La Psicologia Transpersonale e la dimensione spirituale (S. Grof)

La psicologia transpersonale ha raccolto molte prove che suggeriscono che lo sviluppo psicologico può andare oltre un buon adattamento interpersonale e sociale e ad un’adeguata funzione sessuale dell’età adulta. L’Autore che ha scritto su questo nel modo più articolato è Ken Wilber. Nei suoi libri ci ha offerto una stimolante e comprensiva sintesi delle varie scuole della psicologia occidentale e dei sistemi spirituali. Ha descritto nei dettagli gli stadi dello sviluppo psicologico, il sottile, il causale e l’assoluto. Poiché tutti questi livelli implicano la dimensione spirituale come elemento critico, richiedono che la spiritualità sia vista come manifestazione di salute e di evoluzione, invece che come sintomo di mancanza di realismo o di psicopatologia.

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La tendenza della psichiatria occidentale a guardare alla salute mentale semplicemente come all’assenza di sintomi dev’essere radicalmente rivista. Nel nuovo paradigma i sintomi emozionali e psicosomatici sono visti come espressioni del processo di guarigione dell’organismo e non manifestazioni di disordine. Ovviamente questo si applica solamente ai disturbi “funzionali” o psicologici, e non chiaramente a condizioni organiche come tumori, infezioni o patologie vascolari cerebrali.
Neppure è applicabile a certi stati che sono chiaramente manifestazioni di malattie mentali, come certe gravi paranoie. Questo nuovo paradigma può essere descritto come “omeopatico”. Nel sistema di medicina alternativa conosciuto come omeopatia, i sintomi sono considerati espressione di salute, non di malattia.
La terapia omeopatica consiste in una temporanea intensificazione dei sintomi al fine di attivare la totalità dell’Essere. Tale approccio comporta una profonda guarigione e una positiva trasformazione della personalità invece che un impoverimento della vitalità e del funzionamento che accompagnano la soppressione farmacologica dei sintomi. L’enfasi sul lavoro costruttivo con i sintomi invece della loro abituale soppressione è la principale differenza fra le strategie basate sulla nuova coscienza e quelle impiegate dalla psichiatria ufficiale.
Con le nuove strategie possiamo fare ben di più che rimuovere i sintomi o raggiungere lo scopo della psicoanalisi definita da Freud nella sua famosa affermazione: “trasformare l’immensa sofferenza del nevrotico nell’ordinaria miseria della vita quotidiana”. Che certamente non è un obiettivo molto ambizioso, soprattutto se si considera il tempo, il denaro e l’energia che ci vogliono per sottoporsi ad una psicoanalisi. Tuttavia per attivare la salute mentale positiva, l’aumento dell’entusiasmo, la gioia di vivere, la vitalità, la creatività, bisogna aprire la dimensione spirituale dell’esistenza. Abraham Maslow ha condotto una lunga ricerca su molte centinaia di soggetti che avevano avuto esperienze mistiche spontanee, o “esperienze picco”, come le definiva lui.
Ha dimostrato che esse portavano ad un’auto-realizzazione e ad un’auto-comprensione e a livelli superiori di sviluppo maggiori di quelli di cui parla la psicologia convenzionale. E questo ci porta al terzo punto, il problema della spiritualità e delle esperienze mistiche. E’ una questione che rappresenta la differenza principale fra la psichiatria tradizionale e la psicologia transpersonale. La psichiatria ufficiale si basa su una visione materialista del mondo di tipo cartesiano-newtoniano che afferma che la storia dell’universo è essenzialmente la storia della materia in evoluzione. La sola cosa realmente esistente è la materia e la vita, la coscienza e l’intelligenza sono degli accidentali e insignificanti prodotti secondari. In una simile visione del mondo non c’è spazio per la spiritualità. Essere spirituali significa essere non istruiti, all’oscuro delle scoperte scientifiche circa la natura dell’Universo, significa indugiare nella superstizione, nel pensiero primitivo o magico. La psicoanalisi tradizionale interpreta la spiritualità come una regressione, una fissazione ad uno stadio infantile, un passo indietro nello sviluppo piuttosto che un passo in avanti. In questo contesto il concetto di Dio è interpretato come una proiezione nel Cielo dell’immagine infantile del padre.
L’interesse nel rituale religioso è visto come analogo al comportamento ossessivo-compulsivo del nevrotico e spiegato come regressione all’analogo stadio dello sviluppo libidico. La differenza fondamentale fra la psichiatria tradizionale e la psicologia transpersonale è che quest’ultima considera la spiritualità una dimensione intrinseca della psiche umana e un fattore critico nello schema universale delle cose. Questa conclusione non è una sorta di credenza irrazionale o un’asserzione metafisica.
E’ basata sullo studio sistematico degli stati non ordinari di coscienza nei quali abbiamo esperienze dirette delle dimensioni spirituali, queste esperienze si dividono in due distinte categorie. Nella prima ci sono le esperienze del Divino Immanente, si tratta di una percezione diretta dell’unità che sta dietro il mondo di separazione e una realizzazione che ciò che stiamo vivendo come realtà materiale è la manifestazione dell’energia creativa cosmica. La seconda categoria comprende esperienze del Divino Trascendentale, percepiamo dimensioni di realtà che normalmente sono nascoste ai nostri sensi, come visioni di divinità o di figure archetipiche come potrebbe chiamarle C.G. Jung, e visioni di vari elementi mitologici.

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Commento di F. Falzoni: Questa ultima asserzione delle due categorie di percezione del Divino è una definizione limitata e forse imprecisa, in quanto il Divino trascendente è vissuto nella forma più alta oltre gli archetipi (che Lo rappresentano) ed in essenza è la realizzazione del Sé (atman-Brahman) esperita nel non dualismo. Anche la prima categoria dell’esperienza del Divino immanente (che può essere sia dualistica, sia non duale) anch’essa dipende dal livello di coscienza con cui è esperita. Per questo mi sembra che parlare di due sole modalità sia limitare le prospettive reali di queste esperienze. Wilber descrive i livelli superiori nelle categorie: psichico, sottile, causale e non duale e questa descrizione di Grof prende in considerazione solo i primi due livelli. Grof dice: “L’Autore che ha scritto su questo nel modo più articolato è Ken Wilber. Nei suoi libri ci ha offerto una stimolante e comprensiva sintesi delle varie scuole della psicologia occidentale e dei sistemi spirituali”. Sembra però che non ne abbia del tutto approfondito l’opera per quanto riguarda la spiritualità profondaPersonalmente ho ammirazione e stima per entrambi questi autori e trovo molto buono quest’articolo nonostante questa imprecisione.

Yoga Vasistha, lo Yoga Supremo

LO YOGA SUPREMO

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Vasistha continuò: Oh Rama, ti dico che non c’è altro sentiero se non quello dell’autoconoscenza per poter tagliare completamente i legami e per attraversare questo oceano di illusioni. Per l’illuminato quest’oceano di sofferenza non è che una piccola pozzanghera. Egli vede il suo corpo come uno spettatore osserva una folla lontana e non è influenzato dalle sofferenze cui il corpo è soggetto. L’esistenza del corpo non limita l’onnipresenza del Sé più di quanto le onde limitino la pienezza dell’oceano.

Quale relazione c’è tra un cigno, una roccia o un pezzo di legno e l’acqua che li circonda? Allo stesso modo il Sé supremo non ha relazione con questo mondo apparente. Un albero che cade sembra far sorgere onde nell’acqua: simile è l’esperienza del sé per le pene e le sofferenze che hanno luogo nel corpo. Come per la sua vicinanza con l’acqua, il legno si riflette in essa, il corpo è riflesso nel Sé. E come una pietra che cade nell’acqua non danneggia l’acqua né è danneggiata da essa, allo stesso modo quando il corpo entra in contatto con le circostanze materiali della vita non esiste pena e sofferenza per alcuno.

Il riflesso di un oggetto nello specchio non può dirsi né reale né irreale. La sua realtà non si può definire allo stesso modo in cui non si può definire la realtà del corpo che essendo un riflesso del Sé non può dirsi né reale né irreale. Coloro che non sanno accettano come reale tutto quello che vedono di questo mondo, non così fa il saggio. Come il pezzo di legno e l’acqua in cui esso si riflette non hanno reale relazione, il corpo e il Sé non hanno reale relazione. Inoltre, non c’è di fatto alcuna dualità in cui tale relazione possa esistere. Esiste soltanto una sola infinita consapevolezza senza divisione in soggetto-oggetto. In essa la diversità è immaginaria, cosicché ciò che non può essere toccato dal dolore immagina se stesso nella sofferenza, come colui che credendo di vedere un fantasma vede un fantasma. Attraverso il potere del pensiero questa relazione immaginaria assume la forza del reale.

Il Sé non è mai toccato dal dolore e dal piacere, ma pensando di essere il corpo viene sottomesso alle esperienze del corpo. L’abbandonare questa falsa credenza è “liberazione. Coloro i quali non sono travolti in questo modo dalla falsa identificazione e dall’attaccamento immediatamente sono liberati dalla sofferenza. E’ questo condizionamento il seme della vecchiaia della morte e della delusione, quando esso si dissolve si può andare oltre l’oceano delle illusioni. Il condizionamento della mente crea legami anche per coloro che vivono come asceti, la mente libera dai condizionamenti è pura anche se si vive nel mondo.

La mente condizionata è il legame, oltre ad essa può venire la liberazione e la libertà dal legame (contatto, attaccamento, identificazione). Questo contatto interiore che presuppone illusoria divisione, da solo è causa della schiavitù e della liberazione. Le azioni compiute da chi non è condizionato non sono azioni. La mente condizionata agisce anche quando esteriormente non si esprime. L’azione e l’inazione sono nella mente; il corpo non fa nulla. Perciò dobbiamo risolutamente abbandonare questa falsa divisione.

Lo Yoga Vasistha è un famoso testo di filosofia Indiana scritto tra il VII – IX secolo, che contiene gli insegnamenti del saggio Vasistha al Principe Rama.

Libera traduzione di Filippo Falzoni Gallerani

FILIPPO FALZONI GALLERANI