Placare la mente

La seduta di Rebirthing Transpersonale è una pratica così semplice che anche un bambino la può sperimentare con successo e la tecnica respiratoria la si può insegnare in pochi minuti. Recentemente sono stati pubblicati nuovi studi scientifici che descrivono i tanti disturbi fisici prodotti da una cattiva respirazione. Poche sono invece le ricerche che chiariscono le profonde reazioni psicologiche ed emotive indotte dalla respirazione intensa. È di certo anche facile intuire che una buona salute dipende da una buona respirazione. Più complesso è comprendere quali meccanismi conducono a placare la mente, a trovare il benessere interiore e la liberazione attraverso il respiro. Quando si va più a fondo nella ricerca e si prendono in considerazione le trasformazioni psico-spirituali indotte dal respiro e l’atteggiamento opportuno che ne favorisce la straordinaria efficacia, la comunicazione si complica. Si entra nel territorio della ricerca interiore e della filosofia e ci si avvicina alla dimensione dei corpi sottili, dell’energia, del Prana e della consapevolezza, argomenti che vanno oltre alle dimensioni fisiologiche note ai medici e che pochi studiosi occidentali hanno affrontato da una prospettiva scientifica, seppure siano ben conosciuti dalle antiche tradizioni dello Yoga, del Taoismo.
Per questo quando cerco di spiegare l’essenza di ciò che attraverso la respirazione conduce alla liberazione e al risveglio, argomenti che ho molto chiari in mente diventano difficili da mettere in parole in modo comprensibile a tutti.
Penso che forse è inutile sforzarsi troppo per trovare argomentazioni convincenti perché la gente ha la testa già così piena di parole e di concetti che sarebbe consigliabile, per chi cerca la pace mentale, guardare la realtà senza l’interferenza del pensiero, dato che è una chiara percezione di sé e del mondo che conduce alla serenità. È come se debba esserci un certo grado di risveglio della consapevolezza prima che si possa cogliere ciò che davvero è importante capire a livello intellettuale.
Anche i più profondi aforismi di saggezza servono a ben poco se non ne realizziamo esperienzialmente la realtà, cioè se quando li ascoltiamo non suscitano in noi un lampo di quella comprensione immediata che va alla sostanza del significato oltre l’involucro delle parole.
È infatti esperienza comune che dopo una seduta di respirazione, avendo dilatato la coscienza, molti trovino comprensibile un tema filosofico-spirituale che prima appariva loro del tutto arcano.
La vera comprensione e la soluzione dei problemi della mente, infatti, non avvengono a livello mentale, sono piuttosto l’effetto di una chiara percezione della realtà. Le parole si limitano ad indicare qualcosa che, se non è vissuto, rimale solo un’astrazione teorica. Nietzsche aveva ragione quando affermava che i suoi scritti non potevano essere compresi perché: “Per ciò di cui non si ha esperienza non si hanno orecchie”.
Allo stesso modo è difficile se non impossibile comunicare stati di espansione della consapevolezza a chi non li ha mai provati.
Cogliere la vita come è, con lucidità, senza il filtro del pensiero e delle parole, stabilire un contatto diretto ed immediato con l’energia che ci anima e con la sorgente della consapevolezza, non ha nulla di concettuale e conduce ad una trasformazione radicale delle nostre prospettive esistenziali.
E’ necessario sperimentare in prima persona l’ineffabile “stato naturale” di cui parlano i saggi orientali: lo stato di presenza consapevole, in cui non si immagina di essere “questo o quello” e non ci si identifica con i ruoli e le maschere del teatro quotidiano.
Il Rebirthing Transpersonale correttamente applicato è uno strumento di grande efficacia che utilizza la respirazione per andare oltre la gabbia dei pensieri e sperimentare direttamente questo diverso modo di sentire.
Un lampo della consapevolezza sovramentale è sufficiente a darci nuovi occhi e orecchie, attraverso i quali vediamo e comprendiamo con chiarezza e fluiamo nel presente senza inutili timori.
Molti hanno perso il contatto con la vita a causa di condizionamenti che fanno sì che si guardi alla realtà da una prospettiva che impedisce di vivere nel “qui e ora” e di essere pienamente consapevoli del vero Sé. L’essere è frammentato dalle contraddizioni interiori e sono proprio le divisioni che il pensiero crea la sorgente della frammentazione.
La metafora del cervello come un computer di cui non abbiamo padronanza rende l’idea dell’incapacità umana di percepire la realtà dalla prospettiva del Sé e di sintonizzarsi con la volontà profonda, che viene dall’anima e dall’essenza.
Capire, cioè, che siamo i padroni del computer e dobbiamo sapere come usarlo invece di identificarci con esso perché, sebbene spesso ce ne dimentichiamo, siamo cosa ben diversa dalla macchina che dobbiamo usare.
Per rispondere con una frase alla domanda: “come placare la mente”, potrei dire con un’estrema sintesi: E’ impossibile placare la mente finché siamo identificati con la mente e il corpo (software e hardware del computer che erroneamente chiamiamo “io”), ma appena ci svegliamo alla nostra vera natura e alla sorgente della consapevolezza come Testimone senza forma (che è il padrone del computer) ecco che la mente è pacificata e il nostro vivere e le nostre relazioni si trasformano di conseguenza. Solo una chiara percezione della realtà conduce all’armonia con la vita e all’integrazione dell’io con la totalità dell’Essere e la tecnica respiratoria può condurre rapidamente a questo risveglio percettivo.
Come diceva Sri Nisargadatta: “Il vero Sé scaccia il falso io, tuttavia esso continua ad esistere senza contraddizione”.
Respirando possiamo calmare la mente, attivare l’energia, sintonizzarci con il presente per trascendere il pensiero e le parole e percepire la realtà dell’Essere nel qui e ora.
La mente tende ad opporsi e non vuole lasciare il campo alla libertà interiore perché è stata condizionata e programmata, a livello individuale sin dall’infanzia e a livello collettivo da secoli.
Lo stato naturale, è spontaneo e privo di sforzo. È un “non fare” che si manifesta come consapevolezza che riconosce e dissolve l’agente illusorio: il cosiddetto io separato o ego che si nutre di un ininterrotto dialogo interno.
Comporta essere veramente semplici e umani senza inseguire le mete illusorie che la mente incessantemente crea.
La vita fluisce spontaneamente, come spontaneamente siamo già “noi stessi” senza dover far nulla per esserlo, appena ci liberiamo da illusori tentativi di automiglioramento e comprendiamo che non dobbiamo diventare chissà chi, inseguendo ideali frustranti. Fluendo nell’attimo possiamo realizzare il vero Sé che è sempre nuovo e libero da condizionamenti.
Per citare di nuovo Nietzsche, una sua appropriata ingiunzione in questo caso è: “Diventa ciò che sei!”
Infatti se seguiamo la Volontà che viene dal profondo, non c’è né separazione né intervallo temporale tra pensiero e azione e siamo in presa diretta con la vita.
In sintesi le sedute di Rebirthing Transpersonale facilitano il processo nel quale guardiamo la mente senza identificarci con le immagini mentali, rimaniamo testimoni e osserviamo il suo vagare con chiarezza, senza intervenire, senza produrre né allontanare i pensieri e così facendo avviene un profondo cambiamento. Evitando di interferire vediamo con chiarezza e questo vedere con chiarezza è trasformativo. Nell’immediatezza del sentire senza alternative, creiamo le migliori condizioni perché la mente si plachi e l’intuizione ci diriga. Ci arrendiamo a un’intelligenza inconscia che nasce dal silenzio e finalmente siamo liberi e autentici, ed è così che con l’auto-realizzazione si sconfiggono l’ansia e il mal di vivere.

Filippo Falzoni Gallerani, dicembre 2021
Questa è una radicale rielaborazione di un mio brano di qualche anno fa.

Respirazione e autoindagine

Vivere il presente con una consapevolezza non condizionata dal pensiero, in spontanea sintonia con l’attimo, implica il contatto con la propria Essenza: il Sé transpersonale.

Nel silenzio di una mente serena, possiamo riconoscere che la coscienza libera dalla schiavitù dei pensieri è per sua natura in rapporto armonico con il Cosmo. Siamo una sola cosa con la realtà invisibile costituita da miliardi di particelle che compongono il corpo fisico, frutto di milioni d’anni d’evoluzione. Per loro natura le particelle subatomiche che ci compongono sconfinano in dimensioni oltre lo spazio e il tempo. Siamo la somma del processo evolutivo del cosmo dal Big Bang a ora, ma anche del nulla che precede la manifestazione. Siamo prodotto della misteriosa intelligenza-energia-consapevolezza da cui emana la Natura e il Cosmo, e siamo anche il vuoto in cui ha luogo tutto lo spettacolo.
I cento miliardi di neuroni del nostro cervello, ognuno dei quali ha diecimila connessioni con gli altri, fanno del cervello il pezzo di materia più organizzata che l’uomo conosca nell’universo. L’intelligenza che la mente umana può manifestare nell’arte, nella filosofia e nello sviluppo tecnologico, è ben piccola cosa rispetto a quell’intelligenza che ha organizzato il sistema nervoso. Questo straordinario strumento è indispensabile perché arte, religione e scienza possano essere soltanto immaginate.
I saggi di ogni tempo e gli scienziati più illuminati riconoscono che l’uomo può risolvere i suoi problemi solo riconoscendo la propria Unità con la Vita e ritrovando la sorgente di quest’intelligenza-consapevolezza intrinseca alla natura.
L’individuo deve superare l’identificazione con l’immagine di sé che ha costruito, il personaggio che immagina di essere o diventare, sempre alla vana ricerca felicità.
La felicità, infatti, non potrà mai essere raggiunta da una prospettiva egoistica. L’identificazione con l’ego, con la di divisione che produce, è la vera causa della sofferenza e dell’ansia, delle guerre e dei disordini sociali.
La distruzione della natura, non deriva dall’inquinamento e dalla cementificazione, ma dall’egoismo e dall’avidità che producono attività distruttive.
La ricerca del piacere non conduce alla felicità, ma alla frustrazione. I desideri dalla prospettiva egocentrica non potranno mai essere soddisfatti definitivamente, perché, come per la linea dell’orizzonte, appena abbiamo raggiunto la meta, vediamo spostarsi più avanti l’obbiettivo.

CONOSCI TE STESSO

Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei”, che si trovava scritto sul tempio dell’oracolo di Delfi, e ripetuto dai saggi in mille modi e con infinite metafore. La psicologia del profondo e la filosofia Orientale sono concordi nell’indicare nell’autoindagine la via del risveglio dall’inganno dell’ego e metodi per superare la separazione tra chi vive e la vita stessa che l’ego crea. L’Unità che è la vera salute Olistica.
In tempi moderni le pratiche di Breathwork sono una via diretta per attingere al mondo interiore e per riconoscere le dinamiche inconsce e i giochi dell’io, poiché nella presenza mentale alle sensazioni si evitano ostacoli creati dal pensiero, poiché non si tratta di capire e interpretare, ma di sperimentare direttamente la Verità.
Ma da secoli si trovano delle pratiche basate sulla respirazione per stabilire il contatto con l’energia e l’Essenza. Il Buddha storico ad esempio ha insegnato la respirazione Vipassana e i maestri di ogni tempo hanno riconosciuto nel respiro una via rapida per accedere alla consapevolezza del Sé.
Attraverso il respiro, il corpo si armonizza e le funzioni organiche trovano il giusto equilibrio, la mente si placa ritrovando contatto con il presente non concettuale e le percezioni interiori diventano nitide e chiare. In questo stato non è raro che l’Unità della Vita appaia auto-evidente.
La prospettiva Transpersonale alla pratica della respirazione è fondamentale perché ogni metodo, insegnato, appreso e applicato con un approccio narcisistico, si rivelerà autofrustrante e inutile. Anziché alla liberazione, ogni tecnica applicata in tal modo conduce a illusioni egocentriche ancor più ingannevoli e “non ci sono peggiori illusioni che quelle che l’uomo crea per liberarsi dall’illusione…
James Hillman ci ha spesso ricordato che i fallimenti della psicanalisi e della psicoterapia in genere dipendono proprio dal narcisismo che domina i terapeuti stessi.
Il Jung infatti si compiaceva di non essere “Junghiano”. Diceva che nel momento in cui incontrava un paziente dimenticava qualunque teoria e permetteva all’inconscio di interagire e di guidare l’esperienza. Non s’identificava con un agente esterno con il compito di dirigere il paziente verso una meta, ma entrava in spontanea interazione con l’altro e in un rapporto dialogico consapevole delle istanze psichiche che emergevano dove la differenziazione e l’integrazione, facilitavano che il processo d’individuazione, avesse luogo nel qui e ora.
Con la respirazione, è più facile accedere a questo sentire immediato, a questa presenza senza aspettative libera da preconcetti che con la semplice meditazione. Ma è sempre cruciale un atteggiamento indirizzato al Transpersonale, che abbia cioè riconosciuto l’illusione del “me” come oggetto.
Tale atteggiamento, che Ramana Maharishi e altri saggi chiamano lo Stato Naturale, è espressione spontanea della consapevolezza non imprigionata dalle gabbie del pensiero.
Non si ricercano fenomeni psichici o esperienze mistiche, ma, si osserva per immedesimazione ciò che li cerca…
Essenzialmente la Psicologia Transpersonale è una versione moderna della Filosofia Perenne e delle tecniche d’autoconoscenza e autotrascendenza che l’umanità ha sviluppato nel corso degli ultimi 30 secoli. Antiche intuizioni sulla natura dell’Essere trovano conferme negli sviluppi della Scienza contemporanea e i nuovi paradigmi quantistico-relativistici conducono a intuire la realtà Olistica dell’Universo e della Coscienza in cui esso si specchia.
La Coscienza è vista come l’interfaccia della materia; la materia è energia fluttuante in uno spazio-tempo relativo. Gli antichi simboli acquistano qui significato coerente Shiva è il Sé, il l’immobile eterno testimone di Mahamaya, il mondo del divenire della manifestazione cosmica, definita anche Mahashakti o l’energia universale che anima la materia.

FILOSOFIA PERENNE

 Aldous Huxley riprese il termine Filosofia Perenne[1] che già Leibniz aveva ripreso da Steuco riconobbe che alla base delle Filosofia Perenne ci sono queste quattro assunzioni fondamentali:

1: Il mondo fenomenico di materia e di coscienza individualizzata, il mondo delle cose, degli animali, degli uomini e persino degli dei, è la manifestazione di una base o substrato Divino all’interno del quale tutte le realtà parziali hanno il loro essere e separate dal quale sarebbero inesistenti.
2: Gli esseri umani sono in grado non solo di conoscere la Base Divina per pura inferenza, ma possono anche realizzare la sua esistenza attraverso l’intuizione diretta, superiore al pensiero discorsivo. La conoscenza immediata che unisce il conoscitore con la cosa conosciuta.
3: L’uomo possiede una duplice natura, un ego fenomenico e un Sé eterno che è l’uomo interiore, lo spirito, la scintilla del divino nell’anima. È possibile per l’uomo, se lo desidera, identificarsi con lo spirito e quindi con la Base Divina che è della stessa natura dello spirito.
4: La vita dell’uomo sulla terra ha un solo scopo e fine, identificarsi con il Sé eterno e così giungere alla conoscenza unitiva della Base Divina.

Gli Indù affermano che chi non vive direttamente gli insegnamenti è come il pastore di mucche altrui. Nell’Islam, si dice che il filosofo che non sperimenta la sua metafisica è come un asino carico di libri.
Quando si è sentito il richiamo dal profondo all’autoindagine, e ci rivolge alla sorgente dell’“io sono” si inizia a intuire la natura impersonale della coscienza. Ciò permette di percepire oltre all’ego e al pensiero la luminosa trasparenza una coscienza senza confini di che vive nell’Eterno Ora.
Qui la mente sgombra, risponde in sintonia spontanea alle richieste del momento, libera dal conflitto della separazione, dalla nevrosi e dall’ansia del domani. Qui la vita reale si manifesta nella sanità.
Keats scriveva: “Chiama il mondo la valle del fare anima. Così saprai a che cosa serve il mondo”[2].
La vita nella sua pienezza di luci e ombre diventa l’avventura della coscienza e il risveglio dall’illusione del tempo. Si vive nel qui e ora in un mondo sempre nuovo, liberi dai condizionamenti; moriamo e rinasciamo ogni attimo, liberi da qualunque preoccupazione per i personaggi che appaiono sulla scena. Questa consapevolezza del rapporto tra noi e gli eventi offre profondità e chiarezza, è la fine del tempo in cui si assapora l’attimo eterno.
Vivendo in “presa diretta” senza il filtro del pensiero l’io scompare. Il passato è solo ricordo (anch’esso mutevole a ogni fluttuazione dell’umore) e il futuro fantasia… seguivamo fantasmi senza vedere la realtà, ora possiamo godere dell’Essere, ora sentiamo di essere una cosa sola con Sat Cit Ananda[3].
Quando ci dissolviamo davvero nel Sé senza forma, non separato dal mondo della manifestazione, un cosmo senza confini, possiamo affidarci al potere che è a monte di tutti i fenomeni e fluire con la vita stessa.
Inconoscibile e privo di attributi, il Sé è autoevidente come lo spazio. Come lo spazio tuttavia non lo si può definire come qualcosa di concreto e visibile. Non possiamo afferrare lo spazio e la scienza moderna dimostra che è inseparabile dal tempo. Possiamo descrivere solo ciò che contiene, ma tutto ciò che esiste, esiste solo all’interno dello spazio-tempo.
Siamo già in ogni istante e da sempre la sorgente dello spazio tempo a monte dello stesso tessuto di questo Cosmo stupefacente e misterioso, e non occorre certamente far nulla per raggiungere ciò che è.
Non dobbiamo dividerci in due (osservatore e osservato, controllore e controllato) per prendere coscienza della coscienza; è sufficiente rendersi conto che “è” presente e non divisa già ora e da sempre e che in vero noi siamo quello.
È così e ce ne accorgiamo se non interferiamo con concetti mentali, ma resta tale anche quando la mente ci inganna con il senso di separazione. Come Consapevolezza, siamo co-creatori del mondo fenomenico, noi stessi siamo il substrato Divino all’interno del quale tutte le realtà parziali e le antinomie complementari appaiono e si dissolvono.
Sullo schermo di questa consapevolezza appare l’io, e quando ne abbiamo compreso la natura relativa non ne siamo prigionieri e non prendiamo troppo sul serio le sue vicende. Possiamo vivere in armonia la nostra peculiare personalità senza essere imprigionati. Se invece siamo prigionieri di quest’immagine come fosse la sola realtà diventiamo schiavi di desideri e paure, l’idea della morte ci spaventa. Offuscata la consapevolezza del Sé ricadiamo nell’ansia e nella frustrazione.
I mistici tibetani sin dall’antichità dicono cose analoghe con metafore oggi desuete. Il termine “demone” al giorno d’oggi pare semplice superstizione ma per gli antichi rappresentava, i pensieri che ci nuocciono, quei pensieri di attaccamento egoico che sviano dalla pienezza del sé e quindi producono offuscamento e sofferenza. Si dovrebbe ricordare che termine “diavolo” etimologicamente significa: colui che divide. Riporto le parole tratte da Canti Spirituali di Ma gcig, (Machig Labdron) 1055-1149, una mistica che per i tibetani è un’incarnazione della stessa Tara, la dea protettrice di tutte le popolazioni himalayane.
Compiacersi di una teoria sulla non azione, compiacersi di una meditazione in uno stato equanime, compiacersi di una condotta priva di pensieri distraenti, compiacersi della pratica ascetica: se anche solo per poco ci si comporta in questo modo, considerandoli come oggetti, non si sta percorrendo il cammino spirituale ma quello dei demoni. Poiché la teoria e la meditazione possono essere insegnate solo attraverso simboli, non si creino nella mente concetti fissi. Riguardo alle visioni che sorgono liberamente non si creino costruzioni teoriche. Esse si manifestano senza limiti sorgendo in modo indifferenziato. Non avere alcuna teoria è la nobile pratica della Recisione dei demoni. Poiché tutto è la propria Mente spontanea, colui che medita non ha nulla su cui meditare.

[1] La “philosophia perennis” è anche il concetto centrale della “Scuola tradizionalista”, rappresentata da scrittori del XX secolo quali René Guénon, Frithjof Schuon e Ananda Coomaraswamy, e in Italia da Elémire Zolla.
[2] Per “anima”, dice J. Hillman, io intendo, prima di tutto, più che una sostanza, una prospettiva, più che una cosa in sé, una visuale sulle cose. Questa prospettiva è riflessiva essa media gli eventi e determina la differenza tra noi stessi e tutto ciò che accade. Tra noi e gli eventi, tra l’agente e l’azione, c’è un momento riflessivo, e fare anima significa differenziare questa zona intermedia.
[3] Sat Cita Ananda: Essere, Consapevolezza, Beatitudine. In essenza siamo Sat Cit Ananda.
Sat è Essenza pura e senza tempo, Cit è Consapevolezza e Ananda è beatitudine. Questa trinità è inseparabile poiché ogni aspetto interdipendente.

 

Efficacia delle pratiche esperienziali

Le più potenti pratiche esperienziali, per quanto efficaci, non possono essere la panacea dei problemi umani. Qualunque metodo funziona soltanto se applicato correttamente. In questo brano cerco di chiarire il motivo che determina la liberazione o l’autoinganno.

Le tecniche di respirazione sono il metodo naturale più efficace per la soluzione dell’ansia e di molti disturbi. Sciogliere i blocchi della corazza psicosomatica e ottenere una respirazione libera e naturale è d’importanza cruciale per la salute olistica. Non mi soffermo sugli aspetti propriamente terapeutici che ho già trattato in molti scritti e sui quali c’è già un’ampia letteratura. Oltre alla risoluzione dei disturbi psicofisici, queste tecniche possono aprire alla conoscenza di Sé ed è questo l’aspetto più importante per l’autorealizzazione. Nell’uomo, infatti, è innato un anelito alla libertà interiore e alla conoscenza. L’uomo una volta che ha soddisfatto i bisogni primari, ha più che mai necessità di dare senso Siamo immersi nella realtà dello Spirito, ma non lo vediamo perché lo Spirito stesso è substrato e testimone della realtà.
Di fronte al problema della morte e del non essere che lo attende, ha bisogno di trovare ciò che in lui non è nato né muore per affrontare con coraggio il vivere ed esprimere in spontaneità il suo potenziale. Per entrare in sintonia con la vita e con la morte e
coglierne il senso è necessaria una profonda ricerca interiore. Poiché è la conoscenza della natura universale del Sé che libera dalla sofferenza e recide alla base le radici della paura.
L’ego insegue esperienze piacevoli che non possono durare, mentre il Sé testimonia la natura profonda dell’Essere. Per questo non c’è tecnica, anche tra le più efficaci, con cui si possa risolvere il mal di vivere se il praticante non ha compreso con quale prospettiva impostare la ricerca. Qualunque metodo funziona solo se è applicato nel modo giusto e per far buon uso delle tecniche esperienziali bisogna avere la giusta prospettiva e soprattutto evitare l’autosuggestione e gli inganni dell’ego che confondono anche i ricercatori avanzati. 
Tecniche di respirazione intensa come il Rebirthing Transpersonale o la Respirazione Olotropica di Stanislav Grof, praticate con l’atteggiamento opportuno, sono straordinariamente efficaci per esplorare sé stessi, per catarsi liberatorie, per l’autoguarigione e il risveglio tanto che spesso poche sedute sono sufficienti per realizzare una stabile chiarezza e serenità interiore. Tuttavia se non si è stati istruiti correttamente e si dirige l’esperienza secondo delle aspettative preconcette, la stessa pratica diventa una via di fuga e un autoinganno anziché un’espansione della consapevolezza. Il medesimo metodo che può rapidamente condurre al risveglio, se è mal applicato, può amplificare l’egotismo. Questo vale anche per la meditazione e le pratiche psicospirituali in genere. Come dice Elémire Zolla: “Ciò che s’impara dipende dal perché si vuole imparare”, e naturalmente c’è un’enorme differenza tra il cercare esperienze gratificanti e il cercare “colui che sta cercando”.
E’ necessaria totale sincerità con sé stessi, il coraggio di stare con le sensazioni e accogliere l’ombra e l’ignoto. La conoscenza del Sé è elusiva, poiché è oltre la mente e riguarda uno Stato dell’Essere e non un pensiero. Il Sé (o consapevolezza impersonale) è un abisso che contiene l’universo, fa paura perché è la morte dell’ego. Il mondo è dentro di noi ma noi immaginiamo di essere in lui. Il risveglio è un ribaltamento di questa prospettiva in cui sperimentiamo l’identificazione con il Tutto.

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei

I saggi insegnano che il corpo-mente con cui l’uomo s’identifica è solo un oggetto, che appare e scompare nel Sé che è consapevolezza senza confini, ed è il nostro vero essere profondo. Ciò che è mutevole e temporaneo non è reale, mentre la Consapevolezza è oltre il tempo e lo spazio, è la Realtà che non muta, il substrato di ogni altra realtà. La tecnica di respirazione in sé è semplicissima e intuitiva, tuttavia l’intuizione rivelatrice del risveglio non può essere di facile portata senza la giusta predisposizione. Come ho detto, sono necessarie indicazioni corrette e l’atteggiamento opportuno. Per trarne benefici profondi è basilare dirigere l’attenzione oltre il piano mentale, al sentire immediato senza alternative, perché è da questa prospettiva transegoica della consapevolezza che il respiro può condurre alle dimensioni più profonde della coscienza dove si risolve definitivamente il problema dell’ansia e del timore.
L’ansia è un disturbo talmente diffuso che per le persone “normali” la serenità e la chiarezza mentale sono una condizione rara e passeggera. Siamo in un’epoca in cui l’alienazione è una patologia endemica. Per spiegare questa condizione di separazione dal proprio sé dell’uomo contemporaneo trovo appropriata la nota metafora della carrozza con cavalli, auriga e padrone all’interno, a indicare i piani fisico (la struttura della carrozza), vitale (i cavalli), mentale (il nocchiere) e spirituale (il padrone all’interno).
Se la mente (il nocchiere) non è in contatto con il signore che siede all’interno della carrozza (il Sé transpersonale) i cavalli (l’energia vitale) non vanno dove dovrebbero. Se la mente è confusa, cioè il nocchiere è vittima di illusioni e conflitti interiori, è probabile che ci siano incidenti di percorso e che il corpo subisca dei danni. Quando si è perduto contatto con il Sé il viaggio è insicuro, non ha direzione e scopo e una vita priva di senso è deprimente.
Il “Sé” ovviamente non è un individuo superiore latente in noi; è piuttosto l’intelligenza intrinseca della natura che governa la danza degli atomi e delle molecole. E’ il mistero della consapevolezza: il testimone della sensazione di Essere. Qualcosa che il pensiero non può afferrare perché è a monte del pensiero stesso.
La metafora della carrozza è molto antica, Platone nel Fedro descrive una carrozza tirata da due cavalli, uno bianco e uno nero, che rappresentano forze opposte. Se l’auriga è in contatto con l’Iperuranio (mondo delle idee, al di là del cielo) il cavallo bianco lo conduce verso l’alto. Se l’auriga non è in grado di contemplare il mondo superiore, il cavallo nero prevarrà su quello bianco e lo trascinerà fuori strada verso il basso.
Nella Bhagavad Gita, Krishna (il Sé) guida il carro su cui combatte il trepidante Arjuna (l’io) e lo sprona ad affrontare con coraggio la battaglia agendo secondo quanto il momento richiede. Non entro qui nel magnifico e illuminante capolavoro della Filosofia indiana che è un tema troppo vasto e profondo per essere trattato in poche righe, ma voglio ricordare che i maestri insegnano che Yoga è Coraggio e il termine coraggio deriva da cuore, cioè suggerisce l’azione ispirata dal cuore e non dalla mente. Il Sé, dicono i saggi, risiede nel cuore.

Il coraggio di vedere le cose come sono

Le forme popolari delle religioni rinforzano l’idea che la guida sia fuori di noi, ma è in noi che dobbiamo trovare la guida poiché l’aderire a una fede e dipendere da autorità esterne inibisce la ricerca della verità. D’altra parte il razionalismo e la prospettiva egocentrica condivisa evitano con cura di avvicinarsi all’ignoto e a tutto ciò che non può spiegare e ridurre in parole e pensieri. Di certo l’autoindagine è scoraggiata in una società materialista, dominata da interessi economici disumanizzanti, prigioniera di una visione ristretta, impegnata in uno sviluppo tecnologico che non ha riguardo per la natura e i valori umani.
L’uomo che ha perduto il contatto con sé stesso, cerca nel pensiero una guida, si aggrappa a mappe obsolete o si conforma alla massa e segue altri che sono sperduti come lui. Non sapendo ascoltare il Sé profondo, egli cerca nella mente una soluzione al senso di smarrimento che la mente stessa ha creato. Solo quando egli riconosce la sua impotenza e sa di non sapere e quindi si arrende alla realtà, può iniziare a sentire l’ispirazione e l’intuizione che sono la sola guida sicura.
Solo se la mente è serena può arrendersi al Sé impersonale che è vita-morte, essere e non essere, nella spontaneità dell’attimo, mentre l’intelletto svolge le funzioni che gli competono senza interferire. La presenza senza alternative di fronte alla realtà di una mente libera da condizionamenti è la fine del divenire e dell’ansia. Ma non è una condizione comune perché le parole tutti possono ripeterle, mentre vedere con chiarezza la realtà e realizzare nel vissuto ciò che si è compreso è cosa totalmente diversa, come sentire il silenzio dietro a ogni suono…

La guida interiore non si trova nel campo del pensiero

Riconoscere il nostro vero Essere, ritrovare spontaneità e pienezza non è affare che il pensiero possa risolvere, è necessario aver avuto accesso a uno stato di coscienza non ordinario per superare l’identificazione con la mente. La respirazione intensa è un metodo rapido e privo di controindicazioni per entrare in contatto con queste dimensioni esperienziali che la mente e il pensiero non possono raggiungere. Yoga è la fine delle fluttuazioni della mente. Solo quando il lago è perfettamente calmo la sua superficie riflette senza deformazioni. Ma abbiamo visto che la mente non può calmare la mente anzi, quando cerca di calmarla si agita anche di più perché si dissocia da sé stessa. 
Attraverso il respiro possiamo andare oltre la mente e trovare la sorgente dell’Io Sono e immergerci nel Sé, l’Invisibile, l’Impensabile, privo di attributi, che permea ogni cosa. Una volta che attraverso la respirazione si è in contatto con il Sé e si riconosce la natura dell’ego, si è in armonia con la Vita e liberi dall’ansia e dalla paura. Direi meglio: non si ha paura della paura e non si è ansiosi di fronte all’ansia, perché non si tratta di liberazione nell’indifferenza, ma di vivere con pienezza e partecipare alle gioie e ai dolori come a una rappresentazione, integrando gli opposti nell’Unità e arrendendoci al potere del Sé che ci agisce. Così la vita sarà sempre una continua esperienza di crescita interiore e non più un problema da risolvere.

Filippo Falzoni Gallerani, Milano

Sri Nisargadatta Maharaj: “Ciò che può essere descritto dall’intelletto fa parte del conosciuto, che non può aver nulla a che fare con la Realtà”.

Piccola bibliografia sulla respirazione

Grof, S. Grof, C.: Emergenza Spirituale (la Crisi Personale come Rinnovamento Profondo), Edizioni RED, Como 1993
Grof, S, Grof C.: La Tempestosa Ricerca di Sé Stessi, Edizioni RED, Como 1995
Grof S, Grof C.: La Mente Olotropica (La Respirazione Olotropica per giungere ai livelli più profondi della psiche) Ediz. RED, Como 1996
Grof, S.: Il Gioco Cosmico della Mente, Ediz. RED, Como, 2000
Grof S, Grof C.: Psicologia del Futuro, Ediz. RED, Como, 2001
Falzoni-Gallerani F.: Il Respiro dell’Anima, Ediz. Armenia, 1991,
cartaceo e eBook: https://filippofalzoni.com/pubblicazioni/
Falzoni-Gallerani F.: Rebirthing Transpersonale, Ediz. Rusconi, 1996
cartaceo e eBook: https://filippofalzoni.com/pubblicazioni/
Falzoni-Gallerani F.: L’Io Trasparente, 2 vol. Ediz. privata, Milano 2005
Falzoni-Gallerani F.: La Saggezza non Dualista. Ediz. privata, Milano 2009

Stress: ansia e depressione

La tecnica della respirazione intensa non solo può condurre a profondi insight, ma è in primo luogo efficace per la soluzione di disturbi come l’ansia e la depressione.

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 Lo stress e la corazza psicosomatica

Lo stress è un problema di grande rilievo per l’uomo moderno che vive lontano dall’armonia dei ritmi naturali. Lo stress è una delle prime cause di tensione che inibisce la mobilità toracica e il diaframma, muscolo preposto al respiro. Il corpo reagisce a stimoli spiacevoli irrigidendosi e ripetute sensazioni sgradevoli inducono una tensione che col tempo può assumere caratteristiche di cronicità e innescare disturbi di diverso tipo. Questo meccanismo inoltre tende ad auto-rinforzarsi: “sto male perché sono teso e sono teso perché sto male”. Non ce ne rendiamo conto ma quando siamo irrequieti respiriamo meno profondamente e, di conseguenza, il ph del sangue è più acido per eccesso di anidride carbonica e abbiamo meno energia e vitalità. Allo stesso modo una respirazione irregolare, che alterna ipoventilazione e iperventilazione, produce sbalzi di umore e instabilità.

L’ansia è un disturbo sempre più diffuso tra coloro che sono vittime dello stress e lo stesso vale per molte forme di depressione che spesso accompagnano l’ansia. Recentissimi studi scientifici hanno confermato i gravi danni prodotti dallo stress tra i quali la vasocostrizione e i conseguenti disturbi cardiovascolari, la diminuzione delle difese immunitarie, ecc. Secondo questi studi, però, i soggetti che sanno affrontare coraggiosamente le situazioni stressanti sono immuni da danni e anzi possono persino trarne dei benefici… (Vedi articolo: “Lo stress che fa bene”).

Il respiro è il legame più diretto con l’energia vitale

Un respiro irregolare e incompleto condiziona l’equilibrio neurofisiologico e, nello stesso tempo, i conflitti interiori influenzano la respirazione. Inconsapevolmente si trattiene il respiro per controllare le emozioni, ma così facendo cadiamo nell’apatia e siamo interiormente sconnessi. Se non si affrontano, vivendole direttamente, le tensioni rimosse con il tempo il disturbo invece di svanire si rinforza, perché quando si respira poco ci si sente scarichi e vulnerabili, ma quando si cerca di respirare più intensamente, insorgono l’ansia e la paura di perdere il controllo con sensazioni di alterazione che non comprendiamo che nelle forme più acute diventano veri e propri attacchi di panico. Questo è spesso alla base dell’alternarsi di stati d’ansietà e di depressione in soggetti altresì sani, che non hanno problemi tali da giustificare questo malessere esistenziale. A volte è sufficiente un eccessivo autocontrollo emotivo per inibire la respirazione, aprendo la strada a disturbi di varia natura. Tra i disturbi fisici sono comuni: senso d’oppressione toracica, di mancanza d’aria, dolori di schiena o cervicali, nodo alla gola, pesantezza, abbassamento della libido, ecc. Tra i disturbi dell’umore i più comuni: disturbi del sonno e della concentrazione, insicurezza, paure ingiustificate, pensieri circolari, ecc. Abituati a respirare poco, tenderemo a evitare una respirazione normale per inconscio timore di far riemergere le emozioni represse.

Per liberarcene è fondamentale affrontare esperienzialmente con il respiro queste emozioni nel contesto protetto della seduta. La catarsi, che a volte si manifesta in un pianto di pochi minuti, si rivela generalmente molto più efficace di lunghe terapie verbali o farmacologiche, e conduce a un profondo senso di benessere e di rilassamento che permette di osservare i problemi del vivere quotidiano dalla giusta prospettiva. Come ho detto, analizzare i motivi psicologici di questi malesseri non serve, perché finché si respira male si vive male, mentre quando si è liberata la respirazione e con essa le tensioni, i problemi psicologici si dissolvono in una mente serena che ci permette di reagire con spontanea creatività alle situazioni.

La respirazione ci mette in contatto con l’energia e con la psiche profonda, dalle quali scaturiscono le risorse della guarigione e del benessere. Senza bisogno di tranquillanti con un metodo naturale e privo di controindicazioni si può ritrovare il funzionamento armonico di psiche e soma e manifestare le potenzialità dell’intelligenza intuitiva.

In sintesi

1)         Lo stress può causare irrigidimento e squilibri della respirazione
2)         Una cattiva respirazione predispone a molti disturbi
3)     Poche sessioni modificano radicalmente il rapporto con lo stress e permettono di scaricare le tensioni
4)        La respirazione intensa, opportunamente applicata, è priva di controindicazioni ed è il modo più diretto per risolvere rapidamente i problemi associati allo stress.

Filippo Falzoni Gallerani

 

Scienza e ricerca interiore

Tratto da l’Io Trasparente, volume I.

Siamo intrappolati all’interno della bolla di percezione e quello di cui siamo testimoni è un riflesso della nostra visione del mondo, la nostra descrizione. Arrestando il dialogo interno, sfondiamo la barriera che ci separa da noi stessi.

Carlos Castaneda

La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca.

Albert Einstein

Come abbiamo visto la Psicologia Transpersonale nasce dal bisogno di integrare le conoscenze della psicologia convenzionale e dell’approccio di una scienza rigidamente ristretta all’osservazione oggettiva e distaccata di fenomeni fisici, con le conoscenze caratteristiche dei cammini coscienziali e spirituali e con i nuovi paradigmi quantistico-relativistici. La descrizione del mondo che nasce dai nuovi paradigmi scientifici ci mostra un universo molto diverso da quanto percepito dai sensi ordinari e dalla concezione materialista comune. La natura olografica della realtà suggerita da molti scienziati è molto vicina alla descrizione dei mistici di tutti i tempi che sono giunti a questa conoscenza attraverso l’osservazione attenta di sé e della mente.

Si possono studiare le esperienze interiori e soggettive seguendo i principi basilari della scienza non ristretta, che amplia i suoi orizzonti alle ipotesi più rivoluzionarie per la comprensione della natura umana, senza trascurare il proprio rigore. Questa “scienza ampia” applica anche alle dimensioni immateriali i tre principi basilari: un’ipotesi e una procedura per confermare e mettere alla prova l’ipotesi attraverso la raccolta di dati e il confronto di questi dati con una comunità d’esperti che hanno ripetuto l’esperienza e raccolto altri dati evidenti. Le esperienze interiori possono essere sottoposte a ricerche che soddisfano questi requisiti scientifici: se ad esempio s’ipotizza la possibilità di esperienze interiori liberatorie e d’insight profondo, si applica una procedura appropriata (come la meditazione e le pratiche di respirazione); si osservano le esperienze direttamente sperimentate; infine si confrontano i risultati con un altro gruppo di meditanti esperti e si osservano coerenti correlazioni. Non solo la scienza, libera da anguste limitazioni, può essere applicata a ciò che riguarda le sfere interiori, ma è ormai inequivocabilmente dimostrato che gli stati di coscienza hanno correlati sul piano fisico e influenzano la realtà. Si può constatare, ad esempio, che quando il meditante raggiunge stati che egli trova ben definiti con termini come estatici, spirituali, o mistici, l’eeg presenta spesso ampie onde delta altresì caratteristiche del sonno senza sogni. (Vedi questi concetti sviluppati da Ken Wilber in INTRODUZIONE AL VOLUME 8 della sua opera omnia, che trovate nel volume II di questo libro). Altre alterazioni importanti riguardano le risposte dei neurotrasmettitori e sull’argomento rimando alla lavoro di Candace Pert.

Perché scienza e religione possano incontrarsi sono necessari chiarimenti su che cosa s’intenda per scienza e cosa per religione. Vediamo che, sia per la scienza sia per la religione, ci sono due modalità principali d’esplicazione. Se la scienza può essere ampia o ristretta, la religione può essere traslativa o trasformativa, ovvero sostenere l’io separato e consolarlo, oppure indicare vie e metodi per trascenderlo.

Dopo aver riconosciuto quali aspetti della scienza e della religione possono incontrarsi, dobbiamo anche constatare motivi di confusione che rendono arduo per la comunità scientifica accettare le realtà spirituali: la gente comune e gli accademici cadono nell’errore che Wilber definisce «pre-trans fallacy». Cioè: poiché le esperienze transpersonali e spirituali non sono razionali, si confondono con le prerazionali che sono regressive. Così il preegoico si confonde con il transegoico, il prerazionale con il transrazionale ecc. Questo porta a situazioni in cui o si considerano manifestazioni patologiche le esperienze spirituali, o si prendono per manifestazioni spirituali le esperienze patologiche. Quando queste difficoltà sono riconosciute e gli aspetti sani e malati dello sviluppo sono ben differenziati, si possono osservare e studiare con occhio scientifico anche le strade che conducono ai livelli superiori della coscienza. Con quest’integrazione la psicoterapia può comprendere la prospettiva della realizzazione spirituale, della trascendenza e della conoscenza di sé.

Citazioni:

… quando guardiamo una persona, l’immagine della persona è in realtà sulla superficie delle nostre retine. Eppure noi non percepiamo la persona come se fosse sulle nostre retine. Noi la percepiamo come se fosse “nel mondo là fuori”. Allo stesso modo, quando urtiamo il dito di un piede, noi sperimentiamo il dolore in quel punto. Ma il dolore non è realmente nel dito. È un processo neurofisiologico che è in atto. Creare l’illusione che le cose sono localizzate là dove in effetti non sono è la principale caratteristica dell’ologramma. (…) Una delle implicazioni più sorprendenti del potenziale quantico è la sua implicazione nella natura della posizione. A livello della nostra vita quotidiana, le cose hanno determinate posizioni, ma, a livello quantico, l’ubicazione cessa di esistere. Tutti i punti dello spazio diventano uguali a tutti gli altri punti nello spazio e non ha più senso parlare di qualcosa che sia separato da tutto il resto. I fisici chiamano questa proprietà “non-località”. […] Dovremmo sempre ammettere che la nostra rappresentazione della realtà può essere più facile da afferrare che la realtà stessa, ma non dobbiamo confondere le due cose.

Michael Talbot (autore di numerosi libri sul Nuovi Paradigmi della fisica quantistica)

Il mondo è il costrutto delle nostre sensazioni, percezioni, memorie. Conviene guardarlo come esistente in modo proprio e oggettivo. Ma certamente non diventa manifesto grazie alla propria esistenza. Il suo manifestarsi dipende da vari fatti in determinate parti di questo stesso mondo, cioè da certi avvenimenti che accadono nel cervello. La ragione per cui il nostro ego senziente, intelligente e pensante è introvabile all’interno della nostra rappresentazione scientifica del mondo è spiegabile facilmente con otto parole: perché è esso stesso quella rappresentazione del mondo. Il mondo mi è dato in una sola volta, non ve n’è uno esistente e l’altro percepito. Il soggetto e l’oggetto sono una sola cosa. Non si può dire che la barriera tra di loro sia crollata quale risultato delle recenti esperienze, per il semplice fatto che questa barriera non esiste. Il mondo è dato in una sola volta. Nulla è riflesso. L’immagine riflessa e quella originale sono identiche. Il mondo esteso nello spazio/tempo è solo la nostra rappresentazione.

Erwin Schrödinger, Premio Nobel per la Fisica

Le culture occidentali sono sempre state affascinate dai sogni, ritenuti in grado di divinare il futuro o di risvegliare ricordi del passato, persino delle vite precedenti. Recentemente, c’è stato molto interesse intorno ai sogni lucidi. La fisica quantica può spiegarci come e perché sogniamo? C’è un cervello olografico alla sua base?

Un estremo è l’idea di un mondo oggettivo che segue il suo regolare corso nello spazio e nel tempo, a prescindere da qualsiasi tipo di soggetto osservante: questa è stata l’immagine che ha guidato la scienza moderna. All’altro estremo c’è l’idea di un soggetto, che sperimenta misticamente l’unità del mondo e non ha più di fronte a sé un oggetto o un mondo oggettivo: questa è stata l’immagine che ha guidato il misticismo asiatico. Il nostro pensiero si muove da qualche parte nel mezzo, tra queste due concezioni limitate; dovremmo mantenere la tensione derivante da questi opposti.

Werner Heisenberg, Premio Nobel per la Fisica

L’accesso alla realtà olografica diventa disponibile esperienzialmente quando la nostra coscienza è libera dalla sua dipendenza dal corpo fisico. Fino a quando rimaniamo legati al corpo e alle sue modalità sensoriali, la realtà olografica può al meglio essere un costrutto intellettuale. Quando si è liberi dal corpo, la si sperimenta direttamente. Ecco perché i mistici parlano delle proprie visioni con tale certezza e convinzione, mentre coloro che non hanno sperimentato questo regno in prima persona restano scettici o addirittura indifferenti.

Kenneth Ring

Si può comprendere davvero che gli oggetti sono “eventi” solo quando si riconosce che spazio e tempo si compenetrano. […] La realtà trascendente e immanente sono astrazioni che escludono la vita ordinaria. La vita ordinaria è un’altra astrazione che esclude le altre due subtotalità.

Bohm, Premio Nobel per la Fisica

Poiché noi non siamo in fin dei conti separati dagli oggetti che osserviamo, e a un certo livello siamo un “continuum” con essi, non possiamo interagire con essi. In un certo strano senso noi siamo gli oggetti. […] I nostri sensi non sono separati da ciò che è “là fuori”, ma sono intimamente coinvolti in un complesso processo di feed-back, il cui risultato finale è di creare ciò che è “là fuori”. Cosa è là fuori? Il nostro mondo è “costruito” dalle parole dai nostri credo culturali. Ciò che chiamiamo realtà è imparata. […] La scoperta che la materia è soprattutto composta di spazio vuoto distrugge le nozioni di oggetti solidi dello scienziato di fisica. Secondo come la osserviamo, un’entità subatomica manifesta le proprietà di particella e di onda. Quando queste entità si comportano come particelle esse agiscono come se fossero impacchettate in un piccolo volume di spazi. […] La coscienza è il solo strumento che noi abbiamo per esaminare la coscienza. In tal modo siamo chiusi in un dilemma senza fine – uno specchio che riflette infinitamente una situazione riflessa, e dalla quale non c’è scampo.

Michael Talbot

 L’intima unità degli opposti non è affatto un’idea che si limita ai mistici, dell’Oriente o dell’Occidente. Se consideriamo la fisica dei giorni nostri, il campo in cui l’intelletto degli occidentali ha compiuto i più grandi passi, ci troveremo di fronte a un’altra versione della realtà come unione di opposti. Nella teoria della relatività, per esempio, i vecchi contrari della quiete opposta al moto sono diventati totalmente indistinguibili, e cioè “ciascuno è entrambi”. Un oggetto che appare in stato di quiete per un osservatore è, allo stesso tempo, in moto per un altro osservatore. Analogamente, la scissione tra onda e particella scompare nelle “ondelle”, e il contrasto tra struttura e funzione svanisce. Anche la secolare separazione della massa dall’energia è caduta con il E = mc2 di Einstein, e questi vecchi “opposti” sono ora visti semplicemente come due aspetti di una realtà, una realtà di cui Hiroshima è stata così drammaticamente testimone.

In maniera analoga, opposti quali soggetto e oggetto, tempo e spazio sono ora considerati reciprocamente interdipendenti cosicché formano un continuo intrecciato, una singola struttura unificata. Ciò che chiamiamo “soggetto” e “oggetto” sono, come comprare e vendere, solo due modi diversi di porsi di fronte a un singolo processo. E poiché lo stesso vale per tempo e spazio, non possiamo più parlare di un oggetto posto nello spazio o che si presenta nel tempo, ma solo di un evento spazio/tempo. La fisica moderna, in breve, mostra che la realtà può solo essere considerata un’unione di opposti. Riportiamo ora le parole del biofisico Ludwig von Bertalanffy: Se ciò che è stato detto è vero, la realtà è ciò che Nicola Cusano chiamò la coincidentia oppositorum. Il pensiero discorsivo rappresenta sempre solamente un aspetto della realtà ultima, chiamata Dio nella terminologia del Cusano; essa non esaurirà mai la sua infinita molteplicità. La realtà ultima è dunque un’unità di opposti. Dal punto di vista della coincidentia oppositorum (la coincidenza degli opposti), quelli che ritenevamo essere opposti completamente separati e irreconciliabili si sono rivelati, per dirla con la frase di Bertalanffy, “aspetti complementari della stessa e unica realtà”.

Ken Wilber, Oltre i Confini

Nella fisica quantistica, la materia e lo spazio/tempo vuoto diventano tutt’uno. I cosiddetti “materiali di base della realtà” non sono oggetti nel senso che noi conosciamo, ma (piuttosto) queste bolle nella schiuma quantica assomigliano a dei wormholes, cioè piccoli vortici attraverso la fabbrica dello spazio/tempo che possono collegare due regioni diverse dello spazio. I nostri cervelli costruiscono matematicamente la realtà obiettiva, interpretando frequenze che sono in fondo proiezioni da un’altra dimensione, un ordine più profondo di esistenza che è al di là sia dello spazio sia del tempo. Il cervello è un ologramma avvolto in un universo olografico. Pribram dice: “Non è che non ci siano tazze da tè e granelli di sabbia là fuori. Significa solo che una tazza da tè ha due aspetti ben diversi della propria realtà. Quando è filtrata dalla lente del nostro cervello, si manifesta come tazza. Ma, se fosse possibile liberarci dalle nostre lenti, noi potremmo sperimentarlo come un modello d’interferenze. Quale è reale e quale un’illusione? Entrambi sono reali per me”, continua Pribram, “o se volete, nessuna delle due è reale”. Possiamo considerarci come una massa confusa interamente avvolta nell’ologramma cosmico, considerarci come un cervello/mente olografico che osserva un mondo olografico, è di nuovo un’astrazione, un tentativo di separare due cose che in fondo non possono essere separate.

Michael Talbot

 

Lo spazio non esiste, il tempo non esiste, la massa non esiste. Ciò che può riempire il Nulla è solo un’idea…

Massimo Corbucci, Fisico nucleare

Conclusione

Se la realtà spirituale può apparire astratta e inconcepibile, è davvero interessante confrontarla con la descrizione della realtà gli scienziati che potete leggere qui sotto. L’idea che l’universo sia un prodotto della Coscienza, e che la materia, sia una forma creata dallo Spirito che la trascende, è negata dai materialisti che considerano invece la mente-coscienza quale prodotto casuale dell’evoluzione della materia. Sottopongo all’attenzione dei lettori le recenti teorie dei più eminenti scienziati sull’origine dell’Universo, tratti dalla rivista «Scientific America», perché è notevole costatare come la spiegazione “scientifica” sia altrettanto impensabile.

Com’è iniziato l’Universo

Nel 1983 James B. Hartie dell’Università della California a Santa Barbara e Stephen W. Hawking dell’Università di Cambridge applicarono la meccanica quantistica all’universo nel suo complesso, ricavando una funzione d’onda cosmica analoga a quelle degli atomi e delle particelle elementari. Tale funzione d’onda determina le condizioni iniziali dell’universo. Secondo questo metodo, la distinzione usuale fra futuro e passato scompare nei primissimi istanti dell’universo; la direzione temporale assume le proprietà di una direzione spaziale. Proprio come non vi è un confine dello spazio, così non vi è un inizio identificabile del tempo. In un’ipotesi alternativa, Alexander Vilenkin della Tufts University ha proposto una funzione d’onda con effetto tunnel determinata dalla probabilità relativa che un universo di dimensione zero diventi spontaneamente un universo di dimensione finita. In seguito Hawking e Neil G. Turok, anch’egli di Cambridge, hanno proposto che una bolla inflazionaria aperta potrebbe essersi creata spontaneamente dal nulla. Questa nuova versione dell’inflazione aperta evita la necessità del decadimento del falso vuoto, ma Vilenkin e Andrei D. Linde della Stanford University hanno messo in dubbio le assunzioni su cui si basano i calcoli. Nel frattempo, il resto dell’universo continua la sua espansione inflazionaria, come ha sempre fatto. Ma Vilenkin e Arvind Bolhe, anch’egli della Tufts University, hanno sostenuto che anche questa estensione dell’inflazione non descrive completamente l’origine dell’universo. Sebbene l’inflazione possa essere eterna nella direzione in cui procede il tempo, deve comunque aver avuto un inizio. Richard Gott iii e Li-Xin Li della Princeton University hanno proposto di recente che il cosmo sia intrappolato in uno stato ciclico, come un “crononauta” che torni indietro nel tempo e diventi la sua stessa madre. Una persona del genere non ha progenitori; non è possibile alcuna spiegazione della sua provenienza. Nell’ipotesi di Gott e Li, la nostra bolla si è staccata dal protouniverso ciclico: ora non è più ciclica, ma continuerà sempre a espandersi e a raffreddarsi. Purtroppo potrebbe essere molto difficile (sebbene forse non impossibile) mettere alla prova queste ipotesi. L’inflazione cancella quasi tutti i segni osservabili di ciò che l’ha preceduta. Molti fisici ritengono che una spiegazione più completa dell’universo preinflazionario e dell’origine delle leggi fisiche stesse, dovrà attendere una teoria fisica veramente fondamentale, forse quella delle stringhe. Vivere in un universo a bolla ha conseguenze interessanti, per esempio un osservatore alieno potrebbe passare tranquillamente dall’esterno all’interno della bolla. Una volta entrato, però, non potrebbe più uscirne (proprio come non possiamo farlo noi) perché dovrebbe viaggiare a velocità superiore a quella della luce. Un’altra implicazione è che il nostro universo è solo una di un’infinità di bolle immerse nel vasto mare agitato di falso vuoto in perenne espansione.

Filippo Falzoni Gallerani, 2005

FILIPPO FALZONI GALLERANI