il grande Brahma è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Questa cosa è solo Brahman. Quest’uomo è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Il Sé illimitato è solo Brahman. La grande felicità è solo Brahman. La più alta conoscenza è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

L’ulteriore litorale è solo Brahman. La triade dei corpi è solo Brahman. La pluralità è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è l’olfatto. Brahman è solo lo stato più alto. Solo Brahman è il naso. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il tatto. Solo Brahman è il suono. Solo Brahman è la forma. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il mondo. Brahman solo è il palato. Solo Brahman è la mente. Tutto è solo Brahman.

La parola “Quello” è sempre Brahman. La parola “tu” è solo Brahman. La parola “sei” è solo Brahman. (da tat twam asi) Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il misterioso. Solo Brahman è l’esteriore. Solo Brahman è l’eterno. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il principio della creazione, da Quello lo stato dell’inizio e della fine del mondo. Solo Brahman è l’inizio e la fine del mondo. Tutto è solo Brahman.

“E'” e “non è” sono solo Brahman. Io sono solo Brahman. Non c’è dubbio su questo. Qualunque cosa ci sia infine è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Brahman solo è la veglia. “Io” e “un altro” sono solo Brahman. Solo Brahman è invero l’esistenza. Solo Brahman è detto essere il Quarto Stato.

Solo Brahman è il substrato, solo Brahman, solo Brahman deve essere considerato il Guru. Lo stato di essere un buon discepolo è solo Brahman. La liberazione è solo Brahman.

L’anteriore e il posteriore, il precedente ed il seguente, sono solo Brahman. Brahman è il completo e l’antico. Solo Brahman è la presenza immediata. Tutto è solo Brahman.

Brahman solo è l’Esistenza – Consapevolezza. Brahman è il completo. Brahman è l’antico. Solo Brahman è la presenza immediata. Tutto è solo Brahman.

Brahman solo è la sola Esistenza Consapevolezza. La felicità è solo Brahman. Brahman è la beatitudine che esiste ovunque in una natura amabile.

Il jiva sempre brilla per le buone inclinazioni, come Shiva. Attraverso le cattive inclinazioni il jiva diventa lo sperimentatore dell’inferno.

Solo Brahman brilla come i sensi. Solo Brahman sono gli oggetti del mondo. Solo Brahman sono tutte le faccende mondane. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è tutta la beatitudine. Solo Brahman è l’incarnazione della Conoscenza. Si dice che Brahman sia l’azione dell’illusione. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è l’invocazione del sacrificio. Solo Brahman è lo spazio del cuore. Solo Brahman si dice sia l’Essenza della Liberazione. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la purezza e l’impurità. Solo Brahman è la causa di tutte le azioni del mondo. Tutto è solo Brahman.

Brahman è il Sé sempre soddisfatto. Solo Brahman è tutti i giorni. Solo Brahman è il Sé silente. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il significato dell’essenza dei Veda. Solo Brahman è la portata della meditazione. Solo Brahman è detto lo yoga degli yoga. Tutto è solo Brahman.

Brahman è visto in varie forme a causa del condizionamento. Quando si riconosce questo condizionamento come illusione esso in vero cessa di esistere.

Solo Brahman appare come il mondo e allo stesso modo come la gente. Brahman appare come le forme. In realtà non c’è nulla affatto.

Solo Brahman è le buone forme. Solo Brahman è l’assemblea dei saggi. Solo Brahman è della natura della meditazione. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la conoscenza mondana e spirituale. Solo Brahman è il supremo Isvara. Solo Brahman è il puro Sé illuminato. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la grande beatitudine. Solo Brahman pervade la vastità. Solo Brahman è la Verità Assoluta. Tutto è solo Brahman.

Brahman è della natura della yagna (offerta) Solo Brahman è l’offerta. Solo Brahman è il Sé che è diventato un’entità vivente. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è tutto il mondo. Solo Brahman è la coppia di Guru e discepolo. Solo Brahman è il fine di tutto.

Solo Brahman è i mantra. Solo Brahman è tutta la japa. Solo Brahman è l’azione. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la pace. Solo Brahman è il centro del cuore. Solo Brahman è tutta la beatitudine. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è della natura dell’imperituro. Solo Brahman è Solo Brahman è Solo Brahman è Solo Brahman è della natura di Brahman. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il luogo della verità. Io sono solo Brahman. Non c’è dubbio su questo. Brahman è il significato della parola “tat” (Quello). Tutto è solo Brahman.

Anche il significato della parola “aham” (Io) è solo Brahman. Solo Brahman è il Signore Supremo. Solo Brahman è il significato della parola “tvam” (tu). Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è qualunque cosa grande. Solo Brahman è il goal finale. Solo Brahman è lo stato di comprensione. Tutto è solo Brahman.

Brahman è tutto. Non c’è dubbio su questo. Tu sei solo Brahman sempre beato. Tutto questo mondo è solo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il tutto-facile. Solo Brahman è in se stesso lo stesso Sé. Solo Brahman è Beatitudine. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è tutto, solo Brahman. Tutto, a parte Brahman è sempre irreale. Solo Brahman è il Sé che è proprio Brahman. Tutto è solo Brahman.

Brahman è il significato di tutti i grandi aforismi. Brahman è il luogo più alto. Solo Brahman è la verità e la falsità. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è quello senza inizio né fine. Solo Brahman è il solo. Non c’è dubbio su questo. Solo Brahman è la sola Coscienza. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la gioia eterna. Brahman è il solo ad esser visto. Brahman è Solo Brahman è il supremo Brahman. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è la Coscienza stessa che risiede in sé. Solo Brahman è senza attributi? Solo Brahman è il più vicino. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è tutto ciò che è immacolato. Solo Brahman è sempre di facile accesso. Solo Brahman è la Realtà delle realtà. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è felicità, la felicità è solo Brahman. Di certo sono Brahman il sé della felicità. Solo di Brahman si deve parlare. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è tutto Brahman. Brahman e il testimone di tutto. Solo Brahman è luogo della prosperità. Tutto è solo Brahman.

Solo Brahman è il Sé pienamente soddisfatto. Brahman è l’immutabile essenza. Solo Brahman è la radice della causa. Brahman e il solo goal.

Solo Brahman è Sé di tutti gli esseri. Brahman è l’incarnazione della gioia. Solo Brahman è il Sé sempre soddisfatto.

Solo Brahman è il Sé proprio della non dualità. Solo Brahman è signore come lo spazio. Solo Brahman è la beatitudine del cuore. Tutto è solo Brahman.

Non c’è nulla più alto di Brahman. Non c’è mondo separato da Brahman. Separato da Brahman io non sono io. Tutto è solo Brahman.

Non c’è altra gioia che Brahman. Non c’è frutto se non Brahman. Oltre a Brahman non c’è neppure un filo d’erba. Tutto è solo Brahman.

Tutti gli stati diversi da Brahman sono illusori. Non c’è null’altro che Brahman. Separato da Brahman questo mondo è un’illusione. Tutto è solo Brahman.

Separato da Brahman io sono illusorio. Io sono me stesso, in verità proprio Brahman, solo Brahman. Atro da Brahman, non c’è Guru. Tutto è solo Brahman.

Separate da Brahman tutte le azioni sono irreali. Separati da Brahman tutti i corpi sono irreali. Separata da Brahman non esiste mente. Tutto è solo Brahman.

Il mondo è un’illusione. Non c’è null’altro che Brahman. Separato da Brahman non c’è ego. Tutto è solo Brahman.

Questa spiegazione che ti ho dato è che solo Brahman è tutto. Chi legge o ascolta questo immediatamente diviene egli stesso Brahman.

Colui che sa che tutto è solo Brahman, che conosce la verità che il reale e l’irreale, il mondo e, allo stesso modo, le parole dei Veda, e tutto ciò che sorge da là è solo Brahman. Chi perde questa conoscenza soffre nell’illusione, in questo mondo privo di conoscenza. Brahman invero è il solo, sempre.

Capitolo 13

cideva tvam prakarana varnanam

 

DESCRIZIONE DELLA FRASE: “TU INVERO SEI COSCIENZA”

La gioia è sempre un aspetto della Coscienza. La morte è sempre un aspetto della Coscienza. Il Supremo Brahman è un aspetto della Coscienza. Io sono Coscienza; sempre sono Coscienza.

Io sono Coscienza. Io sono Coscienza; e così lo sono i pensieri. Non c’è dubbio su questo. Il mondo e la forma è solo Coscienza. Shivasankara è solo Coscienza.

Parlerò di ciò che è estremamente difficile da trovare nei Veda, negli Shastra, e Agamas. Ascolta attentamente. Tutto è semplicemente irreale.

Qualunque cosa infine è vista in questo mondo, qualunque cosa infine è detta in questo mondo, qualunque cosa infine è sperimentata in questo mondo, tutto ciò è solo irreale.

Qualunque japa o purificazione, bagno o sacre acque ci siano, e qualunque cosa sia separata dal sé, tutto ciò è interamente irreale. Non c’è dubbio su questo.

L’azione della mente, l’azione dell’intelletto, e allo stesso modo, l’azione della delusione, e qualunque cosa sia separata dal sé, tutto ciò è solo irreale.

La natura della differenza dell’ego, “questo”, “tu”, “la verità”, qualunque cosa sia separata dal sé, tutto ciò è solo irreale.

La molteplicità e allo stesso modo le forme, qui e là, le interazioni e qualunque cosa ci sia, sono solo del Sé, tutto ciò che è separato dal Sé è irreale.

Le differenze della filosofia, le differenze del mondo, tutte le differenze sono solo dell’irreale. Differenze del desiderio e differenze del mondo, tutto è solo irreale.

Differenze della dualità, differenze fenomeniche, e differenza di veglia sono della natura della mente. Differenze come “io” e differenze come “questo”, tutte sono semplicemente irreali.

Differenze dei sogni, differenze del sonno profondo, e differenze del quarto stato non sono della natura della differenza. Differenze di colui che agisce, differenze di azione, differenze di caratteristiche, tutta questa è differenza è semplicemente irreale.

Differenze del Sé, differenze del non esistente, anche di un atomo, sono irreali. Differenze del totalmente non esistente e dell’esistente, sono anche semplicemente irreali.

La differenza di “è” e “non è”, la non differenza, la errata percezione delle differenze dovuta ad errata percezione, e le differenze dell’esistenza sono semplicemente irreali.

Le differenze di “di nuovo” e “altrove” la paura di “questo” e di qualcos’altro differenze di rito e di japa, tutte sono semplicemente irreali.

Le differenze di progetto, differenze come “Ciò”, tutte le differenze sempre, sia dovute alla conoscenza che all’ignoranza, tutte sono semplicemente irreali.

La differenza come Brahma, la differenza come Re, differenze come passato e futuro, differenze come “questo” e “io”, tutte sono semplicemente irreali.

Differenze come Veda, differenze come dèi e simili e differenze del mondo, e il mantra di cinque sillabe Namah Shivay, sono sempre irreali, tutte sono semplicemente irreali.

Gli organi di senso sono sempre irreali. Gli organi dell’azione sono sempre irreali. Il suono e simili cose sono sempre irreali. Il loro effetti sono similmente irreali.

Ciò che è chiamata la cinquina degli elementi è irreale. Le cinque divinità sono irreali. I cinque involucri sono irreali. Tutto semplicemente irreale.

Il sestetto delle modificazioni è irreale. Irreali le sei ansietà. Irreali i sei nemici. Le sei stagioni sono allo stesso modo irreali

I dodici mesi sono irreali, l’anno è allo stesso modo irreale. Anche ciò che è chiamato i sei stati è irreale. I sei tempi sono irreali.

I sei sistemi filosofici sono irreali, semplicemente irreali. La Conoscenza è irreale, sempre irreale. Lo stato “essere solo” è irreale.

Ciò che non si dovrebbe dire, ciò che è detto, e ciò che non è stato detto sono semplicemente irreali. Ho spiegato la definizione dell’irreale, difficile da incontrare in tutti i Veda.

Ascolta ancora maestro dello yoga. Ti dirò che cos’è la liberazione immediata. Io sono solo il Reale, il Sé, solo Esistenza, Consapevolezza e Beatitudine. Beatitudine quella è proprio Esistenza ed è tutto.

Il Sé è solo beatitudine che è esistenza, una massa di beatitudine che è Coscienza, una massa di beatitudine piena di Coscienza, Coscienza e beatitudine solo.

Beatitudine che è solo la Luce della Coscienza, l’incarnazione della luce che è proprio Coscienza. Isvara è la Luce della Coscienza che è sempre Beatitudine.

Tutta la Luce è solo Coscienza. Io sono solo la Luce della Coscienza. Io sono interamente solo Coscienza. Tutto è solo Coscienza.

Il pensiero è solo Coscienza. La liberazione è solo Coscienza. Manana è solo Coscienza. Sravana è solo Coscienza.

Io stesso sono solo Coscienza. Tutto è solo Coscienza. Brahman senza attributi è solo Coscienza. Il supremo con attributi è solo Coscienza.

Io sono è solo Coscienza. Tu e tutti siete solo Coscienza. Il cuore è solo Coscienza, proprio Coscienza, pieno di Coscienza.

Tu sei solo Coscienza; io sono solo Coscienza.; tutto è solo Coscienza. La pace è solo Coscienza; le caratteristiche sono solo Coscienza. Le caratteristiche della pace sono solo Coscienza.

La Conoscenza superiore è solo Coscienza. Brahman è solo Coscienza. Il progetto è solo Coscienza. Tutti i tre mondi sono solo Coscienza.

Ovunque c’è solo Coscienza. Il Guru è pervaso solo Coscienza. La purezza è solo Coscienza. Brahman solo Coscienza.

La consapevolezza è solo Coscienza. Il sole e simili è solo Coscienza. L’esistenza è solo Coscienza. L’universo in vero è solo Coscienza.

La buona azione è solo Coscienza. La perpetua buona fortuna è solo Coscienza. Brahma è solo Coscienza. Egli è solo Coscienza.

Il Sé silente è solo Coscienza. Tutti i siddhi sono solo Coscienza. La nascita è solo Coscienza. La felicità in vero è solo Coscienza.

Il cielo è solo Coscienza. Le montagne e le acque sono solo Coscienza. Le stelle sono solo Coscienza. Le nuvole sono solo Coscienza.

Le forme degli dei sono solo Coscienza. Il servizio devozionale a Shiva è solo Coscienza. La durezza è solo Coscienza. La freddezza è solo Coscienza.

Ciò a cui bisogna pensare è solo Coscienza. Ciò che deve essere visto è solo Coscienza. Tutto è solo Coscienza. Il mondo e il padre sono solo Coscienza.

La madre è solo Coscienza. Non c’è nulla a parte la Coscienza. L’occhio è solo Coscienza. Ascoltare e la felicità sono solo Coscienza.

L’azione che deve essere svolta è solo Coscienza. Il lavoro di Isvara è solo Coscienza. La verità è solo Coscienza piena di Coscienza. Non c’è mai nessuno non esistenza della Coscienza.

Il Vedanta è solo Coscienza. La certezza su Brahman è solo Coscienza. La consapevolezza dell’esistenza è solo Coscienza. Solo la Coscienza brilla sempre.

Solo la Coscienza è l’universo con la forma. Solo la Coscienza è lo Stato Supremo. Solo la Coscienza è della natura della Coscienza. Solo la Coscienza è l’immutabilità della Coscienza.

Solo la Coscienza è la natura di Shiva. Solo la Coscienza e l’incarnazione di Shiva. Tutto questo è solo della natura della Coscienza. La felicità e la tristezza sono solo della natura della Coscienza.

La natura dell’inesistenza è solo Coscienza. Il senza interstizi è solo Coscienza. La comprensione è solo Coscienza. Il concetto di anima individuale è solo Coscienza.

Le forme degli dei sono solo Coscienza. Il servizio devozionale a Shiva è solo Coscienza. Tu sei solo Coscienza. Io sono solo Coscienza. Tutto è davvero solo Coscienza.

La natura del Supremo è solo Coscienza. La assenza di afflizioni è solo Coscienza. Il permanente è solo Coscienza. Il goal è solo Coscienza.

Il distacco è solo Coscienza. La assenza di attributi è solo Coscienza. Andare in giro è solo Coscienza. Il mantra e il tantra sono solo Coscienza.

Quest’universo è della natura della Coscienza. I tre mondi sono solo della natura della Coscienza. L’ego è della natura della Coscienza. Il più alto del più alto è della natura della Coscienza.

Tutta questa differenza è un aspetto della Coscienza. Anche un filo d’erba è un aspetto della Coscienza. Lo spazio della Coscienza è della natura della Coscienza. Il senza forma è della natura della Coscienza.

La grande gioia è della natura della Coscienza; la gioia delle gioie è della natura della Coscienza. La felicità è della natura della Coscienza; ciò che deve essere goduto è della natura della Coscienza. Il Guru supremo è della natura della Coscienza.

Quest’universo è della natura della Coscienza. Quest’uomo è della natura della Coscienza. La pace senza origini è della natura della Coscienza. Essere senza afflizioni è un aspetto della Coscienza.

Trascendere tutto il resto è un aspetto della Coscienza. La natura della Coscienza è solo la natura della Coscienza. Lo Spazio della Coscienza è della natura della Coscienza; lo spazio cede a Shiva.

Il pensiero è sempre un aspetto della Coscienza. L’immortalità un aspetto della Coscienza. Lo spazio della Coscienza è della natura della Coscienza; allo stesso modo è il più profondo dell’interno di tutto.

Questa pienezza è della natura della Coscienza. Quest’amore è della natura della Coscienza. Tutto questo è della natura della Coscienza. Io sono sempre della natura della Coscienza.

Questo luogo è della natura della Coscienza. Lo spazio del cuore è della natura della Coscienza. La conoscenza della Coscienza è un aspetto della Coscienza. Allo stesso modo la pervasività è della natura della Coscienza.

Essere sempre completi è un aspetto della Coscienza. I grandi risultati sono un aspetto della Coscienza. La Verità suprema è un aspetto della Coscienza. Il supremo e tu stesso siete un aspetto La forma dello spazio è solo Coscienza. Il Signore dei gana (Shiva) è solo Coscienza. La forma del mondo è solo Coscienza. La trasmigrazione è solo Coscienza.

La natura del cuore è solo Coscienza; il signore del cuore è solo Coscienza. L’immortalità è solo Coscienza. La causa del movimento è solo Coscienza.

Io sono solo Coscienza. Io sono solo Coscienza, tutto Coscienza, tutto solo Coscienza sempre. Il vero credo è solo Coscienza. La convinzione di essere Brahman è solo Coscienza.

Il Dio Supremo è solo Coscienza. Il tempio del cuore è solo Coscienza. Tutti gli aspetti sono solo Coscienza. La moltitudine delle genti è solo Coscienza.

Tutta la beatitudine è solo Coscienza. Amare e ascoltare discorsi è solo Coscienza. Tu sei solo Coscienza; io sono solo Coscienza; tutto è solo Coscienza.

La meditazione suprema è solo Coscienza. La suprema venerazione è solo Coscienza. Tu sei solo Coscienza, io sono solo Coscienza, tutto è Coscienza.

L’esposizione che tu sei solo Coscienza è rara in tutti i Veda. Chi ascolta questo una volta sicuramente diviene Brahman.

Si libera per sempre dalle false percezioni in questo mondo, il suo Sé interiore diventando per sempre Brahman, egli, per il cui con yoga della meditazione si guadagna la libertà dalla nascita e dalla morte, dal cui modo senza cambiamenti il nodo del cuore, nato dalla paura, è annullato come con la virtù ci si libera dall’infatuazione dell’illusione, e il cui mondo diviene l’essenza che trascende il mondo – dall’appagamento del suo desiderio di ottenere una visione di Te.

Capitolo 14

SOMMARIO DELLE CONCLUSIONI STABILITE

Nadagha: Ascolta, ascolta il più grande segreto che è sommario delle conclusioni stabilite su ogni cosa. Questa dualità e non dualità sono vuoto. C’è solo il pacifico Brahman sempre.

Io solo sono il Supremo Brahman. Io solo sono il più alto degli alti. La dualità e non dualità sono vuoto. C’è solo il pacifico Brahman.

Io solo sono il pacifico Sé. Io solo sono quello che giunge ovunque. Io solo sono il puro Sé. Io solo sono l’eterno.

Io solo sono il Sé nella varietà. Io solo sono il privo di attributi. Io solo sono l’eterno Sé. Io solo sono la causa.

Io solo sono il mondo. Io solo sono anche questo. Io solo sono il gioioso Sé. Io solo sono il liberatore.

Io solo sono Coscienza. Io solo sono pervaso da Coscienza. Io solo sono Coscienza. Io sono sempre nel più profondo di ogni cosa.

Io solo sono il Sé degli elementi. Io solo sono il Sé di tutto ciò che è composto di elementi. Io invero sono te. Io di certo sono anche solo me stesso.

Io solo sono il jivatma (l’anima individuale). Io solo, Io solo sono il supremo Isvara. Io solo sono il glorioso. Io solo sono me stesso sempre.

Io solo sono realmente l’imperituro. Io solo sono ciò che desidero. Io solo sono sempre Brahman. Io solo sono sempre immutabile.

Io solo, Io solo sono la parte frontale. Io solo sono il più profondo dei recessi. Io solo sono lo spazio della Coscienza. Io solo sono l’illuminante.

Io solo sono sempre il Creatore. Io solo sono il Protettore. Io solo sono il giocoso Sé. Io solo sono la certezza.

Io solo sono sempre il testimone. Tu stesso sei l’antico. Tu stesso sei il Supremo Brahman. Tu solo sei il continuo.

Io solo, Io solo sono me stesso. Io solo sono te solamente. Io solo sono della natura nonduale. Io solo sono il senza corpo.

Io solo sono il supporto. Io solo sono sempre il Sé. Io solo sono il quiescente Sé. Io solo sono lo spirito di titiksa (la resistenza).

Io solo sono la tranquillità. Io solo sono l’attenzione. Io solo sono il grande spazio. Io solo sono posseduto da parti.

Io solo sono la fine del desiderio. Io solo sono sempre l’interiore. Io solo sono sempre la parte frontale. Io solo sono sempre la parte posteriore. Io sempre sono.

Io solo sono il Sé universale. Io solo sono il solitario. Io solo sono il Supremo Brahman. Io sono più alto del più alto.

Io solo sono Coscienza – Beatitudine. Io solo sono la felicità e l’infelicità. Io sono l’essenza del Guru. Io solo sono sempre l’imperituro.

Io solo sono il Vedanta. Io solo sono il pensiero. Io solo sono il corpo e la pura Coscienza. Io sono privo del dubbio.

Io solo sono la luce Suprema. Io solo sono il Supremo rifugio. Io solo sono l’indistruttibile Sé. Io solo sono l’antico.

Io sono Brahman; non c’è dubbio. Io solo sono il privo di parti. Io sono il Quarto Stato; non c’è dubbio. Io sono il Sé; non c’è dubbio.

Io non sono neppure “Io”. Sono privo di attitudini. Io solo sono il limite delle attitudini. Io solo sono il risplendente.

Io trascendo qualunque momento del tempo. Io solo sono di buon augurio. Io sono gioia imperitura. Sono la continuità senza pause.

Io solo sono il Sé inscrutabile. Io sono senza sankalpa. Io sono l’illuminato, il rifugio Supremo. Sono privo dell’intelletto.

Io solo sono sempre la Verità. Io solo sono sempre la felicità. Io solo sono sempre ottenibile. Sono la causa facilmente accessibile.

Sono la Conoscenza facilmente ottenibile. Sono la Conoscenza che è rara e difficile anche tra i saggi. Io sono il Sé della sola Coscienza. Io sono la massa della Coscienza.

Io solo sono solo te. Io sono Brahman, io sono, non c’è dubbio su questo. Io solo sono onnipervasivo. Non c’è dubbio su questo.

Io solo sono il Sé desiderato. Questa è la verità. Questa è la verità. Questa è la verità. Ancora e ancora. Io solo sono il Sé senza età, il pervasivo. Io solo sono il mio stesso Guru.

Io solo sono l’immortale, il Io solo sono l’indisturbato. Io solo sono l’eterno Sé. Io solo sono liberato. Non c’è dubbio su questo.

Io sono il sempre puro. Io sono il senza attributi. Io sono separato dal mondo fenomenico. Sono privo di un corpo.

Sono il Sé senza desiderio. Sono privo di illusione.

Capitolo 39

niddghdnubhava varnana prakaranam

LA DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA DI NAGADHA

Ribhu: Hai sentito la mia spiegazione della conoscenza di Brahman, che è tanto raro avvicinare? Ha la tua mente assorbito la conoscenza di Brahman? Dimmi quali sono stati i tuoi pensieri.

Nagadha: Ascolta, meritevole Guru, attraverso la Tua Grazia, io parlerò del Brahman. La mia ignoranza, il grande difetto, il grande blocco della Conoscenza, la costante credenza nell’azione, il concetto della realtà del mondo fenomenico e la grande paura sono tutte disperse istantaneamente dalla tua grazia.

Tutto il tempo sino ad ora sono stato sopraffatto da questo nemico, l’ignoranza. Ora ho perduto la grande paura e il mio coinvolgimento nella filosofia dell’azione è distrutto.

La precedente ignoranza della mente si è trasformata in Brahman. Prima ero un essere di pensiero. Ora sono riempito dalla Realtà.

La precedente attitudine dell’ignoranza ha ora raggiunto la convinzione della Realtà. Ero come l’ignoranza personificata. Ora sono Brahman. Ho raggiunto il Supremo.

Prima avevo la falsa percezione di essere la mente. Ora sono Brahman. Ho raggiunto il Supremo.

Tutti i difetti sono fuggiti. Tutte le differenze hanno trovato la dissoluzione.

Tutto l’universo è caduto. Il pensiero se ne è completamente andato. Tutte le facoltà interiori sono state sostituite dalla reale convinzione in Brahman.

Io sono di certo l’espansione della Coscienza. Io di certo sono pieno di Consapevolezza. Io sono di certo il Sé perfettamente pieno. Io di certo sono immacolato.

Anche la convinzione che io sono me stesso è scomparsa. Io sono l’espansione della Coscienza. Non c’è nulla del Bramino.

Io sono un sudra di casta, io sono un “fuori casta”, sono un “capofamiglia”, sono “in ritirato nella foresta”, sono uno che ha “rinunciato al mondo”, tutte queste idee sono completamente la chimera del pensiero.

Le attività prescritte per ogni ordine della vita sono immaginate dal pensiero. Io sono il Sé, che dovrebbe essere ciò a cui ognuno aspira. Io sono la perfetta pienezza.

Io sono il Sé interiore. Sono la meta. Sono il substrato di tutto. Sono il sé felice.

Attraverso la tua grazia, io sono Brahma, il creatore. Attraverso la tua grazia io sono Janardhana. Attraverso la tua grazia sono l’espansione della Coscienza. Sono tutto Pace. Non c’è dubbio su questo.

Per la tua grazia io sono Coscienza. Per la tua grazia il mondo non esiste per me. Per la tua grazia io sono liberato. Per la tua grazia io ho raggiunto lo stato Supremo.

Per la tua grazia io sono onnipervasivo. Per la tua grazia io sono indiviso. Per la tua grazia io sono passato oltre. Per la tua grazia c’è una grande gioia.

Per la tua grazia io sono Brahman. Per la tua grazia tu stesso non esisti. Per la tua grazia questo non esiste. Per la tua grazia non esiste nulla. Per la tua grazia non c’è nulla che mi appartenga. Per la tua grazia non ci sono sofferenze per me. Per la tua grazia non ci sono differenze per me. Per la tua grazia non c’è per me paura. Per la tua grazia non c’è malattia. Per la tua grazia non c’è per me decadimento.

Le anime buone pregano ancora e ancora con fervore nelle menti il piede di loto, che è radiante come un loto rosso, del consorte di Uma, il distruttore del tempo, il vincitore di Antaka (Signore della Morte), l’adorazione dei cui piedi rese Hari degno di adorazione, dal cui piede Laxmi divenne meritevole di adorazione e al cui comando Brahma e gli altri dèi diventano degni di adorazione.

A che serve il cielo con le sue frontiere dove sono raccolte assieme tutte le grandi gioie guadagnate con centinaia di atti virtuosi, la sorgente di gioia degli dèi, quando la caduta da là è piena di grande dolore? Quindi la vera festa gioiosa, la sola massa di immensa Beatitudine, è l’adorazione del Linga di Shankara, caro al consorte di Uma, che conferisce la liberazione.

Quel devoto di Shambu, che con amore per Shiva nel cuore conosce solo l’imperituro nome di Shiva, e si veste di cenere, raggiunge la meta dei piedi di loto di Isvara attraverso l’attrazione dei loro cuori per la meditazione e non per lo yoga e le filosofie Samkya.

Capitolo 40

niddghdnubhava varnana prakaranam

LA DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA DI NAGADHA

Nagadha: Il corpo grossolano non lo vedo, né il sottile né il causale. Neppure la mente e neppure tutto questo pieno di inesistenza.

Non vedo l’estendersi della coscienza, né il mondo in alcun luogo. Non vedo Hari e non vedo Shiva.

Immerso nel vortice di beatitudine, neppure eccitato dall’essere “solo Ciò”, non percepisco alcuna differenza in alcun tempo. Neppure percepisco l’insenzienza né il mondo in alcun luogo.

Né dualità, né gioia né dolore, non il Guru, non l’alto e il basso, né qualità, né il quarto stato, né l’intelletto né il dubbio,

né il tempo, né la paura, né la tristezza, né l’auspicioso che il non auspicioso. Nulla di ciò vedo. Non percepisco debolezza, legame in ogni caso.

Neppure percepisco alcuna realtà dell’esistenza del corpo e degli organi, né alcuna realtà delle cose e neppure alcuna realtà della mente. Non vedo mai lo storpio, il malato o il deforme.

Neppure percepisco, terra fuoco e acqua. Non percepisco nulla della passione, del mantra, del Guru, degli insegnamenti, della fermezza o di tutto.

Neppure percepisco il mondo, né la concentrazione su un punto, e neppure alcunché d’altro. Sommerso nel mare di beatitudine e neppure eccitato “dalla convinzione di essere proprio pieno di Ciò”.

Sono pieno di beatitudine. Sono senza fine. Sono non nato. Sono immortale. Essendo certo d’essere eterno, sono sempre perfettamente pieno e posseduto da eterna conoscenza.

Sono completo. Sono la pienezza del pensiero. Sono santificato. Sono puro. Sono completamente liberato. Sono di tutte le nature. Sono immutabile.

Sono solo Coscienza. Io stesso sono ciò. Sono della natura della Verità, Isvara. Sono l’alto e il basso. Sono il quarto stato. Sono il presente. Sono l’essenza.

Sono Brahman. Sono lo scopo di tutto. Sono perfettamente pieno, l’imperituro. Vero Guru! Ti ho detto tutto sulla natura della mia esperienza.

Non mi prostro a te. Tutto è offerta al Guru. Il mio corpo offerto ai tuoi piedi, viene istantaneamente da te incenerito.

Il mio io è dato da me, soddisfatto in se stesso. Tu sei me ed io sono te. Io di certo sono te.

Sono sommerso nell’oceano dell’identità. Tu sei di certo la conoscenza di questa identità. Io sono la Sola Coscienza. Nessun movimento è possibile per te.

Non c’è infatti luogo ove andare. Non c’è null’altro che questa identità. Non c’è posto per te e me ove andare.

C’è una sola causa. Solo una e non una seconda. Non c’è nulla che tu debba dire ed io ascoltare.

Tu invero non sei il guru riverito. Io non sono il discepolo. Tutto è solo Brahman. Devo essere misurato da Ciò, essendo pieno di Ciò.

Non vedo differenza o non differenza, per nulla vedo azione o non azione. Se riverisco me stesso ciò è davvero infruttuoso.

Se riverisco te, non ne verranno frutti a causa della differenziazione. Se c’è differenza tra te e me, è certo che non ci saranno frutti.

Se riverisco te, dirai che sono ignorante. Se lo faccio a me stesso, divento limitato.

Se la prostrazione è a me stesso è senza frutti essendo centrata sull’io. Non c’è prostrazione ad alcuno in alcun tempo.

Essendo sempre stato solo Coscienza, non ci sono mai stati due come te e me, nessun legame, nessun più alto, nulla differente, non “io”, non “questo”, nulla del tutto.

Nessun secondo nessuna unità, nessuna dualità, nessuna certezza, nessuna mente, nulla di Ciò, nessuna origine, nessuna felicità, nessun dolore, nessuna distruzione, nessuna fermezza e nessuna esistenza, mai.

Non c’è nulla affatto, nulla. Non c’è dubbio su questo. Poiché il Sé supremo è Kevala (solo in se stesso) non c’è jivatma, non c’è Isvara, non c’è sole né luna, né le caratteristiche del fuoco.

Non discorsi, non organi, non Io, nessuna grandezza, nessuna qualità interiore, nessun tempo né mondo, null’altro, neppure nessuna causa nonduale.

Io non sono esaltato né depresso, né liberato dalla tua grazia. Tutto è inesistente, inesistente. Tutto è solo Brahman.

Io sono Brahman. Questo è Brahman. Io di certo sono il Brahman. Non c’è dubbio su questo, per la tua grazia o grande Signore.

Tu di certo sei Brahman, il vero Guru. In realtà non c’è altro vero Guru. Il Sé è il vero Guru, Brahman. Anche il discepolo è il Sé, il vero Guru.

Il discepolo esiste per il Guru. Senza un Guru non c’è discepolo. Se c’è il discepolo si postula il Guru. In assenza del discepolo non c’è Guru.

Il Sé separato dal guru o dal discepolo è solo se stesso in ogni tempo. Io devo essere considerato come esistente nel Sé che è solo Coscienza e null’altro.

Io sono il Sé, solo Coscienza. Io di certo sono Uno. Null’altro esiste. Io sono sempre presente ovunque. Io non vedo null’altro del reverendo Guru.

Non percepisco null’altro nella mente. Non percepisco null’altro affatto. A causa della non esistenza di tutto non percepisco nulla. Se tutto esiste che si faccia vedere separatamente.

Così percepisco Brahman e non c’è altro mai. Bisogna aggrottare la fronte sulla differenza. Maya non esiste!

Oh grandezza del vero Guru! Oh immensa gioia di Brahman! Oh grandezza della Conoscenza! Oh la gloria della buona compagnia!

La cancellazione dell’infatuazione! Vedo vera gioia! Non percepisco il pensiero! Oh, tutto è nulla.

Invero non sono in alcun altro luogo. Invero sono beatitudine. Qualunque certezza esista nelle mie facoltà interiori essa è sgorgata da te.

Tutto è Brahman. Il supremo è Brahman. Non c’è altra divinità. Così io percepisco tutto il tempo. Non percepisco altro, vero Guru.

Essendo di questa certezza rimango nella mia natura, nel mio stesso Sé.

Nessuna cura più grande nascerà dalle profondità delle parole dei Veda. Il ricordo dei piedi di loto del consorte di Uma conferisce Risveglio e Liberazione. Quando l’oscurità del cuore, che è dovuta a passate impressioni di differenze che sorgono, è distrutta, onora il grande guaritore splendente, Isvara, nel loto del Cuore.

Io adoro l’indivisibile Shankara, che ha bruciato il corpo del karma in un lampo, che appare come il latte, vestito della luna, lodato dalla poesia degli elogi vedici.

Chiunque abbandoni il servizio ai piedi del Distruttore del demone del tempo, e si appoggia ad altre tradizioni con dharma distorto, rinunciando all’amore per il servizio a Sambhu, raccoglierà solo rimorso, come il folle che raccoglie solo afflizioni da un centinaio di futili tentativi di cambiare un’asina in una giumenta.

Capitolo 41

nidaghanubhava varnana prakaranam

LA DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA DI NIDAGHA

Nidagha: Ascolta, o vero Guru! attraverso la tua grazia c’è la certezza di Brahman. Di certo sono quel Brahman. Io solo di certo sono.

Di certo sono il Sé eterno. Di certo sono sempre senza decadimento. Di certo sono il pacifico Sé, di certo sono senza parti.

Di certo sono libero dal pensiero. Di certo sono il Sé felice. Di certo sono te stesso, il Guru. Di certo sono il discepolo.

Di certo sono il Sé che è beatitudine. Di certo sono l’incontaminabile. Di certo sono il Sé che trascende il quarto stato. Di certo sono privo di qualità.

Di certo sono il Sé senza un corpo. Di certo sono Shankara. Di certo sono il Sé completo. Di certo sono Isvara, il Supremo.

Di certo sono il Sé che dovrebbe essere lo scopo. Io di certo riempio la mente. Di certo sono il Sé di tutto. Di certo sono Sadashiva.

Sono Vishnu, sono Brahma, sono Indra. Io sono gli dei. Di certo sono gli yakshas (categoria di semidei) e i rakshasas (demoni), i pisachas (i folletti) e gli guhyakas (semidei simili agli yakshas).

Io sono i mari e i fiumi. Io sono le montagne. Sono le foreste e il mondo. Io sono di certo tutto questo.

Sono il sempre soddisfatto. Sono quello dal vero sapere, che trascende prakriti. Di certo sono ovunque. Di certo sono onnipervasivo.

Di certo sono il grande Sé. Sono della natura di tutto ciò che è di buon augurio. Di certo sono il liberato, il puro, il Supremo Shiva.

Sono la terra, sono il vento. Sono la luce. Sono lo spazio. Sono l’acqua, il sole, la luna. Io sono le stelle.

Sono le parole e la loro assenza. Sono ciò a cui guardare. Sempre sono. Sono il Sé da vedere dall’ulteriore lido. Sono della natura della Conoscenza.

Sono il vuoto e il non vuoto. Sono pieno di tutta la beatitudine. Trascendo i frutti di bene e male. Io solo sono.

Io sono la legge divina. Sono la verità del Sé, della natura dell’Esistenza-Coscienza-Gioia. Di certo sono il Sé di beatitudine, stabilito come l’Uno, e come il molteplice.

Io sono il passato e il futuro, io sono sempre il presente. Io sono Uno, sono diviso in due. Io invero sono diviso nei molti. Invero io sono.

Di certo sono il supremo Brahman. Di certo sono Prajapati (il primo progenitore). Sono lo Svarat, e il Samrat. Invero io sono sempre.

Io sono Viswan (lo sperimentatore cosmico dello stato di veglia) Taijasa (il sognatore cosmico) Prajna (il cosmico sperimentatore del sonno profondo) e anche Turya (l’essere cosmico del quarto stato). Io sono prana. Sono anche la mente. Sono della categoria degli organi di senso.

Io sono l’universo e i mondi. Di certo sono il Sé di spazio. Tutto ciò che è condizionato e tutto ciò che è incondizionato, tutto ciò invero io sono.

Sono anche quello libero da condizionamenti. Di certo sono la beatitudine eterna. Chi ha questa certezza interiore, ottiene sempre la felicità. Chi ascolta questo ogni giorno si libera da tutti i peccati.

Io sono eterno. Sono privo di false percezioni. Nel mondo, nella selva della gente, sono il sacro e il saggio. Sono l’universo. Trascendo l’universo. Libero dalla materia risiedo come l’Uno, separato dalla vita soggetta alla distruzione e spinata da azioni e dalla propria conoscenza, io sono la grande massa di beatitudine, il supremo Shiva. Sono della natura della verità.

Tratto da “La saggezza non dualista”

 

 

Approcci Oriente-Occidente alla psicoterapia (T. Hora)

Questo brano di psicoterapia esistenziale di Thomas Hora, che tradussi molti anni fa per i miei seminari didattici, indica l’atteggiamento che dovrebbe avere un bravo terapeuta ed è particolarmente adatto per chi offre sedute di Rebirthing Transpersonale.

Tratto da: Awakening the Heart, compilato da J. Welwood,  Shambhala Publications , 1996, mia libera traduzione. 

PORRE LE GIUSTE DOMANDE di Thomas Hora

Ci sono molte cose che paiono molto logiche, naturali, razionali e realistiche, che tuttavia non sono necessariamente vere. Per esempio, siamo portati a credere che è importante ricordare tutto del nostro passato per migliorare il presente ed evitare di influenzare il futuro. Un mucchio d’energie è speso dalla gente per ricordare in dettaglio il passato: “Che cosa è accaduto?” “Perché è accaduto?” “Chi è da criticare per l’accaduto?” C’è una storia di uno che era in analisi da anni, il suo problema principale era il mangiarsi le unghie. Un giorno incontra un amico che gli chiede: “Come va con l’analisi?” e risponde “benissimo, ti dico che dovrebbero farla tutti, è meraviglioso!” “Hai smesso di mangiarti le unghie?” chiede l’amico. E l’uomo risponde: “No, ma ora so perché lo faccio.”

Uno psichiatra francese una volta disse: “Non stiamo bene perché ricordiamo, ma ricordiamo quando stiamo bene.” Nella psicoterapia esistenziale non mettiamo alla prova il passato, ma gli permettiamo di rivelarsi lungo il percorso d’acquisizione della comprensione di “ciò che è”. C’è una domanda che diventa superflua nella psicoterapia esistenziale. La domanda è: “Perché?” La domanda: “Perché?” diventa completamente superflua. Non esiste la domanda: “Chi è da giudicare?” o “Che cosa dovrei fare?” Fondamentalmente si pongono solo queste due domande: 1 Quale è il significato di ciò che sembra essere? 2 Che cosa è ciò che realmente è?

Il processo terapeutico è una situazione d’incontro in cui si rivelano molti aspetti del modo del paziente di “essere nel mondo”. Ciò che è necessario è la recettività di una mente aperta, libera da preconcetti riguardo a ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere.

Se pratichiamo l’osservazione dei processi del pensiero, costatiamo molto di frequente che i nostri pensieri hanno la tendenza a muoversi attorno ai dilemmi di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere. Se la nostra consapevolezza viene liberata da questi preconcetti, diventiamo più capaci di percepire ciò che veramente è. La psicoterapia potrebbe essere descritta come un tentativo di discernere il buono al di sotto della patologia. Di che cosa è fatta la patologia? E’ fatta di percezioni distorte.

<…> Possiamo aiutare un paziente a comprendere il modo distorto con cui affronta una situazione e che cosa è esistenzialmente valido. Quindi egli può riscoprire di avere delle sane intenzioni che si sono distorte attraverso una cattiva interpretazione e percezione. Così potremmo affermare che la patologia consiste in percezioni scorrette di ciò che è buono, di ciò che è vero e di ciò che è esistenzialmente valido. Prima abbiamo detto che la psicoterapia esistenziale non è interpretativa ma ermeneutica. Delucida, chiarifica, aiutando la gente a vedere molto più correttamente gli aspetti esistenziali. La prospettiva interpersonale intende aiutare gli individui a stare bene con gli altri. Ognuno può impararla, ma stare bene con gli altri non è sinonimo di sanità. L’approccio esistenziale cerca di aiutare le persone ad entrare in armonia con l’Ordine Fondamentale dell’esistenza. Cosa è l’Ordine fondamentale dell’esistenza? Per comprenderlo meglio dobbiamo essere consapevoli che ci sono molti ostacoli con cui dobbiamo confrontarci per entrare in armonia. Uno di questi ostacoli è l’“operazionalismo”, la preoccupazione riguardo al “come fare le cose” ancora prima di aver riconosciuto che cosa è ciò che è. C’è una certa tendenza della mente che è sempre diretta alla preoccupazione di “come fare le cose”. Questo interferisce con il mettere a fuoco l’attenzione su ciò che realmente è. E’ necessario mettere in secondo piano le preoccupazioni del come fare, cosicché si possa essere completamente consapevoli di ciò che è. Quando sediamo con un paziente, egli presenta certi problemi e se noi conosciamo la giusta domanda da porre, il significato si rivelerà da solo. L’enfasi deve essere sulla rivelazione. Qualche volta terapeuti non esperti, che non si sono ancora liberati da una modalità “operazionale” e “calcolata” di pensare alla vita e dalla tendenza a cercare “la risposta” e immaginare “la soluzione”, hanno la tendenza a cercare di immaginare la soluzione ed il senso. Il significato non può essere immaginato o scoperto; il significato dei fenomeni si rivela a noi naturalmente. Se prendiamo una pallina da ping-pong, la mettiamo sott’acqua e poi la lasciamo andare, essa irrimediabilmente risalirà alla superficie. La stessa cosa accade con il significato. Se noi smettiamo di immaginare un significato esso spontaneamente si rivelerà a noi.

<…> Mi viene in mente la storia di due psichiatri che lavoravano nello stesso palazzo e alla fine del giorno scendevano sullo stesso ascensore. Uno era anziano e ogni sera era sempre fresco ed in forma mentre il più giovane era sempre affaticato. Il più giovane un giorno chiede all’altro: “Non so come tu faccia, tutto il giorno hai un paziente dopo l’altro e non mostri per niente stanchezza. Io sono esausto dopo avere ascoltato tutti questi pazienti. Come fai?” Lo psichiatra più anziano rispose: “E chi ascolta?”

C’è un modo di lavorare attivamente efficacemente e senza sforzo lasciando che a lavorare sia “l’Amore – Intelligenza”. Quali sono le caratteristiche di un terapeuta perché una buona comunicazione abbia luogo? Quale è la peculiarità di quei terapeuti che non hanno problemi nella comunicazione? Ci sono alcuni individui che possono andare in un ospedale psichiatrico e sedersi vicino ad un paziente che non ha mai parlato per anni e presto questo inizierà a parlare con loro, mentre altri possono avere cercato per anni di parlare con lo stesso paziente che restava sempre in silenzio ogni volta che veniva avvicinato. Si tratta di una qualità misteriosa? E’ una magia? No! E’ la motivazione. Il terapeuta deve avere la giusta motivazione. Perché la comunicazione accada in maniera efficace, terapeutica e benefica ci sono certe regole. Una delle cose richieste è che il terapeuta deve essere libero dal desiderio di “terapizzare”. Non è facile. Il desiderio di “terapizzare” può significare per il paziente che si cerca di invadere il suo spazio e di manipolarlo. La qualità della presenza in ognuno di noi è differente e determinata dal nostro sistema di valori e dalla nostra motivazione. Una delle più frequenti motivazioni del terapeuta è “terapizzare”, specialmente quei terapeuti che hanno un approccio alla vita “operazionale”. Se il modo del terapeuta di “essere nel mondo” è soltanto operazionale, il paziente manifesterà una gran quantità di resistenza. Nessuno ama essere terapizzato. E così allora che cosa può facilitare la comunicazione? Ci deve essere una qualità di “lasciar essere”. Molta gente confonde il principio di lasciar essere con il trascurare. C’è una differenza molto sottile tra “lasciar essere” e trascurare. Lasciare essere è rispettoso e relativo all’amore, l’indifferenza è rifiuto. Lasciare essere è la cosa più difficile da imparare. Permettetemi un rapido commento sulla parola accettazione. Chi siamo noi per accettare o non accettare qualcuno? Nel momento in cui pensiamo in questo modo abbiamo già impostato una struttura in cui noi siamo superiori al paziente. La teoria dell’accettazione è meglio lasciarla fuori. Noi non siamo né “accettatori”“rifiutatori”, noi siamo lì per comprendere che cosa si rivela da sé di momento in momento, e siamo disponibili a commentare in caso qualcuno sia interessato. Se non è così, restiamo lì con questa ricettività di fronte a “ciò che è” momento per momento. Questa è una totale non intrusività nello spirito dell’amore. Noi siamo disponibili al paziente. Sediamo con lui in questo spirito di disponibilità per aiutare la chiarificazione di qualunque cosa egli possa desiderare conoscere o comprendere. Precedentemente abbiamo parlato dell’influenzare. L’influenzare ha un grande posto – nella vita, nell’amicizia, nella vita familiare, negli affari e nella professione – ed è certamente un aspetto prezioso della psicoterapia. Certamente non abbiamo il diritto di influenzare i nostri pazienti verso alcuna direzione, tuttavia possiamo influenzare attraverso la qualità della nostra presenza e la nostra disponibilità a chiarificare ciò che abbiamo compreso e che cosa ci è richiesto. Quando sediamo vicino ad un paziente con questo spirito, generalmente non ci sono difficoltà di comunicazione. Presto il paziente inizia a porre domande e nuove domande vengono fuori. Qualunque cosa sia richiesta, noi siamo lì per commentare secondo la nostra migliore comprensione. Se riusciamo a comprendere “ciò che è” il problema del “come?” non sorge. La terapia è un processo ermeneutico di chiarificazione di tutto ciò che deve essere chiarificato. Ed è la chiarezza della comprensione di certi fatti che ha proprietà di guarire il paziente. Il potere di guarigione non è nel terapeuta, è nella correttezza delle chiarificazioni. E’ la verità che guarisce, non l’uomo che è testimone della verità. “Il dito che indica la luna non è la luna” dicono i maestri Zen. Così in questo modo non facciamo nulla, il paziente non fa nulla, la terapia non viene fatta, ed avviene uno svelarsi spontaneo come un sorgere progressivo di chiarezza.

Yen-Hui era un discepolo del famoso saggio taoista di nome Chang-tzu. Questo Yen-Hui era anche prominente figura della corte imperiale e doveva diventare il consigliere dell’Imperatore. Quest’imperatore aveva una gran predilezione per il tagliare la testa a quei consiglieri che commettevano degli errori. Yen-Hui era spaventato di questo lavoro e andò a chiedere consiglio al suo maestro. Disse al maestro: “Non credo di essere sufficientemente illuminato da essere sicuro in questa posizione di responsabilità.” Chang-tzu gli disse: “in questo caso devi ritirati e praticare il digiuno della mente.” Lui chiese “Che cosa è il digiuno della mente?” Chang-tzu gli diede le seguenti istruzioni: “Quando vuoi udire con le orecchie, non ascoltare con le tue orecchie, quando vuoi vedere con gli occhi non guardare con i tuoi occhi, quando vuoi comprendere con la mente, non pensare con la tua mente. Ascolta, vedi e comprendi con il Tao.”

Yen-Hui si ritirò e passò tre anni a svolgere questa disciplina. Dopo tre anni ritornò dal maestro e disse: “Penso d’essere pronto”. Chang-tzu disse: “Bene provamelo.” Yen-Hui disse: “Prima di aver praticato il digiuno della mente ero sicuro d’essere Yen-Hui, ma ora dopo aver praticato il digiuno della mente sono giunto alla realizzazione che non è mai esistito tale Yen-Hui.” Il maestro disse “Ora sei pronto!”

Che cosa voleva dire con questo? Se non era mai stato Yen-Hui allora chi era? E se Yen-Hui non era mai esistito chi siamo noi? Yen-Hui scoprì che non era una persona con un ego “suo”, una mente sua, e sue opinioni, ma che era una manifestazione dell’Amore – Intelligenza. Egli diventò una presenza benefica per il mondo, che non si basa su opinioni personali ma su saggezza ispirata. Tale persona vive in sicurezza.

Lo scopo della psicoterapia esistenziale è quello di aiutare la gente ad ottenere autenticità dell’essere. Per conoscere ciò che è vero dobbiamo riconoscere ciò che è falso.

Gli Idoli (Raphael)

…. Lungo il tempo le aspirazioni dei popoli sono state riposte nell’avvento di un Messia, nell’avvento del Regno celeste, del Superuomo, della scienza, della macchina industriale e del potere burocratico; nell’avvento della democrazia o della dittatura, ecc. Ma tutti questi “avventi” non sono altro che proiezioni, sono sempre immagini cariche di aspettative e di poteri taumaturgici.
… Laddove vi sono idoli e immagini da adorare, la v’è idolatria. Gli idoli, creati dalla mente esteriorizzante e proiettiva, sono narcotici che offuscano la consapevolezza dell’essere. Gli uomini possono essere addormentati dalla potenza di un idolo costruito pazientemente da menti preparate.
… È inevitabile che, fino a quando la mente pone fuori di sé la sua salvezza, l’io “campa” e si perpetua e, finché sussiste l’io accaparratore, acquisitivo e reattivo, non c’è alcuna politica o scienza che possa dare salvezza. L’io non può vivere senza idolo, gli è sottomesso, e in suo nome si permette di tutto. Le qualità attribuite all’idolo hanno poco a che fare con l’effettiva presa di consapevolezza dell’ente proiettore, il quale aspetta passivamente che esso faccia i suoi miracoli. Ciò implica che, asservendoci alla nostra rappresentazione, comunichiamo con noi stessi in forma alienata. Se da una parte abbiamo foggiato l’idolo-miracolo, dall’altra l’idolo imprigiona noi. È il paradosso dell’individuo foggiatore d’immagini. Molti proiettano sull’idolo qualità di giustizia sociale, di fratellanza, di ordine, ecc., ma il soggetto operante non vive in sé queste qualità e non può viverle perché le ha proiettate, divenendone alienato. Molti fanno addirittura una rivoluzione per cambiare le cose, per creare giustizia, perequazione sociale e altro; conquistato il potere, quelle stesse persone che hanno combattuto per abbattere l’ingiustizia commettono altrettanta ingiustizia dei predecessori, magari in forme diverse. Ciò avviene perché esse hanno proiettato un’immagine rivoluzionaria, frutto, fra l’altro, di semplice reazione passionale, senza essere, o incarnare, l’essenza della rivoluzione. Noi rincorriamo le nostre proiezioni, i nostri idoli, i nostri fantasmi, senza mai raggiungerli perché, li poniamo, appunto, sempre di fronte a noi. Fino a quando non siamo noi stessi permeati di giustizia, di ordine e di compostezza, non potremo mai trionfare sull’ingiustizia sociale: quelle istituzioni sono sempre presiedute da enti “mancanti”.
… La politica è un potentissimo idolo, o feticcio, che ha milioni di devoti, di fedeli e anche di fanatici. E come, ad esempio, in nome dell’Amore del Cristo si è ucciso, così in nome della giustizia e del progresso sociale si commettono delitti detestabili e irrazionali. Tutte le strade della filosofia del divenire portano alla stessa meta: l’alienazione. Questo mondo non ha un fuori, non ha un altrove in cui la filosofia del divenire possa indirizzarlo. I progressisti e i conservatori, per quanto usino metodi diversi di potere, sono accomunati in un unico destino che è quello dell’alienazione.
… Fino a quando viviamo di proiezioni e di feticci non possiamo ristabilire la giustizia, l’uguaglianza e la fratellanza perché queste non devono essere espresse mediante il feticcio, ma vissute dalla nostra stessa coscienza.

liberamente tratto da Filosofia dell’Essere di Raphael

FILIPPO FALZONI GALLERANI