Placare la mente

La seduta di Rebirthing Transpersonale è una pratica così semplice che anche un bambino la può sperimentare con successo e la tecnica respiratoria la si può insegnare in pochi minuti. Recentemente sono stati pubblicati nuovi studi scientifici che descrivono i tanti disturbi fisici prodotti da una cattiva respirazione. Poche sono invece le ricerche che chiariscono le profonde reazioni psicologiche ed emotive indotte dalla respirazione intensa. È di certo anche facile intuire che una buona salute dipende da una buona respirazione. Più complesso è comprendere quali meccanismi conducono a placare la mente, a trovare il benessere interiore e la liberazione attraverso il respiro. Quando si va più a fondo nella ricerca e si prendono in considerazione le trasformazioni psico-spirituali indotte dal respiro e l’atteggiamento opportuno che ne favorisce la straordinaria efficacia, la comunicazione si complica. Si entra nel territorio della ricerca interiore e della filosofia e ci si avvicina alla dimensione dei corpi sottili, dell’energia, del Prana e della consapevolezza, argomenti che vanno oltre alle dimensioni fisiologiche note ai medici e che pochi studiosi occidentali hanno affrontato da una prospettiva scientifica, seppure siano ben conosciuti dalle antiche tradizioni dello Yoga, del Taoismo.
Per questo quando cerco di spiegare l’essenza di ciò che attraverso la respirazione conduce alla liberazione e al risveglio, argomenti che ho molto chiari in mente diventano difficili da mettere in parole in modo comprensibile a tutti.
Penso che forse è inutile sforzarsi troppo per trovare argomentazioni convincenti perché la gente ha la testa già così piena di parole e di concetti che sarebbe consigliabile, per chi cerca la pace mentale, guardare la realtà senza l’interferenza del pensiero, dato che è una chiara percezione di sé e del mondo che conduce alla serenità. È come se debba esserci un certo grado di risveglio della consapevolezza prima che si possa cogliere ciò che davvero è importante capire a livello intellettuale.
Anche i più profondi aforismi di saggezza servono a ben poco se non ne realizziamo esperienzialmente la realtà, cioè se quando li ascoltiamo non suscitano in noi un lampo di quella comprensione immediata che va alla sostanza del significato oltre l’involucro delle parole.
È infatti esperienza comune che dopo una seduta di respirazione, avendo dilatato la coscienza, molti trovino comprensibile un tema filosofico-spirituale che prima appariva loro del tutto arcano.
La vera comprensione e la soluzione dei problemi della mente, infatti, non avvengono a livello mentale, sono piuttosto l’effetto di una chiara percezione della realtà. Le parole si limitano ad indicare qualcosa che, se non è vissuto, rimale solo un’astrazione teorica. Nietzsche aveva ragione quando affermava che i suoi scritti non potevano essere compresi perché: “Per ciò di cui non si ha esperienza non si hanno orecchie”.
Allo stesso modo è difficile se non impossibile comunicare stati di espansione della consapevolezza a chi non li ha mai provati.
Cogliere la vita come è, con lucidità, senza il filtro del pensiero e delle parole, stabilire un contatto diretto ed immediato con l’energia che ci anima e con la sorgente della consapevolezza, non ha nulla di concettuale e conduce ad una trasformazione radicale delle nostre prospettive esistenziali.
E’ necessario sperimentare in prima persona l’ineffabile “stato naturale” di cui parlano i saggi orientali: lo stato di presenza consapevole, in cui non si immagina di essere “questo o quello” e non ci si identifica con i ruoli e le maschere del teatro quotidiano.
Il Rebirthing Transpersonale correttamente applicato è uno strumento di grande efficacia che utilizza la respirazione per andare oltre la gabbia dei pensieri e sperimentare direttamente questo diverso modo di sentire.
Un lampo della consapevolezza sovramentale è sufficiente a darci nuovi occhi e orecchie, attraverso i quali vediamo e comprendiamo con chiarezza e fluiamo nel presente senza inutili timori.
Molti hanno perso il contatto con la vita a causa di condizionamenti che fanno sì che si guardi alla realtà da una prospettiva che impedisce di vivere nel “qui e ora” e di essere pienamente consapevoli del vero Sé. L’essere è frammentato dalle contraddizioni interiori e sono proprio le divisioni che il pensiero crea la sorgente della frammentazione.
La metafora del cervello come un computer di cui non abbiamo padronanza rende l’idea dell’incapacità umana di percepire la realtà dalla prospettiva del Sé e di sintonizzarsi con la volontà profonda, che viene dall’anima e dall’essenza.
Capire, cioè, che siamo i padroni del computer e dobbiamo sapere come usarlo invece di identificarci con esso perché, sebbene spesso ce ne dimentichiamo, siamo cosa ben diversa dalla macchina che dobbiamo usare.
Per rispondere con una frase alla domanda: “come placare la mente”, potrei dire con un’estrema sintesi: E’ impossibile placare la mente finché siamo identificati con la mente e il corpo (software e hardware del computer che erroneamente chiamiamo “io”), ma appena ci svegliamo alla nostra vera natura e alla sorgente della consapevolezza come Testimone senza forma (che è il padrone del computer) ecco che la mente è pacificata e il nostro vivere e le nostre relazioni si trasformano di conseguenza. Solo una chiara percezione della realtà conduce all’armonia con la vita e all’integrazione dell’io con la totalità dell’Essere e la tecnica respiratoria può condurre rapidamente a questo risveglio percettivo.
Come diceva Sri Nisargadatta: “Il vero Sé scaccia il falso io, tuttavia esso continua ad esistere senza contraddizione”.
Respirando possiamo calmare la mente, attivare l’energia, sintonizzarci con il presente per trascendere il pensiero e le parole e percepire la realtà dell’Essere nel qui e ora.
La mente tende ad opporsi e non vuole lasciare il campo alla libertà interiore perché è stata condizionata e programmata, a livello individuale sin dall’infanzia e a livello collettivo da secoli.
Lo stato naturale, è spontaneo e privo di sforzo. È un “non fare” che si manifesta come consapevolezza che riconosce e dissolve l’agente illusorio: il cosiddetto io separato o ego che si nutre di un ininterrotto dialogo interno.
Comporta essere veramente semplici e umani senza inseguire le mete illusorie che la mente incessantemente crea.
La vita fluisce spontaneamente, come spontaneamente siamo già “noi stessi” senza dover far nulla per esserlo, appena ci liberiamo da illusori tentativi di automiglioramento e comprendiamo che non dobbiamo diventare chissà chi, inseguendo ideali frustranti. Fluendo nell’attimo possiamo realizzare il vero Sé che è sempre nuovo e libero da condizionamenti.
Per citare di nuovo Nietzsche, una sua appropriata ingiunzione in questo caso è: “Diventa ciò che sei!”
Infatti se seguiamo la Volontà che viene dal profondo, non c’è né separazione né intervallo temporale tra pensiero e azione e siamo in presa diretta con la vita.
In sintesi le sedute di Rebirthing Transpersonale facilitano il processo nel quale guardiamo la mente senza identificarci con le immagini mentali, rimaniamo testimoni e osserviamo il suo vagare con chiarezza, senza intervenire, senza produrre né allontanare i pensieri e così facendo avviene un profondo cambiamento. Evitando di interferire vediamo con chiarezza e questo vedere con chiarezza è trasformativo. Nell’immediatezza del sentire senza alternative, creiamo le migliori condizioni perché la mente si plachi e l’intuizione ci diriga. Ci arrendiamo a un’intelligenza inconscia che nasce dal silenzio e finalmente siamo liberi e autentici, ed è così che con l’auto-realizzazione si sconfiggono l’ansia e il mal di vivere.

Filippo Falzoni Gallerani, dicembre 2021
Questa è una radicale rielaborazione di un mio brano di qualche anno fa.

La ricerca di una nuova Coscienza

Questo articolo non riguarda specificamente la respirazione che si applica con  il Rebirthing. ma alcuni aspetti del substrato filosofico della Psicologia Transpersonale e della Filosofia Orientale. L’intento è il condividere argomenti che possono facilitare lo sviluppo di una nuova coscienza e aiutare la soluzione dei tanti problemi che affliggono l’umanità.

Per affrontare correttamente un problema dobbiamo per prima cosa comprenderne le cause profonde. E’ una riflessione inquietante rendersi conto, osservando noi stessi e il mondo, che tuttavia non basta riconoscere le cause per risolvere il problema. Secondo la Teosofia le principali cause del problema umano sono tre: l’ignoranza, la paura e l’egoismo. Nei tanka Tibetani invece troviamo al centro della ruota della vita tre animali che rappresentano i tre veleni: il maiale che rappresenta l’ignoranza o la confusione mentale, il serpente che rappresenta l’odio o l’ira, il gallo simboleggia la cupidigia o l’attaccamento.
Per lo Yoga Sutra indù la mancanza di consapevolezza della realtà (avidya, ignoranza1), l’egoismo, o senso dell’io-separato (asmita), l’attrazione e la repulsione verso gli oggetti e l’attaccamento, costituiscono le grandi afflizioni o kleśa che sono la causa di tutte le miserie della vita”. La causa fondamentale di tali miserie è avidya, l’ignoranza che distorce la realtà con l’identificare il conoscitore con il conosciuto, il Sé con l’io, o la Coscienza con il suo veicolo, il corpo-mente.
Osservando in profondità le nostre sofferenze e i problemi della società in cui viviamo, riconosciamo che hanno origine dalle stesse cause, anche se sono passati oltre due millenni da quando questi insegnamenti sono stati diffusi. L’intelligenza ha permesso all’uomo di raggiungere straordinarie capacità tecniche e scientifiche, ma l’umanità non è ancora capace di vivere in pace e in armonia.
Vediamo bene che in tutto il mondo gli uomini vivono ancora nel conflitto a causa degli stessi mali e per questo raramente possono dirsi felici e realizzati. E’ chiaro che se non se ne eliminano le cause, i problemi individuali e collettivi non possono essere risolti.
La saggezza indù e buddhista non hanno cambiato radicalmente la coscienza umana, allo stesso modo il lettore può condividere queste idee senza che nessun cambiamento profondo avvenga nel suo intimo. Perché, seppur necessario, non è sufficiente capire le cause per da fine al conflitto.
Ciò accade perché la mente e il pensiero, che sono meravigliosi strumenti di cui dovremmo servirci per il campo che compete loro,  in questa fase evolutiva ci dominano e condizionano le nostre percezioni e le nostre reazioni. Infatti non è il pensiero, che per sua natura è condizionato e limitato, che può metterci in contatto con il Sé e con la Vita. Anzi la realtà in sé attraverso i filtri del pensiero e delle parole ci sfugge sempre più. Si potrebbe anche dire che l’individuo non si libera dai tre veleni perché comprende queste cose solo sul piano mentale ed è il pensiero stesso che quando ci imprigiona produce la paura, l’ignoranza e l’egoismo. In questo modo fa un pessimo uso di queste conoscenze. Ad esempio vede questi problemi sempre negli altri senza riconoscerli in sé. S’immagina di essere spirituale perché conosce e si aggrappa a questi concetti senza avere alcuna apertura del cuore e dell’intuizione. E’ per questo che nelle religioni2 c’è spesso tanta contraddizione tra l’ideale e i fatti concreti.
L’Advaita Vedanta, lo Zen, maestri come Krishnamurti, Ramana Maharshi, Nisargadatta Maharaj e recentemente la Psicologia Transpersonale con tecniche esperienziali mostrano una via oltre il pensiero.

Il risveglio della Consapevolezza

La vera rivoluzione interiore è un profondo cambiamento di prospettiva, un diverso livello di consapevolezza che implica la trascendenza del pensiero condizionato. Solo riconoscendo il movimento del pensiero e i suoi limiti possiamo andare oltre ad esso.
Quando si approfondisce questa conoscenza con le pratiche esperienziali psicofisiche, si comprende che  il nostro vero nemico è il pensiero.  Il pensiero crea il tempo psicologico, l’immaginario passato e futuro e con esso il condizionamento e l’ansia. Una mente prigioniera non può percepire la realtà. Le esperienze transpersonali ci mostrano che c’è in noi una coscienza non condizionata, e che appena andiamo oltre le nubi del pensiero può svelarsi il potenziale di sintonia, amore, intuizione, ispirazione, armonia e serenità.
A questo punto bisogna ricordare che un’esperienza d’illuminazione non è il coronamento del cammino spirituale bensì il primo passo. Da quel momento, infatti, possiamo perseguire un sentiero che non è la risposta del pensiero, del conosciuto, ma sintonia immediata con il qui e ora. Ma, appena il pensiero se ne appropria diviene un ricordo e quando lo si persegue con intenzione questo stato viene di nuovo perduto.

Dice Tilopa nel Mahamudra: La mente, come lo spazio puro, trascende completamente il mondo del pensiero: rilassati nella tua natura intrinseca, senza né abbandono né controllo. La mente senza obiettivi è Mahamudra e con il perfezionamento l’illuminazione è raggiunta”.

Solo una coscienza libera dai vincoli del pensiero può porre fine a questa condizione d’interminabile conflitto interiore. Come vediamo, le religioni2 (religione da religere = riunire) invece di unire l’umanità in una grande famiglia, appena divengono strumenti del pensiero, sono motivo delle più grandi divisioni ideologiche e quindi di guerre sanguinose. Nel nome di Dio si son fatti e si continuano a fare i peggiori crimini. Purtroppo molto spesso anche gli individui che si ritengono appartenenti ai movimenti spirituali moderni raramente cercano l’unità interiore, il silenzio mentale, l’integrazione dell’inconscio. Si limitano invece a cercare di conformarsi alle ideologie condivise e cercano di imporre ad altri un’Unità immaginaria mentre rimangono attaccati a un’immagine sociale dominata dall’“Ego spirituale”.
Per la massa le cause del male sono sempre esterne… il nemico è l’altro e piuttosto che cercare le cause del male in sé stessi si preferisce trovare colpevoli all’esterno.
Da secoli i saggi insegnano che la mente è uno specchio che crea illusioni e che conduce a  una realtà immaginaria in cui è facile perdersi. Insegnano che la soluzione del problema si trova in noi stessi, in un risveglio a un sentire profondo che trascende le parole e conduce alla pienezza dell’essere.

Sri Ramana Maharshi diceva: Non meditare sii! .

Solo se i singoli individui prendono coscienza degli inganni mentali e si sintonizzano con un diverso modo di sentire la società potrà mutare. Nelle fasi della crescita abbiamo cercato di adeguarci alla società senza riconoscere quanto fosse malata e abbiamo accettato le sue regole auto-frustranti. A questo punto dobbiamo liberarci da ogni autorità esterna e vedere il mondo con occhi nuovi, permettendo che l’intuizione e la spontaneità del cuore ci guidino a un comportamento appropriato e armonico al fluire della vita.
Molti accusano dei mali che affliggono il mondo i governi, le industrie belliche, l’industria farmaceutica, le multinazionali, le banche, la finanza e i super ricchi, o vedono cospirazioni internazionali. Se da un lato è certamente giusto riconoscere e denunciare il male, per trovare e proporre soluzioni alternative, dobbiamo ricordare sempre che, per risolvere un problema, dobbiamo eliminarne le cause in noi stessi e realizzare nel quotidiano un diverso modo di vivere e di sentire uscendo dalla logica egocentrica e separativa che condividiamo con l’umanità e che è la vera origine di questi problemi. Trovare il nemico fuori di noi, cercare di cambiare il mondo senza conoscere se stessi e gli inganni dell’io, si è sempre dimostrato vano.

Note:

[1] Per ignoranza s’intende soprattutto l’ignorare di ignorare e percepire quindi in modo distorto la realtà. La radice di ogni paura è la paura della morte ma la paura prende mille forme. Che si tratti di paura di soffrire, paura del futuro, paura di non essere amati, paura di sbagliare, la paura in qualunque forma paralizza l’intelligenza e offusca il pensiero. L’egoismo e l’egocentrismo, sono una delle più importanti cause della divisione e di conflitto. L’ignorare di ignorare rende schiavi di idee preconcette ed impedisce di accogliere prospettive diverse. La paura impedisce la comprensione della realtà e produce violenza. L’egoismo o identificazione con un’immagine di sé, “l’Io e il Mio”, secondo la saggezza tradizionale indiana, sono la causa prima della sofferenza e del conflitto.
[2] Come giustamente osserva Ken Wilber:… La religione ha sempre adempiuto a due funzioni molto importanti, ma molto differenti una dall’altra. Da una parte, agisce in modo da dare un senso all’io separato: offrendo dei miti, delle storie, dei racconti, dei rituali, delle ricostruzioni che insieme aiutano l’io separato a trovare un senso e a sopportare i pesi e le ferite del duro destino. Questa funzione della religione non cambia necessariamente né abitualmente il livello di coscienza di una persona; essa non offre né trasformazione radicale, né la possibilità di una liberazione che distrugga completamente la sensazione di essere un io separato. Al contrario, offre consolazione all’io, lo fortifica, lo difende e gli dà importanza. Finché l’io separato crede ai miti, compie i rituali, recita le preghiere e accetta i dogmi, sarà, si crede, fermamente “salvato” – sia immediatamente nella gloria di Dio o attraverso le intercessioni della Dea, sia più tardi in una vita dopo la morte che garantisce una beatitudine eterna. Per un altro verso, la religione è anche servita – e questo il più delle volte per una piccola minoranza d’individui – a una trasformazione radicale, di liberazione. Questa funzione della religione non fortifica la sensazione di essere un io separato, essa lo distrugge totalmente. Invece di consolazione, porta la distruzione, invece di un rifugio, il vuoto, invece del conforto, una rivoluzione, insomma piuttosto che un supporto convenzionale, questa funzione provoca una trasmutazione, una trasformazione dal profondo della coscienza stessa.

FILIPPO FALZONI GALLERANI