Approcci Oriente-Occidente alla psicoterapia (T. Hora)

Questo brano di psicoterapia esistenziale di Thomas Hora, che tradussi molti anni fa per i miei seminari didattici, indica l’atteggiamento che dovrebbe avere un bravo terapeuta ed è particolarmente adatto per chi offre sedute di Rebirthing Transpersonale.

Tratto da: Awakening the Heart, compilato da J. Welwood,  Shambhala Publications , 1996, mia libera traduzione. 

PORRE LE GIUSTE DOMANDE di Thomas Hora

Ci sono molte cose che paiono molto logiche, naturali, razionali e realistiche, che tuttavia non sono necessariamente vere. Per esempio, siamo portati a credere che è importante ricordare tutto del nostro passato per migliorare il presente ed evitare di influenzare il futuro. Un mucchio d’energie è speso dalla gente per ricordare in dettaglio il passato: “Che cosa è accaduto?” “Perché è accaduto?” “Chi è da criticare per l’accaduto?” C’è una storia di uno che era in analisi da anni, il suo problema principale era il mangiarsi le unghie. Un giorno incontra un amico che gli chiede: “Come va con l’analisi?” e risponde “benissimo, ti dico che dovrebbero farla tutti, è meraviglioso!” “Hai smesso di mangiarti le unghie?” chiede l’amico. E l’uomo risponde: “No, ma ora so perché lo faccio.”

Uno psichiatra francese una volta disse: “Non stiamo bene perché ricordiamo, ma ricordiamo quando stiamo bene.” Nella psicoterapia esistenziale non mettiamo alla prova il passato, ma gli permettiamo di rivelarsi lungo il percorso d’acquisizione della comprensione di “ciò che è”. C’è una domanda che diventa superflua nella psicoterapia esistenziale. La domanda è: “Perché?” La domanda: “Perché?” diventa completamente superflua. Non esiste la domanda: “Chi è da giudicare?” o “Che cosa dovrei fare?” Fondamentalmente si pongono solo queste due domande: 1 Quale è il significato di ciò che sembra essere? 2 Che cosa è ciò che realmente è?

Il processo terapeutico è una situazione d’incontro in cui si rivelano molti aspetti del modo del paziente di “essere nel mondo”. Ciò che è necessario è la recettività di una mente aperta, libera da preconcetti riguardo a ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere.

Se pratichiamo l’osservazione dei processi del pensiero, costatiamo molto di frequente che i nostri pensieri hanno la tendenza a muoversi attorno ai dilemmi di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere. Se la nostra consapevolezza viene liberata da questi preconcetti, diventiamo più capaci di percepire ciò che veramente è. La psicoterapia potrebbe essere descritta come un tentativo di discernere il buono al di sotto della patologia. Di che cosa è fatta la patologia? E’ fatta di percezioni distorte.

<…> Possiamo aiutare un paziente a comprendere il modo distorto con cui affronta una situazione e che cosa è esistenzialmente valido. Quindi egli può riscoprire di avere delle sane intenzioni che si sono distorte attraverso una cattiva interpretazione e percezione. Così potremmo affermare che la patologia consiste in percezioni scorrette di ciò che è buono, di ciò che è vero e di ciò che è esistenzialmente valido. Prima abbiamo detto che la psicoterapia esistenziale non è interpretativa ma ermeneutica. Delucida, chiarifica, aiutando la gente a vedere molto più correttamente gli aspetti esistenziali. La prospettiva interpersonale intende aiutare gli individui a stare bene con gli altri. Ognuno può impararla, ma stare bene con gli altri non è sinonimo di sanità. L’approccio esistenziale cerca di aiutare le persone ad entrare in armonia con l’Ordine Fondamentale dell’esistenza. Cosa è l’Ordine fondamentale dell’esistenza? Per comprenderlo meglio dobbiamo essere consapevoli che ci sono molti ostacoli con cui dobbiamo confrontarci per entrare in armonia. Uno di questi ostacoli è l’“operazionalismo”, la preoccupazione riguardo al “come fare le cose” ancora prima di aver riconosciuto che cosa è ciò che è. C’è una certa tendenza della mente che è sempre diretta alla preoccupazione di “come fare le cose”. Questo interferisce con il mettere a fuoco l’attenzione su ciò che realmente è. E’ necessario mettere in secondo piano le preoccupazioni del come fare, cosicché si possa essere completamente consapevoli di ciò che è. Quando sediamo con un paziente, egli presenta certi problemi e se noi conosciamo la giusta domanda da porre, il significato si rivelerà da solo. L’enfasi deve essere sulla rivelazione. Qualche volta terapeuti non esperti, che non si sono ancora liberati da una modalità “operazionale” e “calcolata” di pensare alla vita e dalla tendenza a cercare “la risposta” e immaginare “la soluzione”, hanno la tendenza a cercare di immaginare la soluzione ed il senso. Il significato non può essere immaginato o scoperto; il significato dei fenomeni si rivela a noi naturalmente. Se prendiamo una pallina da ping-pong, la mettiamo sott’acqua e poi la lasciamo andare, essa irrimediabilmente risalirà alla superficie. La stessa cosa accade con il significato. Se noi smettiamo di immaginare un significato esso spontaneamente si rivelerà a noi.

<…> Mi viene in mente la storia di due psichiatri che lavoravano nello stesso palazzo e alla fine del giorno scendevano sullo stesso ascensore. Uno era anziano e ogni sera era sempre fresco ed in forma mentre il più giovane era sempre affaticato. Il più giovane un giorno chiede all’altro: “Non so come tu faccia, tutto il giorno hai un paziente dopo l’altro e non mostri per niente stanchezza. Io sono esausto dopo avere ascoltato tutti questi pazienti. Come fai?” Lo psichiatra più anziano rispose: “E chi ascolta?”

C’è un modo di lavorare attivamente efficacemente e senza sforzo lasciando che a lavorare sia “l’Amore – Intelligenza”. Quali sono le caratteristiche di un terapeuta perché una buona comunicazione abbia luogo? Quale è la peculiarità di quei terapeuti che non hanno problemi nella comunicazione? Ci sono alcuni individui che possono andare in un ospedale psichiatrico e sedersi vicino ad un paziente che non ha mai parlato per anni e presto questo inizierà a parlare con loro, mentre altri possono avere cercato per anni di parlare con lo stesso paziente che restava sempre in silenzio ogni volta che veniva avvicinato. Si tratta di una qualità misteriosa? E’ una magia? No! E’ la motivazione. Il terapeuta deve avere la giusta motivazione. Perché la comunicazione accada in maniera efficace, terapeutica e benefica ci sono certe regole. Una delle cose richieste è che il terapeuta deve essere libero dal desiderio di “terapizzare”. Non è facile. Il desiderio di “terapizzare” può significare per il paziente che si cerca di invadere il suo spazio e di manipolarlo. La qualità della presenza in ognuno di noi è differente e determinata dal nostro sistema di valori e dalla nostra motivazione. Una delle più frequenti motivazioni del terapeuta è “terapizzare”, specialmente quei terapeuti che hanno un approccio alla vita “operazionale”. Se il modo del terapeuta di “essere nel mondo” è soltanto operazionale, il paziente manifesterà una gran quantità di resistenza. Nessuno ama essere terapizzato. E così allora che cosa può facilitare la comunicazione? Ci deve essere una qualità di “lasciar essere”. Molta gente confonde il principio di lasciar essere con il trascurare. C’è una differenza molto sottile tra “lasciar essere” e trascurare. Lasciare essere è rispettoso e relativo all’amore, l’indifferenza è rifiuto. Lasciare essere è la cosa più difficile da imparare. Permettetemi un rapido commento sulla parola accettazione. Chi siamo noi per accettare o non accettare qualcuno? Nel momento in cui pensiamo in questo modo abbiamo già impostato una struttura in cui noi siamo superiori al paziente. La teoria dell’accettazione è meglio lasciarla fuori. Noi non siamo né “accettatori”“rifiutatori”, noi siamo lì per comprendere che cosa si rivela da sé di momento in momento, e siamo disponibili a commentare in caso qualcuno sia interessato. Se non è così, restiamo lì con questa ricettività di fronte a “ciò che è” momento per momento. Questa è una totale non intrusività nello spirito dell’amore. Noi siamo disponibili al paziente. Sediamo con lui in questo spirito di disponibilità per aiutare la chiarificazione di qualunque cosa egli possa desiderare conoscere o comprendere. Precedentemente abbiamo parlato dell’influenzare. L’influenzare ha un grande posto – nella vita, nell’amicizia, nella vita familiare, negli affari e nella professione – ed è certamente un aspetto prezioso della psicoterapia. Certamente non abbiamo il diritto di influenzare i nostri pazienti verso alcuna direzione, tuttavia possiamo influenzare attraverso la qualità della nostra presenza e la nostra disponibilità a chiarificare ciò che abbiamo compreso e che cosa ci è richiesto. Quando sediamo vicino ad un paziente con questo spirito, generalmente non ci sono difficoltà di comunicazione. Presto il paziente inizia a porre domande e nuove domande vengono fuori. Qualunque cosa sia richiesta, noi siamo lì per commentare secondo la nostra migliore comprensione. Se riusciamo a comprendere “ciò che è” il problema del “come?” non sorge. La terapia è un processo ermeneutico di chiarificazione di tutto ciò che deve essere chiarificato. Ed è la chiarezza della comprensione di certi fatti che ha proprietà di guarire il paziente. Il potere di guarigione non è nel terapeuta, è nella correttezza delle chiarificazioni. E’ la verità che guarisce, non l’uomo che è testimone della verità. “Il dito che indica la luna non è la luna” dicono i maestri Zen. Così in questo modo non facciamo nulla, il paziente non fa nulla, la terapia non viene fatta, ed avviene uno svelarsi spontaneo come un sorgere progressivo di chiarezza.

Yen-Hui era un discepolo del famoso saggio taoista di nome Chang-tzu. Questo Yen-Hui era anche prominente figura della corte imperiale e doveva diventare il consigliere dell’Imperatore. Quest’imperatore aveva una gran predilezione per il tagliare la testa a quei consiglieri che commettevano degli errori. Yen-Hui era spaventato di questo lavoro e andò a chiedere consiglio al suo maestro. Disse al maestro: “Non credo di essere sufficientemente illuminato da essere sicuro in questa posizione di responsabilità.” Chang-tzu gli disse: “in questo caso devi ritirati e praticare il digiuno della mente.” Lui chiese “Che cosa è il digiuno della mente?” Chang-tzu gli diede le seguenti istruzioni: “Quando vuoi udire con le orecchie, non ascoltare con le tue orecchie, quando vuoi vedere con gli occhi non guardare con i tuoi occhi, quando vuoi comprendere con la mente, non pensare con la tua mente. Ascolta, vedi e comprendi con il Tao.”

Yen-Hui si ritirò e passò tre anni a svolgere questa disciplina. Dopo tre anni ritornò dal maestro e disse: “Penso d’essere pronto”. Chang-tzu disse: “Bene provamelo.” Yen-Hui disse: “Prima di aver praticato il digiuno della mente ero sicuro d’essere Yen-Hui, ma ora dopo aver praticato il digiuno della mente sono giunto alla realizzazione che non è mai esistito tale Yen-Hui.” Il maestro disse “Ora sei pronto!”

Che cosa voleva dire con questo? Se non era mai stato Yen-Hui allora chi era? E se Yen-Hui non era mai esistito chi siamo noi? Yen-Hui scoprì che non era una persona con un ego “suo”, una mente sua, e sue opinioni, ma che era una manifestazione dell’Amore – Intelligenza. Egli diventò una presenza benefica per il mondo, che non si basa su opinioni personali ma su saggezza ispirata. Tale persona vive in sicurezza.

Lo scopo della psicoterapia esistenziale è quello di aiutare la gente ad ottenere autenticità dell’essere. Per conoscere ciò che è vero dobbiamo riconoscere ciò che è falso.

Rebirthing Transpersonale e risveglio della consapevolezza

Altri sentieri si sforzano di raggiungere qualcosa,
l’autoindagine cerca colui che fa lo sforzo.
Ramana Maharshi

Da molti anni ho la passione di raccogliere gli aforismi diretti all’essenziale, che indicano cioè la via dell’autentico risveglio, senza blandire l’ego del lettore con nuove illusioni. Ho scelto una dozzina di citazioni che aggiungo infondo a questo articolo, che sono difficili da comprendere con una lettura superficiale. Gli insegnamenti più profondi non possono certo essere di facile comprensione. L’uomo avrebbe risolto da tempo tutti i suoi problemi se fosse facile capire il senso della vita e come liberarsi dai conflitti.
E come potrebbero delle parole indicare una realtà oltre il pensiero se nel lettore non si accende l’intuizione? Per capire questi temi, infatti, deve essere attiva quell’intelligenza intuitiva che nasce dal silenzio mentale. Altrimenti il pensiero diventa facile preda delle contraddizioni e dei paradossi del linguaggio e li interpreta come negazione della vita, mentre sono la via della liberazione lungo la quale la sola cosa che “muore” è il falso io.
Invece, quando la mente è sgombra e attenta, libera dall’identificazione con questo o quello, la Realtà si rivela senza alcuno sforzo intellettuale.
Gli insegnamenti che riguardano gli aspetti profondi del problema umano implicano una prospettiva molto diversa dalle facili soluzioni d’automiglioramento e “sviluppo olistico”, che rappresentano il 90% di quanto offrono Internet e il mercato New Age.
Maestri e leader di successo usano belle parole, indicano alti ideali e frammenti di vera saggezza ma quando osserviamo più a fondo i loro argomenti scopriamo che sotto sotto c’è sempre una prospettiva egoica, che è sufficiente a corrompere il significato dei veri insegnamenti e a portare fuori strada.
Con il moltiplicarsi di maestri e scuole che si muovono a questo livello superficiale, lo stravolgimento dei veri insegnamenti in chiave narcisistica pare in continua espansione.
E’ un fatto che al giorno d’oggi chi indica la Verità e gli inganni dell’ego trova pochi pronti ad ascoltarlo, mentre chi offre nuove illusioni o nuovi modi per sfuggire la realtà ha un successo di massa. Ma dietro c’è sempre il gioco dell’io che si proietta verso un futuro migliore con l’immaginazione. Così, dopo una breve euforia iniziale, delusici si accorge di essere ancora al punto di partenza.
Solo ora ci si può svegliare, non nel futuro che si sta sognando… Il fatto è che il Risveglio della Consapevolezza oltre il pensiero è qualcosa che la mente egocentrica rifiuta a priori, o considera qualcosa di astratto ben lontano dai “veri” problemi della vita quotidiana, mentre è proprio questa Consapevolezza risvegliata ciò di cui abbiamo bisogno per vivere davvero ed essere in armonia con la Realtà.
Benché il tema riguardi il mistero su cui le più grandi menti si sono impegnate nei secoli, da decenni continuo a constatare che il risveglio della Consapevolezza può manifestarsi con una facilità sconcertante attraverso gli stati di coscienza transpersonali e i momenti d’insight profondo che la respirazione del Rebirthing Transpersonale può indurre.
Non si tratta dell’Illuminazione che molti promettono, quella che si presume esaudisca tutti i desideri e sia accompagnata da un perpetuo sorriso, si tratta piuttosto di fare il primo passo nella Realtà, che, come abbiamo detto, è qualcosa che il pensiero non può né afferrare né esprimere, quella spontanea libertà dell’Essere che trasforma il nostro sentire.
Il Rebirthing Transpersonale, ovviamente, si applica a tutti i livelli dello sviluppo, ma ha come meta la Consapevolezza di cui parla Nisargadatta Maharaj, che è la stessa che ci indicano i patriarchi dello Zen, i saggi Taoisti e i mistici come Meister Eckhart, cioè la coscienza del Sé e il RisveglioLo scopo delle sedute e dei seminari consiste basilarmente nell’offrire un metodo efficace per ritrovare serenità, armonia e l’equilibrio bioenergetico. Ma d’importanza basilare è creare le condizioni appropriate affinché la respirazione conduca, chi è pronto, alla comprensione-realizzazione di questi insegnamenti di Verità.
C’è una sostanziale differenza tra il Rebirthing ad Approccio Transpersonale e altre scuole di Rebirthing. Il RT facilita l’emergere spontaneo dell’esperienza evitando con cura di condizionare il soggetto. Non propone esercizi mentali e “pensieri positivi”, ma piuttosto dirige oltre il pensiero, all’intelligenza intuitiva, alla dimensione transpersonale dell’essere e alla chiara percezione di sé e del mondo. Non propone fantasie che accrescono l’ego, ma piuttosto dirige al risveglio dalle illusioni, all’autenticità dell’essere, alla spontaneità e alla vera umanità. Il Rebirthing Transpersonale ha un approccio laico e moderno, coerente sia con i nuovi paradigmi scientifici che con le vette della filosofia orientale. E’ una via rapida per liberarsi dall’ansia, dalla depressione e dal mal di vivere la cui efficacia nasce da una diversa sintonia con la realtà che non passa per l’analisi, ma piuttosto ristabilisce un contatto diretto con l’intelligenza che guida anche gli atomi e le molecole di cui è composto il corpo.L’autoindagine (o conoscenza di Sé) è il sentiero indicato dai grandi maestri in ogni tempo e cultura. Quando il soggetto durante la respirazione si pone nella posizione di ascolto e guarda nella giusta direzione senza rimanere prigioniero delle gabbie delle parole, si apre per lui una nuova vita.

Filippo Falzoni G. Milano, 12 maggio 2015

E’ nella natura della mente il vagabondare. Tu non sei la mente. La mente salta su e poi sprofonda, è impermanente, transitoria, mentre tu sei eterno… rimani nel Sè! Non dar importanza alla mente… nell’uomo realizzato la mente può essere attiva o inattiva, solo il Sè rimane per lui.

Ramana Maharshi

Lo stato anteriore alla coscienza è permanente. L’apparizione e la scomparsa spontanee, sono una qualità della coscienza. Se ti addormenti con la consapevolezza che sei la coscienza, questo pensiero regnerà durante tutta la giornata seguente. Addormentati con la certezza che il tuo corpo è spazio. Tu soffri perché ti credi un corpo. Tieni a mente giorno dopo giorno che non sei il corpo, che sei la conoscenza, la coscienza. Dopo la morte il corpo si trasforma in spazio. Di conseguenza, perché non supporre che esso lo è già fin d’ora. Tu non sei il corpo. Tutto ciò che appare e poi sparisce non sono che proiezioni mentali. L’Assoluto non cessa mai d’essere. Quando si tratta della coesistenza dell’Assoluto e della maya, il tempo non interviene; al di là dell’illusione non c’è tempo.
Quando sei nelle profondità dell’oceano, dove sono le onde? E’ solo quando esci dall’acqua che le onde appaiono. Quando non sei né felice né infelice e senza il sentimento “io sono”, il tuo stato è quello di Nirguna. Torna indietro, fino allo stato che precede il pensiero. Non fingere di amare gli altri come te stesso. A meno che non li abbia resi tutt’uno con te, non puoi amarli. Nel tuo vero stato, di che cosa avresti bisogno? Di niente. Tu sei colmo, intero, indifferenziato. Non ti può essere chiesto nulla. Non appena appare la coscienza, ecco che diventi un miserabile mendicante.
Prima di svegliarti al mattino, proprio un momento prima, tu sei nell’Assoluto, nel Parabrahman. Ti svegli e la coscienza comincia il suo gioco, la sua danza; ma essa è lì soltanto grazie al corpo. Senza corpo, niente coscienza. Capisci bene questa coscienza, comprendila con una chiarezza assoluta. Quando ne avrai completamente assimilato il significato, quando vivrai in questa coscienza, allora potrai risvegliarti allo stato supremo.
Questo stato, una volta raggiunto, non è cosciente di esistere. L’Assoluto non è mai cosciente della sua esistenza. Io mi riferisco continuamente a questo principio che non conosce se stesso, nel quale non c’è alcun “io sono”, il principio che è il più profondo voi stessi, che è l’unico vero voi stessi. Ritrova lo stato della prima infanzia. Immergi il tuo essere nel non essere. La tua vera natura è senza nascita. Tu sei quello che ignori, sei lo stato di non-conoscenza.

Nisargadatta Maharaj

Domanda: Una persona che ha realizzato il Sé, è sempre in uno stato di beatitudine?
Maharaj: Colui che ha trasceso l’idea del corpo non ha bisogno dell’ananda, della beatitudine. Quello stato che è precedente alla tua nascita non può essere descritto come sonno profondo, ne è al di là. L’esperienza dell’jnani è la stessa del tuo stato precedente alla nascita, è uno stato completo. Ananda significa beatitudine e questa è una qualità della mente. Jnani (chi ha la Conoscenza) è nella trascendenza della capacità di conoscere e del non-conoscere.

Nisargadatta Maharaj

Perfino il presente è mera immaginazione, poiché il senso del tempo è puramente mentale. Lo spazio è similmente mentale. Perciò la nascita e la rinascita, che avvengono nel tempo e nello spazio, non possono essere altro che immaginazione.

Ramana Maharshi

D.: La mia realizzazione è di aiuto agli altri?
R.: Si certamente. E’ il miglior aiuto possibile. Ma in realtà non ci sono “altri” da aiutare, perché un Essere Realizzato vede soltanto il Sé, così come un orefice vede soltanto l’oro.

Ramana Maharshi

Finché sono questo o quello non sono tutte le cose.

Meister Eckhart

Come onde, schiuma e bolle non sono diverse dall’acqua, così alla luce della conoscenza, l’Universo nato dal Sé, non è diverso dal Sé.

Ashtavakra Gita

Ho fatto il mio rifugio nella sfera degli umani Ma la città è per me senza tumulto. Vi sembra impossibile questo? Per lo spirito distaccato, tutti i luoghi sono lontani.

Han Shan

Tutti discutono ed emettono categorie dei contrari. Vorrei ascoltare un discorso che non entri in nessuna categoria. Se esiste l’inizio del mondo allora esiste un tempo prima di questo inizio e un tempo prima di questo tempo di prima. Se l’esistenza esiste, allora esiste anche la non-esistenza e un tempo prima del nulla. Non c’è nulla di più vasto sotto il cielo che la punta di una spiga autunnale e una grande montagna è una piccola cosa di fronte al firmamento. Nulla è più vecchio di un bambino morto. Una piccola conoscenza non si può paragonare a una grande conoscenza. Una vita corta non è paragonabile a una lunga esistenza. Come possiamo sapere questo? Il fungo di un mattino non conosce l’alternarsi del giorno e della notte. La crisalide non conosce l’alternarsi della primavera e dell’autunno. Se il vostro corpo è simile a un ramo secco, se la vostra mente è simile alla cenere spenta, come potreste essere toccati da una catastrofe?

Chuang Tzu

Vedere nella propria natura è vedere nel nulla. Vedere nel nulla è vero vedere ed eterno vedere.

Shen-hui

Perdendo, lasciando cadere corpo e mente, il Vostro Volto Originale brilla davanti a voi.

Sazen-gi

Essere senza pensieri, significa vedere e conoscere tutte le cose con una mente libera da attaccamenti… ma il trattenersi dal pensare a qualunque cosa, così che tutti i pensieri siano soppressi, significa essere ossessionato dal Dharma e dalle regole e ciò è sbagliato.

Hui-neng

Se hai intenzione di meditare, non sarà meditazione. Se hai intenzione di essere buono, la bontà non fiorirà mai. Se coltivi l’umiltà, essa cessa di essere. La meditazione è come la brezza che entra quando lasci la finestra aperta; ma se di proposito la tieni aperta, di proposito la inviti a venire, non apparirà mai. La meditazione non è la via del pensiero, perché il pensiero è astuto, con infinite possibilità di autoinganno, e così perde la via della meditazione. Come l’amore, non può essere cercata.

Jiddu Krishnamurti

Una sola lampada annulla l’oscurità di migliaia di eoni; allo stesso modo un singolo lampo della chiara luce della mente cancella alla radice eoni di condizionamento karmico e cecità spirituale.

Tilopa

Be Ispired! (In English)

INSIPIRED BY CHUANG TZU

Not having to make choices or searching for alternatives is ideal. With a clear mind we see reality as it is and focus spontaneously on the right direction. Self-analysis helps us recognise that it is the “self” (Ego) which prevents spontaneity and a clear perception of reality. Consequently we wish to eliminate it. Releasing from the “self”, though, cannot possibly be considered a selfish wish. Liberation occurs only when we surrender to the natural flow of events. When we respect the natural flow of events we act spontaneously with no need to think what to do. We do not have planned goals. We pursue fluid goals according to our nature. In doing so we are in harmony with our inner essence and the external world. An action is to be considered spontaneous only in presence of a lack of goals leading to emptiness. The continuous activity of the separate self creates the psychological time, the wait for tomorrow, and therefore all the wishes and fears of men and women. When our mind releases from the clouds of thinking, the “here” and “now” manifests itself in a clean and clear way. This emptiness is essential to a clear perception of reality. In Taoism letting the emptiness act means purifying the mirror of the mind from all intentional motivations aiming at obtaining or avoiding something. As soon as the idea of controlling reality vanishes and we surrender to life, the “self” disappears. From this emptiness, a spontaneous action arises, which is effective because it is free from anxiety. Emptiness helps us live tunefully. It helps us interact with things effortlessly and be part of the flow of endless transformation. Finally, conflicts dissolve and we live in accordance with the evolutionary processes of Nature and Psyche.

Filippo Falzoni Gallerani, Milan, October 2013


[1] This is a teaching by great Chinese Taoist Master Chuang Tzu or Zhuangzi (369 to 286 B.C.) I have translated in a modern language.

Assenza d’ego: un’esperienza con Sri Babaji

In molti dei miei brani insisto sull’importanza di osservare i limiti e la natura dell’io. Solo la chiara percezione della realtà permette di dissolvere l’illusoria identificazione con l’immagine mentale che chiamiamo “io”. Per rendere più comprensibile che cosa intendo per libertà dall’ego, o quando scrivo degli inganni del tempo psicologico che la mente crea, vi riporto un esempio divertente, tratto da un episodio di vita vissuta con Sri Babaji, il Maestro spirituale che ho frequentato in India negli anni della gioventù.
E’ certamente molto difficile descrivere gli insegnamenti di un vero Risvegliato, perché conducono oltre le parole e la dimensione del pensiero e sono diretti all’essenza del nostro sentire, ma ci proverò. Ricordo un gran numero di episodi che mostrano in che modo l’agire del Maestro portasse a riconoscere le illusioni dell’ego e a liberarci dal mondo concettuale che ci imprigiona. Tra i molti insegnamenti ricevuti, scelgo questo perché è molto semplice ed è facile da raccontare. Sri Babaji alle 9 del mattino sedeva sulla veranda per circa una mezz’ora e durante questo darshan, potevamo sedere attorno a lui. Era un’occasione per porre delle domande, anche se pochi avevano il coraggio di farlo. Infatti, una volta vicini a Lui, la domanda che pareva così intelligente la sera prima, ora ci sembrava priva di senso. Si rimaneva più facilmente assorti in contemplazione. A turno si faceva il pranam, si offriva del prasad, frutta o dolci secondo la tradizione indiana, e Sri Babaji a sua volta ci dava qualcosa, o ci faceva distribuire tra i presenti ciò che avevamo donato. Sempre l’incontro era molto toccante. Un suo sorriso o un suo sguardo, severo, ironico, indifferente o compassionevole, con tutta la gamma delle espressioni pensabili, era sempre in sintonia con il nostro sentire più intimo. Come uno specchio ci faceva sentire nudi e trasparenti di fronte a Lui. Sempre smontava le nostre costruzioni mentali per riportarci al presente, al sentire immediato, alla percezione del mistero dell’Essere. Ricordo che quell’anno, credo fosse il 1981, avevo portato a Baba in regalo un radioregistratore. Quando glielo diedi, mi disse che lo accettava e lo gradiva, ma di rimetterlo nella scatola e di riportarglielo ogni mattina. Avrei dovuto sedermi vicino a Lui e Lui avrebbe detto se e quando usarlo. Devo dire che trovai la cosa geniale, perché per il darshan tutti si accalcavano per sedersi ai primi posti, e io trovavo orribile lottare per una cosa del genere. E così generalmente rimanevo seduto abbastanza lontano, anche se avrei voluto essergli più vicino. Invece, da quel momento, con la scusa del radioregistratore, anche arrivando con qualche minuto di ritardo, ogni mattina mi sarei seduto ai Suoi piedi. Mi sembrò quasi una specie di “premio” per il mio non voler spintonare. Oppure, pensai, se dovevo stargli vicino, di certo Lui stesso avrebbe creato la situazione, senza che io dovessi far nulla. Così da quel mattino sono stato vicino a Sri Babaji ai piedi della sua poltrona a ogni darshan.

Con Babaji Herakhan, 1981

Un giorno, come suo solito, alla fine del darshan, Baba a gran voce esclama: “all ladies and gentlemen go work quickly!” Tutti si alzano e si avviano alle mansioni cui sono adibiti. Io, preso dalla bellezza di quel momento con Baba, sotto i due immensi alberi di pipal, senza esitare, rimango seduto dove sono. Sri Babaji, presa un’arancia, ne mangia uno spicchio e m’imbocca di uno spicchio, sorridendomi. Così mangiamo l’arancia, uno spicchio per uno e Lui mi guarda negli occhi con grande affetto e mi fa sentire enormemente a mio agio. Siamo rimasti in 3 o 4, Sri Babaji parla con una voce melodiosa a Shastriji, l’anziano Bramino. Ghora Devi, un’italiana che conosce perfettamente l’Hindi, di tanto intanto mi traduce qualche frase dei discorsi.
La luce del sole ora invade la valle e gli alberi secolari che sovrastano con enormi rami la veranda. Uccelli dalle piume variopinte volano di ramo in ramo. Sri Babaji pare irradiare luce propria e la sua Presenza è un campo d’energia e consapevolezza tangibile e molto intenso. Il tempo si ferma e vivo un momento estatico, un momento di beatitudine senza confini e senza pensieri.
Poco dopo però, ecco che ne sorge uno. Quando mi rendo conto di aver vissuto un momento così bello, nasce l’idea di ripeterlo e mi dico: “Domattina quando Sri Babaji dirà a tutti di andare a lavorare, io me ne starò qui come ho fatto oggi e potrò godere ancora di questi momenti con Lui”.
A questo punto, Baba, in modo umoristico, sobbalza come se si fosse accorto solo ora che sono lì (cosa impossibile dato che è un quarto d’ora che interagisce affettuosamente con me). Come cadesse dalle nuvole, mi chiede: “Che cosa fai qui?” E poi, prima che io riesca ad aprir bocca, aggiunge: “Go work!” Mi rendo conto che ero con Lui solo sino a quando, senza il filtro del pensiero e del desiderio, vivevo in presa diretta quello che accadeva momento per momento. Seguivo il sentire del cuore, la percezione immediata, ma appena è sorto il pensiero, è venuto il desiderio di ripetere l’esperienza, ed è sorto l’io e il domani… e a quel punto invero non ero più lì.

Sri Babaji ed io 1982 1980

Sono passati oltre 30 anni e ancora ho impressa nella memoria questa scena, apparentemente banale, come un momento di rivelazione e disinganno. Avidità di esperienza spirituale o avidità di denaro appartengono sempre alla dimensione dell’avidità e per comprenderlo davvero a fondo ho avuto bisogno di molte altre lezioni. E’ come se Baba, anche in quest’occasione, mi avesse mostrato nella concretezza del vivere quel che Jiddu Krishnamurti definisce l’osservare senza l’osservatoreNel sentire immediato, l’attenzione non è prigioniera dei concetti e del tempo psicologico e la vita fluisce spontanea. La mente sgombra funziona al meglio e l’intelligenza discriminante è un potenziale intrinseco che non necessita controllo.

L’eterno presente è ora. La consapevolezza prima dell”’Io Sono” di cui parla Nisargadatta Maharaj è il substrato di ogni fenomeno, è la nostra vera natura. Appena sorge l’ego e con lui il desiderio e il tempo psicologico, si perde la profondità dell’attimo presente e la coscienza del Sé è offuscata.
I Maestri insegnano che riconoscendo i giochi dell’io, useremo il pensiero per i compiti cui è predisposto, e così potremo evitare che ostacoli il vivere e crei inevitabilmente infiniti e inutili conflitti.

Il vero significato del termine religione è: riunire tutte le proprie energie per comprendere la natura e il movimento del pensiero, riconoscerne i limiti e andare oltre” diceva Krishnamurti.

Se funzioniamo solo a livello dell’emisfero cerebrale sinistro, che controlla la sfera concettuale e il linguaggio, e permettiamo che il pensiero domini la coscienza, rimarremo prigionieri degli inganni mentali. Smascherare l’ego è un compito eroico per il quale ci vuol coraggio e sincera aspirazione. Secondo i saggi questa è la via maestra verso l’Unità, la realizzazione del Sé ed è lo scopo stesso del nostro vivere. Questa modalità dell’essere e del sentire è il Nuovo Piano di Coscienza. Credo che questa sia la Rivoluzione di cui Sri Babaji parlava. Ci diceva anche che avremmo dovuto parteciparvi e che le donne avrebbero avuto questa volta un compito importante.
I problemi sociali, ecologici, economici e politici saranno risolti solo quando l’uomo avrà accesso alla saggezza e, superato il senso dell’io e del mio, potrà ritrovare l’armonia con il Tutto. Ma solo individualmente ognuno può farsi luce interiormente e, distruggendo l’illusione della prigionia, riconoscersi da sempre libero. Come insegnava Ramana Maharshi al fine tutti i sentieri conducono all’Autoindagine ed è nostra responsabilità riconoscere e rifiutare ciò che è falso.

Filippo Falzoni Gallerani, Milano, 25 ottobre 2012

Saggezza Taoista

Prima di reagire il saggio rispecchia ogni situazione com’è obiettivamente; come uno specchio quindi riflette solo il presente, non è saturo di informazioni trattenute dal passato con il rischio di rimanere intrappolato in atteggiamenti obsoleti; e non è neppure proteso verso il futuro, con l’intenzione di raggiungere una meta precedentemente stabilita. Il saggio allora non viene distratto da fuorvianti tensioni e percepisce ogni circostanza come nuova:

«…Kuan-yin diceva: “Non fermarti in posizioni fisse: le cose come prendono forma si manifestano. In moto sii come l’acqua, in quiete sii come uno specchio, rispondi come un’eco”…».

Il consiglio dell’autore è di abbandonare i punti di vista fissi e di attenersi a una visione obiettiva; la situazione esterna, come prende forma, si presenta di momento in momento in modo obiettivo. Il saggio è fluido come l’acqua, la quale non incontra impedimenti perché si adatta alle curve del suolo; nel reagire la mente del saggio non è soggetta alle agitazioni che oscurano la chiarezza di visione, egli svuota la mente e lascia che le cose esterne entrino in lui, coglie le relazioni e poi agisce, o meglio reagisce, la sua risposta è immediata come quella dell’eco ad un suono.
Secondo il Graham, dal punto di vista dei Taoisti, non si pensa nei termini di una dicotomia tra l’agente razionale e la natura; per cui il primo valuta i fatti che accadono, fa le sue scelte e resiste agli impulsi fisici e animali; oppure nel caso contrario il soggetto si abbandona all’idea Romantica di spontaneità, come libero gioco di impulsi, emozioni e fantasie. Nella mente del Taoista non si verificano separazioni né in un senso né nell’altro, piuttosto è costantemente in atto una mediazione tra il sé e la natura, dal cui ambito il primo non cerca di sottrarsi per dominarla ma si fonde spontaneamente in essa. Il rispettare le cose nella loro obiettività implica che la mente sia limpida come uno specchio, quindi neutrale e sgombra da valutazioni morali.
La chiarezza mentale, che consente il naturale svolgersi del wu wei, diviene anche il presupposto della pratica quotidiana degli artigiani, protagonisti di molte storie del Chuang Tzû; una tra le più famose è quella del cuoco Ting:
«…Ciò a cui il tuo suddito fa attenzione è la Via, ho abbandonato la tecnica. Quando cominciai a tagliare i buoi, non vedevo altro che questi. Tre anni più tardi non vedevo il bue come un intero. Oggi, entro in contatto attraverso il mio spirito, e non vedo con gli occhi. Con i sensi so dove fermarmi, desidero seguire il corso dello spirito. Faccio affidamento sulla struttura del Cielo, taglio lungo le giunture principali, mi lascio guidare dalle principali cavità, mi regolo su ciò che è così per sua natura. Non ho mai toccato un tendine o un legamento, mai un osso. Un buon cuoco cambia la sua mannaia una volta all’anno, perché squarta grossolanamente. Un cuoco comune la cambia una volta al mese, perché riduce in pezzi malamente. Io ho questa mannaia da diciannove anni, e ho tagliato parecchie migliaia di buoi, ma la lama è come se fosse appena stata affilata. In quel punto di congiunzione c’è un interstizio, e il filo della lama non ha spessore; se inserisci ciò che non ha spessore là dove è un interstizio, poi, cosa potresti chiedere di meglio, certamente c’è ampio spazio per girare la lama. Questo perché dopo diciannove anni il filo della mia mannaia sembra fresco di affilatura. Comunque, ogni volta che arrivo a qualcosa di intricato, io vedo dov’è duro da maneggiare e con cautela mi preparo, il mio sguardo lo fissa, l’azione rallenta, a mala pena si vede il movimento rapido della mannaia – e ad un sol tocco il groviglio è districato, come una zolla si sgretola al suolo. Tengo la mannaia in mano, mi guardo orgogliosamente tutt’intorno, mi compiaccio fino ad essere del tutto soddisfatto, poi pulisco la mannaia e la ripongo…».

Molti degli episodi sugli artigiani sono impostati secondo uno schema che vede sempre il sovrano nella posizione di chi impara dalle semplici parole di uomini umili; anche le parole del cuoco Ting sono infatti indirizzate ad un principe che ammira la sua abilità e che dopo averlo ascoltato dichiara di sapere finalmente come nutrire la vita, praticando il suo stesso metodo nel governare l’impero. Il cuoco, quando incontra un nodo specialmente intricato di ossa e muscoli, si ferma finché non ha assimilato tutte le informazioni e poi taglia con un solo abile tocco.
Possiamo definire l’arte di vivere taoista come una sensibilità massimamente intelligente, che sarebbe indebolita dall’analizzare e dal porre alternative, in particolare nel caso di pratiche fisiche; se il funambolo per esempio si chiedesse in continuazione dove muovere il passo successivo alla fine cadrebbe dalla fune.
Il problema sorge quando prevale la dicotomia tra il soggetto e l’oggetto, allora l’agente comincia a porre le alternative e a chiedersi quale potrebbe essere la soluzione migliore; in questo modo non fa altro che disperdersi in innumerevoli direzioni con il rischio di non riuscire più ad individuare la giusta via.

Tratto da: http://www.estovest.net/tradizione/wuwei.html

FILIPPO FALZONI GALLERANI