LO YOGA SUPREMO

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Vasistha continuò: Oh Rama, ti dico che non c’è altro sentiero se non quello dell’autoconoscenza per poter tagliare completamente i legami e per attraversare questo oceano di illusioni. Per l’illuminato quest’oceano di sofferenza non è che una piccola pozzanghera. Egli vede il suo corpo come uno spettatore osserva una folla lontana e non è influenzato dalle sofferenze cui il corpo è soggetto. L’esistenza del corpo non limita l’onnipresenza del Sé più di quanto le onde limitino la pienezza dell’oceano.

Quale relazione c’è tra un cigno, una roccia o un pezzo di legno e l’acqua che li circonda? Allo stesso modo il Sé supremo non ha relazione con questo mondo apparente. Un albero che cade sembra far sorgere onde nell’acqua: simile è l’esperienza del sé per le pene e le sofferenze che hanno luogo nel corpo. Come per la sua vicinanza con l’acqua, il legno si riflette in essa, il corpo è riflesso nel Sé. E come una pietra che cade nell’acqua non danneggia l’acqua né è danneggiata da essa, allo stesso modo quando il corpo entra in contatto con le circostanze materiali della vita non esiste pena e sofferenza per alcuno.

Il riflesso di un oggetto nello specchio non può dirsi né reale né irreale. La sua realtà non si può definire allo stesso modo in cui non si può definire la realtà del corpo che essendo un riflesso del Sé non può dirsi né reale né irreale. Coloro che non sanno accettano come reale tutto quello che vedono di questo mondo, non così fa il saggio. Come il pezzo di legno e l’acqua in cui esso si riflette non hanno reale relazione, il corpo e il Sé non hanno reale relazione. Inoltre, non c’è di fatto alcuna dualità in cui tale relazione possa esistere. Esiste soltanto una sola infinita consapevolezza senza divisione in soggetto-oggetto. In essa la diversità è immaginaria, cosicché ciò che non può essere toccato dal dolore immagina se stesso nella sofferenza, come colui che credendo di vedere un fantasma vede un fantasma. Attraverso il potere del pensiero questa relazione immaginaria assume la forza del reale.

Il Sé non è mai toccato dal dolore e dal piacere, ma pensando di essere il corpo viene sottomesso alle esperienze del corpo. L’abbandonare questa falsa credenza è “liberazione. Coloro i quali non sono travolti in questo modo dalla falsa identificazione e dall’attaccamento immediatamente sono liberati dalla sofferenza. E’ questo condizionamento il seme della vecchiaia della morte e della delusione, quando esso si dissolve si può andare oltre l’oceano delle illusioni. Il condizionamento della mente crea legami anche per coloro che vivono come asceti, la mente libera dai condizionamenti è pura anche se si vive nel mondo.

La mente condizionata è il legame, oltre ad essa può venire la liberazione e la libertà dal legame (contatto, attaccamento, identificazione). Questo contatto interiore che presuppone illusoria divisione, da solo è causa della schiavitù e della liberazione. Le azioni compiute da chi non è condizionato non sono azioni. La mente condizionata agisce anche quando esteriormente non si esprime. L’azione e l’inazione sono nella mente; il corpo non fa nulla. Perciò dobbiamo risolutamente abbandonare questa falsa divisione.

Lo Yoga Vasistha è un famoso testo di filosofia Indiana scritto tra il VII – IX secolo, che contiene gli insegnamenti del saggio Vasistha al Principe Rama.

Libera traduzione di Filippo Falzoni Gallerani

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